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Autore: Roe Jaeger    12/02/2020    2 recensioni
Heiji e Shinichi non vogliono più andare al cinema con Kazuha e Ran. Cosa nascondono i due ragazzi?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio Juliet Leben22 per aver betato la OneShot e vi auguro buona lettura!

Astri
 
 
Osaka
«Stasera non verrò al cinema, Kazuha.»
Alzo lo sguardo, incontrando i tuoi occhi. Questa tua frase mi sembra tanto assurda da volerci ridere su.
«Il lavoro?» chiedo, scoprendomi terrorizzata al pensiero che non sia solo questo.
«Non andremo mai più al cinema insieme.» sospiri e i miei dubbi diventano certezze.
 
E stasera qui fa più freddo del solito. Alzare lo sguardo a contemplare il cielo è ancora più deleterio, guardare la luna fa male, fa pensare a te. Lei alla fine è sempre stata lì, immobile da quando siamo nati, Heiji... da quando ci siamo conosciuti. Ci ha sempre guardati intenzionata a scrutarci l’animo, mantenendo però quel suo portamento fiero.
Il cielo terso è il peggiore che possa vedere in questo momento, mentre rifletto sulla nostra storia finita.
Le stelle in questa serata sono a dir poco detestabili. Ci hanno sempre fatto sognare, come quella sera che ci fermammo insieme a guardarle, stesi nel giardino di casa sua, mentre esprimevamo i nostri desideri, come fa tutta la gente. E sai quale fu il mio desiderio, Heiji? Continuare ad avere un posto nella tua vita. Ma adesso mi sembra tutto così assurdo e non mi resta altro da fare che cercarti nel silenzio della mia stanza vuota.
Ma sono stata io a essere una povera sciocca, un’illusa, ad essermi affezionata troppo a te. Magari non ti sei mai accorto delle mie guance rosse ogni qualvolta mi parlavi, vero? O semplicemente ogni qualvolta ero io a parlare di te.
Tu no, forse non ti sei mai accorto di niente.
Ero semplicemente un’amica di infanzia, un’allieva da proteggere che ti porti dietro da dieci anni, forse solo perché sono amici i nostri genitori.
Vero, Heiji?
In fondo, di cosa posso accusarti?
Ho fatto tutto da sola.
Davvero come una sciocca.
 
Sussulto, quando sento la tua voce per le scale.
Per quale a me oscuro motivo sei venuto?
Quando bussi alla mia porta, chiedendomi di poter entrare, ci manca poco perché non ti urli di andare via e sparire. Per quale ragione sei qui?
«Che vuoi Heiji?» ti domando seccata.
«Non posso dirtelo dietro a una porta chiusa.»
«Ieri sera ho sbagliato, ma non c’è bisogno che me lo venga a dire personalmente. Lo so da me.»
«È meglio se ne parliamo, invece.» dice, aprendo la porta e rimanendo sulla soglia.
Ciò di cui vuole assolutamente parlare è un bacio che gli ho dato ieri, quando mi ha riaccompagnata a casa.
«Ho sbagliato io.» ripeto, sinceramente convinta di quello che sto affermando.
«È solo colpa dei miei silenzi, Kazu, e lo sai.»
È vero... da qualche mese è cambiato. È successo tutto improvvisamente, in estate... è tornato Kudo, non si è fidanzato con Ran, mi sono dichiarata a Heiji e lui mi ha respinta senza darmi una ragione. Aveva semplicemente detto che non era proprio possibile per noi due stare insieme, anche se mi voleva bene.
È cambiato, di questo sono certa.
Vuole che continuiamo ad essere amici, amici noi due? Assurdo. Amica del ragazzo di cui sono innamorata, che ho baciato? Ridicolo.
Guardati Heiji.
Tu che incastri innumerevoli criminali con le tue illazioni, sei a corto di parole.
Guardati.
Mentre stai cercando nel tuo vocabolario parole giuste, non ti rendi conto che in fondo siamo già lontani.
Mentre cerchi di convincermi che la cosa più giusta sia non farti domande, non ti accorgi che non mi hai sfiorata neanche una volta.
Fino a qualche giorno fa ti veniva tanto naturale che non ci facevi neppure caso.
«Ora devo andare, che tra poco ho da fare» concludi «Ma ricordati che, anche se sono cambiato, ti voglio bene lo stesso.»
Ob, certo avrà da fare dietro a uno dei suoi casi, penso mentre esce e chiude dietro di sé la porta della mia stanza.
Però... cosa intendeva con “anche se sono cambiato”?
È quando non capisco ciò che intende, che comprendo che ci stiamo allontanando sempre più. Finiremo per diventare due estranei?
Sbuffo, andandomi a sedere sul letto.
 
