1. Risveglio e confusione

Apre lentamente gli occhi, riscoprendo ogni muscolo del suo corpo invaso dal dolore.
-Jarvis, silenzia la stanza-.
Non sembra il posto in cui si trovava, quello che lo circonda adesso.
È sdraiata. Non stava precipitando?
-Ragazzina- è una voce calda e inconfondibile, la stessa di prima, la sua - Ragazzina, andrà tutto bene, sono qui, tu sei qui. Andrà tutto bene-.
Il calore di una mano circonda la sua, una carezza morbida. Accanto al letto in cui è sdraiata, in una questa stanza bianca e al sapore di naftalina, tra i macchinari e i tubi a cui sembra attaccata, c’è un altro letto. Suo padre è sdraiato su di esso, non sembra stare bene, non sembra cosciente. Tra i due letti, una sedia. Steve Rogers, l’uomo seduto che le parla e le stringe la mano, è raggomitolato su sé stesso, proteso verso di lei, ma con un ginocchio al petto.
- Mi senti?- le chiede.
Annuisce. Il suo sguardo, che non ha smesso di esplorare l’ambiente, si sofferma preoccupato sul volto del padre.
- Sta bene, non ti preoccupare. Ne ha viste di peggiori.-
- Dove siamo?- sono le sue prime parole.
- Al quartier generale, New York, siamo nell’ala medica-
-Quando, siamo?- specifica, vuole esserne certa.
- 20 giugno. È il 2019-
Continua a guardarlo. Non la sorprende come dovrebbe quest’informazione.
- Devo andarmene- sussurra, quasi in uno sbuffo d’aria. Fa per alzarsi ma il dolore sembra semplicemente troppo e si riaccascia sui cuscini, mentre il Capitano, prontamente, si appresta a servirla al meglio.
-Devi solo riposare. Ricordi cos’è successo?- sprimaccia i cuscini, tentando con affetto di dissuaderla dall’intento - Cadevi dal cielo. Ma sei qui ragazzina, sei tornata da me. Penserò io a te adesso-.
- Capitano- sospira alzando un po’ la schiena – Conosce le regole-.
Nessuna risposta a quell’affermazione che sembra solo volerlo ammonire.
Il ronzio delle voci oltre il vetro riflettente cattura l’attenzione della Ragazzina, era strano, quasi buffo risentire tutte quelle voci, così familiari e lontane. Era doloroso.
- Siamo in dolce compagnia, non è così?- chiede Steve, cogliendo la Ragazzina in fallo – Non si origlia, non è buona educazione- sorride, dolce.
- Cos’hai combinato?-
Ride, prima di rispondere – Quindi, tu cadi dal cielo e sono io quello che ha combinato qualcosa?-
- Parlano male di te-
- Diciamo, allora, che la Sentinella della Libertà si è un po’ imposto sugli altri, stavolta-. Una mano passa lesta tra le ciocche di capelli biondi caduti sulla fronte. Sembra stanco. Gli sorride di ricambio. Le era mancato. Le manca sempre quando non è con lei. Non dice niente però. Il Capitano la precede con un bacio sulla fronte, caldo e rassicurante e un – Non ti preoccupare. Sistemerò tutto, ora riposa, dormi. Più tardi mi racconterai da dove vieni-. Chiude gli occhi nella speranza di trattenere il più a lungo possibile quel calore e quelle parole, mentre Steve riprende posto sulla sedia tra lei e a suo padre.
Sembrava passato troppo tempo dall’ultima volta che qualcuno si era preso cura di lei.

“Da dove viene…” perché non poteva semplicemente dimenticarlo?