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Autore: Doralice    12/02/2020    2 recensioni
Apparire anonimi di sicuro era molto comodo quando si voleva pedinare e spiare qualcuno. Quando si entrava in modalità stalking. Cosa che lui assolutamente non aveva mai fatto, non intenzionalmente insomma. Non era intenzionale neppure in quel momento, anche se aveva deliberatamente scelto di seguire Wade per l’ennesima volta, con la macchina fotografica in mano e la musica dell’IPod nelle cuffie, sparata a palla per cercare di tenere a bada i sensi di colpa.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

 

* * *

 

 

Chat:

Spidey

*red heart emoticon* *spider emoticon* *blue heart emoticon*

 

Canadian Hot Merc

Ehi Sweetums!

Ti va una ronda, solo io, te e il cielo sopra Manhattan?

*heart eyes emoticon* *wink eyes emoticon* *blowing kiss emoticon*

 

Spidey

Non è il momento migliore, Wade.

 

Canadian Hot Merc

No, seriamente.

Il Barone Mordo ha invocato Dormammu.

Di nuovo.

 

Spidey

Di solito se ne occupa Strange.

 

Canadian Hot Merc

Sta passando una piacevole serata in compagnia di Nightmare.

 

Spidey

Gli Avengers?

 

Canadian Hot Merc

Catapultati in un’altra dimensione.

 

Spidey

Gli X-Men?

 

Canadian Hot Merc

Possiamo nominarli?

Voglio dire, siamo ancora parte dello stesso franchise o nel frattempo è cambiato qualcosa?

Sono confuso sulle royalty!

 

Spidey

Ho capito, mi metto per strada.

Dove sei?

 

Canadian Hot Merc

Al ponte di Brookling.

 

Spidey

Il solito esibizionista.

 

Canadian Hot Merc

Già.

Fai il giro per Long Island, c’è un ingorgo all’incrocio di Maspeth.

 

Spidey

Ti ricordi che io salto da un palazzo all’altro, sì?

 

Canadian Hot Merc

Magari fai il tassista.

Sei un tassista, Spidey?

Non sarebbe assurdo, vista la percentuale di taxi a New York!

Oddio, non sei Dopinder, vero?!

 

Spidey

Non sono Dopinder e non faccio il tassista.

 

Canadian Hot Merc

Oh, grazie al cielo!

In effetti non hai il suo accento.

Per quanto, è canonizzato che siamo in un multiverso.

Deve pur esserci qualche realtà in cui ti chiami Mohamed Mubarak e hai la faccia di Rami Malek.

Ma sono quasi certo che in questa realtà tu abbia quella di Andrew Garfield.

 

Spidey

Chi è Andrew Garfield?

 

Canadian Hot Merc

Fanno dei film su di te e non lo sai?!

 

Spidey

Quando mi mandi questi deliri poi io li cancello, sai?

 

Canadian Hot Merc

Ouch! *sad emoticon*

E io che credevo che trascrivessi tutti i nostri messaggi sul tuo diario segreto.

Usando una penna glitterata.

E decorando le pagine con stickers di Pusheen.

Ah, no, quello che lo fa sono io!

 

– Perché dovrei trascrivere i messaggi? –

Wade emise uno strillo acuto e inciampò sui propri piedi, rovinando col culo a terra e ritrovandosi a fissare Spider-Man dal selciato. Con la sua solita grazia da ballerina che lo faceva uscire di testa, l’eroe calò accanto a lui e lo guardò con aria critica – per quanto si possa guardare qualcuno con aria critica attraverso una maschera di spandex.

Wade si rialzò: – Così non li perdi quando li devi cancellare perché hai la memoria piena. –

– Deadpool, non è il 1999. – gli fece notare scotendo la testa – Abbiamo gli smartphone, al giorno d’oggi. –

Rivolsero l’attenzione allo squarcio dimensionale che si era aperto nel cielo sopra di loro. Centinaia di adepti di Dormammu ne venivano vomitati fuori e la cosa stava diventando fastidiosa.

– Ed è tutto così freddo e impersonale, non credi? – Wade sguainò le katana – Preferivo i cari, vecchi Nokia 3310. Un 3310 non si sarebbe frantumato come ha fatto il mio iPhone quando sono caduto dalla Bloomberg Tower la settimana scorsa. –

Spider-Man proiettò una ragnatela verso la cima del pilone.

