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Autore: fantaysytrash    05/02/2020    4 recensioni
[Steve/Bucky + Bucky/Natasha | Introspettivo/Fluff/Slice of Life | Raccolta/Mini-long | Missing Moments | Canon Divergence | Otherverse | Multisetting] [Questa storia ha partecipato al contest “Di divinità e amore [II Edizione]” indetto da AleDic sul forum di EFP]
Tre momenti fondamentali della vita di Bucky il quale, rimettendo insieme i pezzi rotti del suo passato e ricordandosi delle due persone più importanti della sua vita, riesce a ritrovare anche l’amore per se stesso.
#1 – Philia: “Ciò che blocca Bucky a pochi metri dal campo, tuttavia, non è la sua forma imponente, ma il sergente che dondola a qualche centimetro dal suolo, tenuto sospeso dalle braccia possenti di quello che è chiaramente un suo sottoposto.”
#2 – Eros: “Così, quando viene trascinato sulla sedia, legato con pesanti cinte di cuoio, dimenandosi talmente poco che occorrono solo due agenti per tenerlo fermo, non spreca il poco tempo a disposizione tentando di fermare l’inevitabile, ma passa in rassegna tutti i ricordi migliori, l’ultima occasione di cogliere un po’ di serenità.”
#3 – Agape: “Quando ore dopo si ritrovano davanti all’enorme gola rocciosa, nemmeno le sue insicurezze riescono a impedirgli di irrompere in un sorriso sincero che, di conseguenza, fa triplicare quello di Steve.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’Autrice

Questa storia è stata un po’ parto, con decine di idee diverse che continuavano a cambiare, ma alla fine sono riuscita a produrre un qualcosa di cui posso dirmi relativamente soddisfatta. Si tratta di una raccolta/mini-long – ancora non so bene come definirla – che segue Bucky e il suo processo di guarigione mentre riordina i suoi ricordi e capisce dove appartiene veramente.

In questo primo capitolo, ci si concentra sul primo incontro tra Bucky e Steve al campo militare Lehigh, per poi spostarsi, nei capitoli successivi, sul rapporto tra il Soldato d’Inverno e Natasha mentre erano nella Stanza Rossa e, infine, uno stralcio di vita dopo che Bucky viene integrato nel gruppo degli Avengers.

Sebbene nel secondo capitolo sia presente la coppia Bucky/Natasha, la fic in generale vuole sottolineare il rapporto tra Bucky e Steve e come il loro amore abbia mantenuto in vita in più occasioni Bucky, anche quando questi non ricordasse per che cosa, esattamente, stesse lottando.

I titoli dei capitoli sono costituiti da diverse tipologie d’amore (philia – amore sentimentale; eros – amore carnale; agape – amore universale), che vogliono essere anche le tematiche principali degli stessi.

Inoltre, parte del prompt per il contest era l’inserimento di elementi in riferimento ad altre trasposizioni (in questo caso, i fumetti), quindi se non vi tornano certi eventi con il Marvel Cinematic Universe è per questo motivo.

Buona lettura,

Federica ♛



Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Stan Lee e alla Marvel. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 

 

 

RECOLLECTIONS OF LOVE

#1 – P H I L I A

 

Quando Bucky non è ancora un sergente degno di nota ma un semplice orfano, semi-abbandonato al campo militare Lehigh, pensa che non ci sia onore più grande che combattere per il proprio paese.

Non è completamente estraneo agli orrori della guerra, ma conosce abbastanza per sapere che è questa la vita giusta per lui; esser diventato una sorta di mascotte dei militari nel tempo trascorso con l’ormai defunto padre lo facilita a convincere il colonnello Applegate in persona a impartirgli un addestramento completo.

Sebbene sia ancora troppo giovane per prender parte a una vera e propria operazione militare, fa del suo meglio per esser visto di buon occhio dai suoi superiori, convinto che il suo momento non tarderà a presentarsi.

Gli allenamenti giornalieri sono tutto fuorché leggeri, ma l’aria complice che si crea attorno ai cadetti e quel senso di appartenenza che Bucky non ha mai provato prima di allora sono segnali sufficienti per confermare le proprie già profonde convinzioni.

