Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Chiaretta160311    05/02/2020    0 recensioni
Eva è stata abbandonata dai suoi genitori bIologici. Dopo aver vissuto per anni con due preti convinti che avesse il diavolo in corpo decide di scappare. Grazie alle sue particolari doti sia umane che soprannaturali diventa un'assassina spietata e conosce dettagli sconvolgenti del suo passato che la porteranno a prendere una decisione che mai si sarebbe aspettata.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Non sapevo se accettare la sua proposta, avrei apprezzato un pasto caldo dopo mesi in cui i miei unici pasti erano costituiti da qualche pezzo di pane duro e, nei giorni migliori, qualche piccolo assaggio di formaggio. 

Nonostante la fame, sentivo di non potermi fidare di quel tipo losco; era rimasto a fissarmi senza proferir parola dopo la sua offerta ed era ancora lì impalato, inarcato sul bastone e un po’ tremolante, non so se per il freddo o perché le sue gambe non erano più forti come una volta. Nel silenzio tombale della notte si sentì un rumore provenire dal mio stomaco, un brontolio sommesso, quasi un sospiro che dall’interno mi chiedeva disperatamente di accettare l’offerta del vecchio e godere finalmente di un pasto degno di questo nome. Non potendo rifiutare una richiesta che veniva direttamente da me mi alzai piano, come se un eccessivo spostamento d’aria avrebbe fatto perdere l’equilibrio a quell’uomo, che era ormai troppo vicino a me. Non mi diede nemmeno il tempo di raddrizzarmi che aveva già iniziato a camminare, lasciandomi indietro, e dirigendosi verso la locanda più vicina. 

Era l’unico luogo nei dintorni in cui non avevo mai osato rubare, era troppo vicino a “casa mia” e il proprietario non aveva affatto una buona reputazione. 

La notte era silenziosa e anche dentro la locanda non si sentiva volare una mosca; appena varcata la soglia il proprietario si girò verso di noi e, dopo averci lanciato una rapida occhiata, tornò alle sue faccende non curandosi di noi. Doveva essere abituato a vedere gente di ogni sorta in quella bettola, non eravamo diversi da tanti altri. Guardandomi intorno la mia idea prese sempre più valore, solo tre tavoli erano occupati e nessuna di quelle persone sembrava essere il classico tipo che incontri per strada tutti i giorni. Ad un tavolo sedevano due ragazzi, uno dei quali aveva i vestiti sporchi di terra e di qualcosa che sembrava essere sangue incrostato; probabilmente aveva avuto una qualche rissa e non voleva, o non poteva, tornare a casa per ripulirsi prima di andare a mangiare qualcosa; i due ragazzi erano in silenzio e si fissavano l’un l’altro, ogni tanto uno dei due abbassava lo sguardo per prendere un boccone ma nulla di più. Gli altri due tavoli erano occupati da una persona ciascuno; in uno aveva preso posto una figura di cui non riuscivo ad identificare il sesso perché vestita completamente di nero e con un cappuccio che gli copriva totalmente la faccia; in mano aveva un boccale di vino, riempito d’acqua fino all’orlo, e la sorseggiava come se fosse una bevanda di alta qualità. All’ultimo tavolino era seduta una donna, con abiti succinti ma molto eleganti, prendeva piccoli bocconi dal suo piatto di pasta e la mangiava lentamente; probabilmente aveva da poco finito il suo turno di lavoro e dopo aver soddisfatto a dovere il suo ultimo cliente si era concessa un pasto notturno prima di andare a dormire.

Il vecchio signore mi aveva brevemente superata e si stava dirigendo verso un tavolo solitario vicino al muro, dopo essersi seduto mi fece cenno con il bastone, in legno e perfettamente intagliato, di sedermi di fronte a lui. Iniziò a fissarmi con occhi severi ma allo stesso tempo curiosi, non distoglieva lo sguardo nemmeno per un attimo, ma allo stesso tempo non sembrava avesse intenzione di parlarmi. Il proprietario della locanda si avvicinò, qualche minuto dopo, con fare scocciato, per prendere i nostri ordini e andarsene subito dopo senza il minimo di cortesia o ospitalità. Aspettammo un po’ prima di ricevere il nostro ordine, tempo in cui l’uomo continuò a guardarmi incessantemente, in alcuni momenti il suo sguardo sembrava quasi addolcirsi mentre in altri avrei giurato fosse lì per uccidermi. Nonostante quell’uomo fosse difficile da decifrare ero sempre più convinta, che dietro quella maschera di cicatrici, ci fosse una figura interessante che aveva tanto da raccontare.

Nel esatto momento in cui il locandiere poggiò l’ordine sul tavolo e si allontanò abbastanza da non essere più a portata di orecchio, il vecchio prese un sorso dal suo bicchiere di vino e iniziò a parlare con una voce bassa e rauca  “Lei forse non sa chi sono io, ma io la conosco da tutta una vita.” fece una breve pausa e poi “Conosco la verità sulla sua vita all’interno della chiesa e ogni dettaglio della sua vita sulla strada.”

