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Autore: EleWar    04/02/2020    13 recensioni
Durante la notte si è più fragili e più veri, i sogni si fanno più potenti e a volte risolvono in maniera semplice, situazioni che ci sembravano inconcepibili. Dormire, sognare...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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ATTENZIONE: Fan fiction ad alto tasso glicemico, astenersi non amanti del genere ^_^

Questa breve one-shot è il frutto di un sogno ad occhi aperti, ispiratomi dall’episodio in cui Kaori in ospedale conosce la piccola Mayuko e soprattutto l’affascinante padre di lei. L’entrata in scena di questo uomo fascinoso e gentile, e almeno inizialmente, visto come un potenziale corteggiatore della ragazza, scatena la gelosia di Ryo, accuratamente dissimulata peraltro, e dà il via ad una serie di equivoci, soprattutto quando la bambina si convince che appena avrà riacquistato la vista, suo padre chiederà a Kaori di sposarlo. Alcune sere fa sul forum di face book https://www.facebook.com/groups/cityhunterforum/ ragionando attorno a quei magnifici disegni, ci chiedevamo, nello specifico della situazione “E se invece Ryo avesse fatto questo e questo?” ed è stato lì che ho pensato che sarebbe stato un buon argomento per l’ennesima fan fiction. Ieri sera, l’ho buttata giù, e molto più di altre è veramente senza pretese. Siate clementi e…buona lettura!


DORMIRE, SOGNARE…
 
Era ormai notte, in casa Saeba-Makimura, e tutti dormivano; tutti o quasi.
Ryo girava ancora insonne nell’appartamento; una strana inquietudine l’aveva infastidito per tutto il giorno, ma come sempre aveva nascosto i suoi veri sentimenti dietro le solite maschere: indifferenza, strafottenza, noncuranza, quasi maleducazione.

Perché proprio non voleva che sotto il suo stesso tetto ci fosse quell’Uragami, il padre di Mayuko, la bambina non vedente che Kaori aveva conosciuto in ospedale quando si era operata di appendicite.
Il tipo era davvero un bell’uomo, così gentile e premuroso con la sua socia, non uno zotico come lui, almeno così pensava, e in confronto a lui non ci faceva una gran bella figura.
Uragami sembrava aver intenzioni serie con la partner e la figlia si era molto affezionata alla ragazza.
Ryo si aspettava che da un momento all’altro, la piccola se ne venisse fuori dicendo che le sarebbe tanto piaciuto averla come mamma.
Tutto era possibile, come era altresì possibile che il tipo chiedesse la mano di Kaori.

La socia aveva voluto portare padre e figlia a casa loro, decisa ad accollarsi l’incarico di proteggerli da un paio di balordi che avevano preso di mira la bimba, convinti che li avesse visti quando avevano buttato dalla finestra una povera donna dal palazzo di fronte.
Mayuko, in quel momento, era affacciata al balcone ma, essendo cieca, non aveva ovviamente visto niente… ma questo loro non potevano saperlo; la consideravano una scomoda testimone e avevano già attentato alla sua vita all’uscita dell’ospedale, e solo il provvidenziale aiuto degli sweeper aveva scongiurato un altro crimine.

In ogni caso Ryo nutriva sentimenti contrastanti in merito a quella strana situazione: certo non avrebbe lasciato senza protezione quella bambina sfortunata, ma, e gli scocciava ammetterlo, era geloso di quel suo padre così affascinante; già quando erano in ospedale, Kaori era arrivata ad un tale grado di familiarità col tipo, che più volte lui, Ryo, si era sentito escluso.
Se Kaori fosse andata via con Uragami, lei avrebbe avuto la famosa occasione di rifarsi una vita, lontano dal loro mondo così pericoloso; sarebbe diventata moglie e madre, in una sola volta per giunta, e sarebbe stata finalmente felice.
A spingersi ancora più in là con l’immaginazione poi, nulla vietava che di figli ne avesse di suoi. Scosse la testa per scacciare quei pensieri molesti.

Perché il nodo fondamentale della questione era: lui era veramente deciso a lasciarla andare? Sarebbe riuscito a fare a meno di lei poi dopo?

