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Autore: Harriet    12/02/2020    1 recensioni
Una Ochako adulta ricorda con affetto le sue storie d'amore, la scoperta dei sentimenti, gli esperimenti e la ricerca del posto giusto dove fermarsi.
[Ochako/Nejire, Kacchako, Ochako/Tokoyami, Tododeku, Izuocha, TodoIzuOcha, Kirbaku, Nejire/Yuyu]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nejire Hado, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Scritta per il meraviglioso COW-T che mi fa scrivere fanfiction come quando ero giovane. Storia valida per la Missione 2, “Battito della natura”. Prompt: “Se non ci piace dove stiamo possiamo spostarci, non siamo alberi.” (Snoopy)
- Dedicata ai miei amichetti con cui ci scambiamo storie sulle nostre coppiette preferite di questa serie. Direi che dovrei avervi accontentati più o meno tutti, con questa storia…
 
 
Tutto il tempo che serve
 
            I bicchieroni pieni di frappè – uno al cioccolato e uno allo yogurt – cozzarono insieme, mentre le loro risate si mischiavano. Era insolito, brindare con quella bevanda, ma non importava: era un po’ che non si vedevano e ogni volta che avevano la possibilità di ritagliarsi un pomeriggio solo per loro era sempre una festa. Nejire era stata via quattro mesi, per un lavoro molto complesso, e il fatto che, appena tornata, avesse scritto a Ochako per proporle un’uscita insieme, aveva riempito quest’ultima di gioia. Aveva proprio bisogno di una chiacchierata, lunga e rilassante, con la sua amica.
            «Allora, come va in casa?» le domandò Nejire, attaccando il frappè. Ochako sorseggiò il suo e godette dell’ondata di cioccolato che le arrivò sulla lingua.
            «Stiamo bene, grazie.»
            «Andate sempre d’accordo in quella maniera tanto carina, sì?»
            «Credo di sì. Insomma, è un buon momento. Abbiamo tanto lavoro ma anche dei momenti per stare insieme. E siamo felici.»
            «Se penso a tutti i problemi che ti sei fatta…»
            «Ehi, insomma!»
            Ma Nejire rideva e Ochako rise con lei: avevano parlato e anche scherzato su quell’argomento mille volte. I dubbi di Ochako in materia sentimentale erano una storia vecchia. O forse no, visto che ogni tanto se li ritrovava dentro, e si sentiva di nuovo una ragazzina. Era proprio allora che avvertiva il bisogno di fare due chiacchiere con Nejire. La ragazza sempre allegra e con la capacità di concentrazione di un pesce rosso in realtà sapeva fare spazio alle necessità degli amici ed era capace di ascoltare, centrare il problema e consigliare in maniera pratica e dotata di buonsenso.
            Ochako si fidava di lei da dieci anni, ormai. Da quando avevano fatto l’apprendistato insieme, combattendo l’una a fianco dell’altra, insieme a Tsuyu, sotto la guida dell’hero Ryukyu.
            Anche se il loro legame, forse, si era davvero cementato in un altro momento: al festival scolastioco.
 
