Anime & Manga > Captain Tsubasa
Ricorda la storia  |       
Autore: anna900    04/02/2020    7 recensioni
Dal testo: “Prima hai detto che eri triste, posso chiederti il motivo?”.
Lei si ferma a fissarmi, come se volesse scavarmi l’anima.
“Scusa, so che non sono affari miei”, le dico stavolta davvero imbarazzato.
“No, non preoccuparti, mi fa piacere parlarne…”, mi rassicura: “Pensavo a una storia”.
“Una storia?”
“Sì”.
Non so perché, ma sono curioso: “ Dai...raccontami!”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DAI…RACCONTAMI!

LUI

Cammino per un parco, la giornata è molto calda: mi piace sentire il sole sul viso, mi fa sentire libero.

Mi volto a guadarmi intorno: c’è tanta gente che passeggia, l’unica cosa che mi pare strana è che alcuni indossano dei camici lunghi e spingono delle persone sulle sedie a rotelle.

Scuoto le spalle, non ci faccio caso, proseguo la mia passeggiata, ammiro i cespugli, contornati da bellissimi fiori profumati… li annuso, come si chiamano? Oh beh, non ha importanza: tutto è ben curato qui, è bellissimo!

Mentre cammino, osservo con più attenzione e mi accorgo che è tutto recintato, che strano!

Allora non è un parco… e in effetti, le persone col camice non sono poche, ma … ma dove mi trovo?

Torno indietro, la gente è sorridente, mi guardo attorno e vedo una ragazza seduta su una panchina.. mi pare che mi guardi e questo mi incuriosisce, ma man mano che mi avvicino noto che ha uno sguardo triste… so che dovrei farmi gli affari miei, ma non so, quella ragazza ha qualcosa di speciale, mi attira come se fosse una calamita e non è per l’aspetto esteriore, cioè, è davvero una bella ragazza, ma è per lo sguardo…non ne capisco il motivo, ma mi spiace vederla così.

Ecco sono arrivato di fronte a lei, mi sento stranamente nervoso:

“Tutto bene?”, riesco alla fine a chiederle.

Lei sgrana gli occhi e mi sorprendo nel sentire la sua voce: “Sì, grazie, è che ero un po’ triste…”.

La sua voce mi fa perdere un battito, mi sembra come se l’avessi già sentita da qualche altra parte, ma non capisco, non l’ho mai vista prima.

Mi ridesto: “Posso… posso sedermi?”.

Lei sorride, di un sorriso che più bello non si può: “Sì!”.

Mi accomodo, la gente continua a passare avanti e indietro. Trascorrono alcuni minuti senza che nessuno dei due parli, non mi sento imbarazzato, ma ho voglia di parlarle e di risentire la sua voce: “Tu sai che posto è questo?”.

“Non lo sai?”, mi chiede incuriosita

“No!”, non so, dovrei saperlo?

“E’ una clinica medica”

“Una- clinica -medica?”, ripeto quasi balbettando

“Sì, sai cosa vuol dire?”, mi chiede.

Sento che alla sua domanda potrebbe rispondere anche un bambino, ma per me invece è complicato: “Credo che riguardi le persone malate”, rispondo con non troppa convinzione.

Lei mi guarda e sorride, un sorriso bellissimo che ricambio. Non è falso, è dolce e sincero…questa ragazza mi piace molto!

“Prima hai detto che eri triste, posso chiederti il motivo?”.

Lei si ferma a fissarmi, come se volesse scavarmi l’anima.

“Scusa, so che non sono affari miei”, le rispondo stavolta davvero imbarazzato

“No, non preoccuparti, mi fa piacere parlarne…”, mi rassicura: “Pensavo a una storia”.

“Una storia?”

“Sì”.

Non so perché, ma sono curioso: “ Se non sono troppo invadente, ti andrebbe di raccontarmela?”.

Lei torna a fissarmi incredula, poi mi sorride e risponde con fermezza: “Certo!”

LEI

È lui, si è avvicinato a me, spontaneamente, non riesco a crederci… mi chiede di raccontargli la storia che mi ha resa triste. Sorrido:

“In realtà non è una semplice storia: tutti i protagonisti sono accomunati da una grandissima passione per uno sport, che per molti di loro è diventato anche un lavoro, e dell’amore incondizionato di due ragazzi”.

“Sembra interessante! Dai...racconta!”, mi esorta.

Sono stupita della sua insistenza, tiro un bel sospiro e comincio:

‘Qualche anno fa, nella città di Nankatsu, in Giappone, si trasferì un bambino molto carino e con una passione smisurata per il gioco del calcio. Girava per i quartieri calciando un pallone e a chiunque gli chiedesse perché lo facesse dava sempre la stessa risposta: ‘ Il pallone è il mio migliore amico’.

