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Autore: Darlene_    03/02/2020    3 recensioni
Sam e Dean hanno sconfitto Lucifero e Michele, hanno combattuto Amara e si apprestano a lottare contro Chuck...
Ma è accaduto veramente? Un giorno Sam incontra il padre che crede defunto, ma John è convinto che il figlio deliri.
Una storia che contiene spoiler della 15 stagione, scritta per il gruppo h/c
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Storia scritta per

#idontrememberchallenge

Gruppo h/c
Prompt di Maira

“Ti prego guardami, sono io!”
“Tu. Tu non sei reale. Sei morto, non dovresti essere qui.”
“No, sono reale. Devi credermi.”
 
Fandom: Supernatural
Personaggi: Sam e John Winchester



Lost memories


 
Si strofinò gli occhi con una mano, tentando di capire dove si trovasse. Era steso a terra, sul pavimento polveroso, la testa poggiata ad una parete di pietra e un rivolo di sangue che scendeva dalla sua fronte. Intorno a lui qualcuno stava lottando, poteva udire distintamente di una colluttazione che terminò con un urlo strozzato. Sam sobbalzò, rendendosi conto poco dopo di essere a caccia. Cercò di afferrare il coltello che giaceva a pochi passi da lui, ma la vista era sfocata e se qualcuno si fosse avvicinato avrebbe potuto sopraffarlo, sospirò di sollievo al pensiero che nessuno lo avrebbe toccato, Dean non lo avrebbe permesso. Tentò di pronunciare il suo nome, eppure ciò che ne uscì fu un rantolo. Si schiarì la voce, provando a rialzarsi, quando vide qualcuno venire nella sua direzione. Strinse gli occhi, cercando di capire di chi si trattasse, l’arma in mano, pronto ad attaccare.
“Stai bene Sam.”
Il ragazzo rilassò i muscoli, suo fratello era riuscito ad uccidere quel vampiro e non vi erano più pericoli. Annuì, togliendosi la polvere dai pantaloni.  Quando alzò nuovamente lo sguardo si trovò faccia a faccia con un uomo che non era sicuramente Dean. Sam si mise in posizione, preparato allo scontro. Qualcosa dentro di lui si stava rivoltando, mentre una fitta di nausea rischiò di piegarlo in due per i crampi. Trattenne ogni emozione e sul viso si disegnò la maschera di freddezza che aveva imparato a indossare negli anni. Allungò il braccio destro, contraendo i muscoli e tentò un affondo che il suo rivale riuscì a schivare. Si abbassò per evitare di essere afferrato, scartando di lato. Nel momento in cui trovò l’equilibrio studiò il suo avversario, domandandosi se si trattasse di un’allucinazione o di un demone. Inoltre si chiese dove fosse Dean in quel momento, ma non poteva distrarsi cercandolo con lo sguardo.
“Sam, abbassa quel coltello, sono io.” Disse l’uomo dai capelli corvini, avvicinandosi a passi lenti e con le mani alzate.
Il ragazzo scosse la testa, strofinandosi gli occhi, incredulo, quello era un pessimo scherzo, persino per quel figlio di puttana di Chuck!
Di fronte a lui il nemico abbassò l’arma, buttandola a terra con un rumore secco. Indossava la giacca di pelle e odorava di dopobarba e di birra, ma non poteva essere lui! Sam voltò lo sguardo, trattenendo a stento un grido di disperazione.
“Ti prego, guardami, figliolo, sono io!” La voce vellutata lo raggiunse come in sogno, ma incantato dal suono alzò gli occhi ritrovandosi a fissare le iridi brune di suo padre. Con una punta di disperazione disse: “Tu. Tu non sei reale. Sei morto, non dovresti essere qui.” La mano vacillò e le dita allentarono la presa sul manico del coltello. John glielo prese con delicatezza, infilandoselo nella cinta dei pantaloni. Sorrise appena, come da anni non faceva e avvicinò un palmo al viso ispido del figlio.
“No, sono reale. Devi credermi.” Ormai i muscoli facciali avevano assunto un’espressione preoccupata. Passò un polpastrello sulla fronte di Sam, tastandogli la ferita. “Siamo andati a caccia, ricordi?”
