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Autore: danyazzurra    28/01/2020    5 recensioni
Sirius è appena morto ed Harry si trova dentro l'ufficio del preside. L'unica cosa che riesce a pensare è ad un mondo dove lui non ha dovuto mai soffrire così, dove non è stato la causa della sofferenza o della morte degli altri. Un mondo dove Peter non ha tradito i suoi genitori, ma davvero sarebbe un mondo migliore?
Come avrete intuito è una what if...cosa sarebbe successo se Peter non avesse mai tradito Lily e James? un'idea pazza che mi è balzata in testa!! Spero che proverete a dargli una possibilità e che leggerete e mi farete sapere!! un bacione a tutti!!
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley, Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Harry entrò nella palestra dove andava ad allenarsi, mai come oggi ne aveva bisogno.
Suo padre era ancora fuori e sua madre era a pezzi e lui non aveva la più pallida idea di come relazionarsi con loro.
Avrebbe tanto voluto stringere sua madre od essere fuori ad aiutare suo padre, ma la realtà era che non li conosceva abbastanza e non aveva idea se avrebbe fatto meglio o peggio a togliersi dai piedi.
In attesa però che Hermione studiasse l’incantesimo da apporre agli specchi sentiva di dover fare qualcosa e allenarsi gli era sembrata una bella idea.
Una perfetta valvola di sfogo. Se non fosse che in palestra c’era già qualcuno ed, Harry ne era sicuro, questo qualcuno lo avrebbe voluto a chilometri di distanza.
Rimase per un secondo a fissare Ginny, la forza e l’eleganza che stava mettendo in quegli incantesimi, non aveva niente della Ginny impaurita e impotente di qualche ora prima.
Quando il manichino si staccò dalla base la vide fermarsi e respirare affannosamente, Harry si chiese se sarebbe mai riuscito a capirla.
Era un mistero, ma era sempre più consapevole di quello che provava per lei.
La vide voltarsi verso la porta e per un attimo desiderò nascondersi, non voleva disturbarla e oltretutto sapeva che vedendolo se ne sarebbe andata.
Non riuscì a farlo però, neanche lui era così veloce.
Per un attimo i loro occhi si incrociarono, ma la rabbia che vide in quelli di lei lo fece sentire nuovamente in colpa per cui distolse lo sguardo.
“Scusa” le disse soppesando l’asciugamano nervosamente “pensavo non ci fosse nessuno” concluse e si voltò per andarsene.
“Harry”.
Lui si voltò immediatamente, lo sguardo enigmatico in viso e lei fece un breve sorriso.
Sembrava sapere cosa gli stava passando per la testa. Perché per lui invece non era così?
“Possiamo parlare?” chiese ed Harry si passò una mano tra i capelli che stavano ricrescendo facendolo sentire un po’ più se stesso.
“Vuoi parlare?” chiese di rimando stupito e Ginny annuì “credo sia arrivato il momento” disse con un filo di voce ed Harry si pizzicò la radice del naso.
Parlare con lei? Sapere tutto? Era davvero pronto?
Annuì e lei si sedette guardandolo per invitare a fare lo stesso.
Lui la osservò ancora un attimo, il sudore le stava ancora percorrendo i lati del viso e i capelli che di solito le incorniciavano il volto le ricadevano appiccicati e bagnati, ma i suoi occhi erano decisi e fermi mentre lo guardavano.
Forse questa volta era davvero pronta.
Si sedette accanto a lei e Ginny cominciò a parlare.
***
Alyssa cercò di non pensare al dolore, ma era davvero difficile.
Era così buio e lei si sentiva così male.
Sentì le lacrime premerle per uscire, ma cercò di ingoiarle, piangere e disperarsi non sarebbe servito a niente.
Era ancora distesa a terra. Sentiva il freddo del pavimento risalire dalla guancia e spandersi nelle sue vene.
Aveva i brividi e non sapeva se era il dolore o la paura.