            «Ochako-chan!»
            Nejire le andò incontro, ridendo, e le posò un braccio nudo sulle spalle. Era euforica come non mai per la vittoria al concorso di bellezza del festival ed era splendida, nel vestitino color verde acqua. Ochako a volte era un po’ smarrita di fronte alla confidenza che la ragazza più grande le mostrava e ai suoi modi vivaci e fin troppo estroversi, però provava per lei un’ammirazione infinita.
            Quella sera però c’era anche qualcos’altro. Ochako si sentiva leggera e soddisfatta, dopo che l’esibizione della sua classe era stata un successo. Tutto era bello e luminoso, tutti sembravano amichevoli e simpatici, tutte le cose brutte erano dimenticate per un momento e il futuro poteva essere solo bellissimo, almeno per quella sera. Il suo sguardo era continuamente distratto da ciò che vedeva attorno a sé ma continuava a tornare su Nejire, sul suo viso perfetto, sul trucco che le donava moltissimo, sulla cascata di capelli azzurrini. Li sentiva che le sfioravano il viso, visto che l’altra le era così vicina, e non accennava a voler spostare il suo braccio dalle spalle di Ochako.
            «Vieni, ti faccio sentire un frappè buonissimo: lo fanno quelli della III F!»
            La trascinò via dai suoi amici e Ochako ne fu dispiaciuta solo per mezzo secondo: li avrebbe raggiunti poi, per il momento la compagnia di Nejire-senpai era preziosa e voleva godersela per più tempo possibile.
            Presero i frappè – cioccolato e yogurt, carichi di panna, con una cannuccia colorata dentro. Bevevano mentre passeggiavano, e Ochako provava a raccontare tutto ciò che aveva visto e fatto quella sera, anche se Nejire ogni tanto cambiava discorso, con il suo abituale entusiasmo travolgente che la portava a dimenticarsi ciò che era stato detto solo tre secondi prima.
            A un certo punto si ritrovarono in un’area piuttosto isolata. Dovevano essere dietro la casa degli orrori, notò Ochako, quindi molto vicine al confine della zona che la scuola aveva destinato alla festa degli studenti.
            «Forse dovremmo…» iniziò, e avrebbe voluto concludere con tornare indietro, ma non riuscì a dirlo, perché le labbra di Nejire si posarono sulle sue. Lei spalancò gli occhi, colta di sorpresa, e Nejire si scostò. Ochako ebbe un secondo per pensare a cosa voleva fare, e subito dopo inseguì le labbra dell’altra e riprese da dove si erano interrotte.
            Esclusi un paio di bacetti dati al fidanzatino delle medie, quello era il suo primo bacio serio, quello di cui aveva parlato con le amiche, quello che aveva a lungo immaginato. Beh, indubbiamente era molto, molto diverso da come se lo aspettava. Ma non era male per niente.
            Se lo sarebbe ricordata per sempre: le luci colorate, la risata di Nejire, i suoi capelli che s’infilavano dappertutto, il suo profumo delicato, yogurt e cioccolato, quanto erano morbide le sue labbra…
            Non fu l’ultimo bacio con la ragazza più grande, ma la cosa non durò molto. Per entrambe era principalmente curiosità, unita a genuina ammirazione per l’altra. Per Ochako, che si era promessa di rimandare l’amore e tutti i suoi problemi a dopo il diploma, era stata una bella sfida, ma Nejire l’aveva aiutata rivedere quell’idea e a dare una possibilità a quell’aspetto della sua vita. Questo però l’aveva portata a ricordare chi fosse la persona che le piaceva davvero.
            Un paio di mesi dopo le due ragazze avevano chiuso la loro relazione sperimentale, ma non la loro amicizia.
            Poco dopo il diploma Nejire si era messa con la sua migliore amica storica, e Ochako, vedendole insieme, aveva capito la differenza tra ciò che c’era stato tra loro e il sentimento che invece legava Nejire e Yuyu.
            «Vorrei vivere anch’io una storia come la vostra» aveva detto a Nejire.
            «La troverai. Datti tempo. Sei giovane. Alcune persone ci mettono un po’, per raggiungere questo tipo di legame. Ma nel frattempo, se ti piace qualcuno, non ti fare problemi. Non ci sono leggi che dicono che devi fermarti con la prima persona che trovi, no?»
 