Il ragazzo annuì, spaesato. Ricordava la caccia, ma vi era andato con Dean dopo che Garth li aveva contattati.
“I vampiri sapevano del nostro arrivo e abbiamo dovuto combattere.” Effettivamente i vestiti di John erano sporchi di sangue ancora fresco. “Hai decapitato il capobranco, ma la sua compagna ti ha sbattuto contro il muro.” Indicò la parete con un cenno quasi impercettibile del capo. Carezzò i capelli del figlio. “Credo che tu abbia un trauma cranico, vieni, andiamo in ospedale.” All’improvviso Sam si sottrasse da quel tocco, sebbene fosse familiare: non aveva dubbi, quello davanti a lui era suo padre, ma perché si trovava lì? Era forse riuscito a scappare dall’Inferno? E allora comprese: le porte dell’Ade si erano aperte per tutti gli spiriti, non solo quelli maligni e anche John era riuscito a scappare. Sorrise, suo fratello sarebbe stato entusiasta della scoperta.
“Ma certo!” Esclamò “Scusa papà, sono stati mesi, anzi, anni, difficili e questo dannato colpo alla testa!” Si batté un colpetto leggero sul capo. “Dobbiamo festeggiare, Dean sarà felice di vederti e anche Cas e ti presenterò il Bobby dell’altro universo e Charlie ed Eileen! Invitiamo anche Jody e Donna, e le ragazze…” Ormai era un fiume in piena e non si accorse dell’espressione torva di John.
“Sam?” Lo richiamò.
Il ragazzo abbassò il capo, intimidito, sapeva che al suo vecchio non piacevano quelle smancerie, ma aveva pensato che per una volta avrebbe potuto lasciarsi andare…
“Sam, stai bene?”
“Sì, certo, perché non dovrei? Tu sei sicuro di essere a posto, magari questo viaggio di ritorno dall’Inferno ti ha stancato, sai, sembri pallido… Ma dove si è cacciato Dean?” Si guardò intorno alla ricerca del maggiore. Suo padre gli posò una mano sulla spalla, invitandolo a seguirlo all’uscita del covo.
“Dean ci raggiunge dopo?” Domandò mentre l’ansia cominciava ad impossessarsi di lui.
John lo spinse verso l’esterno, aprendogli la portiera. “Sali in macchina.” Gli ordinò, ma lui non obbedì, non lo ascoltava nemmeno quando aveva tredici anni, figuriamoci ora che aveva superato i trenta da un pezzo.
“Sam, entra in quella fottuta macchina, non lo ripeterò ancora.” Non era mai stato particolarmente delicato, ed in quel momento, invece di convincerlo con le buone, riaffiorava la solita rabbia repressa.
Il giovane cacciatore scosse la testa, puntando i piedi a terra come quel bimbetto cicciottello che non voleva restare chiuso per settimane in una stanza di motel.
“Dimmi dov’è Dean e farò tutto ciò che vorrai.” Era risoluto e non avrebbe accettato compromessi, perciò John scosse la testa e chiuse la portiera. Si appoggiò alla carrozzeria della fedele Impala passandosi una mano sul volto stanco.
“Sam cosa ti ricordi di noi, di me, di tuo fratello?” Questa volta il suo tono era pacato.
Il minore scosse la testa, ridacchiando, suo padre stava forse impazzendo?
“Ti racconteremo tutto nel bunker, ma adesso voglio sapere se Dean sta bene.”
Il padre cercò di mantenere la calma e con sicurezza disse: “Certo, ma adesso parlami dei tuoi ultimi anni, ti va?”
Sam annuì controvoglia, sperando che dopo quella risposta avrebbe ottenuto ciò che voleva. “Da quando sei, beh, insomma, io e Dean abbiamo sconfitto il Demone. Poi c’è stato il casino dell’Apocalisse, ho perso l’anima, l’ho ritrovata, abbiamo combattuto i leviatani, il Michele dell’altro universo e adesso, beh, diciamo che abbiamo qualche problemino ai paini alti.” Si interruppe un attimo e vedendo la faccia smarrita del padre precisò: “Sì, lo so, sembra impossibile, ma alla fine abbiamo conosciuto Dio, si chiama Chuck, è uno scrittore. Uno scrittore penoso e noi, io e Dean, siamo il suo romanzo preferito, credo sia per questo che ti ha riportato qui.”
“Qui, dove?”
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli. “Beh, qui! Qui, qui.” Indicò il terreno.