– Non sei caduto, ti ci sei buttato nel tentativo di afferrare il palloncino di Hello Kitty che ti era sfuggito. – gli fece notare prima di lanciarsi via – E che cos’è un Nokia 3310? –

– Baby Boy, quando dici queste cose mi chiedo quanto ci sia di Baby e quanto di Boy! – gli urlò mentre correva lungo il cavo – Hai almeno l’età per il consenso?! – si fece strada verso la sommità affettando alcuni adepti lungo il percorso – Guarda che questa fanfic non è taggata come “underage”! –

– Smettila di cercare di indovinare la mia età! – lo sentì ribattere mentre calciava via degli adepti e ne imprigionava altri con le sue ragnatele.

– Ti dispiace?! –

L’eroe proiettò una ragnatela verso di lui e lo tirò di sopra. Wade gli balzò in braccio con aria leziosa.

– I need a hero! – cantò con passione – I'm holding out for a hero 'til the end of the night! –

Spider-Man lo mise giù con poca grazia.

– Tieni il karaoke per dopo! –

Wade si portò una mano al petto con aria oltraggiata: – Hai osato interrompere Bonnie Tyler! –

– Tu devi rivedere le tue priorità! – lo rimproverò.

– Stai citando Harry Potter e sono io che dovrei rivedere le mie priorità?! –

– Ma sentitevi! – una voce roboante interruppe il loro battibeccare – Litigate come una vecchia coppia di sposi! –

Alzarono lo sguardo verso Dormammu, che incombeva dallo squarcio nel cielo.

– Oh, ehi! – Wade si inalberò – Troppe metacitazioni, qui! Mi rubi la scena! –

– Nessuno potrebbe rubarti la scena, Deadpool. – sospirò Spider-Man.

– Aww… ma sei carino! – gli sventolò una mano – Smettila! –

– Perché a nessuno interessa rubartela. – puntualizzò.

Wade si afflosciò: – Quanta crudeltà! –

– BASTA! – tuonò Dormammu obbligandoli a tapparsi le orecchie – INUTILI MORTALI! –

– Quindi. Siamo noi contro la fine del mondo. – mugugnò Wade chinandosi appena di lato – Cosa facciamo? –

– Non lo so! Strange fa quella cosa… – Spider-Man gesticolò in aria – con le mani, sai. Ma io non ne sono capace! –

Wade si schiarì la voce, piantò le mani sui fianchi e si rivolse alla spaventosa entità sopra di loro.

– Sono venuto qui per masticare gomme e spaccare culi. E ho finito le gomme. –

– Questa l’hai già usata! –

– Che ti devo dire, mica posso essere sempre in forma! –

 

*

 

Verso l’alba, mentre si caricava in spalla un ragnetto ammaccato e accendeva il teletrasporto, gentile prestito di Cable, Wade si trovò a riflettere come non fosse il solo a non essere in forma.

Ne erano usciti vivi e vittoriosi, perché erano i buoni e non poteva che andare così – insomma, quella storia non era taggata né “angst” né “major character death”, solo “hurt-comfort”, che non guastava mai. Ma stavolta erano ridotti piuttosto male, non c’era che dire, sopratutto il suo Spidey.

Wade materializzò entrambi sul pianerottolo del fatiscente condominio dove viveva e aprì la porta di casa propria con un calcio.

– Buongiorno tesoro! Sono tornato, cosa mi hai preparato di buono? –

Cercando di non causare ulteriori danni, fece scivolare il ragazzo dalle sue spalle. Lui emise un rantolo di dolore e si accasciò sul divano a faccia sotto.

– Ah, già, sei morta due anni fa. – Wade si batté la fronte con la mano – Almeno mi hai lasciato degli avanzi in frigo? –

– Wade… –

– No, senti Spidey, cupcake dei miei occhi, cutie-pie del mio cuore… io ti adoro e tutto, ma gli avanzi sono miei. Sono una vera puttana per gli avanzi. – Wade si sfilò la maschera e si avviò verso il bagno – Tu puoi ordinarti una pizza. –

– Per l’amor del cielo, Wade… sta’ zitto… –

– Anzi, sai che faccio? Te la ordino io! – gli annunciò dal bagno mentre si liberava della tuta, o di quello che ne rimaneva – Poi non dire che non ti vizio! –

– Non voglio nessuna pizza. – lo sentì lamentarsi – Mi fa male ovunque, non riesco… nemmeno a mettermi a sedere… –

– È quello che ha detto lei… – cantilenò ridendo da solo da solo alla battuta.

