Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mondschein    28/01/2020    2 recensioni
Ereri, Medieval!AU, Omegaverse
Dal testo:
"I rovesci continuavano da mezz'ora ma questo era niente in confronto a ciò che gli aspettava se si fossero fermati. Non solo sarebbero stati raggiunti dalla truppa nemica alle loro calcagna, ma avrebbero fatto in modo che vincessero quella guerra tanto agognata.
«Eren..!»
Ma non c'era solo quello.
«Lo so Levi, lo so!»"
Genere: Omegaverse, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
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I rovesci continuavano da mezz'ora, ma questo era niente in confronto a ciò che gli aspettava se si fossero fermati. Non solo sarebbero stati raggiunti dalla truppa nemica alle loro calcagna, ma avrebbero fatto in modo che vincessero quella guerra tanto agognata. 
«Eren..!» 
Ma non c'era solo quello. 
«Lo so Levi, lo so!» 
Strinse ancora di più le redini e accelerò il passo del destriero che galoppava senza sosta. Attraversarono un sentiero scosceso e per poco lo stallone non inciampò in una radice dissotterrata, ma ce la fecero anche in quel momento. 
Levi portò una mano alla propria pancia, sentendo un'altra dolorosissima fitta. Strinse la vita di Eren, il quale capì che non c'era davvero più tempo. 
«Eccolo!» esclamò, scorgendo il suo villaggio natale. 
«E i nemi- ah!» 
«A quest'ora avranno già perso le nostre tracce.» 
Sull'onda della fortuna arrivarono alla vecchia casa Yeager, nella quale Eren crebbe finché non si arruolò nell'esercito per servire il re, sostenendo anche la vita della madre, rimasta vedova da quando lui era un fanciullo. 
Non ebbero tempo di legare il cavallo; con l'aiuto di Eren, Levi riuscì ad arrivare all'uscio della porta di casa, che venne spalancata con enorme urgenza. 
«Madre!» 
«Eren ma cosa...?» Carla spalancò gli occhi vedendo l'uomo retto in piedi da suo figlio. «Un Omega?» disse sorpresa, chiudendo la porta alle spalle dei due. 
Levi era letteralmente piegato su se stesso, il mantello lo copriva da capo a piede, nascondendo un particolare importante. 
«Sta per partorire!» disse Eren senza dilungarsi e Carla si affrettò a portarlo nella stanza da letto. 
«No, no! Non voglio farlo!» urlò Levi in preda al panico. 
«Calmati..» la donna tamponò un panno bagnato sul suo viso ricoperto di sudore. Non avevano avuto tempo nemmeno di cambiarlo, ma fortunatamente indossava già una vestaglia comoda per poter affrontare la nascita del bambino. 
Eren non sapeva cosa fare; la mano di Levi tra le sue, la cui presa era ferrea, quasi riuscisse da un momento all'altro a spezzare le loro ossa. 
Era ammutolito d'un tratto, perché le parole in quel momento pensava che non servissero granché. Aveva paura di irritare Levi, al punto di stressarlo e fargli provare ancora più dolore. 
Dopo la galoppata, oltretutto, temette che il bambino si fosse fatto del male. Sicuramente in quella nottata tutto era andato storto. Pregò che il parto filasse liscio. 
Le urla di Levi si acuirono all'ennesima contrazione: sentirlo era insopportabile ma doveva resistere per il bene del giovane uomo. 
Carla, invece, restò calma e lavorò con professionalità. Aveva esperienza in quel campo ed era l'unica di cui si fidava ciecamente. Le presentazioni, ormai, erano finite in secondo piano, non avevano avuto il tempo di fare nient'altro se non assistere Levi. 
«Ci siamo quasi, si vede la testa..» annunciò con un largo sorriso. Anche la sua fronte era madida di sudore, i ciuffi di capelli appiccicati al viso se li scostò con un veloce gesto della mano. «Eren, mettigli un altro cuscino dietro la schiena, bravo.. ok, Levi, alla prossima spingi ancora più forte.» 
Il corvino annuì e voltò la testa verso Eren, che sorrise incoraggiandolo ad andare fino in fondo. Un ultimo piccolo sforzo, e quella creatura sarebbe finalmente nata. 

