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Autore: Cry_Amleto_    05/02/2020    0 recensioni
/Seguito di "Lost Creatures", preceduto a sua volta da "Lost Time". Ultimo capitolo della trilogia "Lost"/
[Stony!]
Tratto dalla FanFiction:
"Si amavano di un amore bugiardo, fatto di segreti, bugie e mezze verità.
Si amavano di un amore unico, carico di passione, affetto, preoccupazione, gelosia.
Si amavano, di quell'amore dal quale non sopravvivi."
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost'
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[4th July]

[…]If you're ready, heart is open
I'll be
waiting, come and find me […]
[…] Se sei pronto, il cuore è aperto
Ti aspetterò, vieni e trovami […]

 
 
È il quattro luglio.
Il suo cinquantesimo compleanno è passato, due mesi prima, silenziosamente nella baita calda e ritirata. Non ci sono stati i fuochi d’artificio che ora illuminano, lontani, la notte.
È da solo, sul porticato, i raggi della luna fanno brillare le striature grigie ai lati delle tempie.
Tra le mani ha un bicchiere di vetro, all’interno un dito di scotch. Non beve più, neanche champagne, ma quel dito se lo deve concedere ogni tanto, ogni quattro luglio. Non può essere altrimenti.
Sono passati nove anni, quasi dieci.
Si è sposato, certo che l’ha fatto.
Hanno avuto una figlia. Non è riuscito a darle il nome di Victoria. L’hanno chiamata Morgan. È un piccolo urgano di quattro anni con un sorriso enorme e un’intelligenza fuori misura.
Non è innamorato di sua moglie, non davvero. Lei lo sa.
Alla fine Victoria – sua figlia, la sua bambina perduta - aveva ragione.
Anche dopo tutto questo tempo, il cuore di Tony Stark sarebbe sempre appartenuto a Steve Rogers.
 

~o~

 
Steve Grant Rogers era un uomo testardo.
Lo era stato quando era alto un metro e una spanna, lo era nel completo attillato di Capitan America.
Per questo ha detto di no. Ha detto di no, mentre Tony diceva di sì. Non avrebbe lasciato che il genio finisse nelle mani di un criminale che indossava la sua faccia – è davvero così diverso da te, Steve? -, non per una ragazzina appena conosciuta, non per la salvezza del mondo intero. Non lo aveva già perso abbastanza volte?
 
«No» insistette, la presa salda intorno al braccio di Tony impedendogli di fare un altro passo avanti.
 
«È quello che vuole» ribatté l’altro Steve, lo sguardo vitreo negli occhi di Capitan America. «Ha solo dimenticato.»
 
Bastò un solo istante. Capitan OLTRE si avvicinò ad Iron Man, giusto il tempo per attivare, vicino al suo orecchio, un dispositivo dal rumore stridente.
 
«Ricorda, Tony Stark» l’ordine del Falso era mitigato da una piega leggera sulle labbra, tornato velocemente sui suoi passi.
«Per il momento mi ritiro» aggiunse. «Posso lasciarti un po’ di spazio, tesoro. Ma non farmi attendere troppo. La piccola Tory ti aspetta, dopotutto.»
 
Tony registrò a stento le ultime parole, la vista confusa, le ginocchia deboli. Sarebbe rovinato a terra se Steve non lo avesse preso. Le proprie palpebre caddero pesanti, mentre lo sguardo era ancora ostinatamente puntato sulla lunga giacca nera dallo stemma rosso che si allontanava con passi misurati.
 

~o~

 
Le mani stringevano il volante, le nocche bianche. Occhiaie profonde gli solcavano il volto, accentuate da un pallore mortale. Iron Man era in auto, l’armatura lontana, a casa. No, non a casa. Non c’era più una casa. E non si riferiva alla distrutta villa di Malibù, nè alla Stark Tower. Non era mai esistita una casa. Stev-… Rogers gli aveva mentito. Per tutto questo tempo, non aveva fatto altro.
E lo avrebbe sposato, sì, avrebbe sposato l’assassino dei suoi genitori.
Chiuse brevemente gli occhi, un gemito gli graffiò sordo la gola.
Accostò velocemente l’auto a bordo strada, precipitandosi fuori. Si portò una mano al collo, cercando di respirare attraverso la crisi di panico. Strizzò gli occhi iniettati di lacrime, accucciandosi con la schiena contro lo sportello, la testa portata verso l’alto e gli occhi puntati al cielo privo di stelle.
Steve non aveva osato rispondergli quando gli aveva chiesto, quando lo aveva supplicato, di negare ciò che i suoi ricordi stavano portando a galla. Lo rivedeva ogni volta che chiudeva le palpebre – video di Steve che fruga tra i documenti di Howard, di Steve che sorride gentilmente a sua madre, di Steve che manda i suoi genitori a morire quel 16 dicembre del 1991 – ma ciò che lo perseguitava più di ogni altra cosa era proprio lo sguardo freddo, impenetrabile del Capitano quando la verità era arrivata a galla. Non aveva neanche provato a giustificarsi. Era rimasto immobile, i piedi saldi a terra e la schiena dritta, la posizione di Capitan America pronto alla battaglia.
Mi avresti combattuto, Steve? Se invece di andarmene fossi restato e avessi permesso alla rabbia di esplodere, avresti ucciso anche me?
Non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo, forse perché poteva immaginare quale fosse la risposta.
Sì. Lo faresti.
L’attacco di panico cedette posto a singhiozzi feroci che gli percossero implacabili le spalle.
Serrò nuovamente gli occhi. Finse di credere che fosse solo tutto un brutto sogno, uno degli ennesimi, da cui non riusciva a svegliarsi.
Appena la vista si schiarì abbastanza da mettere a fuoco l’asfalto sotto di sé, rimontò in macchina.
Acceso da una nuova determinazione mise in moto l’auto, le labbra strette in una linea sottile.
Non era quello il momento di affrontare il cocente tradimento, aveva una figlia da salvare e un patto da stringere col diavolo.
 

