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Autore: JenevieveEFP    11/02/2020    5 recensioni
(Storia partecipante alla challenge "Tarantallegra (ma non troppo)" indetta da Greynax sul forum di EFP.)
Al loro terzo appuntamento Draco ha una richiesta insolita per Harry, quasi un ordine: che lo porti lontano.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Storia partecipante alla challenge "Tarantallegra (ma non troppo)" indetta da Greynax sul forum di EFP.

Prompt:

Take me out tonight
Because I want to see people and I
Want to see life
Driving in your car
Oh, please, don't drop me home
Because it's not my home, it's their
Home, and I'm welcome no more

Portami fuori stasera
Perché voglio vedere gente e
Voglio vedere vita
Guidando nella tua macchina
Oh, ti prego, non mollarmi a casa
Perché non è la mia casa, è la loro
Casa, e non sono più il benvenuto

The Smiths - There Is A Light That Never Goes Out

 


 
 
 
C'è una luce che non si spegne mai 
 







Prima ancora che dalla sua espressione o dal tono vacuo della voce, Harry capì che Draco era letteralmente sconvolto per via della semplice richiesta che gli aveva appena espresso. L’aveva ascoltato incredulo, tanto da rimanere imbambolato e costringerlo a ripetersi e ordinare stizzito, urgente.
«Portami lontano. Voglio salire su quella tua macchina babbana e sentirla correre più veloce possibile.»
“Iniziamo bene.” Aveva pensato scoraggiato il moro. Non suonava come la più idilliaca delle premesse come mood da terzo appuntamento. I primi due erano andati sorprendentemente bene, forse perché all’altro aveva lasciato ben poche occasioni di aprire la bocca e l’intesa dal lato puramente fisico si era dimostrata incredibilmente spiccata. Ma ora, che cos’era questo atteggiamento?
Con un nodo di disagio nello stomaco Harry realizzò ancora una volta quanto fosse stanco di relazioni emotivamente problematiche. Non aveva avuto che drammi nella sua vita in campo amoroso, a partire dai rovesci temporaleschi di lacrime della povera Cho Chang, fino ai litigi con Ginny e poche altre con cui non era durato nemmeno un paio di mesi.
Certo, dal momento in cui aveva deciso di assecondare il neonato sentimento di interesse per Malfoy e provare a frequentarlo, in fondo aveva già tacitamente accettato che non sarebbe stata una sfida facilissima. Voleva provare la novità di uscire con un ragazzo, ma a quanto pare ne aveva scelto uno lunatico ed emotivo peggio di una ragazza. Per la sua esperienza le femmine avevano perlomeno la decenza di attendere un mese prima di sclerare.
“È Malfoy, lo sapevi.” Si disse però, spronandosi stoicamente alla pazienza. Il biondo era stato sempre tremendamente viziato, e sebbene dalla fine della guerra pochi anni prima fosse sensibilmente cambiato in meglio, non poteva certo pretendere di vederlo mutare in una bestiola mansueta e cordiale. Però da questo a dargli ordini già dal terzo appuntamento ce ne passava.
«Va bene, andiamo.» risolse dunque forzandosi alla diplomazia più che altro per scansare il rischio di finire ad intavolare una discussione seria. Si sentì un po’ un verme, ma la realtà è che lui voleva solo divertirsi, una volta tanto.
Gli porse una mano e lo squadrò meglio, sembrava essersi vestito di fretta, meno ordinato ed elegante del suo solito, col caschetto di biondissimi capelli un po’ spettinati, la camicia allacciata con un bottone sbalzato. Draco la afferrò ed Harry smaterializzò entrambi, lontani da quella bella stradina di campagna in cui si erano dati appuntamento. Atterrarono nel retro di una via desolata di un vicino paesino babbano, favoriti dal buio della mezzanotte appena scoccata e dalla tranquillità del posto.
In silenzio scivolarono lungo una stradina minuta e arrivarono fino alla vettura parcheggiata in fondo.
