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Autore: Hookina90    27/01/2020    0 recensioni
Questa storia è la seconda parte della storia "New Life".
La nostra cara protagonista dovrà affrontare altri pericoli e soprattutto un nuovo nemico...assai sadico oltre a scoprire qualcosa che sconvolgerà non solo lei....
Ci saranno nuovi personaggi e soprattutto ci sarà ancora un riferimento al telefilm di Supernatural.....più nello specifico introdurrò un personaggio che a me piace molto e che è molto importante per la protagonista.
Piccolo estratto:
“Oggi sembri più strano del solito. E’ successo qualcosa?”, chiesi inquieta incrociando il suo sguardo. Era diverso. Non capivo che cosa stesse pensando. Era più criptico del solito o forse ero solo paranoica.
“No, stai tranquilla”, rispose prima di darmi un bacio. Il mio cuore percepii subito che quello che avevo davanti non era Hook, ma qualcun altro. Cercai di respingerlo, ma essendo forte ci misi un paio di secondi a staccarlo da me.
“Chi sei tu?”, domandai mettendomi in posizione di attacco poi aggiunsi: “Non sei Killian!”
Buona lettura
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Capitolo 5: Dark Ones
 




Pov Hook
 
Mi risvegliai in una stanza buia e spoglia. Mi guardai intorno e non vidi nulla, nemmeno un’uscita, ma notai che avevo i vestiti sporchi di un liquido appiccicoso nero. Dovevo trovare un modo per tornare all’aria aperta perché dovevo trovarla. Dovevo salvarle.
Mi alzai a fatica e non appena fui in piedi  in pochi istanti venni avvolto da una nube scura. Nella mia mente  cominciarono ad apparire varie scene della mia lunga vita. La morte di Milah a causa del coccodrillo. Rumple quando mi amputò la mano. Amy quasi morente tra le mie braccia e infine Amy che era diventata Dark One a causa di mio padre. Tutti avvenimenti che mi avevano provocato un dolore soffocante. Chiusi gli occhi per provare a reprimerlo, però quando li riaprii notai subito che non ero più nella stanza, ma ero fuori in mezzo al bosco.
Non portavo più gli indumenti sporchi di prima, ma avevo una specie di tunica accollata scura con il cappuccio che mi copriva tutta la fronte. Me lo abbassai con la mano e l’uncino per poter riuscire a vedere meglio l’ambiente circostante e capire in che punto della foresta ero finito.
“Ciao!”, disse una voce squillante. Avrei potuto riconoscere quella voce ovunque. Era quella del maledetto coccodrillo.
“Coccodrillo!”, urlai  e subito dopo istintivamente gli andai incontro. In me salii quella rabbia che avevo cavato per lui per secoli che solo Amy era riuscita ad alleviarla. Fremevo, ma mi trattenni.
“Capisco l’errore, ma io sono solo nella tua mente!”, ribattè lui facendo una risata isterica
“So cosa sei. Sei la rappresentazione dell’oscurità, ma ora non ho tempo da perdere parlando con te. Devo trovare Amy!”, affermai digrignando i denti e incamminandomi passandogli accanto. Nonostante la voglia di ucciderlo era elevata, non potevo farlo. Non potevo cedere all’oscurità, perchè avevo un’altra priorità. Dovevo trovare Amy, anche perché avevo paura. Paura perchè non sapevo che cosa le era successo dopo che mi aveva riportato in vita.
Non doveva farlo di nuovo. Ora avevamo un problema ancora più grosso, ma sapevo che non sarebbe mai riuscita a lasciarmi andare se ci fosse stata almeno una piccola possibilità di farmi tornare da lei. Era testarda. Non sarei riuscito in alcun modo a farla ragionare. Nonostante la capissi perché anche io avrei fatto qualsiasi cosa pur per salvarla,  questa volta la situazione era diversa. Ora c’era in ballo anche la vita di nostra figlia e per questo motivo avrebbe dovuto lasciarmi morire e non far rischiare anche la bambina.
“Per lei ormai è troppo tardi. Ora dobbiamo rendere te un vero DarkOne!”, replicò lui trillante
“Cosa vuol dire che è troppo tardi!”, affermai sellando la mascella tornando indietro e avvicinandomi al suo viso verdastro.
“Lei ormai è una vera DarkOne. Non ha più bisogno di me perché la Amy che conoscevi te ormai si ritrova solo nella profondità del suo corpo. Ora è l’Oscurità che la comanda!”, ribattè entusiasta.
“No! Non è possibile! Devo cercare un modo per salvarle!”, ammisi spaventato. Non potevo perdere ancora tempo a parlare con questa emanazione dell’oscurità. Dovevo cominciare la ricerca. Dovevo fare un piano di battaglia. La situazione era peggio di quanto pensassi. Non potevo però fare tutto sa solo, dovevo tornare dagli altri e vedere se sapevano se c’era ancora un modo per sconfiggere l’Oscurità. Avevo bisogno  soprattutto di Merlino. Lui per forza aveva  delle risposte.
“Non ti interessa ottenere quello che per anni hai desiderato?”, sibilò Rumple che era al mio fianco
“Cioè?”, domandai velocemente
“La mia morte ovviamente!”, rispose lui euforico. Mi dava letteralmente sui nervi. Dovevo trovare un modo per toglierlo dalla mia mente
“No, ora non ho tempo. Ho altre priorità!” ribattei io acido iniziando ad avanzare verso Nord. Quella tunica mi dava fastidio perché non mi permetteva di muovermi con facilità, così come mi aveva spiegato Amy, utilizzai la magia per cambiarmi e mi misi i miei vestiti che avevo a Camelot.
 