 

🏹


Diverse ore prima si trovavano nel campo  di riposo a poche miglia lontani dalla capitale, assieme alla squadra incaricata di riportare ai confini di Paradise il principe erede, Levi Ackerman. 
Il regno era in guerra contro Marley ormai da un decennio, ma lo scandalo della scomparsa dell'erede fece sì che una guerra civile scoppiasse, e mandasse al rogo ogni persona coinvolta nel rapimento. 
Eren era uno dei soldati che riuscì a trovare Levi, dopo due mesi dalla sua scomparsa, chiuso in una fortezza abbandonata. Ma ciò che sconvolse il soldato fu che l'erede era un Omega, per di più in attesa di un bambino. 
«Parole di ringraziamento non basterebbero ad indebitarmi, se non fosse stato per Voi, messere, mi avrebbero portato via il bambino e anche la mia vita.» Pronunciò quelle parole con una tale freddezza che ad Eren parvero insulti. Forse quello che diceva lo pensava sul serio, ma non tollerava la sua posizione. Lo sguardo basso e per nulla a suo agio a stare tra quei soldati, fecero presupporre ad Eren che non riusciva a fidarsi di loro. 
Marley era riuscito a colpire direttamente la famiglia reale, voleva disfarsi di tutti gli eredi cosicché il regno cadesse senza un sovrano a guidarlo, ma allora perché non ucciderlo subito? 
Domanda che non ebbe mai risposta poiché, alla fine, sarebbero riusciti a riportarlo a Paradise, ma ci avrebbero messo più tempo del previsto dato che la guerra aveva nuovamente spostato il fronte. Raggirarla fu un sacrificio per tutti gli uomini e il viaggio sarebbe stato praticamente interminabile. 
Quando trovarono Levi era già al quinto mese, prossimo al sesto, era inevitabile che il bambino sarebbe nato prima di arrivare a destinazione. 
Ma erano caduti in una trappola quasi al termine del loro viaggio, ed Eren era riuscito a prendere Levi con sé, galoppando velocemente e senza mai guardarsi indietro, scappando dai loro nemici.


Il pianto isterico del neonato si disperse nella stanza. Un tuono si aggiunse in quel coro di fatica, spaventando lo stesso Levi che ormai non aveva più energie. 
«Il bambino..» provò ad alzarsi sui gomiti ma Eren non glielo permise. Era pallido, per nulla in forma: aveva solo bisogno di riposo. 
Carla tagliò il cordone ombelicale e sciacquò in una cassa riempita d'acqua tiepida il corpicino del neonato, che continuava a dimenarsi come un forsennato. Lo avvolse in un panno e lo portò tra le braccia di Levi, che non indugiò a sporsi per prenderlo. 
Era più leggero di quanto pensasse, ma in quel momento il suo desiderio più grande era quello di guardarlo in faccia. 
«È un maschietto» disse Carla asciugandosi le mani. 
Eren si sporse, e lo guardò con curiosità. 
Il piccolo si calmò tra le braccia forti di sua madre e subito fu alla ricerca di qualcosa. 
«Prova a...» Eren lo aiutò ad abbassarsi la vestaglia, scoprendo un capezzolo. Lo avvicinò alla bocca del piccolo che si attaccò quasi immediatamente. 
A Levi spuntò un sorriso, un sorriso commosso, e qualche secondo più tardi gli scesero calde lacrime lungo le guance. 
Aveva davvero temuto di non farcela, di non poter sopportare il dolore del parto, non senza medici esperti. 
La presenza di Eren l'aveva rassicurato. Era stata una vera fortuna avere lui al loro fianco. 
Si voltò verso l'uomo e lo guardò con tenerezza, mentre l'altro sgranò gli occhi esterrefatto, perché non aveva mai visto il corvino in quello stato sereno, felice. 
«Grazie» disse solamente, piegando il viso verso la mano di Eren che lo stava accarezzando. Si accoccolò di più sul cuscino. 
«Non devi, io...» si morse il labbro, perché stava per dire una stupidaggine. Non aveva rischiato tutto solo perché era il suo principe, il futuro re di Paradise, o perché era in dovere di farlo. No, sarebbe stata una bugia bella e buona. Eren amava Levi con tutto se stesso, e lo aveva capito solamente una settimana prima. Si era messo a pensare, pensare e pensare arrivando ad una conclusione: quel giovane principe appena sarebbe tornato tra la sua gente non l'avrebbe mai più rivisto. Tutti quei momenti passati insieme, gli scherzi, le frecciatine, i momenti di silenzio nelle notti d'insonnia, tutto sarebbe stato un bellissimo e mero ricordo. 
Non voleva lasciarlo andare, non voleva lasciarlo solo tra i ciarlatani della nobiltà. Né lui né suo figlio. 