Era un modello cabriolet rosso acceso dal vago taglio sportivo, non uno fra i pezzi più rari o ultramoderni a disposizione della concessionaria da cui l’aveva acquistata pochi mesi prima, ma correva abbastanza da concedergli un brivido d’eccitazione che nessun babbano si sarebbe mai potuto permettere. Con l’aiuto di un estasiato Arthur Weasley aveva installato dei sistemi di sicurezza magici che gli avrebbero consentito di guidare quasi ad occhi chiusi senza rischi, sfiorando candidamente i 250 km/h. Da ragazzino le auto e le bici da corsa non avevano mai suscitato alcun interesse in lui, e dopo aver visto scope volanti e le meraviglie del mondo magico, tutto ciò che aveva da offrire quello babbano era incredibilmente noioso. Però, subito dopo la disastrosa rottura con Ginny, aveva inaspettatamente avvertito il desiderio di concedersi un capriccio, una volta tanto nella vita. Dove non aveva ancora trovato soddisfazione se non nel mondo babbano, in cui aveva sempre vissuto di stenti e privazioni? Alla fine a quella macchina rossa come i capelli della sua ex ci si era pure affezionato e il capriccio era rimasto di sua proprietà.
Draco ci era salito solo una volta prima d’allora, al loro secondo appuntamento: l’aveva sfidato a restare impassibile di fronte alla corsa decisamente più veloce di qualsiasi scopa attualmente in commercio.
«Mi era parso di capire che non ti fosse piaciuta poi tanto, come tutte le cose babbane.» disse infatti al biondo non appena furono entrati in auto, memore della vaga ansia che quella corsa aveva suscitato nel suo passeggero la volta prima. Ansia che non aveva tardato sapientemente a calmare dopo con baci e abbracci rassicuranti.
La capote era già ritratta, in fondo era metà Luglio e le temperature rendevano oltremodo gradevole un viaggio scoperto.
«Invece mi è piaciuta.» disse Draco, spaparanzandosi con aria ribelle ad ostentare noncuranza sul sedile del passeggero. «Avanti, falle aprire gli occhi.» lo spronò impaziente.
Harry non riuscì a reprimere una risatina di scherno al sentirlo parlare così di una macchina.
«Accendere.» puntualizzò, mentre avviava il motore e accendeva i fari.
«Sì, quel che è.» bofonchiò quello solo vagamente imbarazzato.
Partirono lenti, perché dovettero uscire dal piccolo paese ed immettersi verso strade più ampie. Strade in cui sarebbe stato possibile correre senza problemi allo stesso passo del vento.
Draco sembrò rilassarsi un po’ man mano che Harry premeva sull’acceleratore e guadagnava velocità e il moro non mancò di sbirciarlo spesso e volentieri. Se fosse stato su un’auto normale una simile disattenzione a quella velocità gli sarebbe potuta costare cara.
A poco più di 100km/h su un’autostrada perfettamente dritta, le loro camice tremavano violentemente sotto le frustate del vento. I colletti e i capelli erano sbatacchiati qua e là in maniera ancora piacevole nonostante la velocità sostenuta e dopo un quarto d’ora di silenzio totale Harry levò la bacchetta e portò la capote a chiudersi, conscio che prima o poi avrebbe dovuto parlare. Affrontare l’argomento di quella stranissima richiesta.
Draco gli lanciò un’occhiata di disappunto appena furono nuovamente al chiuso.
«Hai idea di dove vorresti andare? Di cosa vorresti fare?» spiegò il moro.
«Non lo so, basta che sia lontano da casa e...» iniziò a dire d’impeto. Harry di rado l’aveva sentito rispondere di getto a quel modo. «Voglio...vedere gente, tanta gente. Voglio vedere un po’ di vita.»
Harry lo squadrò interdetto. I primi due appuntamenti erano stati una corsa silenziosa e discreta all’intimità. Che cosa era successo per sconvolgere a quel modo l’altro ragazzo? Si tenne dentro una curiosità delle più insidiose: quella di chi vuole sapere ma ha paura di chiedere.
Così, per la seconda volta, Harry si ritrovò a rimandare i quesiti. Ci sarebbe stato un altro momento per mortificarsi con le discussioni e le parole. Iniziò a rimpiangere l’attrazione che provava per il biondo, perché fra tutti coloro con cui avrebbe potuto uscire, Draco era sicuramente uno con cui di roba da discutere e chiarire - se la cosa si fosse protratta oltre effusioni varie - ce ne sarebbero state per giorni interi. Ma ora, almeno agli inizi, era chiedere troppo avere una serata di relax?
«Vuoi vedere vita e gente, dici. Conosco il posto giusto. Fa niente se è pieno di babbani?» gli chiese, accelerando sempre di più, tanto che dovette alzare la voce per superare il rombo portentoso del motore.
Draco sembrava ancora una volta trovare sollievo in quella velocità, manco stessero sfuggendo da un pericolo tremendo. Lasciò che la spinta gli facesse inchiodare la schiena al sedile, reclinò la testa all’indietro e rise forte.
«Che c’è?» chiese Harry, confuso ma incapace di trattenere perlomeno un sorriso. Quand’era stata l’ultima volta che aveva sentito l’altro ridere?