Dopo aver camminato per qualche minuto pensai che non sapevo come arrivare da Merlino perché non avevo ancora capito dove mi trovassi.  Avevo solo alberi intorno a me e poi il sole stava calando quindi in poco tempo sarei avvolto anche dalle tenebre.  Avevo i minuti contati e non avevo tempo di ritrovare il mio senso dell’orientamento. Pensai a cosa potessi fare. L’unico cosa che mi venne in mente per riuscire a trovarli alla svelta era usare la magia. Ero consapevole che era meglio usare il meno possibile i miei poteri per evitare di far vincere quel dannato coccodrillo, ma era una vera emergenza. Cercai allora di ricordare quello che mi aveva detto Amy sul modo di teletrasportarsi che era più complicato di un cambio di abito. Dovevo immaginare il luogo dove volevo apparire. Chiusi gli occhi e iniziai a immaginare la casa abbandonata dove ci eravamo riuniti in quei giorni. Non appena li riaprii nuovamente ero di nuovo in quella catapecchia e intorno a me c’erano tutti che mi stavano guardando con sguardo sorpreso e spaventato. Ce l’avevo fatta. Avevo avuto un’ottima “insegnante”.
“Swan sono ancora io. Rilassati!”, affermai quando notai che si era messa in posizione di attacco.
“Sei diventato però un DarkOne?” , domandò dubbioso Bea
“Si lo è, ma diciamo che nel suo corpo prevale ancora l’anima di Hook. Non so però quanto possa durare!”, spiegò Merlino serio
“Amy dove è?”, chiese Axina preoccupata.
“Non lo so, ma ho paura che ora lei non ci sia più…”, dissi amaramente
“Ha prevalso l’oscurità come avevo previsto….”
“Si, ma perché in Amy si e in Hook no?”, chiese Emma perplessa
“Perchè sono diversi. Hook, come anche Rumple, riesce ancora a controllare il suo corpo. Potrebbe però compiere azione malvagie perché è comunque influenzato dall’oscurità, ma la sua coscienza è ancora presente quindi ha ancora la possibilità di tenerla sotto controllo e cercare di avere una vita normale. Amy invece oltre avere l’oscurità latente ha anche quella del padre e questo ha provocato una rottura. La coscienza che sia in Hook che in Rumple sono presenti in lei ormai non esiste più. Ora lei è nascosta....avvolta da un ammasso di oscurità che la imprigiona nel suo stesso corpo. Ora quindi quello che vedremo sarà un corpo senza anima. Non sarà la Amy che conosciamo ”, spiegò con calma Merlino alzandosi dal tronco dove si era seduto.
“C’è un modo per aiutarli?”, domandò Bea agitato voltandosi verso Merlino.
“Si sempre lo stesso, il problema che la spada ce l’ha lei….”, rispose Merlino prendendo in mano sia il pugnale che la fiamma poi aggiunse girandosi verso Emma: “Nascondili in modo che lei non possa trovarli”
“Va bene!”, ribettè lei prendendoli
“Se riuscissimo a recuperala come facciamo a riunirle?”, domandai agitato. Dovevo sbrigarmi. Non potevo permettere che l’Oscurità faccia del male ad entrambe
“Dovrai farlo tu al suo posto. Il problema che il suo piano ora non si potrà attuare…”, rispose Merlino pensieroso.
“Che piano?”, domandammo Axina ed io in coro
“Voleva prima salvare la bambina e poi sacrificarsi. Ora non credo che riuscirebbe a farlo…”
“Lo sapevo che lo aveva in mente. E’ sempre la solita testarda! Beh ora prima dobbiamo cercare un modo per trovare Excalibur poi troveremo la soluzione finale!”, risposi arrabbiato. Lo sapevo. Lo avevo intuito che aveva in mente qualcosa, anche se non mi aveva detto nulla. Voleva morire al posto di sua madre e lasciarmi da solo con la bambina. Mi aveva tenuto all’oscuro sicuramente perché sapeva che avrei tentato di fermarla. Questa cosa mi faceva salire una rabbia, ma almeno io dovevo rimanere lucido.  
“Hook calma! Non te l’ha detto perché non voleva che nessuno cercasse di bloccarla. Si sentiva responsabile quindi voleva risolvere la situazione!”, ribattè Axina cercando di tranquillizzarmi.
“Lo so, ma non mi piace quando mi tiene nascoste le cose…”, dissi mestamente.
“Ti capisco, ma ora dobbiamo cercare di farci dare quella spada. Ti prego Hook tieni duro. Fallo per entrambe”, replicò Axina  appoggiando una mano sulla mia spalla
“Lo so hai ragione!”, confermai apprezzando il fatto che cercasse sempre di consolarmi. Era stata una persona importante anche quando Amy era dispersa nel mondo dello specchio e pure ora mi  stava accanto. Aveva preso molto dalla madre. Entrambe cercavano sempre di aiutare il prossimo.
 
Pov Amy
 
Ero ancora in quell’immenso prato pieno di camelie, ma rispetto a prima mi sentivo diversa, come se non riuscissi a controllare il mio corpo. Provai più di una volta a muovermi, ma senza risultati. Era come quella volta che ero stata posseduta dal demone. Io potevo vedere quello che stava accadendo, ma non potevo intervenire. Per fortuna alla fine Dean lo aveva esorcizzato in tempo, prima che potessi uccidere o ferire qualcuno.
 
Riuscirò anche questa volta a tornare in me in tempo?
 
L’Oscurità aveva prevalso e ora era lei a comandare. Stavo solo sperando che la bambina stesse bene e di non ferire nessuno. Avevo già mentito a Hook. Sapevo che ora molto probabilmente avrà scoperto il mio piano originario e sarà arrabbiato con me, ma speravo che almeno lui non cedesse totalmente all’oscurità e riuscisse a controllare il suo corpo. Avrei voluto vederlo ora. Avevo bisogno di lui. Avevo bisogno della mia ancora per poter cercare di tornare a galla, invece ero sola intrappolata nel mio stesso corpo.
Ad un certo punto il buio calò su di me. Non vedevo nulla.  Sentii un dolore assurdo ai polsi e alle caviglie come se fossero state legate da qualcosa. Stavo per controllare quando ritornò una parvenza di luce che riuscì a farmi vedere intorno a me. Mi ritrovavo in una piccola stanza con una piccola finestra da cui si poteva intravedere l’esterno, ciò che vedeva il mio corpo. All’interno invece non c’era nulla. Era completamente spoglia. Provai così ad avvicinarmi a quella piccola apertura di fronte a me, ma non ce la feci. Come avevo ipotizzato ero veramente legata. Avevo catene che mi tenevano legate caviglie e polsi alla parete dietro di me.
“Non potrai scappare”, disse una voce metallica all’improvviso. Mi girai di nuovo e davanti a me c’era un ombra enorme con grossi occhi rossi e ali nere che toccavano il soffitto. L’avevo già vista quando avevo combattuto contro Nimue. 
 
