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Autore: LUXCIA    03/02/2020    2 recensioni
Per chi vuol di più e di meno possiede.
Arranca di gelosia e disperazione ma di urlar verso il mondo non teme.
Genere: Dark, Mistero, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dossi la tua speranza al di sopra di cotale altare sacrificale, un’anima, una sintesi al trattato del perdono perduto per mezzo della terrena vita. 

A quale Dio rivolgi le tue implorazioni? Cosa puoi concedere, cosa sei disposto a destinare?

Povero mostro, un povero conglomerato di carne, sangue ed ossa che direzionato in una corrente rovinosa ha perduto l’emblema della propria, oramai futile, esistenza. 

Di che traviamento ti sei insudiciato di cui fare ammenda? 

Sotto quale credo dovrai essere giudicato?

E stringi con fervore il petto nelle mani, lo sguardo che diviene liquido nella sua supplica inespressa e disperata, sottaciuta come la tua mancata fede. 

Hai udito la voce, il volere di chi ti giudica?

Povero piccolo mostro, le mani che ad ora stilano il destino ti sono da tempo premute al collo, le quali osservanti della tua vita composta da un susseguirsi d’eventi banali, amorfi, umani. 

Hai reclamato perdono, liberati della tua composizione bianca ed assorbi ogni colore così da divenire nero puro, il più virtuoso e vergine colore di cui vi si possa narrare nella storia dei mortali. 

Rendi pago il Dio a cui hai invocato venia e lascia che la tua essenza diventi sua. 

Occhi pressati tra la carne del tuo viso, mani impegnate da atti votivi, stai eseguendo la purificazione. 

Ti bagni di cotale nettare che espia la tua carne macchiata, stai alimentando l’ingordigia divina. Rinvieni il didentro del tuo esse, scopri la carne e palesi il tesoro che ombrato si cela nel corpo e, di esso, si disseterà il tuo Dio. 

Le unghie scavano, dove vuoi giungere mio piccolo mostro?

Quanta devozione ancora vi è da scovare nella tua essenza?

Affondi la mano, bocca dischiusa in maniera innaturale sinonimo di parole appartenenti ad un argot triviale, terreno. 

Non pronunciare alcunché, consacra le tue labbra o il Dio non sarà appagato. 

Immergiti nella pace idilliaca con maggior tenacia, non rivoltarti al suo amore, stai per divenire nero. 

Puro. 

E più cotale denso fluido cala dal tuo vano e frivolo ammasso di carne, più divieni involucro vuoto e più il Dio sarà inebriato dal tuo sapore. 

Un uomo migliore. 

Ti attanaglia ma lo stringi con le tue manchevoli mani, affondi in esso dita ed unghie e supplica viene propagata dai tuoi lacrimevoli occhi. 

Hai perduto ogni cosa. 

Hai giunto il perdono eterno. 

E il bagliore diviene inconsistente, affievolisce come il tuo respiro, cosa scorgi ora che il sole diviene superficiale, ora che il bianco è assopito?

Genuflesso dinanzi l’altare. Un’assoluzione esaudita, un uomo svincolato. 

E canteranno lodi al tuo terreno corpo, vermi divoreranno le tue carni ma non abbia paura mio insulso mostro, sarò io a stringere la vostra anima fino a renderla mia, inglobarla nel mio sacro e millenario corpo. 

Tutto avrà inizio. 

 
   
 
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