Si fece da subito alcuni amici della sua età: Bruce, Arthur e una ragazzina di nome Patty.

Ma come fece facilmente degli amici, subito si fece un nemico: Benjiamin Price, un portiere famosissimo nella cittadina, perché definito imbattibile da tutti e che giocava per l’altra squadra del Paese.

Dopo parecchie peripezie, il ragazzino, dotato di una capacità innata per il calcio, riuscì a segnare un goal a quel portiere che sembrava veramente invincibile e da lì fu tutto in salita: divennero ottimi amici e iniziarono a giocare insieme in una nuova formazione calcistica, che aveva raggruppato tutti gli elementi migliori del Paese, per affrontare il campionato nazionale’.

Faccio una pausa, guardo in faccia il mio interlocutore, è davvero interessato, guardo l’ora è tardissimo, è quasi ora di cena, devo tornare a casa dai miei figli.

“Continua!”, mi sprona, non vorrei, Dio sa quanto non vorrei, ma non posso stare oltre.

Un’ infermiera sorridente si avvicina a noi e si rivolge al ragazzo: “Buongiorno! Hai fatto proprio una bella passeggiata!”.

“Sì, ho camminato tanto!”, sorride anche lui, appoggia la mano destra sulla nuca per farlo… è un gesto che non riesce a dimenticare per niente e questo mi riempie di gioia: è un piccolo particolare, ma è importante!

“Rientriamo che è pronta la cena?”, gli chiede l’infermiera

“Ecco, io non so, dovrei?”, chiede il giovane

“Certo! È tutto pronto, stiamo aspettando te per mangiare!”, insiste la donna.

“Tranquillo, vai! Anche io dovevo andare!”, rispondo in modo che faccia la cosa giusta.

“Ma non hai finito la storia!”

“Se vuoi potrei continuare a raccontartela un altro giorno!”, gli propongo

“Potresti domani? Mi farebbe davvero piacere ascoltarti!”

“E a me farà davvero piacere raccontartela”, gli rispondo col sorriso che ricambia e io mi sento così felice.

Sta per andarsene, quando poi si volta e mi chiede:

“Come ti chiami?”.

L’infermiera si volta a guardare sia me che il ragazzo in modo perplesso, gli rispondo: “Patricia!”.

Fa qualche passo, ma stavolta sono io a chiamarlo: “E tu? Tu? Tu come ti chiami?”.

Mi fissa, sgrana gli occhi e risponde: “Io.. io… non mi ricordo.. io..”, si piega sulle ginocchia, con le mani si tiene forte la testa, il malore è ricominciato.

È un attimo, vedo l’infermiera tirare fuori dalla tasca una siringa per lui, ma prima che possa fare qualcosa, mi avvicino a lui, lo richiamo a me, gli intimo di guardarmi: “Guardami, guardami…”,e quando finalmente il suo sguardo incrocia il mio: “Ascolta, se vuoi posso darti io un nome che terrai fino a quando non ricorderai il tuo vero nome”.

Scandisco bene le parole, ha bisogno di essere rassicurato il più possibile, non voglio che abbia una crisi.

Trema, è confuso, ma quando ascolta le mie parole torna sereno: “Sì, possiamo fare così!”.

“Allora, mi piacerebbe chiamarti Oliver, a te piace?”.

Lo guardo con dolcezza, lui ci pensa un attimo sù e risponde: “Sì, Oliver va bene!”.

Annuiamo entrambi, la crisi è passata, l’infermiera ripone la siringa in tasca e si avviano all’interno della struttura per cenare.

Anche se alcune lacrime mi scendono sul volto, il mio cuore è colmo di gioia, perché ora ho una speranza in più: so che anche lui sta aspettando domani per rivedermi... e chissà!

DETTAGLI

Lo so, lo so, chi mi segue sta pensando: ‘Ma dov’è finito l’aggiornamento di “Forever only you”?’.

Ecco, diciamo che in queste settimane i miei personaggi hanno letteralmente litigato con me e io con loro. Qualunque cosa io scriva non va bene a loro e a me, ciò che vogliono loro, non piace.

Pertanto mi sono presa una piccola pausa di riflessione, per schiarirmi le idee e iniziare questo nuovo progetto.

"Dai...raccontami!" mi è venuta in mente leggendo la penultima recensione di CKS, dove mi faceva presente il suo timore che Holly perdesse la memoria.

.

L’idea non era male, ma in “Forever only you” le dinamiche previste sarebbero state stravolte, mentre in un’altra storia, mi son detta, PERCHÉ NO!

Spero che questa nuova long incuriosisca e piaccia!

Anna

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: anna900