Quando l’avevano riportata le avevano guarito parzialmente le gambe e le avevano lasciato delle pozioni da prendere per fare il resto, ma lei non si era mossa.
Che senso aveva curarla? Perché non tenerla debilitata?
Continuava a ripetersi che piangere non sarebbe servito a niente, ma si sentiva stanca, si sentiva come se di colpo avesse perso tutto e, si rese conto, era effettivamente così.
Era sola.
Era anche incerta se fidarsi di Draco e poi anche se fosse cosa avrebbe potuto fare lui? Voldemort aveva dimostrato che non si fidava di lui, lo aveva torturato per cui non avrebbe potuto esserle di nessuno aiuto.
Che poi quella d’aiuto avrebbe dovuto essere stata lei. Per quello aveva lasciato la moneta.
Rivide lo sguardo di Harry mentre le diceva di non farlo. Rivide lo sguardo di Daniel e sentì una fitta al cuore.
Doveva essere furioso con lei. Dovevano essere tutti fuori di sé.
La sua mamma e il suo papà, non osava immaginare al dolore che gli aveva dato. Loro che le dicevano sempre di stare attenta e di non fare sciocchezze.
E invece l’aveva fatta.
E perché lo aveva fatto?
La realtà era che non lo sapeva neanche lei.
Era solo perché era la cosa giusta da fare? Perché non riusciva a sopportare di abbandonarlo come gli altri? O perché sentiva qualcosa per lui?
Sì, provava qualcosa per Draco. Qualcosa di forte, ma non si rendeva conto neanche lei cosa fosse.
Una fitta alla gamba la fece tornare in sé.
Non era importante quello che provava, non le sarebbe stato di nessun aiuto in quel momento.
Doveva solo pensare a salvarsi le vita. Il problema era come.
“Alys” la voce di Draco le arrivò alle orecchie amplificata.
Non sapeva dove fosse posizionata la sua cella. Lontano o vicino non se ne rendeva conto e l’eco che provocava quel posto non l’aiutava.
“Alys”.
Lei pensò di ignorarlo. Stava troppo male ed era troppo vicina alle lacrime nonostante continuasse a ripetersi che piangere non l’avrebbe aiutata.
“Alyssa, rispondimi per favore”.
Il suo tono di supplica le fece stringere i pugni per la rabbia, le fece venire in mente il tono con cui si rivolgeva al suo Signore Oscuro.
“Devo sapere se stai bene”.
L’urgenza nella voce la fece sospirare.
“Sto bene” mentì e cercò di alzarsi piano a sedere, ma le gambe continuavano a darle fitte così dolorose che non riuscì ad impedirsi di gemere.
Sperò che Draco non l’avesse sentita.
Alyssa si trascinò fino ad appoggiarsi al muro e sollevò la fiala.
Odiava doverla prendere, potevano darle di tutto e dopo quello che era successo a Ginny non voleva rischiare, ma non poteva evitare di farlo,
In quelle condizioni sarebbe stata troppo in svantaggio.
Continuare a restare in quelle condizioni sarebbe significato arrendersi e lei non si arrendeva mai.
“Ti farò uscire da questa situazione”.
Alyssa emise un verso a metà tra una risata e un sospiro.
“Davvero, Alys, ma tu devi collaborare”.
Alyssa continuò a non rispondere e guardò la fiala. Verde marcio, qual era il colore che aveva detto Ginny?
Avrebbe voluto essere una pozionista degna della madre, ma la realtà era che lei in pozioni aveva sempre fatto schifo.
C’era però una persona che aveva assistito alla prigionia di Ginny.
“Che colore era la pozione che davano a Ginny?” chiese, ma ricevette in cambio del silenzio.
Stava per chiamare il suo nome quando lui parlò “blu” disse e la voce era atona, come se avesse compreso che lei era troppo arrabbiata per parlare con lui.
“Bene” disse soltanto e prima ancora di permettersi di pensare a quante altre mille pozioni potevano essere la trangugiò in un sorso.