– Oh, chiudi la bocca! –

Con qualche contorsionismo, Wade riuscì a togliersi quasi tutti i pezzi di granata che aveva conficcati nel corpo e adesso sanguinava da un numero impreciso di orifizi.

– Promemoria: devo smetterla di fare la telecronaca tipo partita di baseball prima di lanciare una granata. – si passò addosso un asciugamano per levare almeno il grosso del sangue, e piazzò qua e là dei cerotti a tema Dora l’Esploratrice – O se non altro devo farla prima di togliere il grilletto. –

Prese la cassetta del pronto soccorso e tornò in soggiorno.

– Ehi, Itsy Bitsy? – lo chiamò sedendosi sul divano – Adesso sono tutto per te! –

Aprì la cassetta sul tavolino e prese a canticchiare mentre disponeva quello che gli sarebbe servito.

– He's got the potion and emotion when I'm feeling low, when my love starts to glow he's got the power every hour, he's the reason why my face is all aglow… –

Toccò una spalla al ragazzo e lui scattò via dal dolore.

– Avanti, Baby Boy, diamo un’occhiata, mh? – lo aiutò a rigirarsi sul divano e a mettersi a sedere – Piano piano, così… –

Le mani di Spider-Man tremavano e dovette aiutarlo a togliere la parte superiore della tuta. Era un campo minato di lividi e abrasioni.

– Just one kissin' his lips as I'm taking Vitamin C… – continuava a canticchiare nervosamente – Avanzi, Spidey, canta con me, fammi sentire quella voce d’angelo. – You can imagine what the doctor does to me… –

– È proprio necessario? –

– Oh, non rovinarmi questo momento, Sweetums! – Wade iniziò ripulirlo con un asciugamano bagnato, sentendo che per quanto potesse fare piano aveva comunque la mano pesante, troppo pesante – Ho sempre sognato di giocare al dottore con te! Davvero, è tipo un sogno erotico che diventa realtà… –

– Sto parlando della canzone. –

Wade spremette mezzo flacone di disinfettante su una garza e iniziò a passarla sulle abrasioni. Il ragazzo rabbrividì e soffiò tra i denti al contatto, ma non si scostò.

– Spiacente, il karaoke non si può più rimandare. –

– Ok, ma perché proprio Doctor Love? Avrei scelto Bad Case Of Loving You. –

Era un buon segno che volesse scherzare con lui. Davvero. Wade si sforzò di pensarla così, perché se si concentrata troppo sullo stato in cui era ridotto, gli veniva solo da urlare molto forte e andare in berserker e uccidere Dormammu, in tutte le dimensioni in cui sarebbe riuscito a scovarlo.

– Robert Palmer! Scelta azzeccata se adesso avessimo il tuo punto vista, ma questa parte della storia è narrata dal mio, Baby Boy. E per questa scena non esiste colonna sonora migliore delle Firts Choice, mettitela via. –

Lo sentì sbuffare una risata, stroncata da un lamento di dolore.

– Come ti pare, Wade. –

– Doctor Love… he can kill my every pain, he can make me well again… Doctor Love… – cantarono insieme mentre si Wade prendeva cura del suo Spidey, distraendolo dal dolore.

Terminò di incerottarlo con cura e mise via l’occorrente nella cassetta.

– Posso… uhm… crollare qui per stanotte? –

Wade gli passò una mano sulla testa in una carezza rozza: – Tutto quello che vuoi, Baby Boy. –

Stava dormendo prima ancora che finisse di parlare.

 

*

 

Wade fissava il soffitto del suo pulcioso appartamento, insonne come la maggior parte delle notti, acutamente consapevole della presenza che al momento russava sul suo divano. Brutta cosa che né sonniferi né alcool facessero effetto al suo metabolismo: si sarebbe piantato una pallottola in testa, ma il rumore avrebbe svegliato il suo Spidey e aveva l’impressione che ritrovarlo con il cervello spappolato sulla testiera del letto non sarebbe stato uno spettacolo piacevole per il ragazzo.

