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Autore: alessandroago_94    26/01/2020    8 recensioni
Un tempo c’erano tanti Piccoli Regni, infine ne rimase uno solo; esso si era salvato dalla catastrofe solo perché era isolato su una montagna.
Questa è la storia di come quel Piccolo Regno riuscì a salvare ciò che restava degli altri, e di come riportò a fiorire la civiltà.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breve storia 6

BREVE STORIA DEL PICCOLO REGNO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Piccolo Regno superstite era una roccaforte in vetta a un monte sempre più aguzzo. Le alte mura in pietra arenaria erano invalicabili, si prospettava un assedio.

Il Conquistatore permise ai suoi uomini di sistemarsi comodamente, tanto le guardie sulle mura apparivano disarmate e per nulla intenzionate a nuocere agli aggressori.

Nessuno tra i guerrieri sapeva capacitarsi di quanti abitanti potesse avere quel nucleo abitato isolato, e nemmeno di quanto fosse grande; le mura nascondevano tutto, e la parte più alta della città era avvolta dalla fitta nebbia tipica delle alte quote.

I suoi fratelli giunsero nervosi al suo cospetto e gli chiesero il permesso di scagliare altre frecce, ma egli non acconsentì.

“Avete già preso l’iniziativa, in precedenza. Questo concepitelo come una gentile concessione che vi ho fatto” rispose con finta magnanimità, “adesso obbedite e mettetevi comodi; inizia l’assedio”.

Per quanto tempo quei montanari inermi potevano fare la parte del topo in trappola? Qualche giorno, al massimo.

Mentre l’Imperatore faceva montare la sua grande tenda, un forte vocio percorse i suoi uomini; infatti la grande porta della città si era aperta giusto di uno spiraglio, per lasciar uscire un’ambasciata composta da un sol uomo a cavallo, che sventolava una pacifica bandiera bianca.

Sorrise il sovrano, credendo che già stesse giungendo la resa.

“Fatelo passare, e che non gli venga torto un capello” ordinò, perentorio.

Così l’ambasciatore giunse indenne fino alla lettiga imperiale, con il Conquistatore che aveva di nuovo preso posizione su di essa.

Attorno a loro si raccolse una fittissima e silenziosa folla.

“Arrendetevi subito e non vi sarà fatto alcun male” esordì l’Imperatore, cercando di mostrarsi risoluto e impassibile anche quando il suo cuore già era pieno di gioia per la vittoria facile.

L’ambasciatore discese dal cavallo, un baio abbastanza vecchio e mezzo azzoppato, e si rivelò un nanerottolo. Bassissimo di statura, anche se agile.

Quando si tolse il cappuccio che copriva parte del volto, mostrò tutto il suo strabismo.

“I… io… non qui… per una… re… re… resa” disse, balbettando in modo fastidiosissimo.

Il Conquistatore si ritrovò a provare un profondo fastidio.

“Non ho capito, nano. Puoi ripetere?”

“Io… non… qui… per…”.

“In ginocchio. Subito! Riconosci il tuo nuovo sovrano e fai aprire le porte della città, che non vedo l’ora di conoscere la tua Regina” ordinò allora l’Imperatore, ormai rabbioso di fronte al balbuziente deforme.

L’ambasciatore strabico però scosse la testa e sorrise, mostrando una bocca di denti giallastri e marci.

“La… mia… Regina… mi… man… da… a… dir… vi… di… andarvene!”

Un Oh! generale si alzò dai soldati, colpiti dal messaggio appena recepito con grande fatica. Poi, i fratelli del Conquistatore iniziarono a sghignazzare e a prendere in giro l’uomo, rivolgendogli tutte le peggiori offese del mondo.

L’Imperatore alzò la mano destra e impose il silenzio, mentre si mordeva nervosamente il labbro inferiore. Anche a lui era bruciata quella stoccata.

“La tua Regina ha mandato a parlamentare con me un balbuziente, invece di uno dei suoi uomini migliori. Ha inoltre rifiutato ogni mia richiesta di matrimonio e di collaborazione, impedendo ai miei uomini più volte di varcare il confine. Quindi per me quest’ultima burla è una chiara dichiarazione di guerra” sancì.

Un urlo di gioia si levò da tutto l’esercito, e i guerrieri iniziarono a battere le spade contro gli scudi, generando un rumore assordante.

“Torna dentro a quelle mura e riferisci che presto del Piccolo Regno della Montagna resterà solo un mucchio di cenere. Se la tua Regina vuole salvare almeno la dignità, faccia uscire il suo esercito e ci combatta senza pietà, anche se noi alla fine l’avremo vinta. Faccia in fretta, però; noi inizieremo oggi stesso a costruire lunghe scale, e presto saremo dentro le mura”.

L’ambasciatore fece allora un piccolo inchino di cortesia e tornò in sella al suo cavallo, allontanandosi tra gli sberleffi e le urla di un esercito rabbioso. Il Conquistatore controllò che non gli fosse fatto alcun male, poiché egli doveva riferire ciò che aveva udito alla Regina.

Solo quando l’uomo fu tornato dentro le mura tornò a far tacere i suoi guerrieri, ordinando loro di iniziare a tagliare alberi, giacché le scale dovevano essere fabbricate al più presto, al massimo entro la sera del giorno successivo.

 

   
 
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