“Bleah” disse scuotendo la testa. Sapeva di marcio.
“Spero non sia stato veleno” disse a se stessa.
“Avresti potuto chiedere a me” ribattè Draco mostrando che l’aveva sentita.
“Cosa?”
“Che pozione era…”
Alyssa inarcò le sopracciglia. Era vero. Draco era un ottimo pozionista.
Forse il migliore di tutta la scuola e sicuramente negli anni in cui era dovuto restare nascosto era migliorato ancora di più.
Non ci aveva pensato. Semplicemente non aveva avuto la fiducia necessaria.
“Non ti fidi” disse lui e sembrava che la sua voce non fosse ferma come sempre.
Lei non negò e sentì il rumore di qualcosa che sbatte contro le barre di ferro.
“Perché sei rimasta allora?” le chiese a bruciapelo e Alyssa ringraziò che non potesse vederla.
“Non voglio parlarne” disse soltanto “dove siamo?” chiese per cambiare argomento.
Cercò di guardarsi intorno, ma era tutto così buio, solo mura spesse e una piccola finestrella in cima ad esse, talmente piccola e talmente in alto che la luce notturna che riusciva a filtrare non illuminava neanche la metà della cella.
“Azkaban” rispose Draco e Alyssa sospirò. Era come aveva immaginato.
“Non ci sono i Dissennatori” disse.
“Ci vuole sani di mente”.
“Perché?” chiese Alyssa “e perché mi hanno guarito le gambe?”
Almeno in parte aggiunse nella sua testa.
“Gli servi… vuole arrivare ad Harry”.
“E’ un illuso… non tradirò mai mio fratello” disse semplicemente.
“Può farti molto male, Alys”.
Alyssa rise senza allegria “me ne sono accorta” sentenziò.
“Questo non è niente” le disse e poi sospirò “senti, non voglio spaventarti, ma lui non è il mago più oscuro di tutti i tempi per niente… lui può magie che nessuno di noi può fare...”
“E allora… quale sarebbe la tua idea per toglierci da questa situazione?” chiese Alyssa per interromperlo.
Ci fu di nuovo una pausa e Alyssa pensò che in realtà non sapesse cosa dire.
“Dobbiamo collaborare”.
Alyssa si mise a ridere. Una risata isterica e piena di rabbia.
“Non posso crederci… Daniel ha sempre avuto ragione… sono una stupida…”
“Non lo sei” la interruppe lui con urgenza. Sembrava che volesse che capisse.
“Alys, non sei stupida, ma dobbiamo sopravvivere e l’unica maniera è collaborare…”
“Non collaborerò mai con quel mostro…”
“Non posso vederti morire…”
“Girati dall’altra parte”.
Silenzio. E questo fece arrabbiare ancora di più Alyssa.
“E’ quello che sai fare meglio, no?” lo provocò “è quello che hai fatto con Ginny…”
“Tu non sai…”
“Oh no vedi… io so ed è questo il problema… lei mi ha raccontato tutto eppure io ti ho scusato, ho pensato che avessi provato e non ci fossi riuscito, ma dopo oggi… dopo aver visto che vigliacco sei so che non ci hai neppure provato…”
“L’ho liberata” si arrabbiò lui “le ho aperto la cella, l’ho condotta fino al passaggio segreto che l’ha portata fuori di qui…”
“Sì, ma quando?”
“Quando ho potuto”.
“Quando era troppo tardi… quando l’avevano già torturata…”
“Non era così semplice”.
Alyssa scosse la testa “non importa… fai quello che devi… io non collaborerò con Voldemort e fossi in te non mi affiderei tanto alla tua idea di collaborazione” lo avvertì.
“Il tuo caro Signore Oscuro non è così stupido e non si fida di te o oggi non ti avrebbe cruciato”.
“No, non si fida, ma posso fargli cambiare idea”.
Alyssa emise un verso che era una via di mezzo tra uno sbuffo e una risata “stupida” sussurrò.
