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Autore: BabaYagaIsBack    04/02/2020    0 recensioni
● Book II ●
In una notte Aralyn ha compiuto nuovamente l'impossibile, mettendo in ginocchio l'intero clan Menalcan. Ha visto ogni cosa intorno a sé macchiarsi del colore del sangue e andare distrutto - forse per sempre. Così, in fuga dai sensi di colpa e dal dolore che le schiaccia il petto, si ritrova a essere ancora una volta l'eroina del suo branco e il mastino al servizio del Duca, ma anche il nemico più odiato dai lupi del vecchio Douglas e l'oggetto di maggior interesse per il Concilio che, conscio di quale pericolo possano ora rappresentare i seguaci di Arwen, è intenzionato a fargliela pagare.
Ma qualcuno, tra i Purosangue, è disposto a tutto pur d'impedire che la giovane Aralyn Calhum venga punita; anche mettere a punto un "Colpo di Stato".
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo
Capitoli:
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0. Prologue

L'uomo rimase in silenzio, incapace d'affrontare la situazione.
Sin dal principio aveva saputo a quali rischi sarebbero tutti andati incontro, ma accecato dalla rabbia, tanto intensa da diventare quasi asfissiante, non si era per nulla preparato ad affrontare quell'evenienza – nonché la peggiore.

Guardando il viso della giovane appoggiata sulle sue gambe doloranti, Arwen non riuscì a evitarsi di notare il pallore malsano delle labbra. Ogni minuto che passava portava con sé tonalità sempre più raccapriccianti, sfumature che lui aveva pregato di non scorgere mai su di lei. Persino il suo corpo, quello che aveva sfiorato poche volte e sempre in modo frettoloso, non sembrava essere caldo come un tempo e, la paura che potesse svanirgli tra le mani, lo portò a mordersi con ferocia la lingua, facendola sanguinare.

Aralyn stava morendo.

L'unica persona rimastagli al mondo stava venendo portata via dalla Morrigan a causa sua. Era stato lui l'orripilante demonio ad averla condannata – lo sapeva, sentiva quella certezza ancorata alle viscere in modo nauseante. Era per lui, per la sua ira incontrollata che era tornata a Villa Menalcan. Era per non perderlo che si era buttata nella carneficina di licantropi. Per lui aveva sfidato i Nobili più minacciosi con cui si fossero mai trovati a fare i conti.

Quella cosetta immobile tra le sue braccia, costretta come lui in un bagagliaio sistemato alla bene e meglio per il suo trasporto, aveva sfidato nuovamente la clemenza degli Dèi e, a causa della maledizione che lui stesso le aveva augurato di incontrare, era stata punita.

Le unghie dell'Alpha nemico avevano trovato uno spiraglio nella sua carne candida, affondandoci dentro e recidendo quanto più possibile. Seppur Aralyn gli avesse conficcato la lama del Pugnale della Luna dritto nel torace, quel bastardo era riuscito a condannarla.
Fenrir l'aveva chiamata a sé e lei, forse stanca di quelle continue lotte e perdite, sembrava aver accettato il suo invito a correre per le Lande Selvagge.

Ma come poteva abbandonarlo? Come osava lasciare suo fratello, il lupo che l'aveva allevata e amata per anni, lì da solo? Credeva davvero che lui sarebbe riuscito a sopportare la sua assenza?

Con le dita, Arwen premette sul punto in cui i bendaggi stavano provando a rallentare la perdita di sangue, anche se con fatica. Di quel passo, si rese conto, non sarebbero mai giunti a Mont Saint Michel in tempo per salvarla – il loro alleato più vicino era lì, segregato lontano dalle faide che logoravano i vari clan d'Europa, ma loro avevano davanti a sé ancora troppi chilometri.

L'albino si piegò sulla sorella, appoggiando la propria fronte su quella di lei e, muovendo le labbra senza emettere alcun suono, iniziò a pregare.

Chiamo il buon Arawn, signore del dopo,
signore dell'ultimo respiro; al solco e alla tomba tieni l'atto. 
Più vecchio del vecchio, più giusto del giusto,
i tuoi cani ululano nella notte, nell'oscurità, piangendo i morti ad Annwn. 
Paziente, le tue sono le strade,
contorto e trasformista, le tue orme sono dei perduti,
tuoi i sentieri oscuri che conducono da tutti i luoghi a un'estremità.
Arawn che aspetta, che conosce il valore di un buon amico,
la cui sala contiene tutto ciò che è sepolto nella fredda terra,
possa il tuo essere venir ricordato, la tua fama riacquistata,
il tuo nome di nuovo pronunciato con timore reverenziale;
Arawn dei racconti aggrovigliati, ti lodo e onoro.

Ti prego, non portarmela via.

