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Autore: Emmastory    05/02/2020    4 recensioni
Dopo essersi unita al suo Christopher nel sacro vincolo del matrimonio, Kaleia è felice. La cerimonia è stata per lei un vero sogno, e ancora incredula, è ancora in viaggio verso un nuovo bosco. Lascia indietro la vecchia vita, per uscire nuovamente dalla propria crisalide ed evolvere, abituandosi lentamente a quella nuova. Memore delle tempeste che ha affrontato, sa che le ci vorrà tempo, e mentre il suo legame con l'amato protettore complica le cose, forse una speranza è nascosta nell'accogliente Giardino di Eltaria. Se avrà fortuna, la pace l'accompagnerà ancora, ma in ogni caso, seguitela nell'avventura che la condurrà alla libertà.
(Seguito di: Luce e ombra: Essere o non essere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Capitolo XLIV

Miracoli di pura vita

C’ero riuscita. Una parte di me non riusciva ancora a crederci, ma c’ero riuscita. Colta alla sprovvista da più eventi, ero stata costretta ad attendere forse più del dovuto, ma alla fine avevo dato alla mia famiglia, piccola ma pur sempre tale, la bella notizia. Lenta, l’estate continuava a trascinarsi, e il suo calore scemava con ogni giorno che spariva dalle vite di ognuno di noi, ma nonostante tutto, continuavo a sorridere. Presto l’autunno avrebbe bussato alle porte dei boschi e dei villaggi, svegliando o sorprendendo ognuno degli abitanti, e seppur conscia degli effetti del freddo sui miei poteri, ora non ci pensavo. Di nuovo a casa con Sky e con nostra madre, non riuscivo a smettere di sorridere, e davanti alla muta letizia di una e alle lacrime dell’altra, mi avvicinai, concedendo a entrambe un nuovo abbraccio, simbolo d’affetto, speranza e unione familiare. Silenziosa, ora non parlavo più, crogiolandomi invece nell’amore di coloro che mi avevano vista crescere e maturare con lo scorrere del tempo. Quieto, non si fermò neanche stavolta, e dopo attimi che a malapena sentii scorrermi sulla pelle, quell’abbraccio si sciolse. Tranquilla, ripresi la mano di Christopher, e perfino più contento di me, lui mi precedette, stringendomi a sé con dolcezza infinita. Lasciandolo fare, sentii il cuore battere lentamente, e respirando piano come per non far rumore, spostai lo sguardo su di lui. In un attimo, ci ritrovammo l’uno negli occhi dell’altra, verde nell’azzurro. “Glielo mostriamo?” gli chiesi, sperando segretamente che riuscisse a comprendermi. Stringendosi nelle spalle, lui ricambiò il mio sguardo senza capire, e svelta, mi sfiorai la tasca della veste. Solo allora, Christopher si illuminò di colpo, e annuendo, indietreggiò di qualche passo. Pronta, cercai il gioiello ricevuto da Marisa, e sempre controllandomi la tasca, lo sfiorai appena con le dita. Non il cristallo che proteggeva me e i miei bambini, ma bensì l’altro anello, argenteo come quello ricevuto nel giorno in cui il mio cuore si era unito al suo. Sorridendomi, mi fece coraggio, e incuriosita, mia madre avanzò verso di noi. “Tutto bene? Cosa confabulate?” azzardò, confusa ed emozionata al tempo stesso. Affatto sorpresa dalla  sua reazione, mi lasciai sfuggire una piccola risata, e colta in flagrante, confessai. “Volevamo che vedeste questo, mamma.” Dissi appena, estraendo quel piccolo monile dalla tasca e aprendo la mano perché potesse vederlo meglio. Riducendosi al silenzio, lei e Sky lo osservarono a lungo, e all’improvviso, la voce di quest’ultima mi fece sobbalzare. “Ho già visto quest’anello.” Disse, decisa e sicura dei suoi ricordi. “Davvero?” indagai, curiosa. “Sì, era in un vecchio libro di magia, proprio qui in casa.” Continuò lei, sempre più seria. A quelle parole, vidi nostra madre irrigidirsi leggermente, e non riuscendo a mantenere la calma, cercare di interrompere la sua stessa figlia. “Sky, cara, ne sei proprio sicura? Sei certa di non averlo immaginato?” replicò al suo indirizzo, tentando invano di depistarla. Confusa quanto e forse più di prima, mi astenni dal commentare, e tesa come mai l’avevo vista, mia madre scosse la testa, poi si decise, e pronta, prese la parola. A quanto sembrava, mentire non era proprio nelle sue corde, e conoscendosi, sapeva di non poterlo fare, o almeno non di fronte alle sue figlie. Nervosa, aveva tentato di allontanare la curiosità di Sky e quelli che in me aveva scoperto essere sospetti, e per nulla abituata a quella sorta di doppio gioco, era arrivata a desistere. “Ragazze, quello… quello non è un semplice anello. Kaleia, da chi…” tentò, la voce rotta dall’emozione e spezzata come l’ala di un uccellino ferito. “L’ho avuto da Marisa, perché me lo chiedi?” risposi, concludendo quella frase con un’altra domanda. “Bene, meglio così. Sky, pixie, hai ragione, anch’io l’ho già visto, e voglio che sappiate che è molto importante. Se la tua amica te l’ha dato, Kia, dev’esserci un motivo, e io credo di sapere quale sia.” Aggiunse poco dopo, coerente ed enigmatica al tempo stesso. “Ossia?” tentai, sentendo la testa scoppiare a causa di mille dubbi. Era incredibile. Christopher ed io eravamo tornati al mio, anzi al nostro bosco di nascita con delle buone notizie, e ora scoprivo che ce n’erano altre anche da parte della mia famiglia. Frastornata, dovetti