“Sono una stupida”.
***
“Hermione”.
La ragazza alzò gli occhi dai libri, ma fu solo un secondo prima di riportarli sulle pagine davanti a sé.
“Non ho voglia di parlare, Ron” disse soltanto mentre lui si lasciava cadere nella sedia accanto a lei.
Aveva visto il suo volto e, ormai conosceva Ron così bene che sapeva che se avessero parlato in quel momento in cui il suo umore era così nero, avrebbero finito per litigare.
E lei era troppo stanca.
Alyssa era la sua migliore amica ed era in mano a quei maledetti. Era in mano a Voldemort.
Sperò che essendo una Potter fosse risparmiata, sperò che Voldemort avesse mire più ampie, tipo di arrivare ad Harry tramite lei, perché questo avrebbe voluto dire che lei era ancora viva.
Doveva essere ancora viva.
Guardò lo specchio che doveva incantare. Lo specchio creato per gioco e che ora poteva essere una salvezza.
“Sai quante cose non ho voglia di fare io?” le chiese Ron ironico riportandola alla realtà.
“Vedere uno dei miei migliori amici partire per una missione suicida è uno di questi” le disse indicando gli specchi “vedere mia sorella rischiare di morire è un’altra di queste”.
Hermione alzò di nuovo gli occhi e lo fissò “vorresti dire che è colpa mia?” chiese arrabbiata.
Ron incrociò le braccia al petto “Ginny non era pronta ed io lo avevo detto…”
Hermione chiuse il libro di scatto e lo guardò con rabbia. Come poteva dirle questo?
“Oh non vendermi queste stronzate, Ron…” gli disse “tu non sapevi che Ginny non era pronta, tu avevi paura” gli disse sottolineando l’ultima parola con la voce.
Vide le orecchie di Ron cominciare a divenire rosse. Sapeva che era un segnale di pericolo, conosceva il suo ragazzo come se stessa.
“E avevo ragione ad averla” ribatté sbattendo una mano sulla scrivania.
“No!” urlò Hermione alzandosi in piedi “tu hai avuto paura… tua sorella è crollata e adesso vorresti incolpare me, ma non te lo permetto, Ron”.
I suoi occhi sembravano emettere saette e lui continuò a fissarla.
“Fai sempre così… devi sempre dare la colpa a qualcuno” gli disse “ma non è sempre così facile” lo rimproverò. “Tua sorella è traumatizzata…”
“Per quello non volevo farla venire…”
“E tu credi che ti avrebbe aspettato qua tranquilla?”
“Lo avrebbe fatto, avessi dovuto rinchiuderla per ottenerlo”.
Hermione rise con rabbia riavviandosi una ciocca di capelli “sei davvero stupido a volte” si arrabbiò “l’avresti rinchiusa? Sicuramente l’avresti aiutata con il suo trauma” lo derise.
Ron si alzò non riuscendo più a stare seduto. Sapeva che aveva ragione, ma per lui la cosa più importante era non perdere anche Ginny.
“Merlino, Hermione, non me ne frega niente del suo trauma… io non voglio perderla…”
“Pensi …” ma lui non la lasciò finire “ho perso tutta la mia famiglia” urlò “mia madre è paralizzata e Fred e George sono ad Azkaban…tutti gli altri sono morti… morti…”
Hermione si appoggiò al muro chiudendo gli occhi “perché il dolore deve sempre renderti egoista?” gli chiese cercando di tenere la voce sotto controllo.
Se si fosse lasciata andare lo avrebbe preso per i capelli.