[È così fragile.]

{È Spidey. Non ha importanza.}

Certo che aveva importanza. Le persone fragili non sopravvivono. E lui si era rotto le palle di sopravvivere alle persone fragili.

Ora, Wade era da un pezzo che si era abituato a fottersene di come ne usciva. Il suo corpo faceva questa figata di guarirsi da solo e, ok, faceva un male del cazzo, ma in cambio c’era questa insignificante contropartita di non crepare, né restare monco o zoppo o paralizzato, e quindi andava bene così, supponeva.

Per questo non aveva mai sentito la necessità di far parte di un team. Non aveva bisogno di una spalla. Anzi, era piuttosto seccante quando qualcuno provava a salvargli la pelle, mentre lui cercava solo di scoprire un modo per ammazzarsi, finalmente.

Senza contare la grandissima rottura di palle di mettersi d’accordo sul nome della squadra e dove andare a mangiare dopo la missione e come spartirsi il compenso del lavoro. Ugh!

Poi, insomma, quelli là le chiamavano “missioni”. Quelli come gli Avengers o gli X-Men, cioè. Missioni. Ma quanto potevano essere dei pomposi cazzoni pieni di sé?

Quelli come loro non facevano niente di diverso da quello che faceva Wade. Indossavano una tuta di spandex cromaticamente imbarazzante e andavano a menare le mani. Oh, d’accordo, loro lo facevano – aperte virgolette – per il Bene del Mondo – chiuse virgolette –, mentre Wade di solito lo faceva per soldi. O per divertimento. O per soldi e per divertimento. A volte per disperazione e istinti suicidi. Meraviglioso quando le cose si mescolavano tra di loro, ne uscivano performance che Ash Williams poteva fargli una pippa.

Ma stava divagando.

O forse no?

Dove era rimasto?

[Spidey.]

{La situazione ci sta sfuggendo di mano.}

[Non abbiamo mai avuto la situazione in mano.]

Le Voci avevano ragione.

Era stato assoldato per ammazzare un tizio che in nessuno – nessuno – dei multiversi qualcuno era mai riuscito ad ammazzare. Neppure il Gelatone al Pistacchio Incazzato. Si era detto: ok, ci provo, al massimo crepo io. In qualunque modo fosse finita, ci avrebbe guadagnato.

Quindi, come si faceva ad ammazzare Spider-Man? Non esisteva una pantofola abbastanza grossa da poter schiacciare un ragno di quel genere, e Wade aveva davvero telefonato a tutte le fabbriche di pantofole. Quindi aveva googlato “come ammazzare un ragno molto molto grosso”. Un link tira l’altro, si sa, ed era finito su YouTube a guardare un casino di video tutorial su come allevare ragni in casa. Wade era abituato ai video dei gattini e quei cosi gli facevano un po’ impressione – era di animo sensibile, lui, di solito gli insetti li faceva schiacciare a qualcun altro. Ma aveva dovuto ammettere che erano affascinanti. Come può esserlo un incidente in autostrada, ben inteso, ma certo, erano affascinanti.

Infine Wade passò dai video dei ragni ai video di Spider-Man. Perché se davvero voleva mettere le mani su quel compenso a sei zeri e comprarsi un’isola tropicale dove ritirarsi in pensione e studiare il modo di creare un vero unicorno, doveva seriamente tirare fuori qualche trucchetto magico per ammazzare il tizio in questione, e quindi magari era meglio se imparava qualcosa su di lui, dato che sembrava inarrivabile. Wade era bravo a scovare le persone e aveva scovato anche lui, naturalmente, ma quel ragnetto gli sfuggiva sempre appena prima di riuscire a scambiarci due parole.

Per un po’ aveva potuto solo ammirarlo da lontano mentre si lanciava tra un grattacielo e l’altro con le sue piroette. Si era chiesto se non fosse un acrobata del circo, perché, cazzo se era snodabile! Ma no, c’era già Robin della DC Comics e quello sarebbe stato un plagio bello e buono.