Che cosa poteva essere? Cosa voleva da me? Era stato lui a legarmi?

“Cosa sei? Cosa vuoi?”, domandai divincolandomi cercando di liberarmi.
“Sono l’oscurità. Questa è là mia vera forma e finalmente sono riuscito a prendere possesso del tuo corpo!”
“Io riuscirò a tornare in me. Non mi farò battere da te”, urlai cercano di avvicinarmi a lui, ma fu tutto inutile.
“Mi dispiace cara, ma sono troppo forte e ora vedrai come il tuo corpo insieme ai miei seguaci riuscirete a ottenere quello che ho sempre desiderato”, ribattè facendo un sorriso malefico. Stavo per ribatte quando sentii una voce familiare. Guardai dalla fessura e notai la prima Dark One. Nimue era davanti a me.
“Finalmente ti sei trasformata del tutto!”
“Si, sono pronta per il piano finale!”, replicai entusiasta, ma non era quello che in realtà volevo dire. Io volevo combattere. Io volevo uccidere l’oscurità, ma ormai  era diventato difficile riuscire più a fare niente. Maledizione ora era veramente preoccupata per tutti gli altri. Qualcuno doveva fermarmi. Non mi sarei mai perdonata se dovesse capitare qualcosa alla mia famiglia.
“Vai da tuo padre e prendi l’ingrediente che ci servirà per il nostro piano”, ribattè lei dura
“Ha ragione! Faccio subito!”
Perché voleva che andassi da mio padre? Cosa poteva volere da mio padre? Ero rimasta all’oscuro del suo piano oppure me l’aveva rimosso? Il non sapere nulla mi fece salire una grande angoscia. Il fatto che non potevo controllare il mio corpo rendeva la situazione ancora più pericolosa.
“Non ti preoccupare. Tuo padre sarà fondamentale per il mio piano”, sussurrò l’ombra che era apparsa dietro di me. Se avessi potuto sarei rabbrividita.
“Io non rimarrò inerme!”
Lui non rispose, ma rise di gusto. Mi dava sui nervi.
“Brava!”, ammise facendo un sorriso perfido.
Pochi secondi dopo scomparii in una nube nera carbone per poi apparire nella casa di mio padre. Salii al primo piano e andai nella sua camera. Lo trovai in piedi a guardare fuori dalla finestra. Non appena mi vide sbianco facendo cadere il bicchiere per terra.
“Amy hai ceduto all’oscurità?” domandò sconvolto.
“No papà…l’ho fatto per salvare Killian…Ti prego aiutami te”, affermai con un nodo alla gola, ma ovviamente lui non mi sentii. Era così frustante parlare, ma non essere nemmeno percepiti.
“Già e devo dire che sono più che felice. Posso fare qualsiasi cosa! Mi sento libera!”, dissi avvicinandomi a lui poi aggiunsi prima di bloccarlo alla parete con delle liane: “Ora però paparino mi serve qualcosa per poter mettere a termine la mia missione. Tu sai già qual è quindi non ha senso perdere tempo a spiegarti cosa mi serve”
“Non ci riuscirai. Io ti fermerò!”, replicò lui fermo.
“Vuoi veramente colpire la tua figlia gravida?”, domandai facendo comparire sulla mano un pugnale.
Perché avevo un pugnale in mano? Cosa stavo per fare ? Avevo paura. Provai di nuovo a fermarmi perché non volevo ferirlo. Non volevo farlo soffrire, ma era bloccata. L’unica cosa che potevo fare e osservare senza poter intervenire. Una vera tortura.
“Gravida?”, domandò lui sgranando gli occhi.
Effettivamente non lo avevo ancora informato. Era successo tutto così velocemente che non ero riuscita a informare mio padre di questa bella notizia, invece lo aveva scoperto tramite il corpo manovrato dall’oscurità che stava per ferirlo. Non era giusto. Non doveva saperlo in questo modo!
“Si…avrà una bambina con quella specie di piratuccolo da quattro soldi!”, risposi mettendomi davanti a lui poi aggiunsi prima di ferirlo sul braccio raccogliendo il suo sangue in una boccetta: “Non so se riuscirai a fare molto il nonno”
“Troverò un modo di fermarti senza far del male a mia figlia e mia nipote!”, ribattè lui duro
“Provaci!Voglio proprio vedere cosa ti inventi, soprattutto ora che non hai più i tuoi!”; sussurrai con tono maligno al suo orecchio prima di scomparire.
Tornai da Nimue e le consegnai subito l’ingrediente che ci sarebbe servito per il nostro piano. Ora però ci serviva il pugnale perché non sarei stata libera se fosse rimasto nelle mani sbagliate.
“Brava complimenti. Hai fatto presto. Ora però sai che devi fare! Non possiamo permetterci che tu venga manipolata con il pugnale, anche se non credo lo utilizzeranno su di te perché sono troppo sentimentali, ma soprattutto dobbiamo evitare che uniscano le due parti perche in quel caso possono ucciderci ”, affermò aspramente Nimue.
Aveva ragione. Non avrebbero mai usato il pugnale su di me, io invece avrei preferito che lo facessero. Non riuscivo a usare il mio corpo liberamente e avrei potuto fare del male a qualcuno di nuovo. Il solo pensiero di aver ferito mio padre involontariamente mi faceva male e per questo non volevo che potesse accadere di nuovo. Non volevo che capitasse la stessa cosa del mio incubo, non lo avrei sopportato. Dovevo trovare un modo per prendere di nuovo il controllo del mio corpo, ma era dannatamente difficile. Mi sentivo come se fossi rinchiusa in una gabbia di vetro.
“Bello vedere come velocemente il mio piano sta prendendo forma”
“Non voglio sentirti!”
“Mi dispiace, ma da ora in poi sarò l’unico compagno che avrai perché poco alla volta rimarrai sola. Ti ci devi abituare!”, replicò lui subdolo
“Ti dimostrerò che non avrai ragione. Il bene vince sempre!”, ribattei iniziando a pensare a un modo per eliminare queste maledette catene che mi rendevano prigioniera del mio stesso corpo.
“Vedremo…”
“Ha ragione. Provvedo subito”
 