Ma la ragazza non dava segni di risposta, il suo respiro si sentiva appena nel rumore del motore. E d'istinto, con la mano libera, l'uomo diede un pugno al vetro del finestrino più vicino, crepandolo e ferendosi – il dolore fisico non era nulla a confronto di quello che sentiva dentro.
Con un ringhio gutturale alzò il viso oltre il sedile posteriore: «Vai più forte!» Sbraitò subito dopo in direzione dell'autista.
Né Marion, né Garrel si voltarono, troppo occupati a fare i conti a loro volta con l'ansia e la preoccupazione. Nonostante Arwen sapesse quanto anche loro stessero cercando di mantenersi lucidi e fare il possibile per salvare sua sorella però, non riuscì a trattarli diversamente.

La donna al volante, visibilmente turbata, scosse la chioma: «Non posso, Arwen. Siamo già ben oltre il limite consentito, se accelero ancora rischiamo di essere fermati e...» L'Alpha non le diede modo di finire. I suoi versi risuonarono tremendamente minacciosi per tutto l'abitacolo, irrigidendo i due compagni.
«Non me ne fotte nulla dei rischi! Se serve ad arrivare da Killian in tempo sono disposto ad ammazzare anche degli umani, chiaro? Ora muoviti!»
E nonostante l'ovvia riluttanza, Marion non riuscì a disobbedire al proprio leader, così la vettura parve iniziare a muoversi con maggiore velocità – in fin dei conti, aveva scelto cilindrate alte per evenienze come quelle, anche se mai si sarebbe aspettato di doverne fare uso.

Solo qualche ora, piccola mia. Resisti, pensò ancora Arwen tornando a guardarla.
Cosa avrebbe dato per tornare indietro e impedirsi di prendere una decisione tanto sciocca, o schiaffeggiarsi nel momento in cui, inconsciamente, aveva permesso alla propria lingua inviperita di augurarle la morte.

Erano stati il suo orgoglio ferito e il suo cuore crepato a parlare per lui, perchè l'idea che lei potesse appartenere a qualcun altro era più fastidiosa di molte altre cose; se poi ci si aggiungeva il fatto che colui a cui sembrava essere destinata era lo stesso licantropo che gli aveva distrutto la vita, nonché parte del clan che più di tutti odiava, lo smacco diventava ancora più insopportabile.

Ma era stato tutto un errore, sin dal principio.

L'Alpha le baciò la fronte, lì dove svettava la macchia violacea di un livido di cui non conosceva l'origine - in realtà poteva solo immaginare dove e come si fosse procurata tutte le ferite che le ornavano il corpo, dal taglio sulla coscia, alle dita screpolate, dal morso sull'avambraccio, ai molteplici ematomi, fino ad arrivare a quella peggiore: le unghiate che da sotto la gabbia toracica arrivavano nei pressi del ventre.

I Menalcan avevano deturpato la persona più preziosa che aveva, per questo Arwen non si sarebbe dato pace fino a quando Gabriel e tutti i membri di quel clan non fossero stati ripagati con la stessa moneta.

Con voce tremante l'uomo si rivolse nuovamente ai due amici: «Quanto manca?» La paura di non riuscire ad arrivare in tempo lo stava logorando, così come il non poter far nulla per la sua Ara. Oltre che premere sulle bende sopra alla ferita non gli era concesso altro - ma avrebbe voluto. Se le sue gambe non fossero state tanto doloranti e la lucidità così vacillante si sarebbe messo lui stesso alla guida di quella stupida vettura, almeno non avrebbe dovuto assistere alla sempre maggiore incoscienza della sorella.

Lei però doveva resistere.
Restargli accanto era l'unica cosa che le chiedeva: i fratelli Calhum contro il mondo, giusto?

E poi non aveva più le forze per seppellire un altro membro della sua famiglia, le aveva perse tutte con Klaus e Veronika - Aralyn sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso della sua sanità mentale.

«Non chiederlo Arwen...» sibilò Garrel, conscio come chiunque altro della moltitudine di chilometri frapposti tra loro e Mont Saint Michel.
«Quanto?!» sbraitò di rimando l'Alpha. Sapeva che la risposta non gli sarebbe piaciuta, ci avevano impiegato quasi due giorni a raggiungere la Villa e la loro destinazione attuale era esattamente a metà strada.

Marion picchiò con violenza il palmo sul volante, gridando con quanta più voce possibile: «Sono dodici ore, okay? Dodici fottutissime ore!» fece una pausa, respirando a bocca aperta e facendo sentire quanto il pianto sommesso la stesse distruggendo: «Non ce la farà mai, Arwen...» i singhiozzi divennero sempre più rumorosi.

No, non ce l'avrebbero mai fatta - dodici ore erano troppe anche per un licantropo. Se solo fossero state meno... la metà, magari.

