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Autore: irinacindy96    27/01/2020    0 recensioni
Myla ha un passato nascosto che nemmeno lei conosce. Cosa accadrà quando scoprirà la verità che la sua famiglia ha nascosto per secoli?
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai tardissimo ma rimasi ugualmente a letto anche se ero consapevole di perdere tutte le lezioni della mattina. Ripensavo alla mattina del giorno precedente e ancora stentavo a credere a quello che mi era successo. - Perché quell’essere ero così interessato su chi fossi? E perché era a conoscenza della morte dei miei genitori? E a questo punto, come sono morti realmente i miei genitori? – mi domandai. Ad una delle domande era semplice rispondere. Io sono Emilia Enderson, 19 anni, studentessa universitaria e ragazza dalla vita semplicissima fatta di amici e studio. Ma alle altre domande mancava una risposta e ora volevo saperne di più. Una persona poteva darmi ciò che volevo ma solo l’idea di andarla a trovare mi faceva rizzare i peli delle braccia. Zia Cassandra. L’idea di tornare in quella casa, la casa in cui avevo vissuto per 17 anni da dopo la morte dei miei genitori, la casa in cui avevo vissuto i miei peggiori incubi. - No no no! Mai e poi mai tornerò in quella casa! – ma sapevo che lei sarebbe stata l’unica a potermi aiutare nel sapere la verità e mi ripromisi con tutta la mia volontà che nel pomeriggio l’avrei chiamata per fissare un giorno e andare a trovarla. Distratta dai pensieri non mi accorsi che il telefono stava squillando come un matto. Quando finalmente mi decisi a prenderlo trovai una decina di chiamate perse di Mary e altrettanti messaggi chiedendomi che fine avessi fatto e come mai non ero andata alle lezioni mattutine. Decisi di non risponderle. Scesi dal letto e andai in bagno a prepararmi come meglio potevo. Avevo delle occhiaie che facevano paura. - Già avevo dormito poco la notte scorsa, quella di stanotte l’ho passata praticamente quasi tutta in bianco. –dissi alla me riflessa nello specchio (come se potesse rispondermi!). Tornai in camera, mi misi una felpa, un jeans e scarpe da ginnastica ed ero pronta per uscire e andare alle lezioni del pomeriggio. Ci misi il doppio del tempo per arrivare nel parcheggio dell’università ma l’idea di rivivere l’esperienza del giorno prima mi metteva ansia. Nemmeno il tempo di scendere dalla macchina che mi trovai Mary accanto allo sportello. - Allora? Che fine avevi fatto? È tutta la mattina che cerco di chiamarti ma non ti sei degnata di rispondere a nessuna delle mie chiamate. – - Avevo da fare. – tagliai corto. Ci incamminammo verso l’aula di biologia insieme e dato che volevo distrarmi un po’ e smettere di pensare a quella voce e al ragazzo/uomo misterioso chiesi a Mary come era andata la serata con il suo nuovo ragazzo (non c’era argomento che la facesse partire a razzo almeno per un po’). - Oh, non puoi immaginare Emy, lui è così romantico – - Lo era anche il tuo ex da come ne parlavi fino a qualche mese fa. – commentai. - Nono, lui è tutta un’altra cosa. Lo sai che mi ha portato un mazzo di fiori quando è venuto a prendermi? – - No, dai! Davvero? – risposi facendo finta di essere euforica quanto lei ma l’idea mi fece venire i brividi. Rose. Io odiavo le rose. Solo in un posto portavo delle rose e non era certo ad un appuntamento. - Sisi, e poi mi ha portato in quel ristorantino in cui vanno tutte le coppiette… - Mi bloccai di colpo, mi girai e iniziai a camminare a passo svelto verso l’uscita dell’edificio. - Emy, ma dove stai andando? – mi urlò Mary alle mie spalle. Fece per seguirmi ma quando vide che si stava avvicinando il nuovo professore di scienze decise di riprendere la sua strada e andare a lezione. Mi girai indietro e vidi che mi stava seguendo e che ad ogni passo che facevo lui sembrava essere sempre più vicino. - No no no, e ora cosa vorrà mai? – mi domandai. Decisi di fermarmi accanto alla mia macchina e fare finta di star cercando le chiavi nella borsa piena di libri e sperare che non si fermasse proprio accanto a lei ma eccolo, sempre più vicino e quando arrivò alla mia macchina si fermò. - Lo sapevo, mi stava seguendo. – pensai. - Sali in macchina! – mi ordinò. - Come scusa? – - Ti ho detto di salire in macchina. Ora e subito. – ripeté. - Non credo di aver capito bene, mi stai ordinando di salire nella mia macchina? E tu chi credi di essere? Ti chiedo gentilmente di allontanarti subito o chiamo la polizia! – gli risposi cercando di mantenere la calma. - Se non Sali in macchina dovrò farlo con la forza e la cosa non potrebbe piacerti! – - Non credo proprio. La avverto nuovamente, se non si allontana… - non finii nemmeno la frase che mi ritrovai in macchina seduta e con le chiavi che stavano accendendo il motore. - Ma cosa diavolo… - ero scioccata, non mi ero accorta di essermi mossa. - Ora parti e ti darò io le indicazioni. – mi ordinò. Decisi che forse era meglio seguire ciò che diceva e iniziai a guidare lungo la strada che portava ai lunghi viali alberati per il fuori città. - Vorrà uccidermi, ne sono sicura. – mi dissi con le lacrime che iniziavano a scendere lungo le guance. - Smettila di piangere, non ti voglio uccidere. – Come diamine faceva a sapere quello che pensavo lui avesse voluto farmi? Ripensai al giorno prima. - Eri tu vero? – gli chiesi freddamente e senza degnarlo di uno sguardo.
   
 
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