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Autore: Mysterious_Nightmare    26/01/2020    0 recensioni
[PRIMO LIBRO DELLA SAGA]
Quando Thyus decide di partire da Loder in cerca di una sua vecchia conoscenza, i suoi genitori decidono di cedergli un importante cimelio di famiglia.
Il pugnale che riceve in dono porta con sé una misteriosa incisione elfica che cambierà la sua vita e svelerà segreti tenuti nascosti da più di duecento anni dall'Imperatore degli Elfi.
Che cosa succederà quando la verità verrà a galla?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4 - IL SOGNO BIANCO

Stava procedendo tutto troppo velocemente.

Durante la corsa sfrenata per sfuggire alle guardie, Thyus non faceva altro che riflettere su quanto la sua vita fosse cambiata in soli pochi giorni.

A due anni della sua scomparsa, erano finalmente arrivate notizie di Zhenya, per quanto poche e strane fossero.

Aveva sacrificato tutto per lei; ancora si ricordava delle notti insonni passate a osservare fuori dalla finestra, nella vana speranza di vederla ritornare.

Per lei, non aveva lasciato Loder. Se lo avesse fatto, sarebbe potuto diventare un mago di classe Oro in poco tempo. Invece l’aveva aspettata e si trovava, così, incatenato a un grado che non sentiva suo.

Aveva terminato gli studi magici con quattro anni in anticipo su tutti gli altri, ma aveva lasciato che i suoi sentimenti lo frenassero, perdendo di vista il suo obiettivo principale.

“Ho fatto tutto questo per lei, e cosa ho ottenuto?”

Cacciò dalla sua mente l’immagine di Zhenya, ripensando agli avvenimenti degli ultimi giorni e si fermò.

«Thyus, che stai facendo?» sbottò Irien, sbattendo le ali per mantenersi a mezz’aria «Dobbiamo sbrigarci o ci raggiungeranno!»

«No» rispose il mago ansimante «Irien, tutto questo… non sono io.» Si lasciò cadere sul tappeto di foglie che ricopriva il terreno. Irien planò al suo fianco, in attesa di una spiegazione.

«Ho passato tutta la mia vita a ragionare, ho calcolato ogni mia singola azione. Mi sono sempre chiesto: è giusto ciò che sto facendo?» sospirò «E ora sono qui, in un bosco nel bel mezzo della notte, in fuga dalla capitale elfica per aver rubato un libro proibito ed essere evaso di prigione. E quello che più mi tormenta è il fatto che, in verità, non me ne importi nulla. Per la prima volta in tutta la mia vita, non mi sento in trappola. Eppure so di aver sbagliato.»

Rimasero in silenzio per un tempo che parve loro interminabile.

«Se vuoi tornare a Mitfeld, non mi opporrò. È giunto il momento che tu la smetta di mettere gli altri prima di te, anche se si tratta della mia esistenza.»

«Allora andiamo.» Thyus si alzò, invitando il corvo a posarsi sulla sua spalla, pronto a percorrere ancora una volta lo scuro sentiero verso la capitale.

Entrambi troppo impegnati a immaginare cosa sarebbe accaduto una volta arrivati davanti alle mura di Mitfeld, viaggiarono senza scambiarsi una parola e, una volta raggiunto il limitare del bosco, si scambiarono un’occhiata di incoraggiamento. Nessuno dei due voleva ammetterlo, ma quella poteva essere l’ultima volta che si sarebbero visti. Al pensiero che l’Imperatore avrebbe potuto decidere di revocare il Dono Magico, Thyus rabbrividì.

Uscirono allo scoperto e si avviarono all’entrata della città. Subito, le guardie riconobbero i fuggitivi e si scambiarono sguardi esterrefatti; era la prima volta che un evaso di Mitfeld tornava indietro e si consegnava alla giustizia.

Una volta raggiunto il castello, Irien venne separata dal suo custode e rinchiusa in una piccola voliera; Thyus fu scortato attraverso i lunghi corridoi del castello, fino a che non raggiunse una grande e massiccia porta di legno scuro. Non ci mise molto a capire che, di lì a poco, si sarebbe trovato a faccia a faccia con l’Imperatore. L’agitazione crebbe in lui.

I soldati lo spinsero nella grande sala, chiudendo la porta alle sue spalle.

In quel salone dalle pareti tappezzate di arazzi celebrativi e dal nero pavimento attraversato da un lungo tappeto vermiglio, Thyus si chiese perché se ne fossero andati. Passarono pochi secondi prima che si accorgesse di non essere solo.

A guardia della sala, sdraiato dietro al trono marmoreo, un enorme drago bianco lo fissava con i suoi occhi dorati.

Il mago sussultò e iniziò a indietreggiare lentamente, cercando, con la coda dell’occhio, qualcosa dietro cui nascondersi e ripararsi nel caso nel caso la bestia avesse deciso di ridurlo in cenere o, peggio, di renderlo il suo spuntino notturno.

