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Autore: Lady Moonlight    05/02/2020    1 recensioni
Sequel di “Cicatrici”.
Precipitata su Midgard per volere di Hela, Freya è trovata dallo SHIELD all’interno di una piramide. Creduta morta, su Asgard Frigga scruta il destino in un nuovo quadro mentre Thor si appresta a sedare le rivolte nate dopo la sconfitta di Aster e degli elfi oscuri.
Sulla Terra si verificano strani eventi e al contempo sogni confusi popolano la mente di Freya. Tony Stark cerca un modo per dare vita al suo nuovo progetto, Ultron, e, in un punto remoto dell’universo, Nebula porta a compimento il volere del padre, Thanos.
Loki, convinto che la guerriera sia ancora viva, tenta di scoprire cosa le sia successo, rischiando però di far piombare Asgard nuovamente nel caos.
[…]Il Collezionista è un essere strano. Freya lo conosce da cinquecento anni ormai e sebbene il suo corpo sia parzialmente invecchiato nel tempo, è chiaro che in realtà quella forma sia una mera finzione.
Freya preferisce evitare di contrariarlo quando ha a che fare con lui.
“Mi piacerebbe averti nelle mia collezione un giorno, tu e la collana” le dice indicando il monile dei nani. “Amo le cose luccicanti” confessa. “Naturalmente avresti una gabbia tutta per te.”
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nick Fury, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 20: La caduta del Triskelion


 

 

Il malessere che ha provato a Venezia sta tornando. Freya abbassa lo sguardo sul tatuaggio a forma di piuma e non può fare a meno di grattare la pelle, quasi quel gesto possa bastare a toglierlo.

Il polso è arrossato, ma non le importa. Se Tony la vedesse le imporrebbe di fermarsi, tuttavia non è lì e lei prova il bisogno di cancellare quei segni in ogni modo possibile. Si sente marchiata, come un animale, come una schiava.

Cammina per il Triskelion a testa bassa, seguendo le indicazioni di Maria Hill che dall’auricolare la informa sui corridoi da prendere per arrivare all’ufficio di Alexander Pierce. L’agente dello SHIELD la guida verso un ascensore di servizio e lei pigia i pulsanti di accensione con forza eccessiva.

Steve sta concludendo il suo discorso e Freya tamburella le dita delle mani sull’elsa della spada mentre conta i secondi che la separano dal suo obiettivo.

Uno.

“Tony dice che sta succedendo qualcosa all’esterno del complesso. Le acque del fiume sono agitate…” le fa sapere l’agente Hill, perplessa. Freya ha l’impressione che stia ripetendo a pappagallo le parole di Stark.

Quindici.

“Si stanno aprendo le paratie. Gli helicarriers presto saranno in volo.”

Ventotto.

“Steve ha concluso il discorso.”

Trentaquattro.

Freya stringe le mani a pugno e si concede di pensare a sua madre. Ripeté ogni insegnamento sul Seiðr e lascia che la magia scorra libera attorno a sé. È un flusso debole, quasi incerto, ma deve farselo bastare.

Sarà la spada di Stark a guidare quello scontro.

Quarantanove.

“Teschio Rosso è insieme a Pierce e Natasha. Sono riuscita a inserirmi nel circuito delle telecamere interne e… Credo che dovresti sbrigarti, Freya.”

La guerriera fa due profondi respiri.

Sessantatré.

Le porte automatiche si aprono al cinquantaduesimo piano e lei corre in avanti, quasi scivola sul lucido pavimento, mentre balza alle spalle di una guardia e la lascia tramortita al suolo.

Settantasei.

Freya impugna la spada con entrambe le mani e corre verso l’unica stanza da cui sente provenire il suono di voci umane. Più si avvicina, più riesce a captare pezzi di alcune frasi.

“Lui?” domanda qualcuno a lei sconosciuto.

Ora, davanti a Freya c’è la porta. Fa alcuni passi indietro e prende lo slancio sufficiente ad abbatterla.

“Oh, lui si fa chiamare Thanos.”

 

 

Cento.

La porta d’acciaio vola dall’altro lato della stanza e Freya sguaina la spada con una violenza che non le è familiare. È la rabbia che la guida e, di certo, Víli non sarebbe fiero di lei, vedendo come ha dimenticato tutti i suoi insegnamenti.

