Anime & Manga > Bungou Stray Dogs
Ricorda la storia  |      
Autore: Stella Dark Star    10/02/2020    1 recensioni
Il matrimonio non è una cosa facile. E' il coronamento di un sogno d'amore, ma anche una promessa di fedeltà, un impegno nei confronti della persona a cui ti stai legando. E per Chuuya Nakahara, che ha un carattere difficile di natura, fare un passo così grande può rivelarsi ancora più complicato! Per fortuna accanto a lui ci sono delle figure genitoriali come la signora Kouyou e il Boss Mori a rassicurarlo e ad accompagnarlo all'altare, dove Dazai lo attende.
Nota: ho aggiunto un disegno di Chuuya in "abito da sposa"! Spero vi piaccia! :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Kouyou Ozaki, Osamu Dazai, Ougai Mori, Ougai Mori
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'SHIN+SOUKOKU SAGA'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dazai x Chuuya:
Per sempre
 
Ancora una volta la sua mano risalì, per poi scendere lentamente portando con sé una scia di emozioni. Attraverso il manico della spazzola riusciva  a percepire la vibrazione dei denti fra i capelli, i quali producevano anche un rumore così rilassante da indurla a ripetere quell’atto più volte del necessario. La spazzola in legno di rose sembrava danzare su quella chioma rossa e setosa, completamente priva di nodi, ma il dettaglio più piacevole di tutti era un particolare gioco di colori che si creava grazie ad una combinazione tra la luce del sole che filtrava dal vetro e la giusta inclinazione dei capelli tirati dalla spazzola, un accentuarsi dell’arancio acceso e dell’oro, il quale sembrava dar vita ai capelli facendoli sembrare delle fiamme in movimento. Era pur vero che quel piacere si stava dilungando eccessivamente, però. Giusto con un pizzico di dispiacere, decise di interrompere. Allungò il braccio sul tavolo per riporre gentilmente la preziosa spazzola sopra ad un apposito panno, facendo attenzione ad appoggiare il dorso su cui era dipinto un piccolo roseto. Nel lasciare il manico, sfiorò di proposito gli intagli raffiguranti un intreccio di rovi. Quella spazzola era un cimelio di famiglia e la conservava con cura da anni.
La sua mano si spostò di pochi centimetri, ed ecco che incontrò un vasetto d’argento il cui contenuto era semplicemente una serie di elastici per capelli. Indugiò qualche istante e poi, col dito indice, ne prese uno nero. Tornò a dedicarsi alla bella chioma rossa e folta, raccolse la lunghezza dei capelli sulla spalla e lisciò la ciocca nel palmo della mano per far sì che fosse compatta, quindi vi applicò l’elastico e la strinse in un codino. Di nuovo le sue mani si allungarono sul tavolo, questa volta per prendere una rosa fresca dalla tonalità così delicata che nemmeno le guance di un bebè avrebbero potuto eguagliarla. Prestando molta attenzione nel maneggiarla, per timore di sgualcirne i petali, afferrò tra pollice ed indice il corto gambo che vi era stato lasciato e con cura lo infilò dentro all’elastico, assicurandosi che il fiore fosse ben saldo e che il piccolo gambo fosse ben nascosto fra i capelli. Soddisfatta del proprio operato, volse lo sguardo allo specchio e accennò un sorriso all’immagine riflessa.
“Non è un po’ esagerato?”
La voce dubbiosa di Chuuya fu quasi una stonatura nell’armonia dei gesti appena compiuti.              
“E’ perfetto. E ti dona, credimi.” Rispose lei, senza spegnere il lieve sorriso che aveva sulle labbra.
Chuuya allora lasciò un sospiro e spostò lo sguardo dal riflesso dei capelli a quello della camicia. E di nuovo si lamentò: “S’intona con questo pezzo di stoffa femminile. Forse non è stata una grande idea chiedere ad Akutagawa di aiutarmi a scegliere gli indumenti.”
La camicia dalle linee morbide, in seta e di un bel bianco candido, aveva come particolarità il collo arricciato che, stretto da un elastico, andava a formare delle pieghe che si spandevano sul petto. Lo sguardo di Chuuya sembrava quasi disgustato da quell’effetto.
“Assomiglio ad uno dei sacchettini di confetti che accompagnano le bomboniere.”
A quel punto la signora Kouyou non riuscì a trattenersi e lasciò una risata, senza però dimenticare di coprirsi le labbra col dorso della mano.
“Sei uno sciocco! Questa camicia ti rende ancora più elegante del solito. Non criticare i gusti di Akutagawa!”
Chuuya si sollevò dallo sgabello e andò di fronte allo specchio lungo che era all’angolo della stanza, di modo da avere una visione completa di sé.
“Per lo meno nella metà inferiore del corpo sembro ancora un uomo.”