"Allora? Stiamo riposando?" 
"Non usare quel tono sbeffeggiante, ho quattro chili sull'addome, se non ti dispiace." 
Eren scoppiò a ridere e si sedette sulla roccia accanto a Levi. Tastò con naturalezza il pancione ormai al limite della sua grandezza. 
Il corvino lo lasciò fare, perché era il solo, se non l'unico, a interagire con il proprio bambino. E non voleva nessun altro se non lui. 
"Siamo giunti quasi alla fine eh? Guarda che la mamma non desidera altro che vederti!" Esclamò il soldato con un sorriso leggiadro dipinto sul volto. 
"Veramente è da settimane che desidero un letto comodo" parlò Levi, scaturendo un verso di disappunto al suo interlocutore. 
"Ma Levi! Cosa dici? Non starlo a sentire piccolo, la mamma ti vuole bene" lo rassicurò, come se realmente il bambino si fosse offeso. Levi lo adorava, adorava come lo accarezzava, facendolo sentire al sicuro. E anche il piccolo, non appena sentiva le carezze dolci di Eren, pareva achetarsi in un battito di ciglia. 
Nemmeno suo marito - assassinato dopo il suo rapimento - lo aveva fatto sentire così: protetto e amato. 
"Eren..." lo chiamò, ricevendo la sua completa attenzione. Osservò i suoi occhi verdi, illuminati da una strana luce. Erano... contenti. 
Eren era felice di trovarsi lì da solo con lui. 
Ma non ebbe tempo di dire nulla che la sentinella diede l'allarme. Una truppa dell'esercito di Marley li aveva scovati, e non ebbero tempo di salire a cavallo che la prima contrazione fece piegare Levi dal dolore


«Li avete seminati?» 
«Sì, spero di sì. A quest'ora sarebbero già entrati in casa, ma non questo tempaccio, dubito che siano rimasti sulle nostre tracce.» 
Carla annuì rincuorata. Aveva preparato del buon latte caldo, ciò che poteva permettersi dalle sue caprette, e nel frattempo Eren si era cambiato d'abito. 
Riuscirono a cambiare anche Levi prima che crollasse in un sonno profondo insieme al suo piccolo e, non appena si sarebbe ripreso, avrebbe guadagnato anche lui un bagno caldo. 
«Non me l'aspettavo così.» 
«Così come?» 
«Così esile, ma è un uomo davvero forte. Purtroppo non avendo strumenti adatti, viene difficile che un parto riesca senza intoppi.» 
«Lo so» affermò Eren con amarezza. «Lui ce l'ha fatta però, e anche il bambino.» 
Carla bevve un altro sorso di latte. «La famiglia Ackerman è forte, non sarebbe regnante se fosse il contrario.» 
«Tutte stronzate. Levi è una persona come un'altra, con le sue forze e debolezze» si sentì di difenderlo dal suo titolo. Tra i suoi compagni di squadra era normale prendere in giro la famiglia reale, considerata dal popolo solo una mentecatta, ma conoscendo Levi più a fondo si dovette ricredere. 
Aveva sbagliato a giudicarlo inizialmente, e di questo si era sempre scusato in maniera doverosa. 
«Ho percepito un legame tra voi» disse Carla all'improvviso, lo sguardo severo e preoccupato. 
La stanza calò in un silenzio piuttosto pesante. «Legame?» chiese sbalordito suo figlio, deglutendo a vuoto. Eren sapeva di essere molto legato a Levi, ma non poteva dire lo stesso del corvino. Qualche volta pensava che si comportasse in modo gentile con lui solo per convenienza, altre volte, invece, credeva che anche Levi si fosse affezionato. La seconda opzione era quella ben sperata dal soldato. 
«Eren, sei un Alpha.» 
«E quindi?» si sentì attaccato, come se avesse fatto qualcosa di male. 
«Lui adesso ha un figlio...» 
«... e non un compagno» concluse la frase lui. «Sono un semplice soldato, ma quando si parla di legami tra Alpha e Omega lo sappiamo tutti che non possono essere distrutti. Il padre di quel bambino non era un vero compagno di vita, lo sanno tutti!» 
Carla schiuse la bocca. «Lo sanno solo le alte sfere del regno che cosa aggira dietro i matrimoni dei reali. Eren, non ti imbattere in questa situazione, non ti porterà da nessuna parte.» 
«Non c'è mai stato niente, mamà.» 
«C'è stato, Eren.. ma non ve ne siete ancora accorti.»
Eren non disse nulla. Strinse i pugni e abbassò lo sguardo, ripensando ai trascorsi con Levi, a quelle ore o minuti passati insieme durante il loro lungo viaggio.
Sì, gli piaceva molto, lo amava e lo avrebbe protetto sempre da tutto e tutti, e avrebbe voluto farlo suo, solamente suo. 
«Non illuderti Eren» lo ammonì Carla, ma sapeva che erano solo parole al vento, perché il soldato avrebbe fatto di testa sua, non gli importava delle conseguenze ma avrebbe fatto ciò per cui valeva la pena lottare.
 