Quella sera avevano litigato di nuovo, cosa più che normale dato il loro menage fatto di screzi, battutacce e prese in giro; ma stavolta l’argomento era diverso e più spinoso.
Quando portavano il cliente a casa, o meglio LA cliente, questa invariabilmente dormiva con Kaori nella stanza degli ospiti; questa volta, essendo padre e figlia, la sistemazione sarebbe stata più difficoltosa.
E, soprattutto, Ryo si era fermamente opposto a che Uragami dormisse con lui, nel suo stesso letto per giunta, mentre le due donne sarebbero state insieme.
Era fuori discussione, però, che l’ospite dormisse sul divano del salotto, almeno per l’ospitale Kaori.
Quindi erano giunti ad un’empasse.
Il socio, allora, l’aveva provocata e sfidata a dividere il suo letto con Uragami, col risultato di averla messa in imbarazzo e fatta infuriare.
Alla fine, com’era prevedibile, sul divano c’era finita Kaori, cedendo totalmente la sua stanza a padre e figlia.

Ed ora, silenziosamente, Ryo era entrato in salotto, perché… non lo sapeva nemmeno lui, il perché.
Guardarla dormire lo calmava sempre, ed era l’unico modo per osservarla e amarla con lo sguardo, come non poteva permettersi di fare durante il giorno.

La ragazza era raggomitolata sotto una striminzita coperta, i corti capelli che ricadevano sul cuscino, le labbra appena dischiuse: dormiva serena.
Il socio s’incantò, perso nella sua contemplazione; era uno spettacolo quasi sovrannaturale quello che aveva davanti.
Però non poté impedirsi di commentare, sarcasticamente, fra sé e sé:

Che scema! Sta con una sola coperta in una stanza così grande” e poi,
Ti vuoi proprio prendere un raffreddore eh?” concluse, forse sentendosi un po’ in colpa per il fatto che, alla fine, era toccato a lei dormire lì in salotto e sul sofà.

Sempre silenziosamente andò a sedersi sulla parte del divano a L, quella che dava davanti a lei, affinché potesse osservarla meglio.
Sospirò quasi frustrato, chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare con lei e, soprattutto, con sé stesso.
Ma proprio mentre la guardava meditabondo, lei iniziò a mugugnare nel sonno, fino a che la sentì dire chiaramente:

“… stupido… Ryo…”

Anche se quelle parole lo ferirono profondamente, ricordandogli quanto lui la facesse soffrire da sveglia, sarcasticamente e amaramente constatò:

… anche quando dorme… riesce ad essere insolente…”

Perché non c’era niente da fare, in un certo senso litigavano anche quando dormivano, e continuavano ad interagire nei sogni, lei magari disperandosi per i suoi comportamenti, e lui immaginando un futuro diverso, in cui potevano amarsi senza remore, in cui lui la faceva sua e, reciprocamente, si donavano l’uno all’altra.
Ma era doloroso anche indulgere in certe fantasie, nutrire quelle folli speranze.
Per loro niente era mai facile.
Pur amandola come mai nessuna prima, lui era fermamente convinto che il diventare una coppia anche nella vita, l’avrebbe esposta ad ulteriori pericoli: il duo si sarebbe indebolito, e non era minimamente pronto anche solo ad immaginare, di poterla perdere per mano di un delinquente qualsiasi.
Eppure sarebbe stato così semplice aprirsi e confessarle quanto fosse preso da lei, e ricambiare i suoi sentimenti.
Perché era sempre tutto dannatamente difficile?

Anche in quel momento lui era lì a struggersi, in preda al terrore che lei potesse lasciarlo per quell’Uragami, arrivato a stravolgere la loro vita, e non aveva il coraggio di fermarla, di trattenerla, di dirle di non andarsene. Sarebbe riuscito a guardarla andar via?
Mentre usciva da quella casa e dalla sua vita, senza poter o voler far niente?

Il tempo si era fermato: da quanto era lì?
Era forse ora di andarsene a dormire anche per lui?
Stava giusto pensando questo, con le braccia mollemente abbandonate sulle ginocchia, quando si sentì osservato a sua volta.
Guardò meglio nella penombra della stanza, verso quel viso angelico e bellissimo posato sul cuscino e si accorse che due enormi e caldi occhi lo stavano fissando.

Trasalì.

Kaori si era quindi svegliata?
Inghiottì a fatica.
E adesso?
Cosa le avrebbe detto?
E, soprattutto, cosa avrebbe detto lei?

Trattenne il fiato.

La ragazza sbatté ripetutamente le lunghe ciglia, poi, con la voce impastata dal sonno, chiese:

“Da quanto sei qui?”

Lui non rispose, allora chiese ancora:

“Perché sei venuto?”

“Perché immaginavo che, sciocca come sei, non ti saresti coperta abbastanza e avresti preso freddo. Vuoi forse ammalarti?”

“Non mi dai tregua nemmeno di notte? Pensi che io sia così sconsiderata?”