Per la prima volta dopo anni qualcosa o meglio qualcuno era riuscito a far sorgere in me un sentimento ormai represso, qualcosa che si avvicinava pericolosamente alla paura. Quel caro vecchietto che sembrava un signore tanto onesto e tanto per bene forse non era esattamente chi mi aspettavo; mi aveva incantato con quell’aspetto indifeso e quel suo bastone ma dietro quella maschera si nascondeva un uomo molto diverso. Nonostante questo primo accenno di paura non mostrai la minima esitazione e continuai a mangiare come se mi avesse raccontato una storiella di poco conto. “La osservo da un bel po’ ormai, l’ho seguita nel modo che mi pareva più discreto per anni e, quando non ero io a sorvegliarla da lontano, avevo sempre qualche occhio qui e lì che la osservava.” Le sue parole si facevano sempre più inquietanti ma la mia maschera di tranquillità rimaneva intatta mentre prendevo grossi bocconi di carne. “Sono fermamente convinto del fatto che lei sia molto più di ciò che quei due preti da quattro soldi volevano farle credere, signorina” provò ad accennare un sorriso anche se il risultato non fu ottimale “E credo sinceramente che sia finalmente arrivato il momento che lei venga insieme a me.” A queste parole anche l’ultimo accenno di serenità che mi era rimasto cadde e feci per alzarmi, prontamente, come se se lo aspettasse, alzò il suo bastone e mi bloccò e, con uno sguardo tutt’altro che rassicurante, mi disse “Non creiamo futili spettacoli in un luogo pubblico, mi stia a sentire e non se ne pentirà.” Ritornai a sedermi al mio posto, più per la paura che per una sincera valutazione della sua offerta e, guardandomi intorno, notai che tutto ad un tratto nella sala tutti si stavano spogliando di un indumento dopo l’altro. Sentivo la donna lamentarsi dell’improvviso innalzamento della temperatura e la figura dal sesso non meglio identificato si abbassò il cappuccio rivelando una lunga chioma bionda. Persino il locandiere uscì per qualche secondo dalla sala, per prendere una boccata d’aria a causa del caldo intenso. Sulla fronte del signore di fronte a me vedevo scivolare lenta un gocciolina di quello che doveva essere sudore mentre io mi accucciavo sempre di più nella mia felpa e tremavo leggermente. Non riuscivo a comprendere come fosse possibile che tutti nella stanza sentissero caldo da un momento all’altro, era una notte di gennaio, il periodo non  si prestava ad alte temperature. Ciò che però mi lasciava più perplessa era il fatto che tutti loro avessero avvertito questo improvviso calore quando io non avevo notato il minimo cambiamento di temperatura. “Lei non sente caldo vero? Come pensavo” prese fiato “E’ lei a provocare l’innalzamento di temperatura quindi non ne è affetta” era come se mi avesse letto nel pensiero, ma cosa intendeva? Non potevo essere stata io a fare una cosa tanto impossibile. Nonostante provassi a convincermi in tutti i modi che quell’uomo fosse folle e cercasse soltanto di entrare nelle mie grazie, per non solo quale scopo, non potevo negare l’evidenza e, con una rinnovata curiosità, gli feci un cenno con la testa per invitarlo a continuare il discorso “Sappia che ci sono tante cose di lei che lei stessa non conosce ma io potrei aiutarla a far luce sul suo passato e potrei aprirle una strada verso un futuro che non la vede a dormire su un panchina.” La proposta iniziava a farsi allettante; avevo spesso pensato a come sarebbe stato il mio futuro se non avessi cambiato vita, se non avessi trovato un modo per renderla meno miserabile, adesso quell’uomo sbucato dalla nebbia, mi stava offrendo ciò che avevo sempre desiderato e molto di più. Non poteva non essere una trappola, ero cresciuta sapendo che nessuno ti regala nulla “Dove sta la fregatura?” furono queste le prime parole che rivolsi all’uomo “Non c’è nessuna fregatura, come la chiama lei, farà parte della setta gestita da me in cui affineremo le sue doti di ladra e manipolatrice e la inizieremo all’assassinio.” Non avevo mai pensato a nulla del genere ma, adesso che tutto ciò mi si presentava davanti, mi sembrava un prezzo molto basso da pagare per capire chi ero e da dove venivo. Vivevo da anni come una fuorilegge ormai e più di una volta mi era capitato di arrivare abbastanza vicina all’uccidere qualcuno; il pensiero non mi sconvolgeva anzi, mi incuriosiva, quasi mi allettava. La paura era scomparsa così com’era arrivata e volevo scoprire di più, su quell’uomo, su di me e su questa fantomatica setta “Ci sto.” “Bene partiremo subito, appena finirà il suo pasto, non credo lei abbia qualcuno da salutare.” E aveva ragione, non sarei mancata a nessuno in quella vita, ero un’ombra, e quell’ombra stava per svanire. “A proposito, io sono il signor Vadiolo, è un piacere.” si presentò “Eva, vedremo se sarà un piacere.” Ci stringemmo la mano e, dopo aver pagato, ci dirigemmo verso la porta.

  
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