“Ho obliviato la mia famiglia” gli disse quasi in un sussurro “forse non te lo ricordi, ma quando tutto ha cominciato a mettersi male… quando siamo sopravvissuti alla battaglia di Hogwarts io ho obliviato la mia famiglia per non metterli in pericolo…”
Gli voltò le spalle, ma fu solo un secondo prima di girarsi di nuovo verso di lui, “i miei genitori mi hanno dimenticato… potrei anche tornare da loro una volta finito tutto e loro non mi riconoscerebbero… eppure per qualche assurdo motivo pensi davvero di essere l’unico a soffrire…”
Ron fece un passo verso di lei ed Hermione indietreggiò “penso che per oggi tu abbia detto abbastanza” gli disse tornando a sedersi e aprendo il libro davanti a lei “e Alyssa non può aspettare che tu capisca di essere un ottuso!” dopo di ciò abbassò gli occhi, voleva finirla lì.
Ron però non aveva finito “pensavo ti importasse quello che provo, la paura che sento per Ginny…”
“Ginny ha il diritto di combattere le sue battaglie…”
“Poteva morire, se non ci fosse stato Daniel…”
“Ma c’era! E’ per quello che siamo sempre tutti insieme, per aiutarci… non è la battaglia personale di nessuno, Ron. Tutti vogliamo la stessa cosa… tutti combattiamo per la stessa cosa”.
Stavano parlando occhi negli occhi, ma nessuno dei due sembrava pronto a cedere.
Hermione aveva le lacrime agli occhi dalla rabbia e dalla frustrazione, voleva con tutta se stessa che lui capisse, ma gli leggeva negli occhi che non l’avrebbe compresa.
“E poi non sono stata l’unica a pensarlo” girò una pagina del libro “Harry ha deciso” disse soltanto, abbassando di nuovo gli occhi.
Non voleva scaricare la colpa su Harry, voleva solo fargli capire che se anche il ragazzo che era innamorato di Ginny l’aveva pensata come lei, allora, forse non aveva torto.
“Harry è…o almeno vorrebbe essere il suo ragazzo, è nomale che abbia preso le sue parti, ma tu… tu eri la mia ragazza e pensavo che avresti preso le mie”.
Gli occhi di Hermione si spalancarono ed il cuore perse un battito.
Eri non sei.
Si morse la guancia per non piangere.
Eri non sei.
Quella parola, era come se lava ardente le fosse stata iniettata direttamente nelle vene.
Hermione si morse più forte la guancia per non piangere. Non avrebbe mai pianto davanti a lui, non gli avrebbe mai mostrato quanto le sue parole l’avessero ferita.
“E’ finita” disse lapidario Ron ed Hermione vide che anche lui era sull’orlo delle lacrime.
“Avevo capito” disse soltanto.
Ron emise un sorriso amaro “già, la strega più…”
Hermione sollevò una mano a difesa “risparmiamelo” lo pregò in un sussurro ormai riusciva a sentire le pellicine della sua guancia sollevarsi per come se la stava mordendo.
Nonostante la visione sfocata per le lacrime che invadevano i suoi occhi vide che Ron la stava guardando con rimpianto, ma non disse né fece nulla e anzi le voltò le spalle e se ne andò dalla biblioteca.
Hermione guardò le pagine davanti a sé.
Cominciò a scorrerle. Ron avrebbe dovuto aspettare, lei non poteva permettersi di cedere.
Alyssa aveva bisogno di lei, Harry meritava che lei concentrasse tutta se stessa in quell’incantesimo, ma per quanto ci provasse le righe si sovrapponevano e la vista le si stava facendo sempre più sfocata.
Si accorse di piangere quando la prima lacrima si staccò e finì sul libro.
Ron non l’aveva compresa, non aveva capito che l’aveva fatto per Ginny, per proteggerla da se stessa.
Era vero, aveva ragione, i nervi di Ginny avevano ceduto e se non ci fosse stato Daniel probabilmente sarebbe di nuovo in mano ai Mangiamorte, ma sarebbe servito proteggerla? Avrebbero davvero dovuto rinchiuderla per non farla andare con loro.
Un singhiozzo ruppe il silenzio della biblioteca, Hermione si guardò intorno, ma non c’era nessuno.
Forse un minuto o due poteva concederseli. Forse poteva piangere.
***
 James si strusciò le mani sui pantaloni e guardò i suoi migliori amici.
