Scrivere Drabble è come cercare di fare una perla con un granello di sabbia: ce ne vogliono milioni, e metterne uno di troppo è facilissimo; per questo, tento a non scriverne mai, perché mi è estremamente facile essere prolissa.
Ma, d’altro canto, i limiti sono anche fatti per essere superati: per questo mi sono scritta, guardate a un po’, a un contest di drabble e ho voluto fare il mio tentativo con un Fandom nel quale non avevo mai scritto nulla. L’età mi sta rendendo sconsiderata, non ho voluto giocare facile, come avrei potuto fare se avessi scritto delle drabble su Harry Potter, o qualche altro fandom a me familiare.
Però ho tentato, e spero ne sia uscito qualcosa, se non di valido, quantomeno di tollerabile: oltre i prompt del contest, che sono messi tra parentesi prima di ogni drabble, ho usato la canzone Blue Monday, che fa anche da titolo alla tripla drabble, scritta da Enrico Nigiotti e cantata da Jacopo Ottonello.
Credo sia tutto, buona lettura.
Gaia.
 

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Blue Monday
 
#1
 
{Prime lacrime d’amore}
Ma guarda che non serve che mi giudichi
se ti farò la guerra è per vederti gli occhi lucidi

 
Quando Ryō aveva scelto di seguire Alice, in un giorno sfregiato dalla gelida pioggia danese, l’aveva fatto sporco di rassegnazione e, nascosta in chissà che ripiegatura della sua mente, dell’assoluta consapevolezza che mai l’avrebbe vista sgretolarsi di fronte a sé.
E aveva testato, per anni, la sua resistenza: prima timidamente, poi con maggior fermezza aveva provato a spingerla fino alle lacrime, senza mai riuscirci fino in fondo.
Finché, in un lunedì che era solamente l’ultimo di una serie senza inizio o fine, Alice si era finalmente sciolta in un fiume di lacrime.
«Non dirmi che ti piace un’altra» aveva mormorato, a capo chino. «Non devi dirmi che vuoi qualcun’altra».

(109 parole)

 
 
 

#2
 
{Primo bacio}
tu non vuoi che ti regalo i fiori ed io
che non so dire mi dispiace

 
Due lunedì dolceamari gli erano scivolati lungo la schiena, come una doccia gelida, prima che Ryō intuisse che Alice si aspettava delle scuse.
Così, si era adeguato alla sua volontà e, su suggerimento di Yukihira, le aveva comprato un mazzo di fiori: intimamente, Ryō si era convinto fosse sufficiente. Così, quando le margherite gli piombarono sul capo, come una corona di spine, rimase a guardarla, senza parole.
«Tutto qui?» domandò Alice, esasperata. «Sei incredibile e…».
Lui la guardò e non seppe far altro che tirarsela addosso, chiudendole la bocca con la propria: Alice non aveva – non avrebbe mai potuto – baciare un altro. Il pensiero lo fece sorridere.
 

(109 parole)

 
 

#3
 
{Guardarsi allo specchio}
Ma ti ricordi quando noi due siamo stati ossigeno
ma restavamo in bilico
adesso respiriamoci che i giorni sono attimi

 
Lui e Alice erano simili.
Ryō se n’era reso conto improvvisamente, che tra lui e Alice sussisteva una somiglianza più profonda di quella fisica, che non avrebbero mai potuto notare guardandosi allo specchio: i due riflessi ricambiavano i loro sguardi e, in essi, sembrava brillare la medesima scintilla.
Ryō si domandò cosa sarebbe potuto accadere se avesse deciso di lasciarla andare via, quel lunedì in cui aveva ricevuto una corona di margherite in testa, e non riuscì a darsi una risposta.
Le sfiorò il petto, con la punta delle dita, e distrattamente si rese conto che le batteva il cuore, in sincrono con il suo.
Lui e Alice erano simili.
 

(110 parole)