– If I… I get to know your name… well if I, could trace your private number, baby… – canticchiava una sera, cercandolo tra le strade di New York.

Poi un violento strattone verso l’alto e si era ritrovato a penzolare a testa in giù dal braccio di una gru, la maschera di Spider-Man che lo osservava con curiosità.

– Ehi, Spidey! You spin me right round, baby, right round like a record… –

– Sono profondamente onorato del tuo interesse, Deadpool. È questo il tuo nome, sì? –

Wade fece un sorriso immenso – che ovviamente nessuno poté vedere – e alzò i pollici – anche se in quella posizione sarebbe corretto dire che li abbassò.

– Il vecchio ‘Pool, in pelle e spandex, al tuo servizio! –

– Bene, Deadpool, amico… non è carino seguire le persone, sai? Sopratutto con la faccia mascherata. È inquietante, a dirla tutta. –

– Credimi, sarebbe più inquietante se lo facessi senza maschera. Comunque… ti dispiacerebbe spostarci a chiacchierare in un posto più comodo? Ho tutto il sangue alla testa e… –

Con una mano sola, Spider-Man lo sollevò e lo mise in piedi sul braccio della gru. Era minuto e snello e flessibile e forte. Occhi a cuore, occhi a cuore ovunque!

[Dobbiamo proprio passare attraverso questo flashback?]

{Oh, a me piace!}

[È imbarazzante…]

{Sssh! Ci piace proprio per questo!}

– Ce la fai ad arrivare lì? – gli aveva chiesto puntando al tetto del palazzo più vicino – O ti devo lanciare? –

– Lanciami tutto, Spidey! – aveva risposto allusivo.

– Ti farai male. – l’aveva avvertito afferrandolo per le cinghie del costume.

– Oh, sì! Fammi male! –

Spider-Man l’aveva lanciato, per poi proiettare una ragnatela e atterrare con grazia accanto a lui.

– Stai bene? –

Wade aveva afferrato la mano che gli stava porgendo e si era alzato dal cemento del tetto, ossa scricchiolanti e tutto il resto.

– Sono appena stato malmenato da Spider-Man, non potrei stare meglio. –

Ce l’aveva a un palmo. Poteva tenerlo fermo con la mano che lui, ingenuamente, gli aveva offerto, e usare l’altra per estrarre una delle armi che aveva addosso e semplicemente ammazzarlo. Un coltello in mezzo allo sterno o una pallottola in fronte. Sarebbe stato così semplice.

Spider-Man gli aveva battuto l’altra mano sulla spalla: – Amico, sei sicuro di stare bene? –

– Me duele matarte. –

– Me duele morir. –

E proprio come nei migliori cliché delle fanfiction, a Wade era mancato un battito. Perché nessuno – ma proprio nessuno – nella sua intera e disastrosa vita aveva risposto con una tale spontaneità alle sue citazioni di The Princess Bride.

– Mi hanno assoldato per farti fuori. – aveva spifferato.

Spider-Man aveva cambiato posa, raddrizzando le spalle. Come se si fosse sorpreso della rivelazione, ma niente di più.

Wade si era portato una mano alla bocca: – Merda, non dovevo dirlo? –

– Beh, ora capisco perché dicono che sei un mercenario pessimo. – aveva riso – Quale idiota vuole sprecare i suoi soldi così? –

– Questo mi offende! – Wade aveva messo il broncio – E poi come puoi essere certo che questa non sia tutta una tattica? –

– Certamente. – Spider-Man aveva annuito – Senti, non so bene che intenzioni hai, ma ho da fare e… beh, è stato un piacere? Credo… –

Stava già per balzare via. Oh no, no, no… non gli avrebbe permesso di scappare di nuovo in quel modo.

– Selfie? –

– Cosa? –

– Yay! Selfie! – saltellando sul posto Wade aveva estratto il cellulare – Yukio non ci crederà quando glielo manderò! –

– Chi è Yukio? –

Wade aveva già un braccio attorno al suo collo e stava inquadrato entrambi nella fotocamera.

– Dì chimichanga! –

– Chimi… changa? –

Click.

Furtivo come un gatto, Spider-Man era si era già liberato dalla sua presa e si era lanciato via dal palazzo, dondolando su una delle sue ragnatele. Wade l’aveva salutato agitando un fazzoletto di My Little Pony e stonando pesantemente Take My Breath Away.

