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Autore: VvFreiheit    12/02/2020    0 recensioni
Di ritorno dalla fredda Parigi, Mika si incontra nella sua casa di Milano con il suo team, per la pianificazione di Stasera Casa Mika. Con lui anche Andy e...la più classica delle influenze che si piglia puntuale come un orologio svizzero. Mikandy in una nuvola di fluff.
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"Hai un faccino stanco..." aggiunse lasciandogli una carezza in viso e prendendosi quindi carico della sua borsa per riporla sull'appendiabiti accanto.
Mika annuì tossendo un paio di volte e tirando su col naso, cercando il fazzoletto nelle tasche dei jeans.
"Come va il raffreddore?" chiese Andy premuroso, passandogli il suo fazzoletto notando come quello del compagno fosse ormai da lavare.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'altra giornata frenetica, nel freddo ottobre milanese, che per Mika significava quotidianità.

Se qualche buon'anima lo avesse avvisato per tempo che progettare uno show televisivo avrebbe significato bruciare una quantità così astronomica di ore, per ogni singolo minuto di trasmissione, forse ci avrebbe pensato due volte prima di accettare e tuffarsi di testa in quell'avventura.

Scosse il capo a quel pensiero fugace. Chi voleva prendere in giro? Amava quel progetto alla follia, con tutto ciò che comportava. Aveva trascorso due giorni a Bologna nelle vesti di tassista, raccogliendo storie strampalate, commoventi o di meravigliosa quotidianità tra facce sorprese di chi lo riconosceva come la popstar che era, o visi impassibili di gente fuori età o troppo distante dal suo mondo per conoscere la sua musica e la sua faccia.

Ora era invece di ritorno dalla capatina a Parigi che lo aveva immerso di nuovo nel mondo di The Voice France, in cui ormai si sentiva come di famiglia.

L'aereo della Air France atterrò sulla pista ventosa dell'aeroporto di Linate, sobbalzando un paio di volte, destandolo dalla mezz'oretta buona di sonno a cui aveva ceduto, esausto dai ritmi frenetici e a tratti impossibili di certe sue settimane.

Adorava tutto, di ciò che in quei mesi stava portando avanti, ma doveva ammettere che il suo fisico forse stava iniziando a pensarla in maniera leggermente diversa. Erano tre giorni che si portava appresso un raffreddore coi fiocchi e la scappatella nella fredda Parigi condita da una manciata di ore di sonno a notte, non aveva di certo aiutato.

Scese dall'aereo allacciandosi il cappotto e alzando il cappuccio contro il vento, desideroso di mettere piede in un taxi il più presto possibile e recarsi a casa dove si sarebbe trovato per dare forma al copione di un paio di sketch per una delle puntate a venire, insieme a Ivan, l'amico regista, Giulio il suo manager, Sarah la "coinquilina" di CasaMika e Ilaria, la direttrice di Rai2, la sua "boss" come adorava chiamarla.

Aveva un sacco di idee in mente e non vedeva l'ora di confrontarsi con i colleghi che avevano sempre ottimi consigli e spunti con i quali plasmare i suoi fantasiosi monologhi o interventi.

Fortunatamente trovò un paio di taxi parcheggiati giusto fuori gli arrivi area Schengen, così nel giro di una mezz'oretta scarsa riuscì finalmente a scendere dal mezzo bianco ringraziando l'autista e aprire il portone d'ingresso della palazzina dove abitava. Si fermò dinnanzi l'ascensore, in attesa, troppo stanco per raggiungere a falcate il terzo piano del suo appartamento milanese, come spesso faceva.

Arrivato davanti alla porta di casa inserì il codice di sblocco aprendo la serratura e mise piede finalmente nel suo appartamento caldo e accogliente che da alcune ore bramava con tutto sé stesso.

Un vociare allegro e non troppo distante si udì dal salottino alla destra, mentre lo zampettare felice sul parquet gli annunciò l'arrivo delle sue girls, che come piccoli tornado presero a girargli intorno festanti come se non vedessero il loro padroncino da mesi.