Quando la guerra scoppia definitivamente, non perde tempo prima di richiedere una missione sul campo, determinato a non essere lasciato indietro, e rimane piuttosto sorpreso quando gliene viene affidata una solamente dopo qualche giorno.

E affiancare un soldato semplice è proprio l’esercizio utile per acquisire l’esperienza di cui ha così disperatamente bisogno.


Bucky non si considera affatto una persona stupida – non per nulla è riuscito a guadagnarsi un futuro con le sue sole abilità persuasive – ma non appena posa gli occhi sul volto che nelle settimane precedenti ha guardato solo tramite una fotografia polverosa, perde momentaneamente il filo del discorso che si era preparato.

Il soldato semplice Rogers è allo stesso tempo uno stereotipo e una sorprendente rivelazione; muscoloso e agile come ogni militare dovrebbe essere, ma con una schiena troppo dritta, troppo orgogliosa per un milite qualunque.

Ciò che blocca Bucky a pochi metri dal campo, tuttavia, non è la sua forma imponente, ma il sergente che dondola a qualche centimetro dal suolo, tenuto sospeso dalle braccia possenti di quello che è chiaramente un suo sottoposto.

“Perché non te la prendi con qualcuno della tua stessa taglia?”

La voce di Rogers è bassa, sulla difensiva, e quasi ringhia le parole in faccia all’ufficiale, che da parte sua non si comporta in modo degno del suo rango, abbassando la testa e pronunciando qualche parola che Bucky non riesce a cogliere.

Di fianco ai due si trova un terzo uomo – un ragazzino, in realtà – con un occhio nero e i pantaloni strappati che cerca di nascondersi il più possibile dagli sguardi sempre più numerosi degli altri militari.

Quando il sergente viene lasciato andare, camminando tanto velocemente quanto sia concesso prima che si debba definire una vera e propria corsa, i due si voltano verso Bucky, il quale si limita a porgere le scartoffie che segnalano il motivo della sua presenza.

Il soldato Rogers cambia velocemente espressione, la postura si fa più rilassata e gli occhi diventano più cristallini, mentre dà una scorsa alle parole scritte sugli ordini ufficiali che gli sono stati consegnati.

“Io sono Steve,” si presenta infine il ragazzo – non ci può essere molta differenza d’età tra i due, Bucky conclude –, allungando la mano in saluto.

Bucky la guarda per un attimo, ancora stordito dalla situazione, e passano alcuni secondi prima che replichi il gesto.

“Bucky,” afferma stupidamente, dimenticandosi delle raccomandazioni di presentarsi ufficialmente e non scompostamente. Steve alza un sopracciglio come a voler indicare l’assurdità di tale nome, ma si trattiene dal commentare.

Bucky decide che affiancare Steve Rogers si rivelerà più interessante del previsto.


I giorni passati con Steve donano un’atmosfera piacevole che si contrappone al clima opprimente della guerra, e Bucky non può fare a meno di sentirsi in colpa; non dovrebbe provare alcuna piacevole emozione mentre centinaia di uomini muoiono ogni giorno, spesso a pochi passi di distanza da lui.

Ma Steve ha il sorriso facile, una risata genuina e non permette a nessun altro cadetto di prendersela con i più deboli, rivelandosi fin da subito un’anima gentile a dispetto del suo aspetto imponente; se solo Bucky fosse nelle condizioni di poter essere onesto con se stesso, ammetterebbe che si sta lentamente innamorando di quello che è ormai diventato il suo miglior amico.

Quando in seguito scopre che quel teppistello è in realtà Capitan America, in fondo non è poi così sorpreso; ha il carisma, il coraggio e la tenacia che si addice a un supereroe, e Bucky non vuole far altro che seguirlo in capo al mondo.

“Fidati, li convincerò a farmi venire con te,” promette solenne il giorno successivo, mentre i due stanno facendo una pausa dal solito allenamento giornaliero.

“Non devi farlo, sai. Se ti succedesse qualcosa…”

Bucky lo interrompe subito. “Siamo in guerra, Steve, succederà sicuramente qualcosa.”

E quando qualcosa succede veramente e Bucky cade nel vuoto, l’espressione distrutta di Steve per sempre stampata all’interno delle sue palpebre, non rimpiange un solo momento della sua vita; per quanto lo riguarda, ne è valsa la pena.

   
 
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