Beh, manco a dirlo aveva cambiato idea. Cioè, sulla faccenda dell’ingaggio, sapete, uccidere Spider-Man e incassare tutti quei soldi e ritirarsi eccetera. Il progetto di creare l’unicorno per poter cavalcare fieramente ai pride lanciando glitter in faccia ai reazionari, avrebbe dovuto attendere.

Quindi, siccome era un uomo onesto e aveva una certa reputazione nel suo giro, aveva fatto visita al tizio che l’aveva assoldato e si era chiarito con lui, in maniera assolutamente civile e pacata. Non c’era stato alcun versamento di sangue, davvero. Ok, magari era volato qualche arto quando il tizio in questione aveva provato a fregarlo e poi aveva dovuto smembrare qualcuno dei suoi uomini. Ma era fiero di affermare che aveva agito per autodifesa. E poi erano tutte persone cattive – davvero molto, molto cattive. Tipo che abbandonavano i gattini e trafficano in droga e prostituzione, quel tipo di persone cattive.

Era davvero fiero si sé.

Wade non sapeva esattamente che codice di condotta seguisse Spider-Man: non era ancora abbastanza in confidenza con lui e i media dicevano parecchie stronzate. Ma aveva l’impressione che il ragazzo non usasse i suoi stessi metodi, per cui, se voleva avere qualche speranza di mantenersi in contatto con lui, doveva darsi una controllata.

Ancora imbrattato di sangue e budella, Wade era entrato in un negozio di souvenir della Grande Mela e aveva fatto incetta di memorabilia di Spider-Man, canticchiando: – We can be heroes, just for one day… – sotto gli occhi attoniti dei presenti.

[È finito lo strazio?]

{Lascialo concludere, è importante per chi legge!}

E questa era ma la maxistoria di come la sua vita era cambiata, capovolta, sottosopra era finita. Sdraiato sul letto sfatto qui con voi, Wade vi appena narrato di Deadpool e di come avesse iniziato la faticosa scalata della sua redenzione, tutto per poter andare incontro agli standard morali di un ragazzino mutante in spandex di cui non conosceva nome né faccia, che adesso dormiva sul suo divano.

 

*

 

– Mhm… adesso credo nei miracoli. –

Wade si appoggiò alla spalliera del divano e si beò dello spettacolo che si spiegava sotto i suoi occhi: Spider-Man praticamente nudo, eccetto che per la maschera, un paio di calzettoni a tema Star Trek e dei boxer molto attillati. Uh, kinky! E vogliamo parlare di quel culo? Difficilmente Wade avrebbe avuto altre occasioni per ammirare a così breve distanza quella meraviglia della natura.

– Where’re you from, you sexy thing? – canticchiò sorseggiando il suo caffè.

Il ragazzo si mosse sul divano, rigirandosi e stiracchiandosi e mugugnando improperi nella sua generica direzione. Era adorabile, cazzo.

– Buongiorno, raggio di sole. Hai dormito bene? – Wade si rifugiò nel solito umorismo mentre osservava con un po’ apprensione le ferite in via di guarigione – Sei riuscito a non conficcarti una molla nelle tue sante chiappe? Dovresti metterci un’assicurazione sopra, come ha fatto JLo. –

– Poteva andare peggio. – biascicò.

– Poteva piovere. –

– Frau Blücher! –

Wade imitò il nitrito di un cavallo e il ragazzo rise. Poi si portò una mano al torace, uggiolando di dolore.

– Oh, smettila di farmi ridere! –

– È colpa tua! – Wade si avviò alla cucina – Hai fame? Ti conviene averne, perché ho preparato una montagna di pancake. –

Il ragazzo fece capolino da sopra la spalliera e Wade poté giurare di vedere gli occhi della maschera spalancarsi.

– Perché non sono stupito di vedere una reale montagna di pancake? –

Wade si appoggiò fieramente al piano della cucina.

– Non puoi sfuggire a questo trope, Spidey. – scrollò le spalle – È troppo goloso. – ammiccò con le sue inesistenti sopracciglia – Goloso. L’hai capita, Spidey? Eh? –

Spider-Man si schiaffò una mano in faccia e ricadde sul divano.