In effetti, oltre all’orlo della camicia che gli sfiorava gentile i fianchi, indossava un paio di pantaloni bianchi dal taglio classico e dei mocassini dello stesso colore, però decorati da fibbie dorate.
Lei lo raggiunse e gli posò le mani sulle spalle, prestando attenzione a non sgualcire la stoffa della delicata camicia.
“Sei un bellissima sposa, non hai nulla di cui preoccuparti.”
Sapeva che le sue lamentele erano dovute solo all’agitazione, anche se col brutto carattere che si ritrovava riusciva a renderle ancora più aspre.  Ogni traccia di sarcasmo o malumore sarebbe svanito non appena avessero raggiunto la villa. O almeno così sperava.
Due colpi alla porta attirarono l’attenzione di entrambi.
“Avanti.” Disse lei, con voce squillante.
La porta si aprì e sulla soglia comparve il Boss Mori, vestito esattamente come in ogni altro giorno dell’anno, ma con i capelli ancora più impomatati del solito.
“Siete pronti?”
“Certo!” E a conferma scambiò uno sguardo con Chuuya, che però improvvisamente si era fatto ancora più nervoso.
Mori si fece avanti e li raggiunse di fronte allo specchio. Quando la sua mano si sollevò, Chuuya ebbe un leggero fremito, neanche temesse di essere colpito, invece quella mano andò solo a sfiorargli una guancia e il roseo fiore che era giusto poco sotto.
“Non avrei mai immaginato che potesse arrivare questo giorno. Sono fiero di te.”
Gli occhi di Chuuya si sgranarono, lo sguardo azzurro tremò un istante.
“G…grazie, Boss.”
“Ora è meglio andare o faremo tardi.”
Chuuya abbassò il capo e un istante dopo lo rialzò, mostrandosi più deciso. Emise un mugolio di assenso.
Mori aggiunse con noncuranza: “Se Dazai dovesse annoiarsi durante l’attesa, potrebbe anche decidere di andarsene e buttarsi nel fiume.”
Ecco, questa frase sarebbe stato meglio evitarla! Ci pensò Kouyou a punirlo dandogli un colpetto sul capo, col ventaglio che teneva nascosto nella manica del kimono.
*
 
Raggiunsero la bella villa in stile occidentale in una ventina di minuti, a bordo della limousine personale di Mori. Quando Chuuya scese era così agitato che i suoi movimenti erano rigidi come quelli di un manichino. Non riusciva a calmarsi. Nel salire i gradini rischiò perfino di inciampare e, per poco, entrando dall’ingresso principale, non si prese in piena faccia la pesante porta. Kouyou, per essere sicura che non si uccidesse da solo, dovette prenderlo per mano per fargli attraversare il salone e condurlo fino alla veranda.
“Esco per prima, così tutti sapranno che siamo arrivati.” Li informò, quindi uscì dalla vetrata aperta e imboccò un sentiero che s’inoltrava fra alte siepi.
Chuuya era sul punto d’impazzire. Non solo il cuore gli batteva nel petto come un tamburo, ma sentiva le gambe diventare di gelatina ad ogni istante che passava.
“Perché diavolo sono qui? Chi me lo fa fare a sposare quell’idiota? Davvero sono così imbecille da voler passare la vita al suo fianco?” Tirò un pugno nell’aria, imprecando tra i denti: “Cazzo!”
Mori gli afferrò la mano ancora chiusa a pugno  e la strinse nella sua, costringendolo così a prestargli attenzione.
“Chuuya, conosci già queste risposte. Sono trascorsi tre mesi da quando Dazai ti ha chiesto di sposarlo. Tre mesi da quando tu hai accettato. E in questi tre mesi ti sei occupato più dell’organizzazione del matrimonio che degli affari della Port Mafia. Perché diavolo sei qui? Per onorare il grande impegno che hai messo nell’organizzare questo matrimonio. Chi te lo fa fare a sposare quell’idiota? Tu stesso, nessuno al mondo sarebbe così sciocco da dirti di farlo. Davvero sei così imbecille da voler passare la vita al suo fianco? Sì, lo sei. Perché senza di lui ti senti incompleto, lo sai bene. Lo hai provato sulla tua pelle nei quattro anni in cui siete stati separati.”
Chuuya era incredulo.
“Boss… Lei è davvero troppo schietto, alle volte.”
Mori fece spallucce e accennò uno scherzo: “Volevo solo aiutarti!” Quindi gli porse il braccio.
Chuuya esitò ancora, ma alla fine riuscì a placare il tremore che gli invadeva il corpo e a prendere quel braccio come fosse un’ancora di salvezza. Non appena mise piede sul sentiero ghiaioso, pregò di non scivolare. La strada per l’altare sembrava ancora così lunga…
Volontariamente concentrò lo sguardo sulle proprie scarpe e contò i passi per non pensare ad altro.
“Chuuya.”