Il drago alzò la testa e si voltò verso di lui; del fumo uscì dalle sue narici.

“Oh Spiriti” fu l’unica che Thyus riuscì a pensare.

Il drago ringhiò, facendo emettere al mago un grido decisamente poco mascolino.

«Xeiron!» una voce alle sue spalle rimproverò la bestia, che subito si calmò, e lo fece voltare.

Capelli biondi, orecchie a punta, una corona d’oro sul capo e una spilla di platino a forma di rosa attaccata al lungo mantello dorato, l’Imperatore degli elfi era lì, a qualche centimetro di distanza da lui.

Thyus sbiancò e accennò un goffo inchino; l’Elfo lo superò, come non vedendolo, e si sedette sul trono. Il mago lo seguì con lo sguardo e attese che prendesse la parola.

«Thyus Bruck» la voce dell’Imperatore riecheggiò nella sala, tranquilla «La sete di sapere non è sana se ti spinge a certe azioni illegali.» Fece cenno al mago di avvicinarsi.

«Noto con piacere, però, che tu abbia scelto di seguire la via della ragione. Non ti punirò privandoti del dono magico; dopotutto, sarebbe una grande perdita per la tua Accademia.»

«Non so come ringraziarla-»

«A patto che» lo interruppe «tu mi dica cosa cercassi di tanto importante nella sezione Platino della biblioteca.» Accarezzò la testa del drago, senza distogliere lo sguardo da Thyus, che sentì la stanza diventare sempre più piccola.

«Non era nulla di importante» balbettò «Non sono riuscito a trovare ciò che volevo.» L’Imperatore si alzò di scatto e lo raggiunse a grandi falcate.

«Hai promesso al tuo prezioso Animale Spirituale che non avresti mentito, dovresti onorare l’impegno preso» sibilò, ormai a pochi centimetri da lui. Lo fissò, come se stesse cercando di capire ciò che aveva nella testa «Vedo la verità dietro ai tuoi occhi, eppure non riesco a comprenderla; qualcosa in te mi impedisce di leggerti. Che cosa mi nascondi?»

Thyus faticava a respirare. Sentiva la magia dell’Elfo nella sua mente, bramava risposte. Era vicino, lo sentiva, girava attorno ciò che stava cercando, eppure non riusciva a raggiungerlo.

L’Imperatore insistette, deciso a far cadere le difese del mago, ma venne respinto con forza da una barriera di cui non conosceva la fonte magica. Perse l’equilibrio e indietreggiò di qualche passo per non cadere. Squadrò Thyus e notò un fioco bagliore azzurrino provenire da sotto la sua casacca. Avvicinò la mano, incuriosito, ma il mago istintivamente indietreggiò.

«Cosa nascondi lì sotto?»

«Nulla» Thyus cercò di non cedere allo sguardo inquisitore e nascose la bruciatura luminosa con la mano.

Quando la sfiorò, si preparò a sentire il dolore che l’aveva accompagnato da quando la pallina di luce celeste aveva attraversato il suo corpo, ma non percepì nulla.

“Che strano” pensò “Come ho fatto a non accorgermi che il dolore è scomparso?” Spostò la mano e sollevò il tessuto per lanciare una rapida occhiata alla cicatrice, ma di essa rimaneva solo il bagliore.

Thyus rivolse lo sguardo verso l’Imperatore, che lo osservava immobile. In un istante, capì.

«Tutto questo non è reale» sussurrò, rivolto all’Elfo.

«Lo diventerà molto presto» ghignò lui in risposta «Hai ancora molto da imparare, ragazzo.» Dietro al trono, il drago si alzò e aprì le fauci, pronto a sputare fuoco.

«Irien, liberami» gridò Thyus più forte che potè.

Aprì gli occhi, lasciandosi sfuggire un grido. Senza fiato, Thyus si mise a sedere e si guardò intorno; tirò un sospiro di sollievo quando si accorse di essere nel bosco e non nel castello di Mitfeld.

«Irien?» chiamò. Si massaggiò le tempie, aveva un forte mal di testa.

«Non è stato facile tirarti fuori da lì.» Il corvo si poggiò sulla sua spalla, tremava «Quando hai iniziato ad agitarti nel sonno, ho intuito che qualcosa non andasse, ma mai avrei pensato che qualcuno fosse riuscito a intrappolarti in un Sogno Bianco, soprattutto non in uno così potente.»

«È stato l’Imperatore» spiegò Thyus «Non mi sono nemmeno accorto di essere sotto un incantesimo fino a che non mi ha chiesto che cosa brillasse sotto la mia casacca.» Indicò la bruciatura e fu stranamente sollevato quando si accorse del leggero dolore che ancora gli provocava.