In pochi attimi raggiunsi la casa abbandonata. Tutti si immobilizzarono non appena mi videro. Era ben visibile la paura nei loro occhi e purtroppo avevano ragione ad averla.
Volevo andare via. Scappare il più lontano da loro, ma non riuscii a muovere nemmeno un muscolo. Speravo allora che avrebbero fatto qualcosa loro per fermarmi. Dovevano usare quel maledetto pugnale.
“Fuggite, prima che possa essere troppo tardi. Vi prego andate via!”, urlai con tutta la forza che avevo, ma la mia voce non arrivò a destinazione. Avevo un brutto presentimento che stava crescendo in me.
“Non puoi fare nulla. Puoi rimanere solo ferma a guardare”, affermò lui come se avesse percepito il mio stato d’animo.
Tremavo o almeno avevo la sensazione di tremare. La paura ormai aveva preso il sopravvento e il fatto che la forza dell’oscurità era così forte fece aumentare la mia ansia perché era ormai evidente che non ero abbastanza forte per contrastarla.
“Datemi il pugnale!”, dissi fredda.
“Amy ti prego. So che ci sei e che sei forte..puoi combattere l’oscurità come hai già fatto!”, ribattè Bea inquieto.
“Non ho tempo da perdere a sentire queste frasi melense!”, ribattei prima di uccidere a sangue freddo mio fratello.
 
NOOOOOOOO BEAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!
 
Urlai con tutto il fiato in corpo divincolandomi cercando di fare qualcosa per andare da lui, ma ovviamente non ce la feci e nessuno mi sentii. Mi pietrificai. In una frazione di secondo tutta la mia vita crollò. Un dolore acuto si diffuse nel mio animo, almeno la percepivo solo io perchè sicuramente l’oscurità aveva annebbiato ogni tipo di emozione. Non provava nulla. Il mio corpo era un involucro manipolato che non sentiva né dolore, nè gioia, né rabbia. Ero diventata una macchina da guerra, ma io dovevo assolutamente prendere di nuovo il controllo del mio corpo. Non potevo permettere che facesse una strage.
“Bea!”, sentii gridare Emma. La vidi stringere il suo corpo ormai inerme. Era in lacrime.
Mi stavo odiando. Era solo colpa mia. Come sarei riuscita a vivere con il peso di aver ucciso il mio caro fratello. Non lo avrei sopportato.
“Non posso aver ucciso il mio stesso fratello. Devo far qualcosa. Non posso accettare che non lo potrò più vedere”, asserii in lacrime.
“Lui sarà solo il primo”, replicò subdolo l’oscurità
“No. NO! Non lo permetterò!”
“Non riesci nemmeno a slegarti…e vuoi salvare tutti gli altri?”
“Si combatterò con tutte le mie forze!”, risposi a denti stretti con ancora alcune lacrime a rigarmi il viso.
“Amy…”, sussurrò Hook angosciato da quello che aveva appena assistito.
Il sentire la sua voce così afflitta mi fece venire un nodo alla gola, mi girai di nuovo verso la finestra e notai che non era l’unico sconvolto pure mia madre era rimasta ferma come se fosse pietrificata. Li stavo facendo soffrire. Non era giusto. Implorai che uno di loro usasse quel maledetto pugnale. Avrei preferito che mi comandassero loro che l’oscurità.
“Ora vedrai come rimarrai sola e pregherai per parlare con me!”
“Zitto”, gridai.
“Ti uccido!”, replicò arrabbiata Emma voltandosi verso di me. Non potevo biasimarla. Aveva ragione a reagire in quel modo. Lo avrei fatto pure io se fossi stata al suo posto.
“Swan non è colpa sua. Se proverai ad ucciderla mi dovrò mettere in mezzo…”, ammise Hook grave.
Perché? Perché nonostante ero diventata un’assassina mi proteggeva sempre? Non doveva farlo perché questa volta aveva ragione Emma. Non meritavo di vivere, anche se prima di morire dovevo sconfiggere con le mie stesse mani l’oscurità. Non potevo continuare a farmi manovrare. Non appena avrò ripreso il possesso del mio corpo subirò la punizione per aver ucciso il mio caro fratellino. Accetterò qualsiasi pena.
“Mi state stufando.  Ti ho fatto un favore e poi Emma ti ci vedo di più con quel piratucolo da quattro soldi se vuoi la verità. Ora però non voglio soffermarmi su queste sciocchezze, quindi o mi date il pugnale o uno di voi farà la stessa fine di quello che dovrebbe essere mio fratello!”, affermai andando verso di loro.
Voleva uccidere qualcun altro? No! Non potevo permetterlo. Dovevo bloccarla. Dovevo trovare le forze, anche se per qualche istante, di tornare in me. Non potevo più cincischiare. Dovevo liberarmi al più presto.
 
Forza Amy. Puoi farcela! TORNA IN TE! Devi farlo per loro.
 