Il richiamò di Mori lo fece sussultare. Risollevò lo sguardo e si rese conto di essere al termine della lunga siepe. Un passo ancora e sarebbero stati visibili da tutti. Prese un respiro profondo e cercò di farlo uscire assieme all’agitazione che aveva dentro. Fu Mori a dargli un tacito segnale di partenza per fare quel passo al di fuori dell’ombra. La luce del sole che invase il corpo di Chuuya gli donò un’inaspettata sensazione di calore e sicurezza. Ringraziando il cielo! Lo sguardo che per un attimo era stato catturato dalla luce ora si allungò all’orizzonte, sul quadretto colorato composto dagli invitati divisi in due gruppi, dall’arco di fiori di campagna che fungeva da entrata ad un tempio invisibile, dal sentiero che proseguiva ancora un po’ e terminava ad un altare anch’esso adornato di freschi fiori colorati. Gli sguardi che lo accolsero erano numerosi, come anche le espressioni dei rispettivi proprietari. C’era chi sorrideva, come ad esempio il nanerottolo di Ranpo, lo scemo di Kaji con la sua solita faccia da schiaffi, quel moccioso di Atsushi (a cui desiderava ardentemente tagliare col coltello quella dannata frangia sbilenca), la cara e materna Kouyou, la dolce Gin quasi irriconoscibile coi capelli sciolti e un vestitino e quel pidocchio di campagna di Kenji a cui brillavano perennemente gli occhi. C’era chi restava serio e composto, come quella sfinge vivente di Akutagawa,  quel quattrocchi borioso di Kunikida, la minuscola e letale Kyouka e l’impassibile Presidente Fukuzawa che avrebbe svolto il rito nuziale. E poi c’era l’idiota per eccellenza che sfoggiava un odioso sorriso da ebete. Dazai.
Ma veramente stava indossando lo stesso completo bianco di quando si era unito a quello psicopatico di Tatsuhiko Shibusawa e c’era quasi rimasto secco? E quei capelli che sembravano un cespuglio incolto se non addirittura un ammasso di letame secco? Tutti ottimi motivi per scappare e piantarlo in asso, per fargliela pagare per tutte le stronzate del passato, per averlo abbandonato lasciando la Port Mafia, per essersi alleato coi nemici, per averlo fatto ingelosire facendogli credere di essere interessato ad Atsushi, per… per… Si rese conto che il sorriso da ebete era mutato. Ora il volto di Dazai era particolarmente seducente, lo sguardo diretto e sicuro, le labbra leggermente arcuate. Perfino i suoi capelli avevano un aspetto migliore, forse un effetto spettinato con eleganza. E quel completo…be’, gli ricordava anche il momento in cui lui lo aveva salvato dalla morte dandogli un pugno in piena faccia e poi Dazai lo aveva tenuto stretto a sé per impedire che la nebbia lo travolgesse. Tutto sommato era stato un momento romantico, no? E Dazai era… Dazai era… Era l’uomo che amava, con tutti i pregi e i difetti. Anche se i difetti superavano di gran lunga i pregi. Anche se a volte lo faceva incazzare così tanto da fargli venir voglia di spezzargli le ossa una ad una …e avere così la scusa di fargli da infermiera?
Dazai allungò la mano verso di lui e gliela porse elegantemente col palmo sollevato.
Per un istante gli mancò il respiro e gli parve di avere le vertigini. Odiava sentirsi così debole, ma cosa poteva fare? Volse il capo e ricercò lo sguardo di Mori, in una sorta di richiesta di aiuto. Indubbiamente lui lo notò, ormai conosceva Chuuya da anni e sapeva decifrare le sue espressioni alla minima occhiata. E allora, per adempiere appieno al proprio ruolo di padre, accennò un sorriso buono e posò con affetto la mano su quella che lui stava usando per aggrapparsi al suo braccio. Gesti che forse non aveva mai fatto in vita sua, ma che in quel momento gli parvero giusti. In qualche modo voleva trasmettergli sicurezza. E funzionò.
Chuuya si sentì subito meglio, fece un cenno di ringraziamento e volse di nuovo lo sguardo a Dazai. Ora era pronto a fare quell’ultimo e importante passo. Mentre scivolava via da sotto il braccio di Mori, gli parve di lasciare indietro il passato, di abbandonare tutto ciò che era stato, di dire addio ad una parte di sé che non poteva portare avanti. Allo stesso modo, non appena le sue dita sfiorarono quelle di Dazai, percepì un piacevole calore, il principio di una nuova vita tutta da scoprire, di giorni e notti da condividere insieme, di un futuro che si prospettava luminoso e felice. Quando la mano di Dazai avvolse la sua e la strinse dolcemente, ebbe finalmente la consapevolezza che quell’unione sarebbe stata per sempre.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Bungou Stray Dogs / Vai alla pagina dell'autore: Stella Dark Star