Con la coda dell’occhio fa appena in tempo ad accorgersi che un soldato le sta venendo incontro. Rapida lo colpisce alle testa con l’elsa e quello le cade addosso, costringendola a indietreggiare. L’uomo si accascia ai suoi piedi e Freya alza la testa per incontrare la faccia familiare di Teschio Rosso. Lui ha la mascella serrata, una pistola al qwaser puntata al suo petto e l’aria di chi non è felice della piega degli eventi.

“Chi si vede, l’universo è piccolo” considera il fondatore dell’HYDRA. “Un’asgardiana su Midgard. Pierce ha provato a ucciderti ma sei sfuggita ai suoi mercenari. Ha tentato di assassinare Tony Stark, ma perfino il suo amato Winter Soldier ha fallito la missione. E sembra che la colpa ricada ancora una volta su di te. Chi sei?”

Non si ricorda di lei.

Le viene da ridere e non si trattiene, malgrado la situazione. Avrebbe dovuto intuirlo, si dice, Teschio Rosso non ha mai avuto modo di vederla a pieno viso e lei ha sempre fatto in modo di celare la propria identità. 

Sta ancora ridendo quando Schmidt alza la pistola e mira alla sua testa. “Questo provoca gravi danni anche a voi asgardiani” la avverte.

Vero.

“Chi ti ha condotto su Midgard? Perché?” la incalza.

Freya lo ignora. “Ti sei stancato di lavorare per Ronan?” ribatte, senza celare il suo disgusto.

Teschio Rosso sibila. “Ronan è morto.”

Ah, questo sviluppo Freya non se lo aspettava. Dopotutto è difficile sapere cosa accade nel resto dell’universo mentre è bloccata su Midgard.

“Doveva accadere prima o poi” afferma infine con naturalezza, facendo un passo in avanti. “Puoi sempre tornare dal Collezionista. Potrebbe perfino fare un’offerta e pagarti in anticipo per il tuo cadavere. È sempre in cerca di nuovi esemplari per la sua collezione.” Lo dice con un sapore amaro sulla lingua, disgustata per l’hobby di quella creatura antica.

Teschio Rosso socchiude gli occhi. “Chi sei, fräulein?”

“Una valchiria” interviene Pierce, reggendo un libro rosso. “O così ha detto.”

“Voglio il suo sangue!” esclama Schmidt, infervorato. “Il sangue degli dèi… Quanti super soldati potrei creare se riuscissi ad averlo? Con quello e l’aiuto del Tesseract…” dice, gesticolando e i tacchi dei suoi stivali rimbombano per tutta la sala.

Freya sussulta, ma è colma d’ira. Teschio Rosso non è il primo nemico che tenta di usare sangue asgardiano per i propri scopi. Altri hanno tentato esperimenti sui cadaveri del suo popolo, sui prigionieri, sugli orfani di guerra…

Lei aveva dato la caccia a ognuno di loro e non era stata clemente nella sua vendetta. Quegli individui erano peggiori di Víli, meritavano la morte.

"Giudice e giuria, Vanadis. Tuo padre sarebbe fiero."

Le parole di Hela sono come un pugno nello stomaco, ma Freya non può fare nulla per cambiare ciò che prova e ciò che è.

 “Avrei dovuto ucciderti molto tempo fa” confida. Le mani sono salde, il Seiðr così denso che prende vita tra le sue dita, tramutandosi in scintille di fuoco che sembrano soffiate dalle fauci del drago inciso sulla spada.

È una manifestazione pressoché innocua, un trucchetto da strada, ma piuttosto d’effetto per chi è estraneo alla magia.

“Ci conosciamo dunque?”

Freya emette un lamento sommesso e si scaglia su di lui. Blocca il suo braccio verso l’alto e un colpo della pistola di Teschio Rosso esplode, facendo cadere su di loro pezzi di intonaco.

Con l’arto sinistro, Schmidt la colpisce alla spalla destra, lei grugnisce e fa forza per spostarlo di peso in direzione delle vetrate del Triskelion. Un contadino che spinge un bue farebbe meno fatica, considera lei, mentre con la coda dell’occhio vede Natasha liberarsi del travestimento per affrontare Pierce.

“Lasciami andare!” sibila Teschio Rosso, opponendosi ai suoi movimenti.

Freya ansima quando il pugno di lui la colpisce alle costole, ma persiste nel trascinarlo verso le finestre.

“Che stai facendo? Cosa vuoi fare!?” strilla il suo nemico quando raggiungono le vetrate. Sotto di loro il fiume si agita e ribolle, come detto da Stark, ma c’è qualcosa di anomalo lì. Non ha il tempo di pensarci e allunga una gamba, facendo sì che Teschio Rosso inciampi su se stesso.

