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Autore: Angel TR    11/02/2020    2 recensioni
Why wait for the best when I could have you?
Lana del Rey - Norman F**** Rockwell
Otto one-shot legate da promesse mantenute da cuori troppo nobili partecipanti alle seguenti Challenge:
"Pagine di una storia infinita" indetta da molang su efp
"Parole Quasi intraducibil" indetta da Soly Dea su efp
“Drabbles, Drabbles e ancora Drabbles” indetta da HarrietStrimell sul forum di EFP
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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4) “Kindness and a caring mind are two separate qualities. Kindness is manners. It is superficial custom, an acquired practice. Not so the mind. The mind is deeper, stronger, and, I believe, it is far more inconstant.”
[Haruki Murakami, Hard-boiled wonderland and the end of the world]
• Genere: Romantico

3) “It's better to burn out than to fade away.” [Neil Young]
+ “At the end of the day, it isn't where I came from. Maybe home is somewhere I'm going and never have been before.” [Warsan Shire]
• Genere: Sentimentale

Estrenar: indossare o usare qualcosa per la prima volta


5. Ritorno a casa


You are the vision I'm looking for
Make me remember all I forgot
Watch me become just an animal
Naked to nothing more than who we are
Kerli - Feral Hearts

Grumi di bianco sporco si accumulavano ai lati della strada. Alisa schiacciò il naso contro il finestrino dell'auto, affascinata. Non che non avesse mai visto la neve ma non aveva mai avuto l'occasione di osservarla sfrecciare e trasformarsi in un enorme bruco bianco.
Ridacchiò.
«Lars, un bruco di neve!» esclamò.
«Davvero?» chiese lui, lanciandole una rapida occhiata. Lars Alexandersson votava "sì" alla guida consapevole e attenta; permetteva a se stesso di distrarsi quel nanosecondo che gli permetteva di ammirare i buffi capelli rosa di Alisa.
«Sì! Guarda!» insisté lei, battendo l'indice contro il finestrino.
«Okay.» acconsentì lui e fermò la macchina. La decisione di trasferirsi dal Giappone per arrivare a Stoccolma, casa sua... beh, le ore di aereo, insieme alle ore in auto, si facevano sentire. Percepiva le gambe rigide.
Alisa si voltò a guardarlo, lo stupore negli occhi, troppo verdi per essere umani, spalancati. Si portò le mani al petto, registrando, suo malgrado, la morbida e strana consistenza della lana del cappottino pesante che aveva comprato – nonostante non avvertisse il freddo. Non aveva mai indossato un indumento del genere ma le piaceva la sensazione avvolgente che provava. «No, Lars! Perché ti sei fermato! Così il bruco sparisce!»
Gli occhi scuri del ragazzo scintillarono e il cuore di Alisa perse un bit. L'ombra di un sorriso aleggiava sulle labbra carnose e rosee. Roba da fondere il motore.
«Il bruco è sparito. Sai cosa significa questo, Alisa?» domandò lui, il tono serio e imperioso che tradiva il generale che scalpitava nel suo petto.
Alisa non era ancora molto brava nel cogliere l'ironia quindi scattò sull'attenti, la schiena dritta come la lama di un fioretto. «Sono pronta, Lars!» avvisò.
Lars ridusse gli occhi a due fessure. «Che l'operazione Trova-Il-Bruco è appena iniziata.» rivelò con un tono cospiratore prima di lasciarsi andare a una risata. Nonostante la stanchezza, cercava sempre un modo per accontentare Alisa. Lei riusciva a pescare il bimbo scanzonato e felice che nuotava sotto copertura in Lars; si appellava a un lato che lui reputava seppellito sotto tutti i proiettili sparati e tutti i corpi abbattuti.
E, invece, con sua grande sorpresa, quel Lars capace di lanciarsi a capofitto nella ricerca di un bruco fatto di neve, visibile solo sfrecciando sull'asfalto, era ancora lì, ben presente. Aveva avuto giusto bisogno di qualcuno di speciale, magari con un paio di occhi verdi scintillanti e un animo di microchip, per venire allo scoperto.
Lo sguardo di Alisa si appannò e la sua bocca formò una graziosa "o". «No, Lars, il bruco non esiste dav... » fece per cominciare, impaurita dalla possibilità di deluderlo, poi le parole le morirono in gola, notando il rossore diffondersi sulle guance del ragazzo. Ancora, i fili elettrici che le davano energia rischiarono di andare in tilt.
«Lo so. Ma che ne dici di fingere che esista e vedere dove ci porta?» rispose lui, mettendo la prima e premendo sull'acceleratore.
Alisa batté le mani. «Ci porta a casa tua!» esclamò, estasiata. Non vedeva l'ora di scoprire com'era fatta la casa di Lars.
«Sempre se non l'hanno venduta. Sono stato fuori un bel po'!» ridacchiò lui. «In caso, prenotiamo un hotel. Ce ne sono tantissimi a Stoccolma.»
«Oh, o possiamo dormire in mezzo alla neve in un igloo!» propose Alisa, sognante. «Come gli eschimesi!»
«Mmh... magari non in un igloo ma conosco un posto che potrebbe fare al caso nostro.» rispose Lars. «C'è un particolare tipo di hotel, si chiama "Icehotel". È lontano, in più non ci sono mai stato ma i turisti ne vanno matti.»
Sereni, al calduccio grazie al riscaldamento dell'auto, dovevano essere pazzi a prenotare una stanza fatta di ghiaccio. Eppure Alisa continuava a bombardarlo di domande sull'hotel.
Era felice. Voleva andarci.
E Lars avrebbe fatto qualsiasi cosa per accontentarla.


  
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