~o~

 
Una luce troppo luminosa, spietata, gli aggrediva gli occhi costantemente nella cella asettica. Era incatenato al muro come un animale, tenuto in piedi dai legami troppo corti.
Non poteva dormire.
Non poteva smettere di pensare.
Non poteva smettere di sentire le urla di Victoria mentre la torturavano, proprio davanti a lui, con l’unico intento di fargli del male.
Non poteva smettere di vedere la luce abbandonare per sempre quegli occhi così simili ai suoi.
A Tony, invece, non era stato torto un capello. L’Altro lo teneva semplicemente lì, sveglio, nutrendolo attraverso la stessa strana sostanza che lo teneva ritto contro la parete bianca. Lo andava a trovare di tanto in tanto, diviso dal genio da una lastra di vetro infrangibile.
Gli parlava per ore, dipingendo con voce imbevuta di miele un futuro idilliaco con loro due come unici protagonisti.
Gli ripeteva quanto lo amasse, che tutto ciò a cui lo stava sottoponendo era per il suo bene, per renderlo più forte, capace di governare il mondo al suo fianco.
Gli raccontava quanto a lungo avesse cercato di portarlo con sé, fallendo con i Chitauri e un dio burattino della sua stessa magia, riuscendoci con i Cybermen, solo per essergli sottratto di nuovo.
Gli diceva del patto stretto con Obadiah Stane affinché lo consegnasse a lui una volta catturato, del proiettile che aveva sfondato il cranio di colui che era stato il suo mentore – un gesto di misericordia, il tuo Steve lo aveva già ridotto in un tale stato… –.
Iron Man rimase in silenzio per tutto il tempo, lo sguardo vacuo immobile davanti a sé. Avrebbe solo voluto che tutto, che i tormenti, che la sua vita avesse fine. Era terribilmente stanco. Era terribilmente solo.
 

~o~

 
«Steve… oh mio Dio, Steve! Perché l’hai fatto?!»
 
Tony non riuscì a distogliere lo sguardo dalla scena che si profilava davanti ai suoi occhi, interrompendo bruscamente i suoi passi in fuga per precipitarsi al suo fianco. C’era così tanto sangue. Tenette le mani premute contro la ferita larga un pugno sul busto del Capitano, le lacrime che gli offuscavano lo sguardo.
 
«Andrà tutto bene… Starai bene. Lo prometto. Tieni duro, okay?»
 
Le parole che uscivano dalle labbra cercavano più di convincere il genio stesso che il biondo. Steve posò debolmente una delle sue grandi mani – sono sempre state così calde, Steve, perché adesso tremano fredde? – su quelle di Iron Man. Gli sorrise, il Capitano, un sorriso ampio, rosso del sangue che continuava a tossire, un tentativo fallace di rassicurazione.
Un gemito angosciato lasciò le labbra del moro.
 
«Perché l’hai fatto, non dovevi metterti in mezzo…!»
 
Tony non riuscì più a trattenere le lacrime che piovvero calde sulle loro mani intrecciate, intrise di rosso.
Steve sollevò la mano tremante, portandola al viso di Tony, asciugandolo teneramente. Dipinse una scia vermiglia sul suo zigomo e il genio non poté che soffocare l’ennesimo singhiozzo.
 
«Io ti amo, Tony Stark» rispose semplicemente il Capitano, un minuscolo sorriso, timido, sulle labbra macchiate di sangue.
 
Il genio si portò una mano alla bocca, incapace di esprimersi, incrociando gli occhi cerulei oltre il velo di lacrime. Fu a quel punto che notò il laccio legato al collo di Steve. Due fascette dorate catturarono brevemente i raggi lunari che filtravano nella fitta boscaglia. I loro anelli. Tony poté sentire di nuovo il crudele tintinnio metallico che il proprio fece, gettato sul parquet prima di chiudersi la porta della stanza dell’hotel alle spalle, prima di correre tra le braccia del proprio carnefice, dell’assassino del suo Steve.
 
