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Autore: Duncneyforever    27/01/2020    1 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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- Fasst mich nicht an! / Non mi toccate! - 

È presumibile che tutti abbiano sentito l'urlo, anche senza aver visto da cosa effettivamente sia stato causato. 

Lo avevo detto io, che quel coltello mi avrebbe portato guai, ma non è certo colpa di Reiner se ora mi ritrovo a terra: forse non avrei dovuto ribellarmi; quel pugnale mi è valso uno strappo che ha trasformato i miei pantaloni in francesine. La guardia me lo ha sottratto con una violenza barbara, lasciandomi esposta allo scherno di tutti. 

Non mi sono mai sentita tanto umiliata... 

Mi affatico a slargare la maglia, tirandola sulle cosce. Mi rifiuto categoricamente di piangere. Resto in silenzio, strappo il poco che resta di quei brandelli di stoffa e glielo getto ai piedi. Stringo la croce al petto, restituendogli la sensazione che mi aveva trasmesso... Ribrezzo. 

L'altro mi guarda di sottecchi, visibilmente teso.

- Ich hoffe, dass du nicht falsch gemacht hast. / Spero che tu non ti sia sbagliato. - Si riferisce a Reiner, alla reazione che potrebbe avere sapendomi prigioniera e in balia di chi mi vorrebbe morta. Il collega, intanto, si rigira tra le mani il mio coltello, biasimando il pessimo gusto del comandante in fatto di " donne ".

Non si scomoda neppure a chiamarmi così, tant'è che usa il termine " Spielzeug ", " giocattolo ".

L'uomo al mio fianco ha il viso livido; lo zigomo si è gonfiato e aprire e chiudere le palpebre diventa un compito troppo gravoso. Nella sua semi-cecità, approfitta della situazione per lasciarsi andare ad una manifestazione d'odio. Nessuno coglie quel suo sguardo avvelenato. 

Attendiamo molto tempo in piedi, prima che una camionetta ci venga a prendere per portarci altrove. Ci spingono all'interno come animali, chiudendoci nel retro, al buio e sotto il sole, senza un filo d'aria che possa rendere il trasferimento più sopportabile. Per tutto il tragitto non faccio che pensare a Reiner, a dove possa essere in questo momento. 

Immagino lo scrosciare dell'acqua fresca per restare cosciente. 

- Wohin bringen sie uns? / Dove ci portano? - Non posso vederlo bene in viso, ma lo sento sospirare. Quando mi trovavo in compagnia di Reiner avvertivo sempre un tuffo al cuore, una coltellata dolce, come sussulti di una coscienza non completamente in pace. Ciò che mi bolle nello stomaco ora è più di un tuffo: le mie viscere si contraggono, provocandomi crampi dolorosi. Sono una completa egoista, poiché spero di essere condotta nelle prigioni di Auschwitz I, solo per poter ricevere l'aiuto del comandante. E di quest'uomo che ne sarà? Davvero morirà in modo miserevole mentre io, se sarò abbastanza " fortunata ", verrò salvata dalla grazia di un nazista? È un dilemma che non posso pormi... Conosco la strada che porta dritto al campo madre e noi, con ogni probabilità, abbiamo appena svoltato dalla parte opposta. 

Non mi troverà mai in tempo, non mi troverà mai. 

Schianto la fronte appiccicosa sulla parete dell'abitacolo, stringendo i denti e urlando. 

- Liebt er dich? / Lui ti ama? - Sì, sì, certo che sì e, dal mio respiro regolarizzato, dalla presa salda sulla Croce di Cavaliere, mi accorgo di ricambiare il suo amore. Se mi trovassi tra le braccia della morte, trascorrerei l'ultimo secondo della mia vita pentendomi per non averglielo confessato.

- Dann kommt er. / Allora verrà. - Proprio per il fatto di aver dimenticato di rispondere, lui ha capito, sebbene non abbia espresso alcun giudizio in merito. 

Non mi viene dato il tempo di toccare terra con i miei piedi, perché vengo trascinata giù dal veicolo e spinta verso la Kommandantur, la quale, guarda caso, è presieduta da Schneider. 

Il tragitto è stato volontariamente prolungato per sfinirci, ne sono sicura... La camionetta ha fatto tanti di quei giri che sarebbe potuta arrivare a Cracovia, completamente inutili, vista la relativa vicinanza del comando di presidio. 