Urlai a ripetizione fino a che in fondo davanti sopra di me vidi una flebile luce. Non sapevo che cosa l’avesse creata, ma forse era la mia unica opportunità di aiutarli a fermarmi.
“Come hai fatto? Deve essere colpa di quella creatura che vive dentro di te. Sapevo che dovevo farla fuori subito!”, disse per la prima volta spaventato l’oscurità. Non gli diedi retta, ma anzi cercai di spezzare le catene, ma non appena ci provai notai che la luce che era apparsa pochi istanti prima le aveva sciolte. Era la mia occasione. Dovevo riprendermi il mio corpo
Feci qualche passo in avanti, era difficile, ma riuscii ad avanzare verso il bagliore. Non appena arrivai a destinazione notai una scala e con tutte le forze che avevo in corpo salì i vari scalini. Era l’impresa più dura che avessi mai affrontato. Era come se avessi dei macigni legati alle caviglie che cercavano di farmi cadere all’indietro, ma io non mi arresi. Non potevo arrendermi. In gioco c’erano le vite della mia famiglia. Arrivai in cima, ma ero sicura che ci sarei rimasta solo per qualche istante perché l’oscurità era molto forte e avrebbe ripreso il comando del mio corpo. Dovevo sfruttare quei pochi secondi che avevo guadagnato.
“Amy ti prego non obbligarmi a usare il pugnale!”, proferì mia madre afflitta.
“Mamma… mi dispiace… mi dispiace veramente. Non volevo ucciderlo. Rivoglio il mio fratellino!”, riuscii finalmente a dire in lacrime cadendo in ginocchio. Esplosi in un vero pianto. Il dolore che avevo taciuto fino a pochi istanti prima venne fuori. Nascosi il viso perché non ce la facevo a sopportare la visione di mio fratello morto sul pavimento accanto a Emma. 
“Amy sei tu?”, domandarono in coro mia madre ed Hook.
“Si, ma non so per quanto tempo riuscirò a restare. Vi prego fate qualcosa, non voglio uccidere…”, risposi non riuscendo a finire la frase che iniziai a singhiozzare.
“Shh troveremo un modo..tranquilla.!”, replicò Hook dopo avermi abbracciato iniziando a cullarmi. Mi aggrappai a lui perché stavo crollando e lui era la mia ancora di salvezza. Avevo bisogno di lui e della mia famiglia. Non avevo le forze necessarie per superare da sola quello che era appena successo.
“Tesoro…ci serve la spada così possiamo mettere fine a questa storia!”, disse mia madre ancora sconvolta da quello che era successo.
“Si avete ragione!”, dissi dopo essermi allontanata da Hook. Provai a controllare le emozioni. Smisi di piangere o almeno ci provai perché avevamo poco tempo prima che l’oscurità mi faccia di nuovo sua prigioniera, così pochi secondi dopo feci comparire la lama sul palmo della mano poi aggiunsi: “Sbrigatevi…il suo piano sta per compiersi…”
“Che piano? Il piano di chi?”, chiese mia madre dopo aver preso la spada.
Avrei voluto rispondere, ma sentì che le forze ormai si stavano per prosciugare. Sentivo che l’oscurità stava per tornare e io non potevo assolutamente stare lì, dovevo assolutamente allontanarmi  il più lontano possibile da loro.
“Non ho tempo, mi dispiace per quello che ho fatto…Emma se mi odierai lo capirò…perché mi sto già odiando io per quello che ho fatto e per evitare che ricapiti fate tutto quello che è in vostro potere per fermarmi!”, ammisi prima di scomparire.
 
Pov Hook
 
La situazione stava degenerando. Aveva ucciso suo fratello. Bea era morto per mano di Amy. Sapevo che non era colpa sua. Non aveva il controllo del suo corpo, ma questa cosa la segnerà a vita. Non riuscirà mai a perdonarsi per quello che aveva fatto. La conoscevo fin troppo bene e proprio per questo che volevo evitare che capitasse una cosa del genere, ma non ero stato in grado di fermarla. Era successo tutto così in fretta. Con uno schiocco delle dita aveva messo fine alla vita di una delle persone a lei più care.
“Ve l’avevo detto che lei è ormai un corpo manipolato. Non è lei che comanda. Emma non è colpa sua.!”, asserì Merlino dispiaciuto
“Lo so Merlino…ma ora per favore lasciatemi in pace”, replicò Emma apatica mentre era tornata a  tenere il corpo freddo di Bea tra le braccia. Stava soffrendo. Era evidente, ma nonostante la capivo purtroppo avevamo effettivamente i minuti contati perché sicuramente l’oscurità non resterà buona e ferma. Dovevamo agire in fretta
“Non perdiamo tempo. So che è dura da affrontare la morte di Bea, ma dobbiamo sbrigarci a riunire le due parti ed evitare che faccia del male a qualcun altro se non di peggio!”, ribattè Axina grave confermando il mio pensiero. Sapevo che stava male perché era angosciata per sua figlia, ma stava cercando di celare le sue preoccupazioni per mettere fine a questa situazione drammatica. Era una donna forte e Amy aveva preso da lei.
“Hook devi farlo tu!”,  ribattè Merlino.
“Lo so, spero di riuscirci”
“Ce la farai, ne sono certa!”, replicò Axina sostenendomi prima di mettere sul tavolo di nuovo sia la pietra che il pugnale. Io non ero pratico nel campo della magia. Non ero bravo come Amy, ma dovevo farlo per lei e per noi. Impiegai qualche minuto per riuscire a creare una palla di fuoco uniforme come aveva fatto Amy prima che la situazione degenerasse. Successivamente misi le due parti vicine alla sfera e in pochi attimi la spada era di nuovo intera. Avevamo Excalibur, una spada in cui erano incisi il mio nome e quello di Amy. Ora dovevamo solo sconfiggerla!
“In caso di necessità ora che non abbiamo più il pugnale c’è un modo alternativo per fermarla dal farle compiere atti crudeli?”, domandai io serio
“Se provassimo a usare le manette per bloccarle i poteri?”; domandò pensierosa Axina
“Intendi come il bracciale che aveva usato Jafar?”
“Si, ma sono molto più potenti!”
“Bene. Potrebbero essere utili. Dobbiamo solo trovarle”, affermai io deciso. Non avrei permesso che uccidesse un’altra volta.
“Le ho io. Le ho portate per precauzione”, ribattè Axina tirandole fuori dalla giacca.
“Brava!”, asserì Merlino mentre le guardava.
“Ora andiamo a sconfiggere definitivamente l’oscurità!”, replicò Axina rimettendole al loro posto.
“Axina…ti volevo dire una cosa…non sarai tu a sacrificari!”, ribattei io serio dopo che eravamo usciti fuori. Sapevo che ormai ero destinato a morire a causa della ferita che mi aveva fatto Artù e per questo non potevo far morire pure lei. Nonostante però ero preparato psicologicamente a morire e sacrificarmi per salvare lei, la mia bambina e tutti gli altri, il pensiero di non poter continuare a vivere con lei, vedere crescere mia figlia mi devastava. Avevamo superato molti ostacoli pur di stare insieme, ma alla fine le avrei dovuto dire addio di nuovo. Il destino sicuramente non era dalla nostra parte
“Perché?”, domandò lei fermandosi e guardandomi perplessa
“Io ormai sono destinato a ….e non può perdere pure te!”, spiegai cercando di non crollare.
“Avrei preferito che lei potesse continuare avere una vita insieme a te e a vostra figlia, ma hai ragione quella ferità dopo la sconfitta dell’oscurità rimarrebbe lo stesso. Mi dispiace tanto e so già che non accetterà il tuo sacrificio….
“Lo so, ma  non ci sono altre alternative purtroppo… pero ora pensiamo solo a vincere questa battaglia!”, dissi con voce incrinata. Dovevamo rimanere lucidi per la battaglia finale. Non potevamo crollare. Non ora.
Annuì
 