Mika gli riservò le dovute attenzioni accucciandosi per accarezzare entrambe e ricevere le leccate di rito e quando si alzò di nuovo in piedi, fu ancora più felice di veder sbucare dalla porta bianca della sala, la testolina bionda e sorridente del suo ragazzo.

Sì perché in tutto quel trambusto di idee, lavoro e impegni, aveva la fortuna di poter considerare come casa, nel vero senso che lui attribuiva a quella parola, il suo appartamento milanese. Da una settimana a quella parte, infatti, i suoi 3 biondi: Andy, Mel e Amira si erano trasferiti definitivamente in Italia con lui.

"Ben tornato" lo accolse Andy in italiano con un enorme sorrisone, avanzando verso di lui e avvolgendolo in un abbraccio. Mika si sciolse letteralmente, perdendosi in quel calore tanto atteso e nella fragranza intrecciata alle fibre del maglione azzurro che tante volte lui stesso aveva indossato.

"Stai imparando l'italiano?" chiese curioso nella stessa lingua usata dal ragazzo poco prima, disegnando sul suo viso latteo un enorme punto di domanda che denotava chiaramente la confusione che lo stava pervadendo.

Mika a quell'espressione innocente dipinta negli occhi zaffirini di Andy, rispose con una risatina innamorata, ripetendogli poi in inglese ciò che gli aveva appena chiesto.

"Mi piacerebbe capire quello che dirai nel tuo programma ma ho un mese nemmeno per capirci qualcosa e non ho la tua intelligenza, o meglio i tuoi superpoteri, quindi la vedo a dir poco impossibile." Gli confessò con una finta faccia sconsolata a cui seguì un bacio a stampo.  

"Hai un faccino stanco..." aggiunse lasciandogli una carezza in viso e prendendosi quindi carico della sua borsa per riporla sull'appendiabiti accanto.

Mika annuì tossendo un paio di volte e tirando su col naso, cercando il fazzoletto nelle tasche dei jeans.

"Come va il raffreddore?" chiese Andy premuroso, passandogli il suo fazzoletto notando come quello del compagno fosse ormai da lavare.

"Va che l'aria di Parigi ha fatto bene solo a lui..." si lagnò cercando di decongestionarsi un minimo.

"Sarah, Giulio e Ivan ti stanno aspettando di là, abbiamo un paio di idee troppo belle!" gli annunciò con fare euforico, avanzando di un paio di passi verso il salotto dove erano riuniti.

"Abbiamo?" chiese curioso alzando le sopracciglia.

"Sì, sto partecipando anche io... Spero non ti dispiaccia..." disse il greco facendogli l'occhiolino teneramente e invitando a seguirlo. 

Mika entrò in salotto venendo accolto da un coro di ciao e bentornato seguito subito dopo dalla spiegazione dell'idea a cui stavano correntemente lavorando.

"...e quindi si potrebbe coinvolgere il coro delle mani bianche che ha aperto il tuo concerto a Trieste quest'estate" gli spiegò Giulio, mostrandogli sul pc una foto dei ragazzini con i guantini bianchi disposti in ordine sul suo palco allestito in Friuli giusto pochi mesi prima.

"E tu potresti cantare e mimare le parole con il linguaggio dei segni allo stesso tempo. Sarebbe bellissimo" affermò Andy muovendo a sua volta le mani come per illustrare l'idea e ricevendo un coro di assensi.

"Andy ci sta riempiendo di spunti oggi..." lo elogiò pubblicamente il manager complimentandosi per l'ennesima idea geniale del greco, che finse un mezzo inchino fiero.

"Dopo un decennio con un artista qualche cosa devo pur aver assorbito..!" scherzò il biondo facendo ridere Giulio e Ivan, che seppur faticando con l'inglese aveva capito la battuta del greco.

Sarah invece li guardò stupita a bocca aperta "10 anni, ho capito bene?" chiese conferma ai due giovanotti che gli sedevano a poca distanza sulle sedie colorate del salotto.

Mika annuì timidamente mentre Andy si lasciò andare ad una risata ed ammise "Ebbene sì. Sono esattamente 10 anni e un mese che lo sopporto!" a cui il riccio rispose con una serie di smorfie di scherno che fecero ridere la tavolata.