Non voleva farlo.
Non doveva farlo, ma non poteva fare altrimenti.
Le istruzioni di Silente prima che passasse a miglior vita erano state chiare: lui non andava chiamato mai, sarebbe stato lui a farsi sentire e a comunicare con loro.
C’era troppo in ballo e non dovevano sbagliare e invece adesso lo aveva fatto.
Vide il quadro vuoto e pensò che sicuramente adesso stava cercando di parlare con lui. Il preside Dippet sapeva che doveva assicurarsi che il ministero fosse vuoto prima di parlargli, sapeva che doveva scansare tutti i pericoli, ma potevano andare male comunque un miliardo di cose.
Quando il preside tornò James si limitò a guardarlo “arriva” disse e lui rilasciò il fiato che non si era accorto di trattenere.
Sirius guardò la figura del suo migliore amico. Erano riusciti a tornare al castello e avevano cercato di trovare una soluzione, un piano, ma erano sempre in un vicolo cieco.
Qualunque cosa pensassero non li portava da nessuna parte, fino a quando James non aveva proposto di chiamare lui.
Sirius e Remus avevano provato a fargli cambiare idea, erano due anni che non lo vedevano ed eseguivano gli ordini di Silente di non contattarlo per qualunque motivo, in realtà avrebbe dovuto contattarli lui, ma non l’aveva mai fatto ed a Sirius questa cosa non piaceva.
Poteva benissimo aver di nuovo cambiato bandiera. E, adesso, con la mossa di James, potevano anche star condannandosi tutti a morte.
Il rumore delle fiamme interruppe i pensieri dei tre amici e dopo pochi secondi un uomo dai lunghi capelli neri ed il naso adunco uscì dal camino.
“Potter, come hai osato chiamarmi?” disse con voce fredda scuotendosi gli abiti dalla cenere.
“Piton” disse James alzandosi in piedi “rivoglio la mia bambina” disse soltanto e Severus incrociò le braccia.
“Tu mi chiami nel cuore del Ministero, sapendo che tutti sono spie del Signore Oscuro là dentro perché rivuoi la piccola Potter?”
James strinse la mascella “ebbene?”
“Ebbene… hai più niente da chiedere? Magari vuoi che uccida il Signore Oscuro?”
James si scaldò e fece un passo verso di lui “senti, brutto stronzo… se siamo in questa situazione è colpa tua e non credere che l’abbia dimenticato… l’unico motivo per cui lo tollero è che Lily tiene a te e che tu stai facendo il doppio gioco per noi, quindi non fare lo strafottente con me”.
Piton guardò anche gli altri due malandrini, ma non disse niente.
“Non posso far niente” sentenziò e a quelle parole anche Sirius si alzò in piedi “qual è lo scopo di averti tra le file di Voldemort, non porti notizie e non puoi aiutarci… sei inutile” gli disse rabbioso.
“Non pretendo che tu capisca quello che sto facendo”.
“Nessuno lo capisce” disse semplicemente Remus. La sua voce era calma, ma era arrabbiato anche lui.
“Silente mi aveva dato un compito e lo sto portando avanti…”
“Al diavolo Silente!” lo interruppe James “devi liberare Alyssa” urlò.
“Lei e Malfoy sono ad Azkaban, ma anche Voldemort è con loro” disse e i malandrini spalancarono gli occhi. Sapevano che era così dai racconti di Harry, ma non ne avevano avuta la certezza, fino a quel momento.
“L’hai vista almeno?”
Una voce sottile fece voltare tutti verso la porta e Severus guardò gli occhi verdi della donna che aveva sempre amato.
Era sulla porta, Mary era accanto a lei e probabilmente avevano ascoltato tutta la conversazione, ma nella concitazione del momento nessuno si era accorto di loro.
Severus annuì appena e poi spostò lo sguardo sui malandrini.
Era troppo doloroso guardare Lily. Tutto quello che faceva lo faceva per lei, per il rimorso che aveva nei suoi confronti.