«Sì, vai. Andiamo in mezzo ai babbani. Ormai...» la risata sfumò in un ghigno amaro, rassegnato.
Non voleva chiedere, non capiva nemmeno se l’altro con quell’ “ormai”, volesse in realtà essere invitato a parlare. Forse se fosse rimasto completamente muto non sarebbe successo niente di male?
La sua teoria si rivelò corretta, viaggiarono in un silenzio completo per altri trenta minuti finché non ci fu più bisogno di correre, erano arrivati ad un altro piccolo centro babbano.
Harry si infilò lungo una stradina che tagliava in due l’intero paese: c’era parecchia gente in giro nonostante ormai fosse quasi l’una e gran parte sembravano giovani o turisti. Quasi tutti parevano aver alzato il gomito e a giudicare dallo stato straripante dei bidoni della spazzatura doveva esserci stata una grande festa. Si allontanarono di poco dal centro abitato, la stradina sfociava verso una spiaggia accesa da numerose luci di falò, fiaccole e lanterne. Alcuni dei ragazzi che camminavano sul bordo strada mentre accostavano proruppero in fischi d’ammirazione per l’auto.
«Gli piace o cosa...?» si informò Draco, fissando i coetanei, babbani, con meno astio di quanto Harry si sarebbe mai aspettato.
«Gli piace molto, direi.»
«È un modello buono, dunque?»
«Per gli standard dei babbani sì.» ammise, parcheggiando sotto le fronde di un albero basso fra quelli che separavano il sentiero ormai sabbioso nella zona riservata ai posteggi e l’accesso alla spiaggia che già si vedeva bene oltre la radissima vegetazione e qualche panca di pietra.
Harry vide Draco scrutare lo scorcio oltre il parabrezza. Sembrava pensieroso, non certo deliziato come lo sarebbe stato il signor Weasley, ma nemmeno disgustato. Pareva quasi un bambino timido al suo primo salto dal trampolino in piscina, ancora intento a cercare di capire se la cosa gli andasse davvero a genio o meno.
«Scendiamo? Sei ancora sicuro?» gli chiese con una vena ironica.
Draco gli rivolse un’occhiata di sfida, tastò un paio di volte l’interno dello sportello nei punti sbagliati, e alla fine trovò la maniglia per sbloccarlo.
Pochi minuti dopo avevano le scarpe insidiate di sabbia, un venticello gradevole in faccia, e diversi metri di spiaggia alle spalle.
«C’è sempre un sacco di gente qui, è una località turistica e siamo in alta stagione. Ma oggi a quanto pare c’è stato un concerto in spiaggia, per quello sono così tanti.» spiegò Harry, passando all’altro una banale birra babbana piacevolmente gelata, che aveva appena acquistato ad un chioschetto. 
Draco raccolse birra e informazioni con un mugugno che sembrava a metà fra assenso e ringraziamento. Alla bottiglia ci agganciò le labbra avidamente.
Harry sentiva che non avrebbe potuto rimandare le domande per sempre. Dubitava con forza che Draco in condizioni normali sarebbe davvero voluto essere in quel posto, fra la gente. Fra i babbani. Dubitava persino che quella sarebbe stata una serata positiva come i primi due appuntamenti. Tanto valeva togliere il dente, vedere quale fosse la ragione che aveva portato il biondo a permettersi di fare i capricci. Si stava preparando mentalmente un modo efficace per introdurre un quesito nella maniera più diplomatica possibile, quando con sua immensa sorpresa, Draco lo acchiappò per la mano libera e lo trascinò dritto verso il falò più vicino, uno degli appostamenti più chiassosi e numerosi. Intorno al fuoco c’erano seduti una ventina di ragazzi e ragazze in un cerchio disordinato, l’età minima era sui vent’anni, qualcuno più grandicello stava anche oltre i trenta. Gli abiti erano leggeri, quelli delle ragazze minimali all’eccesso. Uno suonava vigorosamente la chitarra e aveva l’aria vivacemente alticcia, ma riusciva a coinvolgere e far canticchiare ritornelli che Harry non conosceva ad altri cinque diversamente sobri.
Draco lo guidò a due buchi liberi rimasti fra un gruppetto di amiche ridacchianti che si facevano le trecce ed un ragazzo mezzo addormentato abbracciato ad una bottiglia di rum mezza vuota.
Si sedettero sulla sabbia, resa tiepida dal baluginio del fuocherello a due metri di distanza, Harry un po’ stralunato dalla situazione, Draco stranamente risoluto.