"Immagino ci voglia parecchia pazienza con uno come Mika" diede ragione Sarah al 31enne ricevendo un cenno di assenso e una mano allungata in una stretta giocosa.

"Ehhhiii!" si intromise però il libanese con fare accigliato, incrociando teatralmente le braccia al petto e squadrando malamente la sua coinquilina fittizia e il suo vero coinquilino.

"Ma no Mika, intendevo pazienza, nel senso che sei sempre in giro per il mondo..." corse ai ripari la ragazza, spiegando il senso delle sue parole e ricevendo un sorrisino poco convinto dal moro e uno sguardo contrariato da Andy che invece aggiunse "No no... io invece intendo pazienza in tutti i sensi!" affermò con enfasi, facendo nascere l'ennesima ondata di ilarità nel gruppetto e ottenendo dal compagno un finto sguardo di fuoco.

Il battibecco scherzoso finì com'era cominciato e i ragazzi tornarono a creare, scrivere, pensare e ideare insieme.

Mika era estremamente preso da una frase che Ivan aveva detto e sulla base della quale aveva deciso avrebbe scritto il suo monologo. Stava buttando già frasi a raffica digitando forsennatamente sul suo pc da una mezz'oretta buona, cancellando e riscrivendo alcuni pezzi innumerevoli volte. Si fermò solamente per ripensare meglio una parte di testo che non lo convinceva più di tanto e si ritrovò a sbadigliare senza sosta per tre volte di seguito. Come sempre non si rendeva conto della stanchezza fino a quando non disconnetteva per un attimo l'attenzione da ciò che stava creando e veniva quindi travolto dalle ore di sonno perse e quella sera anche dal suo fisico provato.

Si stropicciò gli occhi che avevano preso a bruciargli e si soffiò il naso per l'ennesima volta sbuffando. Sentiva di avere le energie in esaurimento ma non aveva intenzione di lasciare che fosse il suo corpo a comandare la sua mente.

Andy, impegnato con Ivan a commentare robe tecniche da registi da una buona oretta, alzò gli occhi dallo schermo del pc e si ritrovò il viso esausto del compagno che con i palmi delle mani si sfregava gli occhi arrossati, e venne travolto da un moto di tenerezza.

"Ragazzi, sono le 7, che ne dite di ordinare qualcosa da mangiare e fare una bella pausa?" avanzò come ipotesi il greco, facendo una veloce ricognizione con lo sguardo su tutti i presenti che annuirono in accordo e fermandosi alla fine sul volto del suo ragazzo, di nuovo immerso nella lettura e correzione di ciò che aveva scritto.

In realtà non aveva ancora molta fame, e Ilaria non sarebbe arrivata prima delle 8 e mezza, quindi di tempo ne avevano in abbondanza.
Notata però l'espressione sfinita che Mika stava mal celando da un bel momento, aveva capito avesse seriamente bisogno di una pausa, e sapeva molto bene come l'unico modo per staccarlo dal suo lavoro fosse quello di indire una pausa collettiva.

Quindi si alzò dal tavolo, abbandonando ciò a cui stava lavorando con Ivan e mentre i due uomini e Sarah si sgranchivano le gambe per il salotto e coccolavano Mel e Amira, aggirò il tavolo portandosi dietro Mika e posando una mano sull'estremità dello schermo del MacBook, abbassandolo lentamente, tra i lamenti del proprietario che ancora stava revisionando quanto scritto.

"Adesso facciamo pausa. Tu compreso." Disse dolcemente spostandogli le mani dalla tastiera e chiudendo definitivamente il computer.

Mika sbuffò tossicchiando un paio di volte e tornando a cercare il fazzoletto. Odiava essere stanco e ancor di più detestava essere stanco e poco in forma quando aveva mille cose a cui lavorare.

Andy gli passò una mano tra i ricci, scostando alcune ciocche ribelli dal viso e portandogli la testa dolcemente all'indietro, facendogli nel mentre un lieve massaggio al collo, a cui il riccio si lasciò andare completamente chiudendo gli occhi e abbandonando il mondo esterno, godendosi quelle attenzioni.