Le mani di Iron Man non tremarono mentre finalmente compì la scelta giusta. Raggiunse il laccio, sciogliendolo delicatamente. Prese in mano i cerchi d’oro, scegliendo il più grande. Vi posò sopra un bacio dolce prima di accogliere con premura la mano sinistra di Steve nella propria. Il Capitano non proferì parola, limitandosi a guardarlo con occhi che avrebbero potuto illuminare il mondo, nonostante il volto sempre più pallido.
Lentamente, chiedendo il permesso con lo sguardo, Tony iniziò ad infilare l’anello all’anulare di Steve.
 
«Con questo anello ti sposo e unisco il mio cuore al tuo con amore e devozione» mormorò piano e a discapito di tutto sorride, Stark, il volto inondato di lacrime.
 
Rogers raccolse piano la fede più piccola, infilandola al dito dell’uomo che non avrebbe mai potuto smettere di amare.
 
«Con questo anello ti sposo e prometto di proteggerti, sostenerti e incoraggiarti nelle gioie e nel dolore» fu il mormorio commosso di Steve, soffocato dalle labbra di quello che, agli occhi d’Amore, era suo marito.
In quel bacio morirono e rinacquero insieme tante volte da non poterle contare.
 
Ma anche quella piccola eternità ebbe fine.
Il latrato dei cani e le urla degli uomini che li inseguivano giunsero chiari fino a loro. Quanto tempo li separava dalla cattura?
 
«Devi andare, Tony» mormorò il Capitano con un filo di voce, lo sguardo limpido, sereno, felice.
 
Iron Man può solo scuotere la testa, accasciandosi contro l’ampio petto di Steve, facendo attenzione ad evitare la ferita. Aggiunse in silenzio il sale delle lacrime al rosso che consumava ogni speranza di un futuro. Immancabili le forti braccia di Steve avvolsero Tony, cullandolo piano.
 
«Puoi… promettermi una cosa… eh… tesoro?» chiese il Capitano con un filo di voce.
 
I denti candidi affondarono nel labbro inferiore del moro, trasformando l’urlo che il suo cuore incitava in un gemito sommesso.
 
«Tutto quello che vuoi» rispose, il capo premuto ad ascoltare il battito sempre più lento del suo cuore.
«Vivi.»
 

~o~

 
Buon 102° compleanno, Steve.
 
Solleva il bicchiere di whisky alla luna, mentre una lacrima solitaria gli solca la guancia, lambendo le labbra tese in un accenno di sorriso.
Un cerchietto dorato riflette per qualche attimo i raggi candidi, nascosto tra i bottoncini della camicia bianca. Portò una mano lì, aggrappandosi all’anello fino a sbiancarsi le nocche. Grazie al reattore fornitogli dall’Altro Capitano, era sfuggito alla morte per altri dieci anni. Aveva vissuto, proprio come gli aveva promesso. Ma ora era abbastanza, poteva riposare.
 
«Io ti amo, Steve Rogers.»
Aspettami, tesoro, ti ritroverò.
 
 

«Luna
Mezza luna o piena
Serena
Passi e te ne vai
Guarda
Con che pena si muore
D'amore
Quaggiù»

- Luna, Riccardo Cocciante
Notre Dame de Paris, Musical

 
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E niente. Finita. Caput. Ci ho messo 4 anni, wow. Il 2016 sembra un puntino lontanissimo nello spazio tempo. E questo finale in realtà è molto molto diverso rispetto a quello che avevo ideato all'inizio.
Volevo darvi un lieto fine ma beh, è successa la vita. Tony e Steve sono cambiati in questi quattro anni, anch'io lo sono. Un lieto fine non era la conclusione giusta a questa storia che mi ha accompagnato nei periodi più osceni della mia adolescenza, quindi tant'è. Vi voglio bene.
 
Vi ringrazio davvero davvero tanto per tutto il sostegno che mi avete dato nel corso di questi anni - se c'è qualcuno che ha iniziato quel tanto tanto tempo fa battete un colpo se siete arrivati fin qui, vi meritate l'applauso e il bacio accademico. Love u.
 
P.s.: Vi incollo qui i link delle canzoni della trilogia, più quella legata alla conclusione di questa storia. È cosa buona e giusta.
Lost time:
https://www.youtube.com/watch?v=G0VoZ7tubV0&feature=emb_title
Lost creatures:
https://www.youtube.com/watch?v=tfY4OfUXiYU&feature=emb_title
Lost worlds:
https://www.youtube.com/watch?v=7rSesUyoKtM&feature=emb_title
+1:
https://www.youtube.com/watch?v=xYFG4rHh2Z8&feature=emb_title
 
 
 
 
  
 

 

   
 
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