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Autore: GladiaDelmarre    05/02/2020    15 recensioni
Destrutturazione di un demone in una notte piena di stelle.
Ricostruzione di un angelo sull'orlo della fine del mondo.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sense of Life '
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(pensieri di Aziraphale un attimo prima di tuffarsi nel vuoto)
 
 
È l’attimo prima di fare qualcosa quello che spaventa di più.
 
Aziraphale è stato a lungo seduto su quella panchina, con Crowley alla sua sinistra, come sempre. Hanno parlato, come sempre.
E, come sempre, hanno una bottiglia di vino in mano.
 
Quando Crowley gli ha proposto di stare da lui Aziraphale ha esitato. Una domanda che forse non esigeva alcuna risposta, considerando che lui non ha più alcun posto dove stare.
Tutto il suo mondo è bruciato via, in quell’apocalisse-che-non-è-avvenuta.

Quasi tutto, si corregge mentalmente. Forse ha perduto la libreria, tutte le sue preziose prime edizioni, tutti i suoi ninnoli e la tazza da the con le ali. Ma non certo i ricordi. Forse è bruciato il suo passato, ma non il suo futuro, che siede accanto a lui e lo guarda con un sorriso tirato, stanco.
Aziraphale lo osserva tendersi verso di lui, come Crowley ha fatto per tutta la vita. La luce radente di un lampione intaglia ombre sulla pelle tesa degli zigomi e sul suo collo scarno, facendogli risaltare i tendini.

Crowley gli sta dicendo la verità: sono rimasti soli, non esistono più fazioni né capi; inferno e paradiso sono più lontani adesso di quanto non lo siano mai stati. Crowley è stato sincero con lui, come mai ci si aspetterebbe da un demone. Da quando si conoscono non gli ha mai mentito.
 
Aziraphale adesso lo sa.
 
Come sa, purtroppo, di essere stato molto meno onesto nei suoi confronti. Si è nascosto per millenni dietro la sua facciata bianca e lustra. Le sue buone maniere, la sua presunzione, nel fondo del suo cuore, di essere migliore di lui. È quella notte, su quella panchina, che tutte le sue barriere cedono. Non riesce più ad ignorare che è Crowley ad essere stato il suo compagno sin da quando il mondo era ancora giovane. È Crowley ad aver pianto la sua scomparsa e ad aver affrontato l’incendio nella libreria per lui. È sempre lui ad essersi ubriacato fino alle lacrime, è lui ad avergli chiesto di scappare insieme su una stella, una volta. Ed è lui ad averlo convinto, tanto tempo addietro, a diventare amici.

Crowley non ha fatto altro che tendergli la mano. Con ogni mezzo, sempre in modo discreto, sempre silenziosamente accanto a lui. Ha messo a sua disposizione ogni fibra del suo essere, fragile e scattante, nervoso e pieno di fuoco. Crowley ha dato tutto. Adesso è stanco, lo può vedere nelle rughe attorno alla bocca che si sono approfondite appena, nel modo in cui le spalle appuntite non riescono più a riempire la giacca impolverata.

Anche Aziraphale è stanco. Non può più nascondersi dietro mura che sono diventate fragili e sottili come carta di riso. Crowley potrebbe guardarvi attraverso e capire ogni cosa, se non avesse imparato, col tempo, a distogliere lo sguardo. A mascherare sé stesso sotto strati e strati di sarcasmo e autoironia.
 
E quando Crowley gli dice che può stare da lui, se vuole, Aziraphale tenta un’ultima difesa. Forse più per abitudine che altro: d’altronde sono migliaia di anni che lo fa. Ma perde ogni determinazione nel vedere come il demone, il suo demone, lo guarda di rimando. Da come il tono della sua voce gli carezzi il volto, la nuca, il collo. Da come, senza aggiungere altro, allunghi il braccio per fermare l’autobus che li riporterà a Londra, nonostante l’insegna luminosa indichi Oxford. Crowley non sta chiedendo, in questo momento. Per una volta, sceglie per entrambi.
 
Aziraphale per un attimo guarda il cielo e si stupisce di quante stelle ci siano, nonostante siano vicini a Londra. Gli sembra incredibile di poterle vedere ancora.  
 
Mentre sale quei due gradini e si aggrappa al corrimano, comprende quanto Crowley abbia camminato in salita, sempre, per secoli. Non ha fatto altro che raggiungerlo. Mentre lui se ne stava in un palazzo dorato, circondato dalle sue cianfrusaglie e i suoi tesori, fiero della sua natura. Comportandosi da bravo angelo, pieno di sciocche regole e affettazione, solo quando era più semplice. Indulgeva sui suoi peccati quando gli faceva comodo, concedendosi piccoli piaceri, piegando le regole senza avere mai il coraggio di opporvisi davvero.  

Aziraphale ha sempre saputo di Crowley,  o almeno lo ha capito da molto tempo. Ha sempre saputo quanto fosse importante, quanto non potesse fare a meno di lui, ma non lo ha mai confessato nemmeno a sé stesso. E ora che lo vede di spalle, scivolare sinuoso tra i sedili di quell’autobus traballante, sente il sangue pulsare violentemente nel petto e martellargli i timpani, fino a farlo vibrare.
 
Crowley é un po' curvo e si appoggia pesantemente ad una delle maniglie, per poi lasciarsi cadere su di un sedile. 
 
Aziraphale ha atteso e atteso, e ora semplicemente non lo può più fare.
Non ha più alcuna scusa, nessuna opzione. In quel giorno ha visto un bambino, il figlio di Satana, l’Anticristo, scegliere una vita ordinaria in mezzo agli esseri umani piuttosto che regnare sugli Inferi. Aziraphale, in quel giorno, è morto e poi rinato e ha scelto anche lui il mondo degli uomini, piuttosto che i suoi simili e una guerra insensata.
 
Crowley gli ha detto che ormai hanno una sola fazione, e sono loro due. Insieme.
 
Aziraphale salta nel vuoto, perché dietro di lui non ha più terra a sorreggerlo (ti prego, prendimi al volo, non farmi cadere).
C’è solo Crowley, davanti a lui, seduto mollemente su quel sedile, che lo sta attendendo (cadi con me, ti amo).
 
Quando Aziraphale si siede, stavolta accanto a lui, senza pensare allunga la mano e gliela prende. Incastra le dita e i loro palmi caldi si toccano.
In quel momento, sancisce il patto e la sua appartenenza all’altro (mi hai preso, mi hai scelto) .
 
Non hanno bisogno di parlare.
 
Sono tornati al giardino dell’Eden in quel momento, a quando il mondo era giovane, e loro con lui. Segni del tempo e di secoli e millenni spazzati via da un contatto infantile, dolce, intimo.
E come due ragazzini si tengono per mano, mentre tornano a casa.  
 
 
 
 
 
 
 
 
Setsuna, spero che tu sia un poco più felice <3
   
 
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