John chiese ancora: “Perché dove dovrei essere?”
Sam restò scioccato per un secondo, quindi disse: “Dall’Inferno. Forse non ricordi, ma ci sei finito per salvare Dean…”
L’uomo si posizionò davanti al figlio, lo sguardo fisso in quelle iridi smeraldine. “Sam, dove credi che sia Dean, adesso?”
“Non lo so!” Esclamò esasperato. “Te lo chiedo da almeno mezz’ora! Eravamo a caccia insieme…”
“Sei andato a caccia con tuo fratello?” Gli prese il viso tra le mani, rendendolo ancora più nervoso.
“Sì! Mi ha gridato di stare attento al capobranco, ma non ho avuto i riflessi abbastanza pronti e quando mi sono svegliato c’eri tu!”
John annuì, preoccupato. “Immaginavo che sarebbe successo, non riuscivo a credere che avessi resistito così a lungo, probabilmente il trauma cranico ha scatenato in te qualche ricordo, distorcendolo. Adesso ti porto in ospedale. Non ti preoccupare, andrà tutto bene.” Lo strinse a sé in un goffo abbraccio a cui Sam tentò di sottrarsi.
“Papà cosa stai dicendo? Quali ricordi?”
Si guardarono negli occhi uno alla ricerca di risposte, l’altro cercando un modo per rendere quella dolorosa verità più sopportabile, ma non vi erano parole adatte e così ricorse al suo solito metodo: un unico strappo nella speranza di non portare il figlio al collasso.
“Tuo fratello. Dean. Lui… Lui è morto.”
Per un attimo nemmeno gli uccelli si permisero di rompere il silenzio che si era creato in quella landa desolata. Sam si riscosse, provando a liberarsi dalla stretta del padre. “No! No! I vampiri, stavamo vincendo!”
“Non sono stati i vampiri, non ricordi davvero nulla?” Ottenendo solo un disperato cenno negativo continuò il discorso. “Dean è morto dieci anni fa. Abbiamo avuto un incidente, tu stavi guidando, Dean è finito in coma. I dottori non sono riusciti a salvarlo.”
“No. No, no, no. No! Tu. Tu ti sei sacrificato! Tu hai fatto un patto con Azazel…” Le lacrime gli colmarono gli occhi, rendendoli lucidi.
“Mi dispiace Sammy, ma questa è la versione che la tua mente ha ideato per proteggerti. Mi sarebbe piaciuto salvarlo, ma non abbiamo mai trovato il demone che ha ucciso Mary. Non c’è stata nessuna Apocalisse e mi spiace, non esiste nessun Dio e nessun altro universo. So che sarebbe più sopportabile immaginare che Dean viva almeno in un altro mondo, ma purtroppo non è così. Abbiamo bruciato il suo corpo come è tradizione per i cacciatori.”
Sconvolto Sam provò ad obiettare che Jody e Charlie e Castiel avrebbero confermato la sua versione, ma suo padre gli rispose che non avevano mai conosciuto degli angeli e che se esistessero davvero non andrebbero in giro con un trench color pastello. Prese il volto del figlio tra le mani e lo avvicinò al suo, cercando di infondergli conforto. Lacrime di dolore solcarono il volto del giovane cacciatore.
“Io lo troverò, papà, e lo riporterò in vita.”
John annuì, non se la sentiva di contraddirlo, ma sapeva benissimo che un viaggio di ritorno dal regno dei morti era impossibile.
Sam si sedette in macchina osservando le gocce di pioggia che cadevano, il pianto del cielo per la scomparsa del fratello. Non riusciva a distinguere realtà da fantasia e cominciava a credere che il padre avesse ragione, ma avrebbe tentato in tutti i modi di salvare Dean.
 
A chilometri di distanza, in un pub deserto, un uomo sedeva davanti ad una slot machine sorseggiando Margarita. Intorno a lui i cadaveri degli avventori giacevano a terra come bambolotti rotti. Prese un plico di fogli e li rilesse soddisfatto: aveva dato una nuova piega alla sua storia preferita e non vedeva l’ora di scoprire come si sarebbero evoluti gli eventi.







Ciao a tutti eccomi con un nuovo delirio scaturito grazie al fantastico prompt di Maira. Grazie a tutti per aver letto, ci rivediamo presto!
 
  
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