“Freya.” La voce che la chiama alle spalle è debole, incerta.

Lei si volta, trattenendo a stento le spinte convulse di Schmidt e guarda Natasha negli occhi. Sono spalancati e si muovono confusi tra lei e il capo dell’HYDRA; si fanno ancora più grandi quando lo sguardo si posa su qualcosa che Freya non può vedere, oltre le vetrate.

“Vento” bisbiglia, e una brezza d’aria le sfiora il viso per poi diventare un vortice che frantuma i vetri.

“Freya!” grida Natasha, correndo verso di lei, una mano protesa in avanti.

Freya le fa l’occhiolino, si volta, e trascina Teschio Rosso nel vuoto.

Le urla di Schmidt si confondono a quelle della Vedova.

 

 

“Oh, mio Dio! No, no, no! Decisamente no!”

La voce di Sam è confusa, agitata e totalmente in preda al panico. “Capitano! Capitano! Lassù!” strilla, agitando le braccia. Steve guarda il suo nuovo amico e alza lo sguardo realizzando cosa sta accadendo. Due persone stanno precipitando dall’ultimo piano del Triskelion, dritti sulle piattaforme degli helicarrier.

“Sam!” chiama lui in preda a panico. L’altro tuttavia ha già capito. Le ali di metallo sulla sua schiena si aprono e Falcon è già in volo.

Steve non riesce a vedere chi sono i due, il sole riverbera sulle finestre e fatica a tenere gli occhi aperti. Vede Sam afferrarli, sbandare a sinistra e poi abbassarsi come se avesse perso il controllo dell’armatura.

Troppo peso, comprende con orrore, mentre tutti e tre si accasciano sul cemento della pista di uno degli helicarrier, lo stesso in cui si trova lui.

Le tre figure si rimettono in piedi barcollando, diversi metri più avanti e Steve fa per chiamare il nome di Sam e assicurarsi che stiano tutti bene, ma è sorpreso da alcuni membri dell’HYDRA, nascosti dietro alcuni container, e così è costretto a combattere.

Gli sembra siano passati cento anni quando finalmente riesce a liberarsi e a correre verso di loro. È a quel punto che vede Sam in piedi, sorretto da Freya e con un’espressione cupa in volto. Fa per chiedere dove sia la terza persona e informarsi su cosa diamine sia successo, quando accade.

Gli helicarrier si stanno alzando in volo, ma non è quello a sconvolgerlo. Di fronte al Triskelion c’è un enorme mostro fatto d’acqua: un serpente attorcigliato sull’quartier generale dello SHIELD e con la testa rivolta verso di loro.

“MERDA!” protesta Sam, passandosi una mano sul viso. “Questo è… è-“

“Un bel casino!” sbotta la voce di Iron Man, atterrato al loro fianco. “Ho a malapena fatto in tempo a inserire un chip in uno degli helicarrier, che mi ritrovo inseguito da quella cosa uscita da Narnia!”

“Da che?” si inserisce Steve, sentendosi impotente di fronte a quegli eventi.

“Dov’è andato Teschio Rosso?” s’intromette Freya, guardandosi attorno.

“Schmidt era qui? Era… OH.” Steve annuisce, capendo finalmente chi erano le persone precipitate dal Triskelion.

“Le mie armi non possono nulla contro quel mostro. I missili ci passano attraverso. Uno ha colpito l’edifico” spiega Stark. Steve lo conosce abbastanza da capire che è turbato, anche se continua a fingere sicurezza.

“Non è un mostro. È solo… acqua” chiarisce l’asgardiana, grattandosi la pelle nel punto in cui le è comparso il tatuaggio.

“Come a Venezia?”

“Esatto. Lì” indica, invitando tutti a sporgersi verso il basso. “Vedete? I due guerrieri sul ponte. Sono loro a controllare il serpente.”

“Dobbiamo fermarli. Stark, puoi-”

“Ci penso io” asserisce Iron Man, dando una pacca sulla spalla a Sam. L’armatura si alza in volo, dirigendosi verso i nemici.

Freya fa un passo in avanti “Vado con lui. Quella creatura nasce dal Seiðr, avrà bisogno di me.”

Steve la ferma, prendendola per il polso, costringendola a voltarsi. “E Teschio Rosso?”

“Hai un conto in sospeso con lui, no?”