«È stato stupendo vero?» una ragazza dalle mille treccine si era rivolta a Draco, gioviale e trasognata. Ad entrambi ricordò vagamente Luna Lovegood.
«Sicuro.» confermò il biondo abbozzando un sorriso breve. Sembrava che la sua priorità a quanto pare non fosse cercare di socializzare, ma finire la birra il più rapidamente possibile.
«Hey hai la camicia allacciata storta.» gli fece notare un’altra ragazza dello stesso gruppo, con un grosso sorriso malizioso che coinvolse anche Harry. Improvvisamente ebbero l’attenzione di almeno una decina di quei ragazzi, molti dei quali sembravano squadrarli facendo un loro personalissimo due più due.
Harry non se ne accorse subito, scrutava Draco con un che di affascinato, non tanto per il suo bel profilo illuminato dal riverbero del falò, quanto perché era curioso di comprendere dove l’altro volesse andare a parare, come avrebbe reagito. Più ci pensava e metteva insieme i pezzi meno trovava una soluzione. “Portami lontano. Voglio vedere gente e vita.” Si ripeté mentalmente con la voce dell’altro.
Dopo qualche minuto in cui fu evidente che le ragazze stavano cercando ogni pretesto per attaccare bottone con un riluttante Draco, Harry si irrigidì appena lo vide metter mano di nascosto alla tasca in cui teneva riposta la bacchetta.
Con suo immenso sollievo il ragazzo si limitò ad eseguire un silenzioso incantesimo di rabbocco alla propria birra, forte della complicità dell’etichetta a nascondere il misfatto. Sentì anche la propria di bottiglia farsi più pesante e capì che anche la sua era stata gentilmente rabboccata.
Gli rivolse un sorriso, che l’altro ricambiò a malapena prima di tornare ad offrire risposte monosillabiche alle ragazze. Sembrava vagamente teso, ma non le guardava davvero. Spesso guardava in alto, alle stelle ben visibili.
Poi, dopo un minuto, in una finestra di impagabile pace da parte di quelle ragazze, Draco fece un’altra cosa capace di spiazzare Harry.
Si avvicinò di scatto al suo viso e lo baciò senza preavviso, occhi chiusi e viso contrito come un adolescente al primissimo bacio della sua vita.
Un coretto di fischi e risolini d’apprezzamento esplose fra la decina ancora lucida di ragazzi nei dintorni del falò, anche fra le ragazze delle treccine, sebbene una sembrasse vagamente oltraggiata.
Harry chiuse gli occhi a sua volta, gli passò una mano sui capelli stendendogli una carezza gentile lungo la nuca per portarlo a rilassarsi. L’altro sembrò distendersi man mano che lui ricambiava, proprio come prima quando erano in auto e correvano follemente.
Quando si separarono per riprendere fiato e si guardarono negli occhi, Draco era vagamente imbarazzato ma non rimpiangeva quanto appena fatto.
Ora era il momento buono per fargli la domanda che si era tanto pensato prima? Si domandò Harry, che però intanto l’aveva dimenticata. Si riattaccò di furia alla birra, manco sperasse di trovarla sul fondo della bottiglia insieme al coraggio, ancora una volta, di affrontare qualcosa che sospettava essere infelice, difficile.
Dopo dieci minuti i ragazzi intorno a loro avevano preso a sciamare via e trasportare di peso quelli troppo stanchi per farlo sulle proprie gambe. Harry e Draco stavano iniziando a sorseggiare la quarta birra, tanto che la ragazza oltraggiata di poco prima li sbeffeggiò mentre se ne andava a braccetto con le amiche, insultando a mezza voce le loro scarse capacità come bevitori.
Harry ne rise, Draco sbuffò con un sopracciglio inarcato.
«Babbani.» mormorò appena rimasero soli, col fuocherello vicino a spegnersi.
Ormai c’era pochissima gente in giro, erano quasi le due del mattino e il grosso sembrava essersi riunito diversi metri più indietro a rifornirsi di bevande dal chiosco.
«Ci sei voluto venire tu qui, no?» lo redarguì con una punta di divertimento Harry.
«Vero.» ammise l’altro.
Ora. Pensò il moro. Ora, non poteva proprio più rimandare.
«Draco, che cos’è successo?»
Il biondo doveva sicuramente aspettarselo, anche se con enorme sorpresa da parte di Harry non sembrava pronto a gettarsi a capofitto nella risposta come chi fa i capricci solo per ritagliarsi un’occasione adeguata a sfogarsi.
Infatti esitò il tempo di scolarsi la birra fino alla fine, sto giro non la rabboccò e alla fine spiegò con voce molto bassa, piatta.
«Questa sera avevamo come ospiti a cena i coniugi Greengrass e le loro due figlie.»