«C'è un telefono? Eh?! Rispondetemi!» l'albino tornò con il viso oltre la spalliera dei sedili posteriori, fissando gli altri con sguardo febbrile. Forse una soluzione c'era. Forse un modo per evitarle la morte e portarla in salvo esisteva; bastava solo che Killian fosse disposto a lasciare la sua fortezza per un paio di giorni, solo quello.

Garrel prese a frugare nel portaoggetti sotto al cruscotto. Ravanò per minuti interminabili, ma poi, vittorioso, alzò una mano, stringendo tra le dita quello che sembrava proprio essere un cellulare.
Glielo passò con un velo di preoccupazione sul viso: «Cosa hai in mente?» ma l'altro non gli rispose, iniziando a digitare.

Aveva imparato quel numero per i casi di emergenza e nessuno, oltre ad Aralyn, lo conosceva - forse il Duca, ma non ne aveva alcuna certezza.

Era stato lo stesso che sua sorella, in lacrime, aveva chiamato la notte in cui lui era tornato ferito al rifugio in cui vivevano al tempo e, ora, i ruoli si sarebbero invertiti: quella da salvare era lei e l'uomo avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di darle un'ultima speranza.

Il suono dell'inoltro partì, martellandogli il timpano.

Rispondi!, prese a ripetere nella propria mente, te ne prego Killian!

Ma il suono parve non avere alcuna fine.

Come poteva ignorarlo? Lui che gli aveva promesso protezione eterna, aiuto nei momenti di tale gravità, ora sembrava non riconoscere il bisogno.

Arwen mise giù, lanciando l'aggeggio contro lo sportello del bagagliaio.
No!
Non poteva davvero finire così. Non poteva perderla sul serio.

Prese a ringhiare, mordersi le labbra fino a tagliarle e strinse la ragazza a sé con quanta più intensità le ferite di lei gli concedessero. Non poteva sopportare l'idea della sua assenza.

Garrel, nonostante la mole e le ferite, abbassò lo schienale del proprio sedile, slacciò la cintura e gli si portò vicino. Afferrò la fronte di Arwen con il palmo ancora sporco di sangue rappreso e, con una forza all'amico latente, prese a pregare: «Il dovere del soldato è un fardello davvero pesante. La guerra non è romantica, come è scritto nelle nostre poesie, è una vita spesa a guardare gli amici morire nel nome della tua nazione. Combattere guerre e nemici non fanno parte della tua creazione» una lacrima prese a correre lungo la guancia dell'albino, scendendo calda sulla pelle pallida: «Nella morte c'è ricompensa e vivace celebrazione e i caduti in battaglia troveranno pace e l'ammirazione degli Dèi. Piangi i morti di guerra, onora il sacrificio di ogni soldato, ma sii gioioso per coloro che ora sono con La signora e il Padre».

E, appena la sua voce smise di riempire l'abitacolo, gravido di un annientamento emotivo che pochi avrebbero potuto dire di conoscere, un ronzio si fece largo dal fondo del veicolo.

Killian stava rispondendo.



Premessa:


 

Buonsalve lettore,
prima di addentrarti tra i nuovi aggiornamenti di questa storia mi sento in dovere di dirti che sei di fronte al 2° volume della Wolf's Bloodline Series, il proseguo di quella che è stata la mia prima storia sovrannaturale e che prese vita ben sei anni fa.
Se già sei a conoscenza degli avvenimenti del primo libro ( Wolf's Blood: a tale of love and war ) procedi pure con la lettura di questo volume, mentre se sei nuovo t'invito a fare un passo indietro per andare a scoprire i protagonisti e ciò che li ha portati fin qui - sono pressoché certa che se non lo facessi potresti non capire gran parte del testo che ti si presenterà da questo capitolo in poi.
Bene, ora che ti ho fatto quest'appunto, concedimi ancora qualche minuto del tuo tempo per dirti qualche cosina in più:

1§ La qui presente storia è ancora nella sua fase di bozza, quindi potresti imbatterti in errori ed orrori - non farti problemi a segnalarli qualora li dovessi incontrare: terrò presente le tue annotazioni per future correzioni;

2§ Le tematiche affrontate possono essere di varia natura e, avendo ognuno di noi una diversa sensibilità, urtarti o meno - ad ogni modo, cercherò sempre (nei limiti del possibile) di mantenere un linguaggio adatto a tutti;

 Persone, luoghi e azioni sono frutto della mia fantasia e pertanto ti sarei grata se evitassi di copiare e plagiare questa mia opera in qualsiasi modo. Ciononostante, sono accanita fan degli artwork e fanwork, quindi se vuoi aderire alla campagna #profanart , non farti scrupoli ed inviami pure i tuoi lavori!

Per ora questo è quanto, mi auguro che la lettura possa essere di tuo gradimento.

A presto,

Ania Yaga LochUaine

   
 
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