Ecco che stavano ricominciando a litigare, ma lui non voleva assolutamente che le cose fra loro degenerassero di nuovo.
Non aveva previsto che la socia si sarebbe svegliata e in un certo senso questo aveva rovinato il momento; però, allo stesso tempo, ne era contento e si sentiva il cuore in subbuglio a starsene lì, così, con lei ad un passo, ancora avvolta nel calore del sonno.
Fu invaso da un’ondata di tenerezza e quasi ne rimase senza fiato.
Cercò di ammorbidire il tono di quella discussione notturna.

“Ma no, ero preoccupato per te…”

Kaori tacque, poi incredibilmente chiese a sua volta:

“Se hai paura che io abbia freddo… perché non mi scaldi tu?”

Ryo sentì il cuore fargli le capriole nel petto.
Aveva sentito bene?
Kaori gli chiedeva di scaldarla?
C’era solo un modo per farlo… distendersi accanto a lei e prenderla fra le braccia.
Ma non sarebbe stato meglio, invece, esordire magari con la solita battutaccia anche stavolta, e troncare sul nascere quella situazione potenzialmente pericolosa?
Perché gli veniva bene trattarla male, quando, al contrario avrebbe voluto solo stringerla, baciarla fino a perdere il fiato e la ragione.
Questo era il solo modo per nasconderle quanto la desiderasse, quanto avesse voglia di lei, come in quel momento, che avrebbe tanto voluto poter fondere il proprio calore con il suo.
Cosa avrebbe risposto?
Ma aveva indugiato troppo nel risponderle e già Kaori, ferita e offesa, si era voltata dall’altra parte, dandogli le spalle mugugnando:

“Come non detto. Dimenticavo che non valgo niente per te, sono un mezz’uomo, un travest…” ma s’interruppe all’istante, quando si sentì afferrare e sollevare da due potenti braccia.
Voltò la testa verso Ryo, che la sorreggeva senza sforzo alcuno e che le sorrideva quasi timidamente; non sembrava nemmeno lui, non lo aveva mai visto così.
Colta alla sprovvista spalancò gli occhi.
Che stava succedendo?
Quasi balbettò:

“Ryo… Ryo ma che stai facendo?”

“Mi hai chiesto di scaldarti, no?”

“E dove mi stai portando?”, ma era una domanda inutile perché lei lo sapeva benissimo.
E questa volta non si oppose né strepitò; era troppo stanca di quel loro teatrino amaro, era giunta l’ora di abbassare gli scudi, di infrangere le barriere che li separavano.
Si strinse di più a lui e gli passò le braccia intorno al collo.
Chiuse gli occhi e inspirò il suo odore così familiare, così rassicurante, e gli sussurrò:

“Grazie”

“Di nulla, per me è un piacere” rispose lui con voce roca.
Poi lei rialzò il viso e, guardandolo con occhi scintillanti, gli chiese:

“Mi terrai stretta a te?”

“Sugar, sì, finché vorrai.”

Le sfuggì un singhiozzo, e poi lo attirò a sé, delicatamente ma con decisione, e lo baciò con trasporto e infinita dolcezza.

Lui, che già si era incamminato, dovette fermarsi, travolto dalla potenza dell’emozione che gli suscitava quel bacio.
Temette di perdere l’equilibrio.
Poteva un semplice bacio farlo vacillare?
Proprio a lui, lo stallone di Shinjuku?
La risposta era sì, se era la donna che amava che glielo donava.

Quando la ragazza si staccò dalle sue labbra, sentì di essere perso, che non avrebbe più potuto fare a meno di quella bocca, di quella donna fantastica che aveva avuto la fortuna di incontrare.
La guardò con occhi sognanti e le ripeté:

“Finché vorrai… finché vorremo”

E attraverso i giochi di luci e ombre dell’appartamento, in un silenzio magico e ovattato, raggiunsero la camera di Ryo, e un secondo prima che lui chiudesse la porta con un piede, le chiese:

“E come farai domani, con Uragami, se dovesse chiederti di sposarlo?”

“Uragami chi?”

E le risate soffocate che ne seguirono, furono chiuse dietro la porta dei due sweepers.
 
Ma è andata veramente così? Chissà… a noi piace pensarlo.



Ringrazio tutte le mie lettrici, quelle nuove e quelle di vecchia data, le silenziose e le amanti delle rec, chi ha preso il coraggio a due mani e si è lanciata a commentare, chi, spero, lo farà presto… questa L’HO SCRITTA PER VOI <3 vi lovvo
Eleonora



 
   
 
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