Il greco osservò il volto stanco della sua metà e non mancò di notare le guance rosate di cui il suo viso era tinto e nemmeno la pelle troppo calda sotto le sue mani. Sospirò continuando a muovere le dita delicatamente sui muscoli indolenziti, ricevendo un mugolio che lo fece sorridere. Sapeva che fargli notare le sue condizioni e rimarcargli la necessità di riposarsi non sarebbe servito a nulla, se non a portarlo a negare spudoratamente ciò che era palese agli occhi attenti di chi lo conosceva da un terzo della sua vita, e forse non solo a lui. Quindi tacque.

"Cinese, giapponese o pizza?" chiese Giulio scorrendo l'app delle consegne a domicilio e interrogando il gruppetto di colleghi.

Ognuno espresse la propria preferenza. Mika invece non sembrava connettere con il mondo circostante e Andy ci teneva ad ordinare ciò che lui avrebbe scelto, sperando sarebbe servito a farlo mangiare, cosa che quando stava poco bene era un'impresa titanica.

"Io non ho fame" biascicò infatti il libanese come a confermare la teoria del biondo, portandosi la testa tra le mani e tossendo un paio di volte. Andy gli passò una mano sulla schiena e poi tornò a dare attenzione al manager, optando per una pizza e portandosi accanto a Giulio per ordinare il gusto prescelto.

"Lui?" chiese quindi l'italiano indicando il riccio che si stava in quel momento stiracchiando cercando di risvegliarsi dal mezzo coma che lo aveva investito.

"Non ha fame" rispose semplicemente, ricevendo uno sguardo perplesso da Giulio, che come lui conosceva l'indole perennemente affamata del cantante. "Allora c'è da preoccuparsi" scherzò l'italiano con una mezza risata, ricevendo un cenno di assenso da Andy che confermò le sue teorie sussurrando "Sì, credo si è preso una mezza influenza. Ma non chiederlo a lui perché negherà fino allo sfinimento."

Entrambi risero silenziosamente alla cocciutaggine dello stakanovista 33enne, poi ordinarono quando deciso.

Andy si rintanò in cucina a preparare posate, bicchieri e bevande per la cena e Sarah lo raggiunse servizievole, offrendosi per un aiuto e chiacchierando amabilmente.

"Com'è essere il vero coinquilino di Mika?" chiese curiosa sistemando forchette e coltelli accanto ai tovaglioli.

Andy le si avvicinò posando i bicchieri colorati in centro alla tavola. "Solitario per 8 mesi l'anno più o meno..." confessò il giovanotto ammettendo come per impegni lavorativi di entrambi, passavano si e no 4 mesi all'anno insieme, frammentati durante i 365 giorni.

"In compenso gli altri 4 valgono per 12!" rise il ragazzo raccontando come spesso e volentieri casa loro divenisse veramente il teatro di incontro per i numerosi amici del libanese, della sua famiglia e perfino di giornalisti e collaboratori che si portava dentro casa per lavorare.

"CasaMika è proprio Casa di Mika, fidati!" asserì con un sorriso di chi sa quello che dice "Fortuna che a Londra abitiamo in una villetta a 3 piani, così se mi stufo di avere gente attorno mi rintano ai piani alti!" aggiunse facendo ridere Sarah di gusto.

"Invece qui in Italia ti tocca sopportarci tutti tra i piedi..." disse lei con un occhiolino comprensivo a cui Andy si premurò però di rispondere "...ma figurati, mi diverto con voi."

Quando la tavola fu apparecchiata e i due ritornarono in salotto, Andy notò immediatamente una cosa: Ivan e Giulio si erano spostati nel salottino adiacente, li poteva vedere dalla porta a vetri osservare uno dei numerosi quadri appesi alle pareti, mentre il pc di Mika era di nuovo acceso e il suo proprietario era di nuovo intento a picchiettare sui tasti, grattandosi la fronte con fare incerto, reprimendo l'ennesimo sbadiglio.

 

  
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