            Una volta liberata dall’idea di sacrificare i sentimenti allo studio, Ochako aveva ricominciato segretamente a sperare che Izuku la considerasse. Ma lui era totalmente su un altro pianeta. In prima, era così preso da studio e allenamenti da non rendersi conto nemmeno di avere dei desideri, probabilmente. In seconda poi la situazione sentimentale di Izuku aveva preso una piega inaspettata, e Ochako se n’era accorta prima di lui: tra il ragazzo e Shoto stava succedendo qualcosa. Certo, nessuno dei due era proprio molto sveglio, al riguardo. Ci sarebbe voluta una saga in dodici libri, per raccontare la gestazione della loro storia d’amore, ma alla fine, con molta fatica e con l’impegno (e l’esasperazione) di tutti, ce l’avevano fatta, a capire che cosa passasse per le loro teste.
            Tra la delusione e la necessità di accettare la cosa, Ochako si era guardata attorno sperando di trovare qualcuno che le piacesse abbastanza da farle dimenticare Izuku, o almeno da attutire un po’ la malinconia.
            Si ritrovò a incrociare la sua strada con l’ultima persona che avrebbe immaginato insieme a lei. Di nuovo, la vita le si rivelava piena di sorprese.
            Con Nejire era stata Ochako, a farsi sorprendere dal bacio. Con quella seconda persona invece fu lei, a prendere l’iniziativa.
            «Ehi, faccia tonda, ma che fai?»
            Beh, non poteva aspettarsi niente di diverso da Katsuki, no? Certo, era stato un azzardo, buttarsi così, ma del resto erano usciti con il resto della classe e poi erano rimasti indietro, ed era una bella serata, e durante le ultime settimane gli allenamenti insieme a Katsuki erano stati così divertenti, e…
            E, insomma, valeva la pena di provare.
            Passato il primo momento di perplessità, a Katsuki non dispiacque poi così tanto, la baldanza di Ochako. Così cominciò la sua seconda storia, nemmeno questa destinata a durare molto. Lei e Katsuki avevano una strana chimica che li faceva andare d’accordo, e inoltre l’allegria e la tranquillità di lei erano ottime, per stemperare il carattere di lui.
            Infatti quando si lasciarono, lui si mise con un’altra persona che aveva qualità simili: Eijiro.
            «Non era la storia giusta nemmeno questa volta» si sfogò Ochako con Nejire, qualche giorno dopo. «Io ci stavo bene, ma a un certo punto si capiva, che lui non era felice.»
            «Ho sempre pensato che Kirishima fosse perfetto per lui fin dal primo anno.»
            «Vuoi dire che l’unica scema che non lo aveva capito ero io?»
            «Certo che no! Avevate bisogno di questa esperienza tutti e due. Ma se uno non è felice in una situazione, è giusto che la cambi.»
            «Io però ero felice. Ma è giusto così. So che non devo per forza trovare una persona, per stare bene, però… Per quanto riguarda me, è un mio desiderio. Non è sbagliato averlo, no?»
            «Certo che no. Se è ciò che vorresti, fai bene a inseguire questo desiderio. Però nessuno ti corre dietro. Se anche dovessi girare altri dieci fidanzati per sposarti a cinquant’anni, chi se ne frega. Io ti farò comunque da damigella e sarò la più bella di tutti.»
 
            Fu il festival scolastico in terza, a portare Ochako ad avvicinarsi a Fumikage. Recitavano insieme in uno spettacolo scritto dalla classe, e a loro due erano toccati i ruoli dei protagonisti. Lei perché era brillante e faceva ridere con la sua capacità di fare imitazioni e produrre molte voci diverse. Lui perché, con la sua assoluta serietà, creava un contrasto interessante con lei, e soprattutto risvegliava molta ilarità involontaria. Così per più di un mese si trovarono a ripetere la parte, spesso separati dagli altri perché avevano un sacco di battute insieme, e quindi per ottimizzare i tempi trovavano angoli solitari per ripassare.
            Ochako avrebbe dovuto ormai saperlo, che gli angoli solitari erano il suo punto debole.
            L’esperienza con Fumikage fu nuova e diversa dalle altre. Era qualcosa di più simile ai suoi sogni romantici di un tempo. Non c’era il piacere dell’esperimento che aveva vissuto con Nejire, né le sensazioni forti e il gusto della sfida che avevano accompagnato la sua relazione con Katsuki. Fumikage era dolce e gentile, scoprire il mondo insieme a lui rendeva le cose più piacevoli e intense, e più di una volta Ochako si era trovata a sognare una quotidianità fatta proprio in quel modo.
            Finché poi, con la fine della scuola, arrivarono altre cose a cui pensare: l’attacco definitivo della League of Villains, un evento devastante nelle vite di tutti loro e di tutto il paese.
            Lì i suoi ricordi si confondevano, perché in quei giorni le loro giovani vite erano state costrette a reggere un peso enorme, prendendo su di sé una sfida forse troppo grande per loro e rischiando ogni cosa per affrontare un nemico che gettava un’ombra ostile su tutto il mondo.
            Ne erano usciti vincitori, ma pagando ciascuno un alto prezzo.
            Dopo la scuola, era rimasta in buoni rapporti con Fumikage, ma di ciò che c’era stato tra loro non avevano mai più detto niente.
 