– Vieni a mangiare prima che si freddino. –

Il ragazzo non si fece pregare. Divorò tre piatti, e certamente era una soddisfazione vederlo mangiare in quel modo. Wade gli servì anche del succo di frutta, appena spremuto con le sue stesse mani, da arance affettate con le sue katana. Tutto per il suo Sweetums.

– Smettila di fare il pavone. – lo rimproverò tra un boccone e l’altro.

– Dai, ammetti che ti piace. – Wade ripulì la lama con uno straccio e la piantò sul ripiano della cucina – Le katana fanno questo effetto, non puoi farci niente. Wolverine ne sa qualcosa. Sapessi quanto ho rimorchiato! Mi ricordo di quella che volta ero alle Galpagos e ho incontrato quella mutante con i tentacoli che… –

– E non voglio sentire! Grazie! Sì! – lo interruppe alzandosi di botto – Posso farmi una doccia? Faccio schifo… –

– Posso restare a guardare? –

– Ugh… no! –

Wade emise un triste sospiro.

– Dormi sul mio divano, mangi la mia colazione, usi la mia doccia… – elencò mentre l’altro si chiudeva in bagno – Non è carino non darmi nulla in cambio di tutte queste attenzioni! –

– Non sei il mio sugar daddy! – lo sentì urlare da sopra lo scroscio dell’acqua.

– E di chi è la colpa? – urlò di rimando – Sarebbe conveniente per entrambi, come ti ho dettagliatamente illustrato in quel PowerPoint che ti ho inviato tempo fa. –

– Ho cestinato la mail appena mi è arrivata. E in ogni caso… chi diamine usa ancora PowerPoint?! –

Wade scosse la testa: – Vorrà dire che mi toccherà proiettare la presentazione sull’Empire State Building. –

– No Wade! –

– Oh, Wade! – ribatté sorridendo follemente tra sé.

– Invece di molestarmi potresti, che ne so, renderti utile? E passarmi i vestiti che sono nel mio zaino? Grazie! –

Mise giù la tazza: – Ai vostri ordini, Buttercup. –

– Voi vi burlate del mio dolore! – lo sentì rispondere dal bagno.

– La vita è dolore, vostra altezza! – continuò a citare mentre prendeva lo zaino e lo apriva, frugando dentro alla ricerca dei vestiti – E chiunque dica diversamente sta cercando di vendere qualcosa. –

Merendine, ricariche per le ragnatele, un iPod scarico, l’ultimo numero di Angel Heart 2nd Season, un burrocacao – un burrocacao?! Era peggio della borsetta di una donna, Cristo santo, ma quante cose potevano stare dentro lo zaino di quel ragazzo? Riuscì a scovare un paio do jeans e una maglietta, ma non trovava dei boxer di ricambio, e per quanto l’idea di Spidey senza intimo sotto quei jeans skinny glielo facesse venire duro, immaginava che avrebbe preferito metterseli, i boxer, per cui continuò a frugare. E si ritrovò tra le mani qualcosa di inaspettato.

– Ma guarda un po’… –

Meravigliato, Wade si rigirò tra le mani l’oggetto.

– No, non è un dildo! – sospirò seccato – Siete proprio dei lettori pervertiti! –

Era una macchina fotografica. Una macchina fotografica che somigliava a quella che aveva tolto dalle mani di quel ragazzino ficcanaso, ormai settimane prima. Ci somigliava in maniera sospettosamente allarmante.

– Coincidenze? – mormorò tra sé, occhieggiando pensieroso la porta del bagno.

Chiuso dentro, il ragazzo stava stonando She’s A Maniac e consumando tutta l’acqua calda del suo boiler. In altre circostanze, Wade si sarebbe appostato dietro alla porta e avrebbe snocciolato un nutrito repertorio di laide battute, immaginando con estrema soddisfazione l’imbarazzo del suo Baby Boy. Ma quella piccola scoperta era un interessante colpo di scena che necessitava della sua piena attenzione.

Wade sogghignò tra sé e si lecco le labbra: – Io non credo alle coincidenze. –

Lasciò i vestiti sul pavimento accanto alla porta del bagno e prese il cellulare. Doveva chiedere una favore a Cable.

   
 
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