Harry non lo interruppe ma non poté impedirsi di sentire un vago moto di ansia.
«Dopo aver soavemente ammiccato alla cosa per tutta la serata, alla fine, mio padre e la signora Greengrass, hanno annunciato che presto le nostre nobili famiglie sarebbero state finalmente unite. Io e le due ragazze abbiamo fatto scena muta, eravamo a disagio ma nessuno sembrava interessarsene.» dondolò la bottiglia vuota fra le dita, nervosamente. «Alla fine mi hanno invitato a scegliere. Come se fossero una fetta di torta: chi prendo, la più grande o la più piccola?» sbuffò ironico. «La loro idea era che avrei dovuto passare la serata con la prescelta, per iniziare a conoscerci. Se fosse andata male beh, c’era l’altra. Un grande lusso per la media dei matrimoni fra purosangue, in realtà.»
Harry era rigido, non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, ma ancora una volta tacque, lasciandolo libero di sfogarsi.
«Una scelta per illudersi di avere scelta. Sapevo che indicandone una quella sarebbe stata praticamente considerata la mia fidanzata se non direttamente futura moglie, pena il disappunto fatale della famiglia e tutto ciò che ne consegue.»
A sto punto Harry non fu più capace di restare in silenzio.
«E tu che hai scelto?» mormorò studiandone il profilo teso.
Draco strinse le labbra, inspirò a fondo come a cercare anche solo il coraggio di rispondergli.
«Ho cortesemente informato tutti che stasera avevo già un appuntamento romantico, con Harry Potter.»
Harry trasalì, sbigottito. Draco gli poggiò la testa sulla spalla e il moro temette si stesse per mettere a piangere. Invece lo stupì ancora: sorrideva.
«Respira, Harry.» miagolò sbirciandolo da lì sotto. «A differenza dei miei genitori lo so bene che tre appuntamenti e un po’ di preliminari non fanno una relazione. Magari ci manderemo al diavolo dopo stasera, non lo so.»
Harry si rilassò e rise piano, sollevò un braccio e glielo passò attorno alle spalle. Non sapeva perché ma si sentiva lusingato dall’essere stato usato come scusa ufficiale per evitare un matrimonio combinato. Improvvisamente tutto iniziò a prendere senso: la voglia dell’altro di scappare lontano da casa, la sua aria sconvolta, le richieste pazze, il bacio davanti a tutti.
«No. È ok, Draco. Ero solo stupito.» ammise con un sorriso più sereno.
Il biondo gli si accucciò meglio addosso, chiuse gli occhi.
«Stupito?»
«Pensavo ci tenessi a queste cose. Sai il buon nome della casa…»
«Quella non è la mia casa, è la loro.» mormorò Draco. «E a giudicare dalla faccia di mio padre non sono più il benvenuto. Non so se a vita o meno.»
«Sei stato coraggioso.» considerò il moro, carezzandogli calorosamente una spalla. «E lui e tua madre ti vogliono bene. Sono sicuro che si risolverà tutto, col tempo. Devi pensare solo a ciò che vuoi tu.»
«Voglio solo… essere libero.» spiegò a bassissima voce l’altro, manco avesse detto una grande oscenità. Aveva le palpebre calanti, l’effetto delle quattro birre e della stanchezza iniziava a manifestarsi. «Uscire con te mi ha fatto sentire libero per la prima volta nella mia vita, sai? Correre su quella macchina babbana, baciarsi, scherzare, provare qualcosa di insolito anche se non è perfetto: è una vita che vale la pena vivere.» e ancora, sorrideva, senza l’ombra di un problema in faccia, senza alcuna traccia di rimpianto o tristezza.
Harry, che continuava a fissarlo anche se l’altro aveva gli occhi chiusi, sentì che il calore che si era spento nel falò gli si era acceso da qualche parte in mezzo alla cassa toracica. Non disse niente, stavolta non per paura di sollevare problemi o discussioni. Non disse niente perché andava bene così.
«Harry.» mormorò pigro Draco.
«Sì?»
«Ti prego, non mollarmi a casa, stanotte.»
«Sai… siamo liberi di starcene qui sotto le stelle, se vogliamo.»
«Mh.» annuì Draco, spingendolo di peso per portarlo a sdraiarsi sulla sabbia e fare altrettanto sul suo petto. «Mi piacciono le stelle.» bofonchiò. «Sono sempre lì, una luce che non si spegne mai.»
Harry accolse l’inaccuratezza scientifica di quel ciancichio senza obiezioni, perché non appena alzò gli occhi alla maestosa volta stellata si sentì solo enormemente d’accordo con Draco. 
Sarebbero stati bene, liberi.








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