James vide gli occhi gonfi e cerchiati della moglie e si sentì un mostro. Ancora non era andato né da lei, né da Harry.
Il suo cuore si fece pesante e senza neanche rendersene conto le sue gambe lo guidarono da lei.
La prese tra le braccia e la strinse come se fosse la cosa più preziosa del mondo, come se fosse il suo appiglio e forse era davvero così.
Le accarezzò il viso spostandole i capelli dagli occhi “scusa” le disse in un sussurro e lei annuì mordendosi il labbro inferiore per non ricominciare a piangere.
“Bene, direi che posso andare” si congedò Piton, ma Lily scattò in avanti e gli mise una mano sull’avambraccio.
“Severus” gli disse “per favore dimmi che sta bene” lo pregò e Piton la guardò un secondo prima di volgere di nuovo lo sguardo.
Come poteva dirle che era stata torturata? Che Voldemort aveva chiamato a sé tutti i Mangiamorte per assistere?
“E’ viva” disse semplicemente “per quanto ancora non posso dirlo” aggiunse e Lily si portò una mano alle labbra per non far vedere quanto tremasse.
La guardò nuovamente “Lily, il Signore Oscuro ha bisogno di lei e il fatto che sia rinchiusa ad Azkaban e non nel quartier generale è una buona cosa… “
“Azkaban è inespugnabile altrimenti avremmo già liberato altre persone” si oppose Mary, ma Piton scosse la testa “il quartier generale è inespugnabile, ma con Azkaban potete farcela… dovete solo organizzarvi e sbrigarvi a liberarla… non so per quanto il Signore Oscuro la riterrà importante”.
 “E come pensi di aiutarci?” chiese Remus.
“Io non penso di fare proprio niente… non posso mettere a rischio la mia copertura. Quello che faccio è troppo importante…”
“E cosa fai?” lo interruppe Lily.
Se lo avesse chiesto chiunque altro gli avrebbe risposto di farsi i fatti propri, ma con Lily non poteva.
“Silente mi ha dato una missione”.
“Cosa?” chiese James e lui scosse la testa “se voleva ve l’avrebbe detto…”
“Non vendermi queste stronzate, Piton” lo interruppe Sirius “Silente era l’uomo più maledettamente criptico che conoscessi e metà dei suoi misteri erano inutili” si arrabbiò.
“Anche se vi parlassi di Horcrux non ne sapreste niente”.
Sirius rise “sei sempre il solito Mocciosus” disse e Piton afferrò la bacchetta “ripetilo, Black”  anche Sirius mosse un passo verso di lui, ma all’improvviso un campo di forza li divise e Sirius si voltò per vedere James con la bacchetta in mano.
“Non abbiamo tempo per queste cose”.
Guardava Sirius, ma era un rimprovero per entrambi.
Avevano passato anni a sfidarsi e combattersi, ma adesso erano adulti, erano padri e dovevano agire meglio.
Certe schermaglie dovevano essere messe da parte.
“Conosciamo gli Horcrux” disse “è per uno di loro che Alyssa è in mano a Voldemort” spiegò.
“Conoscete…”
“Sì, li conosciamo” lo interruppe Remus “tre su sette sono già stati distrutti e uno è in mano nostra, ne restano tre, ma adesso abbiamo altre priorità…”
“Non c’è niente più importante di quello, senza distruggerli tutti e sette Voldemort potrà tornare ogni volta”.
“Mia figlia è più importante” ribattè di nuovo Lily e si avvicinò a lui “per favore, Severus” lo pregò.
Piton guardò la donna che aveva amato e che, per quanto negasse, amava ancora.
Lui aveva detto della profezia a Voldemort nella speranza che lei riuscisse ad amarlo, in fondo aveva chiesto al signore Oscuro di risparmiarla, per cui lei sarebbe stata viva e libera di tornare da lui, ma con l’arrivo dell’età adulta aveva capito che era stata una fortuna che James ed Harry non fossero morti, aveva capito che con i suoi errori lei non avrebbe mai potuto amarlo.