Pov Amy
 
Mi ritrovai di nuovo in mezzo al bosco. Avevo i minuti contati. Stava per tornare l’oscurità , ma per fortuna avevo dato un vantaggio agli altri. Ora speravo solo che riuscissero a sconfiggere una volta per tutte l’oscurità, ma poi pensai che per farlo sarebbe dovuto morire qualcun altro e mi venne subito un nodo alla gola e nonostante volessi piangere, urlare, rimasi impassibile. Non avevo le forze per superare tutto questo. Desideravo tornare indietro nel tempo e non baciare Davy.
A un certo punto però sentii attrarre la mia anima di nuovo nella stanza vuota dove ero stata imprigionata prima. Non ebbi le forze per respingerla. L’oscurità tornò a manipolare il mio corpo. Io invece caddi in ginocchio sperando che tutta questa situazione finisse presto. In poco tempo le manette tornarono ai miei polsi e alle caviglie, mentre l’oscurità mi scrutava.
“Sei riuscita a dare alla tua famigliola da quattro soldi un vantaggio, ma la battaglia finale stai tranquilla che la vincerò io”, sussurrò serpentino
“Ho vinto una volta posso riuscirci di nuovo”, replicai cercando di convincere pure me che avevo ormai non avevo più energie.
“Contaci…”, disse lui sarcastico.
“Ti sei fatta fregare da quella ragazzina petulante, come hai potuto farle prendere il controllo, ora non abbiamo nemmeno più la parte di Excalibur!”, affermò dura Nimue che era apparsa al mio fianco.
“Mi scusi non si ripeterà mai più!”
“Lo spero bene. Ora andiamo avanti con il nostro piano! Non ci fermeremo solo perché non abbiamo più la spada., anche perché non riuscirebbero a ucciderti quelle pappe molli.”
Annuii
 
Ci dirigemmo al lago, lo stesso lago dove Hook ed io avevamo visitato più di una volta perché era un luogo in cui potevamo parlare in tutta tranquillità. Ora invece era diventato il posto che avrebbe dato inizio all’inferno. Feci scivolare il sangue nell’acqua limpida in cui si intravedevano vari pesci nuotare incoscienti di quello che stava per accadere. In pochi istanti arrivò una barca in cui c’erano delle persone incappucciate. Avevo appena portato sulla terra ferma le anime dei precedenti DarkOne.
Che cosa avevo appena fatto? In questo modo il mondo verrà invaso dall’oscurità e la luce verrà annientata in modo definitivo.
“No non ci credo!”, affermai con voce tremante
“Ora finalmente resusciteremo i dark One del passato e governeremo questo mondo abituato a vivere nella luce”, asserì l’oscurità felice.
“Come faranno a tornare in vita?”, domandai spaventata, perché sapevo che sicuramente c’era un prezzo da pagare
“Semplice ci sarà uno scambio …noi al posto della tua patetica famigliola…”
“No…NO. Non posso permetterlo. Fermerò tutto questo!”, urlai arrabbiata.
“Non ci riuscirai, mi dispiace. Non commetterò lo stesso errore”
Nonostante avessi poche energie avrei provato di nuovo a cercare di riprendere il controllo del mio corpo perché dovevo fermare questa pazzia. Non li avrei fatti vincere facilmente. Non avrei causato altre morti.
“Ci siamo”, affermò l’anima vera di Nimue.
“Ora dobbiamo affrontare solo l’ultima fase del nostro piano”, affermai beffarda prima di farci teletrasportare tutti nel bosco davanti Hook e il resto del gruppo. Notai subito che Emma non era con loro e sicuramente era rimasta nella casa insieme a Bea. Il solo pensiero del suo corpo inerme mi provocò una fitta di dolore.
“Dove state andando di bello?”
“Axina!”, urlò Hook non appena mi vide.
Non sapevo che cosa avessero in mente, però speravo che facessero qualcosa per fermarmi. Avevo causato già troppo dolore in un giorno. Lei fece un cenno di assenso e con un gesto della mano mi fece apparire delle manette ai polsi. Avevo capito il loro piano. Volevano bloccare i miei poteri. Sperai che funzionassero, così almeno avremmo potuto avere il tempo per bloccarla. Ora però era tutto nelle loro mani. L’unica cosa che però non mi fece esultare era il fatto che l’oscurità non si era scomposta. Non aveva reagito in nessuna maniera al fatto che loro erano appena riusciti a bloccarmi i poteri. Sicuramente stava tramando qualcosa e per questo non potevo rilassarmi.
“Seriamente? Questo secondo voi potrà fermarmi?”, domandai stizzita alzando i polsi.
“Come potresti combattere senza usare la tua magia?”, chiese sarcasticamente Axina.
“Il mio piano è già iniziato. Ora non sono più sola!”, risposi con tono di sfida prima di schioccare le dita. Pochi secondi dopo apparvero una decina di persone incappucciate e Nimue in carne e ossa. Merlino non appena la vide impallidì.
“Nimue sei tornata!”, affermò Merlino sgranando gli occhi.
“Ovvio e non vedo l’ora di vedere la tua fine! Non appena il sole tramonterà io e gli altri signori oscuri saremo tornati definitivamente sulla terra”, ribattè lei ghiacciale avvicinandosi a me
Nimue non appena fu al mio fianco in un nano secondo tolse le manette che avevo ai polsi, mentre gli altri andarono incontro alla mia famiglia, tre verso Axina Merlino e Hook,  gli altri invece verso il bosco sicuramente avrebbero cercato gli altri tra cui Emma e mio padre. Passarono direttamente attraverso il loro corpo. Loro non appena gli incappucciati si allontanarono istintivamente guardarono i polsi e notai che avevano uno strano marchio, purtroppo ero troppo distante  da capire la forma.
“Che cosa sono?”, domandò inquieta Axina mentre sfregava con un dito il simbolo.
“Il marchio di Caronte!”, risposi beffarda.
“A cosa servono?”, chiese Axina stringendo le mani a pugno. Era arrabbiata e lo capivo. Aveva ragione ad esserlo.
“Sarete merce di scambio. I signori oscuri qua presenti prenderanno il vostro posto e voi finirete nell’Underworld!”, spiegai guardando prima le persone incappucciate e poi la mia famiglia.
“No!”, disse con voce strozzata Merlino.
“Che cosa hai fatto a Rumple?”, domandò Hook agitato venendo verso di me.
“A lui nulla tranquillo, anche se mi piacerebbe vederlo soffrire per la perdita del suo caro figliolo”, risposi facendo un sorriso maligno.
Io volevo che questo incubo finisse. Volevo solo che la mia vita tornasse come era prima, quando ero felice sia con Hook che con la mia famiglia. Non potevo più sopportare di fare e dire cose così orribili. Stavo facendo soffrire le persone più importanti della mia vita. Intanto che avevo i miei poteri dovevo reagire. Stavo per muovermi, quando venni interrotta dalla voce di Hook.
“Basta metterò fine a tutto questo. Non voglio più vedere Amy come una marionetta dell’oscurità!”, ribadì lui secco tenendo stretta la spada nella sua unica mano.
 