Veniamo condotti in una stanza spoglia e lasciati soli il tanto che basta per convincerci di poter essere liquidati da un momento all'altro. 

Getto uno sguardo verso l'uomo di cui non conosco il nome, sento il cigolio sinistro della porta e, quando vedo comparire il rosso, accompagnato da Hoffmann, ho la tentazione di scoppiare a piangere fino ad esaurire le lacrime.

- Non ho fatto niente! - Non riesco a negare di avere paura, tantomeno riesco ad evitare di darlo a vedere. Mi sento così patetica ad accucciarmi sotto il davanzale... Vorrei nascondermi sotto alla mia copertina, come avevo fatto con Isaac, fingere che basti chiudere gli occhi per impedirgli di farmi del male. 

- Che tenerezza... - Osserva un passero spaurito e non la tigre che si aspettava di trovare. 

Naturalmente, ne è molto deluso. 

Lascia che sia l'amico ad occuparsi del sovversivo; sento lo strascicare dei piedi, lui che viene portato via senza emettere un suono, come a volersi ribellare, un'ultima volta. Non ho alcun fotogramma davanti agli occhi: l'immagine del mio eroe non deve essere alterata. Loro non hanno vinto, ma uccideranno colui che ha smascherato il loro più grande e fatale punto debole: la superbia. 

- Lo rivedrai, non temere. È troppo prezioso per venir eliminato così presto. - Non c'è molto nella stanza; una specie di mangiatoia per maiali, una scrivania, due sedie delle più rudimentali. Ho già visto qualcosa di simile... a Roma e, francamente, avevo sperato di non ritrovarmi mai più in una situazione come quella. Prevedo la sua mossa; non appena si è voltato, ho intuito che avrebbe preso una di quelle sedie, che l'avrebbe girata al contrario e che ci si sarebbe seduto a cavalcioni... È nel suo stile. È rimasto bambino a discapito della posizione ingrata. 

- Lasciami stare - mormoro, addossandomi alla parete.

- Se avessi saputo che sarebbe andata a finire così, non avrei esitato a premere il grilletto quel giorno. - Riapro gli occhi, colpita dalla provocazione. È un sorriso di felicità, seppur primitiva, quello che gli squarcia le labbra. Mi fa raccapricciare.

- Ma non l'hai fatto. E non lo faresti tuttora. - Ribatto con una certa saccenza, forse per sfinimento. 

- Abbiamo un conto in sospeso, ricordi? Dopo aver saldato il tuo debito, non mi sarai più di alcuna utilità, perciò cosa mi impedirebbe di consegnarti ai miei uomini, prima di schedarti come sobillatrice e lasciarti crepare di stenti? - Si attacca allo schienale, aspettando ansiosamente di venir contestato. 

- Forse mi uccideresti, hai ragione tu, ma non vorresti mai che mi avesse qualcun altro. Perché lasciare gratuitamente ad altri quello per cui tu hai lottato per mesi? Non lo faresti nemmeno se ti pagassero. - 

- Touché. - Mi batte le mani per tre volte, soddisfatto. - Lui ti ha rovinata, ma non del tutto. Sì... Una volta che ti avrò avuta al guinzaglio, praticherò comunque distinzione tra un'oppositrice politica e un'ebrea o una bolscevica. - 

- Io non sarò mai una schiava, tantomeno tua. - Sibilo, sedendomi in una posizione più consona, meno remissiva. 

Rüdiger è un abile dissimulatore e, se lascia trapelare una qualche forma di debolezza, si può star certi che sia voluto.

Come Re-Mida, trasforma ogni suo desiderio in affar concreto ma, allo stesso tempo, si compiace della sua stessa insoddisfazione. Non ha intenzione di piegare me, che sono il desiderio represso, irrealizzato per suo stesso volere, ma si nutre della mia paura e vuol farmi temere la sua vendetta. 

Il Crematorio II è distrutto: arde di rabbia per l'umiliazione subita e gioisce del mio fallimento. 

Il fatto di aver vinto ad un prezzo così alto lo rende irrequieto. E crudele. 