A lui però sarebbe bastato tornare ad essere amici. Come una volta. Ma sapeva benissimo che per accadere Voldemort doveva morire.
Doveva essere sconfitto definitivamente, per quello metteva tutta la sua energia nell’individuazione degli Horcrux.
Aveva sempre immaginato di tornare da lei con la lista dei sette Horcrux e dimostrarle che come aveva contribuito a mettere quella spada di Damocle sopra la testa di suo figlio, poteva contribuire a toglierla.
Ne aveva individuati cinque, ma adesso sapeva che tre erano stati distrutti, forse mettendo insieme le informazioni.
“Severus” ripeté Lily e lui la guardò “l’unica cosa che posso fare è confondere le guardie” concesse “ma il resto dovete organizzarlo voi”.
“Come ti contattiamo?” chiese Mary.
“Non lo farete” rispose ammonendo tutti con lo sguardo. “Aspetterete tre giorni e poi farete uno dei vostri blitz…”
“Tre giorni?” chiese Lily “perché tre giorni? Alyssa non può aspettare tre giorni…”
“Io non posso accedere ad Azkaban senza una valida scusa e tra tre giorni c’è una riunione della cerchia per cui i Mangiamorte più potenti saranno con lui chiusi in una stanza al quartier generale e senza lui lì tutto sarà più semplice”.
Lily si morse il labbro e guardò Severus con le lacrime agli occhi “per favore, aiutala” lo pregò.
Severus ricambiò lo sguardo e le sorrise appena “farò il possibile” disse ed entrò dentro il camino sparendo in un turbine di fiamme verdi.

COMMENTO: ECCOMI QUA!! NON MOLTO IN RITARDO VERO? COMUNQUE SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO!! PER CHI MI AVEVA CHIESTO CHIARIMENTI SU PITON ECCO QUA LA MIA VERSIONE…HO PENSATO CHE IN UN MONDO DOVE VOLDEMORT E’ AL POTERE E SILENTE E’ MORTO, LUI FACESSE ANCORA IL DOPPIO GIOCO, MA TUTTO FOSSE PIU’ DIFFICILE PER LUI… A PROPOSITO, MI SPIACE PER CHI AMA LE COSIDETTE SNILY, MA IO SARO’ PER SEMPRE UNA FANS DI JAMES…IO CREDO CHE PITON ABBIA VISSUTO SEMPRE CON IL RIMORSO, MA CHE FACESSE BENE AD AVERLO…NE HA FATTE TROPPE…PERO’ NON LO ODIO…SOLO CHE NON E’ PER LILY ;) PER QUANTO RIGUARDA LE ALTRE SITUAZIONI, RON ED HERMIONE SI SONO LASCIATI, MA SPERO CHE NON ABBIATE ODIATO TROPPO RON…PURTROPPO SAPPIAMO QUANTO A VOLTE E’ CAPOCCIONE, MA E’ UN RAGAZZO DI CUORE PER ME, QUINDI… ALYSSA INVECE E’ DISPERATA E SI E’ RESA CONTO DI ESSERE STATA AVVENTATA E DI NON SAPERE SE FIDARSI DI DRACO DATO COME HA REAGITO DAVANTI A VOLDEMORT, MA DRACO SARA’ DAVVERO ANCORA IL SOLITO VIGLIACCO? E INFINE HARRY E GINNY…FORSE GINNY CE LA FARA’ QUESTA VOLTA A PARLARE CON HARRY? FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!! RINGRAZIO LE FANTASTICHE PERSONE CHE HANNO RECENSITO IL CAPITOLO PRECEDENTE…SIETE LA MIA BENZINA E VI ADORO, NELLE PERSONE DI: ARYELLE /NAG95 /IVA27 E LILYY!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! SPERO MI FACCIATE SAPERE!! UN BACIONE!!
   
 
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