 
Tokyo.
«Questa sera non andremo al cinema assieme, Ran.»
Quando Shinichi mi dice questo, il mio cuore sprofonda in un abisso. È tornato da pochi mesi e già ha voglia di darmi buca? Dove sono finite le sue parole del giorno in cui è tornato: “Starò attento a non deluderti.”?
«Hai un nuovo caso da risolvere?»
«Tu ed io non ci rivedremo più, credo.» afferma, prima di sparire per le scale.
Che cosa significa?
 
Lo inseguo, trovandomi al freddo della sera, senza giacca.
Lui si volta sentendo il portone sbattere.
Siamo l’uno davanti all’altra, quando mi accorgo di averlo aspettato talmente tanto ma mai sono riuscita a immaginare come sarebbe stato il suo ritorno. O semplicemente, l’ho immaginato di tutte le maniere possibili tranne così.
Non avrei mai pensato che sarebbe tornato per dirmi addio.
Osservandoti, mi rendo conto di quanto abbia basato la mia esistenza sul tuo ritorno, Shinichi.
Di quanto sia stata stupida.
E neanche la luna, alta lassù in cielo, forse riesce a capirmi.
In fondo, neanche lei è sola in mezzo al cielo e alle stelle.
Sembri tu, sai? Davvero, ti somiglia.
È incredibile come riesca a estrarre il tuo ricordo anche dal guardare il cielo.
Tu sei la luna, il cielo è questo mondo e le stelle sono tutti coloro che, in ciascun caso, ascoltano la verità pronunciata dalle tue labbra.
E io?
No, io non ci sono.
Hai pronunciato poche parole, ma mi sono bastate per capire che sei venuto da me solo perché siamo amici da dieci anni e forse ti avrei ucciso, se avessi saputo che giravi allegramente in città e non eri neanche passato a salutarmi.
Probabilmente mi avrai immaginato a estrarre i tuoi organi ad uno ad uno dal tuo corpo, dopo averti ucciso.
Rendendoti conto che non mi conosci più.
Mai avrei fatto ciò. Odio la vista del sangue... te lo ricordi Shinichi o ci siamo già allontanati quanto basta a sentirci estranei e non conoscerci più?
«Rientra Ran, o prenderai freddo.» mi dici, con premura.
Per quanto voglia convincermi che sia finta, mi rendo conto che sei davvero preoccupato per me.
Ma non come lo saresti stato cinque o sei anni fa, quando eravamo piccoli. No... ora ho solo l’impressione che tu mi voglia mandare via...
«Hai conosciuto un’altra Shinichi?» domando, facendomi forza.
Tu abbassi lo sguardo e annuisci. «Possiamo continuare ad essere amici se vuoi...»
Amici?
Ma guardaci, Shinichi... siamo così lontani che neanche sapevo stessi frequentando un’altra.
«Beh... non dici niente?»
«Cosa vuoi che ti dica?» chiedo, isterica.
«Io non voglio perdere la tua amicizia, Ran...»
«L’hai persa quando te ne sei andato.» cerco di fargli notare, categorica.
«Potremmo trovare un accordo...»
«Lei non sarebbe d’accordo.»
«Lui ti conosce. È il genere di persona che ti ubriaca con la sua presenza, come se all’improvviso i contorni del mondo si cancellassero e i colori iniziassero a girare tutti insieme, come il mondo.»
Cerco di assimilare le sue parole e, quando riesco, sussulto. Non mi resta che correre via. Via dalla verità.
A quella rivelazione, davvero capisco che siamo lontani.
O non siamo mai stati vicini.
 
Se lui è la luna, chi ascolta le sue illazioni rappresenta le stelle, tutti si muovono nel cielo, che rappresenta questo mondo... io sono il Sole, che lo insegue sempre e non lo raggiunge mai.
   
 
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