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Autore: historiae    09/02/2020    0 recensioni
Un bagliore dal colore caldo, sulla sua pelle ambrata eternamente avvolta da colori tetri. Un indelebile marchio dalle fattezze regali.
Valtor lo notò e sorrise, mentre quell'insolito pensiero gli balenò nella sua insaziabile mente di dominatore.
Non era stata sua intenzione imprimere quel marchio; ma era bastato quel dono, e l'effetto sortito era stato lo stesso.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darcy, Valtor
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le finestre della stanza erano serrate. Non un suono, non un movimento sospetto disturbavano l'apparente quiete dell'uomo abbandonato nell'elegante poltrona di velluto antico, avvolto nella penombra della notte, gli occhi socchiusi e nascosti dalla mano destra.

Un lieve bussare alla porta lo distrasse.

Al suo consenso, una figura femminile si introdusse con indugio nella stanza, e chiudendosi la porta alle spalle avanzò verso di lui.

 

-Mi hai chiamato?- chiese, con un tono di voce che tradiva un po' del suo solito sarcasmo.

Valtor alzò finalmente gli occhi. La figura slanciata di Darcy gli stava di fronte, avvolta nella seta leggera color viola intenso della vestaglia, illuminata dai riflessi flebili della luna.

A seguito della chiamata telepatica, pur senza che l'uomo le avesse fornito una spiegazione troppo esaustiva, non aveva esitato a presentarsi istantaneamente al suo cospetto, come la più diligente delle alleate, malgrado desiderasse andarsene finalmente a dormire.

 

-Sì. Ti ho convocata per una ragione ben precisa. Pare che il mio sortilegio, quello che mantiene le mie serve sotto controllo, si stia indebolendo. Temo che questo possa significare solo una cosa: che la Griffin stia lentamente recuperando il suo controllo mentale sulla torre.-

Darcy non sembrò tanto turbata da quella confessione, quanto più dalla tensione dipinta sul volto dell'uomo.

-Ma lei è imprigionata nelle segrete, e a stento si regge in piedi. Come credi che possieda ancora energia sufficiente a mantenere tutto quel controllo?-

Gli fece capire di voler comprendere appieno la situazione, nonostante l'avesse già fatto da tempo. Non aveva mai dubitato dei grandi poteri di Valtor, nemmeno quando sembrava stesse per perdere tutto ciò che aveva ottenuto; aveva sempre creduto che nulla l'avrebbe fermato, e si era sempre curata di farglielo sapere.

-Non è un'avversaria da sottovalutare. Le sono rimaste poche energie, è vero, ma ha una volontà di ferro. Per questo ho bisogno di un incantesimo psichico, che sia molto potente e che possa ipnotizzare quei burattini e incatenarli in uno stato di trance irreversibile. Potrò contare su di te per combinare le nostre forze e piegare di nuovo Torrenuvola al mio cospetto?-

Darcy si lasciò sfuggire un sorriso lusingato.

-Hai la mia parola. E guarda caso, ho proprio qualcosa che fa per te.-

Con un rapido schiocco di dita, fece comparire dinanzi all'uomo un minuscolo e sgualcito rotolo di pergamena. L'inchiostro che riportava i caratteri affilati della sua calligrafia era ancora nitido.

-E' una formula che conservo per le occasioni speciali. Forse potrà esserti utile.- sogghignò.

Valtor gli diede un'occhiata non troppo attenta, dopo essersi soffermato qualche secondo di più sulla sua alleata, prima di tornare a crogiolarsi nelle sue angosce.

-Bene. Agiremo domani, quando il plenilunio ci sarà favorevole. Ora sono così stanco...-

Si riadagiò contro lo schienale della sedia e si coprì il volto con la mano destra.

-Come desideri, mio signore.- fece Darcy, curandosi di solleticare il suo ego con tale appellativo.

Valtor rimase in silenzio, dubitando sull'eventuale idea di cavarsi ulteriormente di bocca le sue preoccupazioni di fronte ad una giovane strega la cui capacità di essere subdola e meschina era nota.

Ma la sua ansia montava ininterrottamente da giorni, e sapeva che se si fosse tenuto tutto dentro sarebbe esploso, probabilmente facendosi del male.

 

-Non capisco. Ho ottenuto il controllo con tanta facilità e non capisco come io possa temere di perderlo. Il mio marchio non ha mai fallito; ma in qualche modo ho idea che non sia abbastanza potente, se paragonato all'energia che da secoli protegge la scuola. E mi rifiuto di pensare che una vecchia e insignificante strega come lei abbia il potere di opporsi al mio controllo ed eguagliare quello delle antiche creatrici della scuola stessa. Le stesse che hanno fatto di me il mago più potente del mondo.-
Fece una pausa, sospirò. -Forse sono solo un illuso. Nessuno crede più a quella storia. Forse nemmeno io.-

 

Sconsolato, l'uomo continuò a tenere gli occhi bassi, finchè la ragazza, che lo era stata a sentire dalla prima all'ultima sofferta parola, gli si avvicinò ancora, più di quanto solitamente le fosse consentito di fare.

Nemmeno quella volta potè fare a meno di prendersi a cuore la sua causa. Notava il suo volto teso e percepiva la sua preoccupazione a pelle; un dono frutto della sua innata empatia che la rendeva agli occhi di lui la confidente perfetta, colei che sapeva comprenderlo come nessun altro faceva.