«Il potere di un mago di Platino fa paura» commentò il corvo «Cos’altro ha detto?»

«Voleva sapere cosa avessi letto, ho mentito e ha provato e leggermi la mente, ma credo che qualcosa lo abbia ostacolato» spiegò brevemente. Tentò di alzarsi, ma si sentì privo di forze; uscire da quel sogno incantato era stato più difficile rispetto a tutte le volte in cui si era esercitato insieme al proprio Maestro.

«Non ti sforzare. Possiamo riposare quanto vogliamo, nessuno sa che ci troviamo qui, dopotutto.»

«Credo che l’Imperatore lo sappia.» Thyus si sforzò e spinse con le mani a terra per sollevarsi. Si appoggiò a un tronco vicino per non perdere l’equilibrio. «Quando mi sono accorto che fosse tutto nella mia testa, ha detto che sarebbe presto diventato realtà.»

Irien si alzò in volo e si poggiò su un ramo per scrutare in lontananza; non vide nessuno, ma il flebile rumore metallico di soldati in armatura la raggiunse.

«Dobbiamo trovare un posto per nasconderci» disse preoccupata.

«Nessun luogo sarà mai sicuro» la voce di Thyus tremava «Se è riuscito a impossessarsi dei miei sogni senza avermi mai visto sono sicuro che lo farà di nuovo e riuscirà a trovarci ovunque ci nasconderemo.»

Il rumore dei soldati si fece più vicino. Non erano molto lontani, presto li avrebbero raggiunti.

Thyus non sapeva cosa fare. Era evidente che senza il suo bastone magico o un’arma di qualunque sorta non sarebbe riuscito a difendersi; l’unica alternativa era scappare e, si sentì mancare al solo pensiero, dormire il meno possibile.

Iniziò ad addentrarsi nel bosco, seguito da Irien, verso una meta sconosciuta, in cerca di un riparo. Aveva fame, non mangiava dal giorno prima, ed era terribilmente stanco. Aveva tentato di riposarsi nella cella, ma la dura, gelida pietra del pavimento glielo aveva impedito e, come se non bastasse, essere vittima del Sogno Bianco lo aveva stremato ancora di più.

Le prime luci dell’alba iniziarono a filtrare attraverso le fitte foglie, aiutando il mago a orientarsi meglio.

«Dove andiamo?» chiese a Irien, che aveva esplorato il bosco quando aveva inseguito le tre figure misteriose.

«Dobbiamo raggiungere le montagne per poterci nascondere» rispose Irien, sorpassandolo «Non ci sono altri posti, solo alberi.»

«Ci vorrà più di un giorno Irien! Non ce la faremo mai, ci raggiungeranno di questo passo.»

«Non abbiamo altra scelta.»

Nonostante l’equilibrio precario e le forze che lo stavano abbandonando, Thyus si sforzò e aumentò il passo; correre non era un’opzione, non per il momento, almeno.

Attraversarono il bosco cercando di non lasciare troppe tracce. Cambiarono spesso direzione e decisero di non percorrere mai i sentieri, per evitare di essere visti da qualche raro viaggiatore.

Nonostante tutte le precauzioni, sembrava che i soldati riuscissero sempre a seguire i loro passi.

Il rumore metallico delle loro armature si fece via via sempre più vicino, fino a che Thyus, voltandosi, li vide.

Il panico lo assalì. Una cinquantina di soldati, armati con lunghe spade argentee, era ormai a pochi metri da loro, un corvo e un mago disarmato e senza possibilità di far magie. Ignorò la stanchezza che aveva in corpo e aumentò ulteriormente il passo fino a che non si tramutò in una corsa.

Irien gli fece cenno di svoltare verso una radura poco lontana alla loro sinistra.

«Irien, non mi sembra il caso di facilitargli il lavoro facendoci catturare!» esclamò Thyus con il fiato corto.

«Devi fidarti di me!» rispose lei. La sua voce era calma; troppo calma, secondo Thyus.

Decise di darle retta, sapeva che non l’avrebbe tradito, ma non aveva idea del perché gli avesse detto di dirigersi verso un punto aperto del bosco dove sarebbero stati facili prede dei soldati. Irien era intelligente, sapeva che un’azione del genere avrebbe solo reso loro le cose più difficili.

La radura era sempre più vicina, vide Irien rallentare e farsi superare.

«Irien, sbrigati o ci prenderanno!» la chiamò, esortandola ad accelerare.

«A presto, Thyus.»

Non appena raggiunse la radura, il mago scomparve davanti agli occhi del corvo e dei loro inseguitori, lasciando la prima soddisfatta e gli ultimi perplessi.

Irien prese quota e raggiunse la cima degli alberi, scomparendo dalla vista degli inseguitori. La traccia magica di Thyus era scomparsa.

“È al sicuro” pensò soddisfatta.
  
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