Cosa voleva fare?
 
Sicuramente aveva un piano in testa, ma cominciai ad avere un brutto presentimento.
 
“Mi stai infastidendo! Avresti potuto essere come lei, un vero signore Oscuro, ma ti sei fatto condizionare dall’amore! Non posso ucciderti, ma posso fermarti!”, ammise Nimue seccata prima di alzare la mano. Hook iniziò a respirare poco, ma comunque continuò a tenere sempre tra le dite Excalibur. Non stava mollando.
Quante volte avrei dovuto vederlo stare male a causa mia? Quanto dolore aveva provato da quando mi aveva conosciuto? Non se lo meritava. Non capivo perché noi non potevamo vivere una vita in tranquillità. Il destino ci stava remando contro. Noi potevamo combattere tale forza? Noi avremo potuto ottenere il nostro fine?
Lui con lo sguardo cercò comunque di sostenermi, sperando di arrivare direttamente a me. Stava tentando di trasmettere la sua speranza, nonostante non riuscisse a parlare. Stava ancora lottando per noi. Avrei dovuto farlo anche io. Insieme avremmo potuto sconfiggere qualsiasi ostacolo.
“Ora prendi la spada che ti sei fatta fregare!”, ribattè Nimue mentre continuava a strangolare Hook con la magia.
 
No! Basta! Amy devi fare qualcosa! Non puoi condannare tutti all’inferno! Killian non si merita di soffrire così tanto!Lui è sempre stato al tuo fianco. Lui ti aveva liberato dal baratro.
 