“Non c’è tempo! Bisogna impedire agli helicarrier di uscire dall’orbita terrestre!”

“Ha ragione lei, Steve.” Sam si sgranchisce le braccia e sistema meglio gli occhiali protettivi sul viso. “Io posso occuparmi del secondo chip, tu del terzo, ma nessuno di noi può combattere quella cosa” conclude indicando il serpente.

“Ma Bucky…” sussurra lui, una stretta allo stomaco.

“Mi dispiace, amico, ma la salvezza del mondo ha la precedenza in questo momento.”

Steve ingoia un grumo di saliva. Sam ha ragione, ovviamente, ma fa comunque male sentirsi dire quelle parole. Annuisce lentamente e Freya sembra sul punto di dirgli qualcosa, ma scuote le spalle e si china sul bordo del helicarrier.

“Non vorrai saltare” dice allarmato.

“Un passaggio?” si offre Sam con un ampio sorriso.

Steve non sente la risposta di Freya, solo le parole dell’agente Hill all’auricolare che lo spronano a sbrigarsi.

 

 

“Evacuazione d’emergenza. Procedere alle zone di sicurezza desiniate.”

Il messaggio vocale è inequivocabile e continuo. Si ripete senza sosta e Natasha guarda con paura crescente mentre la creatura acquatica stritola un centimetro alla volta le pareti del Triskelion.

Alexander Pierce, un occhio tumefatto e le mani ammanettate, sta tremando di fronte alla battaglia che stanno vedendo.

“Questo non faceva parte del piano” dice criptico, mentre cerca di allungare un braccio per riprendere il quaderno rosso che ha lasciato cadere in precedenza. Natasha scaccia la sua mano ed è lei stessa a prendere il libro, un movimento instabile a tradire l’agitazione.

Alexander Pierce le rivolge un’occhiata strana, inclina la testa e tace. C’è qualcosa di viscido nel modo in cui la fissa, come se stesse calcolando le parti mancanti di un’equazione. “Steve Rogers non può fermare il Soldato d’inverno” afferma, mentre lei lo spinge fuori dalla stanza, verso il passaggio d’emergenza riservato ai dirigenti del Triskelion. Fury era stato così gentile da farle conoscere quella via di fuga secondaria.

“Forse lo sottovaluti.” Infila il quaderno sotto il braccio e lo obbliga a darsi una mossa.  

“Non è questione di abilità” ribatte Pierce, tranquillo. “Direi più di testa, o cuore.”

“Farà la cosa giusta.”

“Tu potresti riuscire a fermarlo. Dopotutto sei l’unica testimone che è riuscita a salvarsi per ben due volte.”

“E non intendo testare la mia fortuna per la terza volta!” esclama, con ben poca ironia.

Ah, Natalia, Natalia…” la schernisce. “Se solo riuscissi a ricordare…”

Natasha lo ignora. “I tuoi giochetti psicologici non funzionano con me.”

“Immaginavo avresti detto qualcosa di simile, ecco perché lui è qui.”

“Che cos-“

Il colpo al viso la coglie di sorpresa e la fa sbattere sulla parete del corridoio. Di sfuggita coglie l’arrivo di un altro pugno, ma alza le mani, appena in tempo per fermarlo.

Il Soldato d’Inverno però non le da tregua e la incalza con una serie di calci che lei riesce a malapena a schivare. Non è armata, ricorda, e il panico comincia  a farsi sentire.

Ustupat?” Ti arrendi?

Natasha schiude le labbra quando sente il Soldato rivolgersi a lei in russo. Non una sbavatura nella pronuncia, come se Barnes fosse nato in Russia e avesse passato lì tutta la vita.

“Lasciami andare. Io e Steve possiamo aiutarti a recuperare la memoria”

Quelle parole le suonano familiari, quasi un dejavu. Perfino la situazione non le è insolita. Sta parlando con lui come se lo conoscesse da una vita e questo è strano anche per lei.

Soldat” lo avverte Pierce.

“Il tuo nome è James Buchanan Barnes” gli rivela Natasha, prima di schivare l’ennesimo attacco. Il braccio di metallo si conficca nel muro e lei ne approfitta per riprendere Pierce e spingerlo brutalmente verso l’uscita. Tutti e tre possono sentire lo scroscio dell’acqua del mostro, come se si trovassero di fronte alla cascate del Niagara.

Alexander non si fa pregare molto e corre da solo in direzione della loro via di fuga. Lei si ritrova con il braccio del Soldato avvolto attorno al collo e tossisce più volte mentre impiega tutte le energie per liberarsi.