🏹


Levi non si voltò quando qualcuno entrò nella stanza. Intuì chi fosse solo sentendo il rumore dei suoi passi e dal completo mutismo che lo accompagnava. 
Nel frattempo, rimase su un fianco, il gomito a sostegno del suo peso, per osservare quella creatura venuta al mondo così velocemente che ancora non sembrava reale agli occhi di Levi. 
«Come stai?» Eren si sedette a bordo letto, alle spalle dell'uomo, e intravide il bambino avvolto in una copertina più calda. Dormiva beato, Levi doveva averlo allattato di nuovo. 
«E' così piccolo» aggiunse allargando un sorriso. 
«E bello» sorrise Levi, dopodiché si voltò per guardare in faccia il soldato. «Sto meglio, tua madre mi ha portato del porridge.» 
Ricevette un cenno col capo e si guardarono negli occhi. Apparentemente non avevano nulla da dire, ma i loro sguardi dicevano più di mille parole. Il giorno prima avevano rischiato parecchio e la sola perdita del principe avrebbe fatto vincere la guerra a Marley. 
Ma non era arrivato il suo momento, né quello del bambino. Erano salvi grazie ad Eren e sua madre. 
«L'hai già scelto, il nome del bambino?» piegò di lato la testa, addolcendo lo sguardo. Sviò ogni discussione che riguardasse la guerra: quella mattina aveva ricevuto un messaggio dalla sua truppa; non c'erano state perdite, fortunatamente, ed erano riusciti a bloccare l'offesa grazie anche al temporale, ma non potevano rimanere del tutto tranquilli. 
Levi doveva tornare a Paradise, o sarebbe stato ancora in pericolo fuori da quelle mura per cui significava lasciarlo al suo destino, ed Eren sarebbe tornato al suo. Ora come ora, era un bersaglio più facile con il bambino nato. 
«No» rispose Levi, guardando il neonato. «Mio marito voleva dargli il nome del mio genero. Meglio se non te lo dico, fa schifo.» Risero, svegliando il piccolo. 
Levi lo prese in braccio cullandolo, parlandogli dolcemente, e poi chiese: «Vuoi?» 
Eren arrossì un poco, ma annuì, e lo prese in braccio con molta cautela. Piccolo e fragile, questo pensò appena si rese conto di avere una creatura innocente appoggiata al proprio petto. 
Notò che aveva pochi capelli, e questo lo fece sorridere leggermente e osservandolo con più attenzione, sembrava avesse il volto corrucciato proprio come quello di Levi. 
Levi, però, sorrideva. Il soldato poté giurare di non averlo mai visto così per due giorni di fila e solo pensare di andare via dalla casa di Carla, la quiete che aveva avvolto l'animo di Levi si sarebbe di nuovo dissolta. 
Era meglio godersi appieno quelle ore di tranquillità. 
«Ti vedo finalmente, piccolo..» parlò al bambino. «Sei nato in un momento davvero inopportuno, sai? Mi hai fatto preoccupare, ma per fortuna la mamma ce l'ha fatta. Siete forti, forti entrambi.» 
Il piccolo socchiuse gli occhi, ed Eren vide quelle iridi dal colore ancora indefinito. Li richiuse quasi subito, tornando a dormire beatamente. 
«Già lo amo» ammise il soldato. Era molto vicino a Levi, e quest'ultimo poggiò la mano sulla sua guancia bagnata. 
Stava piangendo? 
Si asciugò le lacrime ribelli e passò a Levi di nuovo il piccolo; ciò che aveva affermato non aveva senso. 
«Lo so.» 
Ma la risposta di Levi lo lasciò di stucco. «Lo so, lo vedevo, anche quando ancora non era nato.» 
Increspò le labbra, determinato. «Non ti voglio lasciare, e neanche tuo figlio. Ho bisogno di restare accanto a voi, sempre.» 
Si diede dell'idiota, che ruolo aveva se non quello di un semplice soldato? Si aspettava un'unica cosa da Levi, ovvero che lo rifiutasse senza se e senza ma. 
«Me lo prometti?» 
«Eh?» 
«Mi prometti che resterai sempre al mio fianco e a quello di mio figlio?» 
«A costo della mia vita» gli strinse la mano, come un patto non scritto, un patto che solo loro due erano a conoscenza. 
Non avevano bisogno di altri chiarimenti, di altre parole, perché un solo gesto confermò tutto ciò che provavano. 
Si abbracciarono, facendo attenzione alla piccola creatura, e le loro labbra si congiunsero dando loro speranza per affrontare ancora una volta il viaggio per il ritorno a Paradise.

 
   
 
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