- Tra dieci minuti cambierai idea. Essere Rüdiger Schneider ti conferisce i poteri della Santa Inquisizione: lo decido io se ritenerti una strega e, anche se non fosse vero, sarei sempre io a decidere se mandarti al rogo o concederti la grazia. L'importante è avere una confessione. - 

Infame, infame bastardo! Carogna! Mentre ciondola su quella sedia ne penso di ogni, non risparmio nulla, perché per ciò che ha escogitato si merita ogni male. Deve caderci e picchiare la testa e giuro che, se ancora non sarà morto, lo farò io, con le stesse mani che hanno avuto paura di macchiarsi di rosso vermiglio. Ma non posso, perché lui è troppo potente, perché dalla sua morte scaturirebbe solo altro sangue. 

Me ne sto zitta, con gli occhi fissi oltre la sedia, verso la porta ancora chiusa. Reiner verrà, verrà e mi porterà nella città che lo ha cresciuto, dalla famiglia che ha dovuto lasciare e a cui mi vorrebbe presentare. Sono cristallizzati, i miei occhi. La lacrima non scende, tra il dolore e la rabbia, resta intrappolata tra le ciglia scure. 

Lui mi ausculta e, discretamente, non si perde nemmeno uno dei miei respiri affannosi. 

Non so a cosa stia pensando; si è irrigidito. I suoi piedi sono ancorati a terra, non ciondolano più e i suoi occhi, improvvisamente inerti, come quelli di una statua, si fossilizzano sul mio viso, che ha cambiato angolazione. Guardavo dritto verso l'uscita, ma sono scattata sul posto quando mi sono accorta di quale sguardo avesse e con quali occhi mi stesse guardando.

Il ritmo dei battiti accelera vertiginosamente e, nella mia testa, l'eco di quello scontro violento, tra muscolo e ossa, viene riprodotto sotto forma di rumore. 

Ho un tremito nella vescica, mi viene difficile trattenere il fiume di paura, eppure lo devo fare, per salvaguardare una dignità che non ha più valore.

Morirò, morirò adesso invece, perché quello sguardo trasuda morte. 

Mi sollevo sulle ginocchia, pronta per correre via. Lui non reagisce, non vuole o non sa come fare per trattenermi. Ma si alza. 

Io, che mi ero preparata flettendo le gambe, schiacciando i polpastrelli per terra come una velocista, scatto verso la porta, urlando. 

Mi devono sentire, qualcuno mi deve sentire, mi deve aiutare! 

Rüdiger è stato sempre tanto veloce, troppo agile per poter essere raggirato da una dilettante. 

Avrebbe potuto spararmi da lontano, ma non lo ha fatto.

Nelle sue braccia, con quelle mani da assassino arpionate alle mie di braccia, lascio cadere le lacrime, spingendo contro il suo petto con tutte le forze. Orgogliosamente, stringo ancora le cosce, perché sono una ragazza, perché farmela sotto sarebbe una vergogna. 

Caccio un singulto, mirando al suo volto dopo avergli graffiato il collo. 

Non solo non mi fa avvicinare, ma mi inchioda al muro, rendendomi inoffensiva, sottraendomi tutte le armi che avevo a disposizione. Ho polso e gambe immobilizzate. 

Mi rivolgo a lui, senza parlare, sciogliendo la maschera di coraggio che mi ero costruita su misura, affinché lui potesse desistere dall'idea di sottrarmi la vita.

Non l'ho mai creduto capace di tanto; sono troppo piccola e allora ero innocente, inconsapevole... E non ho mai avuto l'ardire di sospettare che qualcuno potesse essere in grado di uccidermi, anche con Reiner che gli sarebbe corso alle calcagna fino in capo al mondo. 

- Ti prego, lasciami vivere. - Piagnucolavo, sempre, anche per uno schiaffo, perché non conoscevo la paura e la disperazione dell'ultimo attimo. I suoi occhi sono morti, mentre i miei zampillano di gocce cristalline; la vita stessa scorre sulle mie guance, a prova di quanta sofferenza mi dia il pensiero di non poter rivedere Reiner. Voglio ammirare Dresda prima che venga distrutta dai bombardamenti, voglio conoscere la sua famiglia, il fratello di cui mi racconta ogni giorno le imprese. 

Dio mi scampi, mi faccia provare la gioia di prender marito, di accogliere nel grembo il figlio che abbiamo sognato... Di vederlo crescere. 

Le mie speranze appassiscono non appena lui mi stringe il collo tra le dita, raccogliendo le lacrime rotolate giù alla base del mento.