sedermi, e se Christopher non tardò a seguirmi, lo stesso non valse per Cosmo, che ignaro di tutto, restava sdraiato sul tappeto del salotto. Forse dormiva, o forse non ci aveva sentito, ma nonostante questo decisi di perdonarlo. In fin dei conti era solo un cucciolo, non c’era molto che potessi pretendere da lui, ma non appena arrivai a pensarlo, ecco che a sua volta decise di entrare in scena. Preoccupato, mi trotterellò accanto, e uggiolando debolmente, mi piantò le zampe sulle ginocchia, chiedendo di essere preso in braccio. Mossa a compassione, realizzai il suo desiderio, e sollevandolo, gli permisi di accucciarsi sul mio grembo. Ad essere sincera non sapevo se fosse sbagliato data la mia condizione, se il suo peso avrebbe potuto nuocere ai miei piccoli, ma imponendomi la calma, mi convinsi di stare esagerando. Agitato, il lupacchiotto continuò a fissarmi con i suoi grandi occhi azzurri, e in silenzio, non seppi cosa dirgli. Nervoso come e forse più di noi, teneva la coda ferma anziché scodinzolare, e sorpresa da un brivido, tremai. “Ragazze, c’è qualcosa che non vi ho ancora detto. Di recente ho fatto delle ricerche, e probabilmente per questo Sky ricorda quel monile.” Iniziò a dire nostra madre, criptica e improvvisamente piena di segreti. Spinta dalla curiosità, rimasi in ascolto, e poco dopo, le sue parole mi colpirono come un pugile farebbe con il suo avversario. Indecisa, si richiuse nel silenzio, ma per fortuna mia e di Sky, Christopher riuscì ad incoraggiarla. “Sta tranquilla, Eliza, e ti prego, continua.” Le disse soltanto, per poi scivolare nel mutismo e cercare la mia mano. Più veloce di lui, incontrai la sua per prima, e stringendola, fui invasa da un’ormai conosciuto senso di calore e sicurezza. Lentamente, la mia gravidanza si stava protraendo, ed era vero, ma nonostante fosse iniziata solo da poco, io non perdevo mai di vista i suoi comportamenti, sicura che se era così dolce, buono e premuroso con me, di sicuro lo sarebbe stato anche con i bambini. A dirla tutta, speravo davvero che fosse un buon padre, e a quanto sembrava, le mie aspettative coincidevano con delle già affermate certezze. Restando stretta a lui, attesi che mia madre riprendesse a parlare, e finalmente serena, lei ritrovò la sua voce. “Grazie, Chris. Tu e Kaleia non avete nulla di cui preoccuparvi, ma sappiate che non è un comune gioiello.” Continuò, decisa e piena di fiducia sia in noi che in sé stessa. “E allora cos’è?” non potè evitare di chiedere Sky, tanto curiosa quanto impaziente. Imitandola, anche Cosmo piegò la testa di lato, e rompendo il silenzio con un mugolio, non chiese che dettagli. “Quell’oggetto è una reliquia, capito, cucciolotto? Reliquia.” Gli rispose, regalandogli un sorriso e scandendo bene quell’ultima parola. Divertita dal suo buffo modo di cercare di assomigliarci, rise di gusto, e sporgendosi quanto bastava, gli fece anche una carezza sulla testa. Chiudendo gli occhi, Cosmo si godette il suo affetto, e quando in risposta le leccò la mano, fui scossa da un nuovo brivido. Stavolta caldo e non freddo come il precedente, al quale reagii posandomi appena una mano sul ventre. “Va tutto bene, piccoli, tranquilli. Siete, con me, zia e nonna.” Sussurrai al loro indirizzo, lasciando che l’ombra di un sorriso mi spuntasse in volto. Premuroso come sempre, anche Christopher fece lo stesso, e perdendoci di nuovo l’uno negli occhi dell’altra, ci baciammo, incuranti di chiunque avessimo attorno. Per un attimo, non pensammo a nulla se non al nostro amore, e poi, pronta e rincuorata da quella scoperta, protesi una mano in avanti, aspettando. Quasi leggendomi nel pensiero, mia madre mi rese l’anello, e annuendo lentamente, lo indossai per la prima volta. Memore di quanto accaduto grazie ad Amelie alla grotta delle ninfe, chiusi gli occhi, e calma, mi concentrai sui miei figli. Aiutata da Christopher, non ebbi paura di nulla, e non appena li riaprii, eccoli. Racchiusi in una sorta di bolla di luce, candida e fioca, entrambi i bambini che aspettavo con ansia di mettere al mondo. Emozionata, per poco non piansi, e lo stesso valse per mia madre e mia sorella, che quasi senza parole, si voltarono a guardarmi. “Kaleia, sembrano… sembrano già bellissimi.”  Commentò mia madre, asciugando appena in tempo una piccola e solitaria lacrima già intenta a rotolarle lungo la guancia. “Già, ha ragione, e sono… sono miei nipoti.” Aggiunse Sky, felice ma ancora incredula. “Hai usato la parola giusta, Sky, e non vedo l’ora che possano conoscerti.” Le dissi soltanto, felice e orgogliosa di averla sentita esprimere un parere di quel calibro. Ad essere sincera, temevo ancora una reazione diversa dati i suoi attuali problemi con Noah, ma in breve, al pomeriggio si sostituì la sera, e finendo per addormentarmi senza volere sul divano di casa, potei dirmi orgogliosa di me stessa per il passo che avevo compiuto, e soprattutto amata da chi avevo intorno, anche ora che avevo avuto il coraggio di condividere con loro il frutto dell’amore mio e di Christopher, due figli che seppur piccoli e ancora non pronti a raggiungerci in questo mondo, io e lui vedevamo come miracoli di pura vita.

 
   
 
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