“Sei il migliore amico di Steve Rogers. Lui ti chiama Bucky-“

“Chi diavolo è Bucky?” ringhia il Soldato d’Inverno. Natasha coglie una leggera esitazione mentre pronuncia quella frase e dirige una ginocchiata nel suo addome.

La Romanoff ansima, in cerca d’aria, poi sputa a terra un grumo di saliva. Sa, senza guardare, che la precedente ferita alla spalla ha ricominciato a sanguinare. Calcola i danni: non riesce a tenere l’occhio sinistro aperto e sospetta di avere la caviglia slogata.

Anche il viso del soldato presenta delle escoriazioni, ma c’è qualcosa di sbagagliato nel modo in cui la sta fissando. Come se qualcosa nella sua testa fosse scattato quando lei ha pronunciato il suo nome. Poteva essere?

Rotolano a terra e Natasha riesce a stringere le cosce attorno al suo collo, una mossa che le ha spesso salvato la vita. Il Soldato le tempesta la schiena di pugni nel tentativo di liberarsi e lei sibila di dolore ma resiste.

È quasi un errore quando abbassa lo sguardo e trova il suo viso arrossato per la mancanza d’aria. Il Soldato ha gli occhi azzurri come Steve, ma privi di quel calore amico in cui lei è solita specchiarsi.

Non è la prima volta che si trovano faccia a faccia, eppure è solo ora che Natasha nota quel particolare. Nei suoi incubi il Soldato d’Inverno è una figura senza nome che si china su di lei, il fucile carico poggiato sul suo stomaco, il viso indistinto e sconosciuto.

“Ti piace essere lo schiavo dell’HYDRA?” gli sussurra all’orecchio.

L’altro mugugna e la colpisce con un altro pugno. Natasha soffoca l’urlo di dolore, ma lascia la presa, piegata in due dal dolore. Striscia in avanti e non riesce ad alzarsi nemmeno quando sente l’urlo di Pierce e il corridoio è invaso da un tentacolo d’acqua che investe lei e il Soldato.

Sente la mano di Bucky prima ancora di vederla. Le ha afferrato il polso e spinta addosso a sé, contro ogni buona logica. Natasha si chiede se abbia intenzione di ucciderla nonostante stiano lottando entrambi per sopravvivere.

Qualsiasi cosa voglia farle lei è comunque troppo stanca e ferita per opporsi. Vengono sbattuti contro le pareti, eppure, per qualche misteriosa ragione, il Soldato sembra intenzionato a offrirle protezione e ogni volta le fa da scudo con il suo corpo.

È… insensato. Semplicemente insensato.

Perché diavolo la sta proteggendo?

Perché lei lo sta abbracciando come se dovesse dire addio all’amore della sua vita?

L’amore è per i bambini, agente Romanoff.

La testa le fa male. Ha sempre avuto un’avversione per l’acqua, fin da quando ne a memoria. A volte fa degli incubi in cui è totalmente sommersa e c’è sempre qualcuno che la chiama senza però riuscire a raggiungerla. La realtà è ancora più spaventosa.

Sente sfuggire l’ultima riserva d’ossigeno, si trova ad agitarsi come avesse le convulsioni e la stretta del Soldato si fa più pressante, quasi la stesse pregando di resistere.

Sto delirando.

È il solo pensiero coerente che riesce a formulare mentre l’acqua li ingloba totalmente, trascinandoli fuori dal Triskelion fino alle viscere del Potomac.

Il fiume è scuro e l’impatto la separa infine dal Soldato.

Steve, urla la sua mente. James, grida il suo cuore.

La poco coscienza che le rimane l’esorta a stringere a sé il libro di Pierce.

L’ultimo pensiero è rivolto a una landa di ghiaccio e neve.

 

 

 

 

 

Note: Da fedele sostenitrice della WinterWidow ho amato scrivere il pezzo finale del capitolo. Voi cosa mi dite di questa coppia?
Vi piace come ho cambiato gli eventi del film? Come vi aspettate che finirà la battaglia del Triskelion? I personaggi riceveranno una gioia da questa autrice? xD

Buone o cattive(?) notizie: alla conclusione della prima parte di "Radici" mancano due, forse tre capitoli! ;P

Poi, come già annunciato le vicende si sposteranno nello Spin-off "Neve Scarlatta" e concluso quello tornerò a dedicarmi alla seconda e ultima parte di Radici. ^^

 

   
 
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