 

-Ora basta preoccuparti, grande capo.- mormorò, sensuale come una gatta. -Hai bisogno di distrarti. Perchè non vieni un po' a giocare con me?-

Quelle parole dal sapore poco innocente costrinsero Valtor e destarsi dai suoi pensieri e scoprirsi il viso per posare lo sguardo su Darcy.

Quando lei scostò il lembo di seta viola che le copriva le spalle, non potè fare a meno di spostare lo sguardo poco al di sotto del suo viso divertito, passando per le linee armoniose del suo corpo, per quelle curve accentuate ma mai troppo, e di lasciarsi ammaliare dal suo profumo. Le labbra della ragazza, accese da un intenso color porpora, gli sorridevano, enigmatiche come in un dipinto. Valtor, ormai rapito e sedotto, si ritrovò, senza sapere come, a ricambiare quello sguardo complice. Improvvisamente, tutta la tensione era svanita.

 

-La mia mente mi gioca brutti scherzi o sei riuscita a farmi scordare le mie angosce? Se è così, svelami i tuoi segreti.- disse Valtor, abbandonandosi di nuovo contro lo schienale della sedia e lasciando che Darcy gli si accostasse ancor di più.

-Vuoi i miei segreti?- sussurrò, e gli accarezzò il viso con un dito. -Vieni a prenderli.-

 

La manica di seta si sollevò, scoprendo il bracciale di ematite scintillante che ancora portava indosso dal giorno precedente. Un bagliore dal colore caldo, sulla sua pelle ambrata eternamente avvolta da colori tetri. Un indelebile marchio dalle fattezze regali.

Valtor lo notò e sorrise, mentre quell'insolito pensiero gli balenò nella sua insaziabile mente di dominatore.

Non era stata sua intenzione imprimere quel marchio; ma era bastato quel dono, e l'effetto sortito era stato lo stesso. Darcy, ora, pendeva dalle sue labbra, eppure era sufficientemente sfrontata da riuscire a sedurlo e costringerlo ad abbassare la guardia, per abbandonarsi a lei, e all'affetto che ogni giorno gli dimostrava.

Le sorrise di nuovo, per poi stringerla e posare le labbra su quella pelle scoperta, ispirandone il profumo, deciso a prendersi quei segreti.

 

 

 

***

 

 

 

Le deboli luci dell'alba si facevano strada con impazienza attraverso le imponenti finestre del castello.

Valtor giaceva ancora nel suo letto, avvolto dalle coperte cremisi. Sdraiata accanto a lui, Darcy lo osservava assaporare un chicco d'uva rossa dal grappolo che lei stessa aveva addentato poco prima.

Lui, fino ad allora immerso nei suoi pensieri, fu catturato dal bagliore del gioiello ancora elegantemente avvolto al braccio sottile della ragazza, posato sul suo petto.

 

-Perchè ti ostini a portarlo?- chiese, di punto in bianco, serio. -Che importanza ha, per te?-

 

Darcy lo osservò, incerta su cosa lui stesse effettivamente pensando al di là di quell'espressione cupa. Cercò il suo sguardo, senza trovarlo.

-Non lo sai?- Valtor non rispose subito. -Credevo fosse altrettanto importante, per te.-

Lui sospirò.

-Non è così che avrei voluto dimostrarti la mia gratitudine. Ma non conosco altro modo per farlo.-

 

Valtor distolse lo sguardo dal soffitto e si voltò dalla parte opposta.

-Devi liberartene.-

Darcy si incupì a sua volta.

-Non chiedermi questo. Che cos'è mai questo dono, se non un pegno d'amore?-

-Io non conosco l'amore. È una debolezza, come tutto ciò che di buono esiste al mondo. E il mio cuore è pieno di veleno. Non saprà mai darti altro.-

 

Darcy percepiva l'angoscia farsi nuovamente strada nella mente dell'uomo, che ora rifiutava di incrociare il suo sguardo, pregno di quell'affetto che ora sopravviveva solo a stento nel suo cuore, soffocato da una coltre di energia negativa, dalla smania del controllo e dal desiderio di vendetta.

L'amore era un sentimento troppo nobile per una tale anima. Lo aveva sempre evitato, per timore di restarvi prigioniero.

E quand'anche avesse trovato le parole e il modo per esprimerlo a lei, quell'amore non sarebbe vissuto a lungo. L'essere corruttibile che era, e di ciò aveva la certezza, era destinato a scomparire ancora una volta, vinto dalla luce, come già era accaduto.

 

La mano destra di Darcy riportò delicatamente il viso di Valtor a voltarsi nella sua direzione. Lui tornò a immergere lo sguardo negli occhi di lei, che ora lo fissavano con mestizia.

Adocchiò di nuovo il gioiello dorato a cui era tanto affezionata.

-Non ti proteggerà per sempre.-

-Ma è tutto ciò che mi resterà di te.- rispose lei, l'emozione che le stringeva alla gola.

Lui la guardò in silenzio, poi sospirò.

-Come preferisci. Se è davvero così, conservalo. Come quanto di più prezioso tu abbia.-

Distolse di nuovo gli occhi. -Perchè, presto, di me resterà solo cenere.-

 

Si alzò dal giaciglio, lasciandola sola con quel dono, a lei tanto caro, a proteggerla da ogni dolore del cuore che la vita le avrebbe inflitto; da ogni più amara malignità, da ogni ferita, per sempre, anche quando lui non ci fosse stato più.

  
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