Urlai e sentivo il cuore iniziare a battere all’impazzata.
Avevo lo sguardo fisso su Hook e più lo vedevo soffrire più volevo intervenire. C’ero già riuscita a ritornare potevo farcela di nuovo. Dovevo salvarli.
Mi concentrai e cominciai a visualizzare i visi della mia famiglia e l’amore che mi avevano dato fino ad ora fino a che sentii una fonte di calore.
“Bambina mia so che sei stata tu la volta scorsa ad aiutarmi. Ti prego ho bisogno di nuovo di te. So che sei forte.”, sussurrai mentre continuavo a tenere gli occhi chiusi.
Poco dopo vidi di nuovo la luce e la “scala” che mi avrebbe permesso di salire in superficie e ottenere di nuovo il controllo del mio corpo. Ora sarei tornata in gioco io. Era arrivato il momento di vincere questa battaglia. I buoni avrebbero sconfitto l’oscurità una volta per tutte.
Mi avvicinai lentamente e poi iniziai a salire. Questa volta fu ancora più difficile della volta scorsa. Ogni gradino a cui mi aggrappavo dovevo fare uno sforzo maggiore, ma non mi importava perché la priorità ora erano le persone che amavo. Nonostante le energie cominciarono a scarseggiare arrivai in cima finalmente e finalmente ripresi possesso di nuovo il mio corpo. Ero libera almeno per il tempo necessario per sconfiggere l’oscurità.
“No basta!”, urlai scaraventando Nimue dall’altra parte
“Amy?”, domandò Hook che tornò a respirare anche se a fatica.
“Si, dobbiamo sbrigarci. Mettiamo fine a questa battaglia prima che l’Oscurità torni a prevalere!”, risposi avvicinandomi a lui.
Lui annuì e pochi secondi dopo alzò la spada. Nimue nel frattempo si era alzata e stava avanzando contro Hook per poterlo attaccare, ma lui per fortuna raccolse tutta l’oscurità all’interno della spada in tempo facendo così scomparire  gli spiriti sia dei vecchi DarkOne sia  quello di Nimue. Ora non ci sarà nessun scambio. Nessuno andrà all’inferno. Erano salvi.
“Ora come facciamo? Io ho ancora la bambina in grembo!”, ammisi spaventata quando mi resi conto che il mio piano non potevo più effettuarlo.
“Tu non farai niente! Sai chi è l’unico che può fare questo sacrificio!”, ribattè lui serio
“No!Non ci pensare nemmeno!”, affermai capendo già cosa stava pensando.
“Amy, morirei lo stesso a causa della ferita di Excalibur! Non ha senso che perdi qualcun altro!”, ammise mettendomi la spada ormai nera a causa dell’oscurità che aveva assorbita tra le dita.
“Non voglio perderti!”, dissi mentre sentii una lacrima rigarmi il viso.
“Nemmeno io voglio perderti, ma mi devi lasciarmi andare!”, ribattè con voce strozzata appoggiando la mano sulla mia guancia.
Alzai lo sguardo e notai i suoi occhi lucidi. Stavamo soffrendo tutti e due. Gli avrei dovuto dire addio un’altra volta. Non avevo le forze, ma in fondo sapevo che aveva ragione. La ferita sul collo lo avrebbe comunque portato alla morte. Lo avrei perso in qualsiasi caso.
 Mi alzai così per l’ultima volta sulle punte dei piedi e lo baciai. Un bacio d’addio che aveva un gusto amaro. Ormai il mio cuore sentivo che stava già iniziando a spezzarsi ed ero consapevole che non sarei riuscita ad aggiustarlo. Le ferite non riusciranno mai a guarire. Ne ero consapevole.
“Ti amo”, gli sussurrai non appena mi allontanai leggermente da lui appoggiando la fronte sulla sua
“Ti amo anche io. Promettimi che vivrai una vita felice con nostra figlia!”, mormorò guardandomi negli occhi.
“Te lo prometto!”, affermai ormai in lacrime.
Lui dopo avermi dato la spada si allontanò di qualche passo. Stava tremando segno che non avevamo molto tempo. Dovevamo sconfiggerla al più presto e lui non potendosi uccidere da solo perché l’oscurità dentro di se si sarebbe ribellata aveva bisogno di me per fare questo gesto estremo. Tremavo come la spada. Il solo pensiero di non poterlo vedere più mi faceva mancare il respiro. Ogni volta che lo ritrovavo poco dopo lo perdevo di nuovo. Iniziavo a pensare veramente che era il destino a non volere la nostra unione.
All’inizio credevo che sarei riuscita io a salvare tutti sacrificandomi, ma alla fine avevo ucciso due persone. Mio fratello e il mio vero amore. Avevo fallito. Era tutta colpa mia.
“Non è colpa tua Amy! Non pensarlo. Fallo per me!”, disse lui capendo come sempre i miei pensieri.
Annuii. Non riuscii a dire altro. Stavo cercando di trattenere i singhiozzi.
“Va tutto bene, Amy”, affermò lui cercando di essere forte abbastanza per entrambi. Lui come sempre tentava di essere la roccia per non farmi crollare, persino ora mentre stava vivendo i suoi ultimi attimi di vita. Senza di lui però chi non mi avrebbe fatto cadere nell’oblio?
Strinsi Excalibur così forte che le nocche della mano erano diventate bianche. Stavo tentando di trovare la forza di uccidere Killian. Era difficile. Iniziai a rivivere velocemente tutta la nostra storia. L’intera evoluzione della nostra relazione. Vidi sia i momenti felici sia quelli tristi, ma ora questa storia sarebbe finita. Rifarei ogni singola cosa anche quelle che mi avevano fatto soffrire perché ogni singolo momento ci aveva portato ad essere quello che eravamo ora. Eravamo diventati un'unica anima.
Mi avvicinai lentamente continuando a guardarlo per imprimere il suo viso nella mia mente perchè non volevo dimenticarlo. Non appena fui a pochi centimetri da lui feci un respiro profondo, poi con una mano presi il colletto della giacca e con l’altra infilzai Hook con Excalibur.
Appoggiai la testa sulla sua spalla. Chiusi gli occhi e cominciai a bagnarla di lacrime. Lui con le ultime forze mise la mano sulla mia guancia alzandomi il viso per incrociare il mio sguardo e come faceva sempre cercò di consolarmi, però nei suoi occhi azzurri notai la sofferenza che stava provando. Non riuscivo a sopportare tutto questo. Sentivo come se anche io fossi stata infilzata con la spada.
Poco dopo venimmo entrambi avvolti da una luce bianca e successivamente quando sparì vidi che i nostri aspetti erano tornati come erano prima della trasformazioni. Avevamo di nuovo i nostri vestiti e i miei capelli erano tornati del loro colore, rosso mogano.
Non appena estrassi Excalibur però la spada si sgretolò tra le mie dite. Eravamo riusciti a sconfiggere l’oscurità. Avevamo vinto, anche se avevamo avuto delle perdite importanti per ottenerla.
Alzai lo sguardo e vidi che Hook aveva di nuovo la ferita sul collo. Lui mise subito istintivamente la mano sopra per fermare l’emorragia. Andai subito da lui.
“No! No!”, mormorai con voce roca.
Lui si accasciò su di me e in poco tempo finimmo per terra. Mi ritrovai sopra il suo corpo ormai esanime. In quel momento il mio tormento interiore scoppiò. Nascosi il mio volto nell’incavo del suo collo nel tentativo di soffocare i miei singhiozzi e mi aggrappai alla sua giacca per non cadere del tutto nel baratro, anche se ero consapevole che  non appena non avrei più avuto con me sarei affogata in quel fiume in burrasca perché era appena morta una parte di me.
“Amy, mi dispiace tanto!”, disse mia madre che fino ad ora era rimasta in silenzio. Non erano intervenuti. Avevo visto i loro volti sconvolti per quello che stava accadendo nel bosco, ma rimasero fermi. Ci avevano lasciato i nostri spazi.
Io non risposi. Stavo ancora stringendo il corpo morto di Hook. Non sapevo quanto tempo  ero rimasta in quella  posizione, ma non volevo lasciarlo. Volevo restare con lui. Era la mia ancora e non volevo annegare.
“Lo so che è difficile, però non puoi…”
“Lasciami in pace!”, sussurrai fredda interrompendolo guardandola in vis
“Amy, meglio se torniamo a casa”, sussurrò abbracciandomi da dietro cercando di farmi staccare da Hook.
“No! KILLIAAANNN”, urlai in modo straziante interrompendo quel silenzio assordante che si era creato, mentre Axina riuscì ad allontanarmi da lui tenendomi sempre stretta a lei.

Spazio dell'autrice

So che la storia non viene molto seguita ...al contrario di ao3...infatti sto pensando di pubblicarla solo lì...perchè è una storia che ci tengo e metterla e vedere che non viene apprezzata ...mi scazza...quindi il prossimo capitolo potrei decidere di non pcclicarlo qua in questa piattaforme.

 
   
 
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