            Fu durante una sera in cui lei e Izuku si erano ritrovati per trascorrere un po’ tempo insieme, che finalmente Ochako affrontò qualcosa che non aveva mai veramente cancellato da sé, limitandosi a lasciarlo dormiente e ben sepolto sotto una miriade di altre cose.
            Ormai entrambi impiegati in un’agenzia e concentrati sul lavoro, continuavano però a cercare di tenersi in contatto e salvare sempre un po’ di tempo l’uno per l’altra. Quella sera si erano trovati nel tardo pomeriggio in un piccolo parco vicino alla casa di Ochako. Erano tutti e due stanchi per il lavoro e frettolosi, ma avevano deciso di concedersi un gelato e una chiacchierata.
            Nella sua mente aveva sognato tante volte di essere la prima a sorprendere Izuku con un bacio, ma qui la sorpresa la fecd lui a lei, con poche frasi.
            «Sai, Uraraka, ho qualcosa da dirti da tanto tempo, ma non sapevo bene come fare. Shoto vuole che te lo dica a tutti i costi, perché sostiene che sennò non sarò mai del tutto felice, però non è facile, e magari ti sembrerà un po’ strano… Anzi, molto strano…»
            «Deku-kun, vuoi arrivare al punto o no?»
            «Tu mi sei sempre un po’ piaciuta.»
            «Cosa…»
            Era diventato rosso come ai tempi della prima superiore, e come allora si nascose il viso dietro le braccia, in quel gesto tenero che non gli vedeva fare da tempo.
            «Non te l’ho mai detto, ma…»
            «E Shoto lo sa?»
            «Beh, sì.»
            «E…»
            «Mi è sempre piaciuto anche lui. Pensavo di essere matto. Di avere qualche problema. Poi ho scoperto che è una cosa che capita. Insomma, adesso che il mondo sembra un po’ più tranquillo e che… Ah, non so più cosa sto dicendo! Uraraka, se ti chiedessi di uscire con me? Shoto ha detto che va bene. È che mi sembra che mi mancherebbe sempre e comunque qualcosa, senza uno di voi due…»
            Ochako ci mise un minuto buono a farsi strada tra i propri pensieri che turbinavano in un caleidoscopio impazzito. Poi gli prese delicatamente il viso tra le mani e posò le labbra su quelle di lui, e immediatamente si sentì felice, entusiasta ed eccitata come tutte le altre volte, ma ebbe anche l’impressione che questa felicità fosse più profonda, più radicata.
            «Così finalmente hai trovato il posto dove ti piace stare» commentò Nejire, quando Ochako le raccontò tutto della sua storia appena iniziata con Izuku.
            Ed era vero.
            Solo che non era finita lì.
 
            «Tutti e tre
            Ochako abbassò lo sguardo, lievemente imbarazzata, e annuì. Nejire scoppiò a ridere.
            «Ehi, guarda che non mi scandalizzo mica! È solo che non me lo aspettavo. Tu e Todoroki siete sempre andati d’accordo, ma non pensavo che potesse sbocciare qualcosa anche tra voi.»
            «È che, sai… Avere un ragazzo in comune crea un rapporto un po’ particolare.»
            «Oh, ci credo. Vi immagino, sai. Prendervi cura di Midoriya richiede abilità speciali.»
            «Detta così, sembra che tu stia parlando di un bambino piccolo.»
            «Beh, più o meno… Insomma, si fa male ogni cinque minuti! Vi immagino lì intenti a medicarlo, e tra una fasciatura e un cerotto c’è scappato un bacio.»
            «Non è andata così!»
            «Forse lo stavate aspettando in sala d’attesa al pronto soccorso.»
            «Ma no, in realtà…»
            «Mentre gli facevano una radiografia?»
            Ochako non riusciva a parlare per il ridere. Quando si furono finalmente calmate, riprovò a spiegarsi.
            «Una sera mi hanno invitata a cena e ci siamo divertiti moltissimo, così è diventata un’abitudine: ogni giovedì andavo a cena da loro. Una volta Izuku si è addormentato sul divano, io Shoto eravamo molto vicini e… Da lì è cominciato qualcosa. Tutti e tre volevamo provare a farla funzionare e ci siamo impegnati.»
            «E da quanto va avanti?»
            «Da tre mesi.»
 
            «Sono felice che stia ancora funzionando dopo cinque anni» disse Nejire, finendo il suo frappè. «Siete uno strano sistema in equilibrio, ma siete adorabili.»
            «Non avrei mai pensato che sarebbe finita così» confessò Ochako.
            «Ti senti a casa, adesso?»
            «Sì. Credo che questo sia proprio il posto dove volevo arrivare.»
   
 
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