Sono praticamente una bambina, avevo persino dimenticato di esserlo, fino a quando non ho chiamato la mamma nell'immaginarmi soffocata dalle sue mani impietose. 

- Avrei voluto tenerti ragazzina, tuttavia, ho realizzato che non mi sarei mai potuto liberare da te, se ti avessi avuta intorno. Sarei per sempre rimasto soggiogato dal tuo odore, dal suono della tua voce, da questi tuoi occhi infiniti... Sei indegna di me, eppure condizioni il mio umore, mi rendi schiavo di te, che sei nata per essermi serva. Avrei dovuto farlo fin dal principio. - 

- Farò tutto ciò che vorrai, sarò tutto ciò che vorrai. - Pigolo, strusciandomi servilmente contro la sua mano. Nulla mi pare troppo basso o troppo umiliante, tanto che sarei disposta a prostituirmi qui, adesso, pur di sopravvivere. Intanto la voce trema, sarà soffocata dal magone, quasi indistinguibile: ciò che provo non è nemmeno più paura... è terrore. 

- Non ridurti così, a mendicare come una puttana. - Schneider sembra dispiaciuto; mi lascia libero il collo, ma infila la mano nella fondina per estrarre la Luger. 

- Avevi detto che non avresti mai avuto la forza... - Sussurro, cercando di allontanare la tempia dalla canna fredda della pistola. Mi rivolto animatamente, a costo di spezzarmi i polsi chiusi nel suo palmo. Lacrime di dolore e di rabbia si fondono in un grido lungo e grave, spezzato dai singhiozzi.

- La mia coraggiosa Jeanne d'Arc... Sei ciò che ho amato di più... - Confessa, carezzandomi la guancia, addolorato. Accosta le labbra sulle mie, assaporando il frutto del mio dolore. 

Non ho la forza di sostituire il volto di Reiner al suo ma, quando sento caricare il colpo, riprendo a divincolarmi in una furia cieca, gridando il suo nome a gran voce. 

" Non c'è vita senza te " aveva ripetuto, il mio diletto, dichiarando che mi avrebbe seguita fin dentro la valle della morte. La mia salvezza, da quel momento, sarebbe stata fatalmente legata alla sua. E la mia distruzione avrebbe implicato la sua. 

La sofferenza ultima di questo istante, deriva dal senso di colpa verso l’uomo che più di tutti soffrirà la mia scomparsa. 

Se ci rivedremo, sarà in un’altra vita, una vita in cui non temeremo più il dolore, né la guerra. 

Chiudo gli occhi per non doverlo vedere, ma lui indugia nel carezzarmi un’ultima volta la pelle. Non so che cosa fare; non sono pronta, non smetto di piangere nemmeno quando lui si piega di nuovo, per baciarmi. Sento anche le sue di lacrime questa volta: sono quelle del mio assassino, si fondono con le mie; sono uguali. 

Il rimorso mi strugge così tanto che vengo meno a me stessa. Fingo che sia lui; sogno di dichiarargli il mio amore, di accettare la sua proposta. 

Sogno una morte dolce, tra le sue braccia... 

Il colpo che, questa volta, arriva. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice: 

premetto che non era mia intenzione arrivare a questo punto; sto valutando l’idea di non continuare, di concludere qui il lavoro che perdura da ormai più di quattro anni. Il motivo di tutto ciò è il poco riscontro; la redazione di un capitolo richiede tempo e dedizione e, alle volte, è avvilente non veder riconosciuto il proprio lavoro. 

Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita fino a questo punto; ribadisco che la mia decisione non è definitiva e, all’occorrenza, potrei decidere di continuare per la strada che mi ero prefissata di intraprendere. 

 

P.S Sarà capitato quasi a tutti, almeno una volta nel corso della storia, di veder scritto un nome e chiedersi... " Ma come acciderbola si pronuncia? "

Bene! Ed ecco qui - finalmente - una " legenda " ( in cui ho riportato paro paro accenti e dittonghi ): 

- Rüdiger Konstantin Aswin Schneider —> /Rudigar Cónstantin Asvin S(c)hnaidar/ ( con una " u " molto chiusa ) 

- Reiner Von/von Hebel —> /Rainar Fon Ebel/

- Ariel Lange —> /Áriel Langhe/               Maxim Lange —> /Maxím Langhe/

- Friederick Miller —> /Friderik Millar/

- Isaac Lebrac —> /Aisac Le brac/ 

 

 

  
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