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Autore: Soly_D    13/02/2020    7 recensioni
C’erano alcuni posti vuoti anche nelle ultime file, ma da lì Momo non sarebbe riuscita a vedere nulla, per cui fu con passo da automa e sguardo basso che raggiunse silenziosamente (più o meno, dato che i suoi tacchi risuonavano in modo fastidiosissimo nel silenzio generale del santuario) il posto accanto a Todoroki e si sedette stando ben attenta a non spiegazzare il vestito elegante che aveva indossato per l’occasione. Indirizzò un sorriso di scuse a Kyōka, bellissima nel suo tradizionale kimono bianco, la quale le sorrise di rimando per tranquillizzarla per poi rivolgere l’attenzione al suo futuro sposo, letteralmente elettrizzato per l’occasione, come dimostravano le piccole scariche elettriche che il suo corpo emanava.
[TodoMomo♥, accenni a KamiJirō e altre coppie] [future!fic]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaminari Denki, Kyoka Jiro, Momo Yaoyorozu, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Burning like ice


#03. The wedding (part 1)

Due settimane. Erano passate ben due settimane da quando avevano trascorso la serata insieme al Vessel Café e di Todoroki nemmeno l’ombra. Eppure, Momo aveva cercato di fargli capire in tutti i modi che desiderava un secondo incontro (e un terzo e un quarto e un quinto…): era stata lei ad invitarlo, era stata lei a pagare per entrambi, era stata lei a dargli il suo nuovo numero di cellulare e infine a baciarlo su una guancia (come fosse riuscita a trattenersi dal gettargli le braccia al collo e stampargli quel bacio sulle labbra, Momo proprio non lo sapeva, ma questa è un’altra storia).
Comunque, anche Todoroki le aveva fatto capire – sia con le parole che con i gesti – che aveva apprezzato molto la sua compagnia: aveva sorriso ad ogni sua battuta (cosa veramente insolita per un tipo serio come lui), le aveva aperto il suo cuore riguardo il tormentato rapporto con suo padre, l’aveva incoraggiata a costruirsi un futuro migliore del presente, si era offerto di accompagnarla a casa nonostante distasse cinquecento metri scarsi dal bar, le aveva scostato una ciocca dal viso con una delicatezza tale da lasciarla senza fiato e aveva ammesso apertamente che sì, desiderava rivederla.
Per tutti questi motivi, Momo non riusciva proprio a spiegarsi perché Todoroki non si fosse degnato di chiamarla o anche solo di mandarle uno straccio di messaggio nell’arco di quelle due settimane. Dopo i primi giorni di silenzio, Momo si era convinta del fatto che Todoroki avesse molto da fare in agenzia e che l’avrebbe chiamata non appena avesse avuto un po’ di tempo libero, ma una volta sorpassati i dieci giorni Momo aveva cominciato ad avere seri dubbi. Oltretutto, una sera l’aveva intravisto in giro per la città insieme ad alcuni amici e quella era stata la batosta finale: se Todoroki trovava del tempo libero per i suoi amici ma non per lei, allora forse a lei non era veramente interessato.
Possibile che avesse mal interpretato il comportamento di Todoroki nei suoi confronti? Possibile che non gli andasse di rivederla o anche solo di risentirla? O che, semplicemente, si fosse dimenticato di richiamarla?
«Signorina, va tutto bene?», le chiese il fotografo quella mattina interrompendo le inquadrature. «Non mi sembra molto in forma oggi».
Seduta sullo sgabello con le braccia dietro la testa, le gambe sinuosamente accavallate e la luce di numerosi riflettori tutti puntati su di lei, Momo tornò gradualmente in una posa più naturale e si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione. In effetti, nonostante la sua truccatrice si fosse impegnata per farla bella in vista dello shooting, non era comunque riuscita a nascondere quel moto di delusione ben evidente sul suo volto che le faceva aggrottare inconsciamente le sopracciglia e piegare gli angoli delle labbra all’ingiù.
«Forse sarebbe meglio rimandare ad un altro giorno», concluse Momo dispiaciuta. Il fotografo acconsentì e l’intera troupe cominciò a smontare il set.
Una volta raggiunto il suo camerino, Momo si struccò con cura, si sciolse i capelli, indossò abiti più comodi e si abbandonò sulla comoda poltrona di fronte allo specchio, che le restituì il riflesso del suo volto pulito ma spento. In effetti, non era da lei abbattersi in quel modo per un uomo – solitamente, le cadevano tutti ai piedi con uno schiocco delle dita e in generale non le era mai importato granché – ma con Todoroki era tutta un’altra cosa. Non si trattava di semplice attrazione fisica o ammirazione. Il suo atteggiamento pacato e riflessivo, i suoi modi cortesi ma decisi, i suoi discorsi ben calcolati e mai banali, così come l’incredibile forza d’animo che aveva dimostrato più volte, tanto nella vita quotidiana quanto nei panni dell’eroe, l’avevano conquistata fin dai tempi della scuola. E Momo era certa che avrebbe potuto perfino innamorarsene, se solo Todoroki gliene avesse dato la possibilità.
In fin dei conti, non era di un rifiuto che Momo aveva paura. Avrebbe preferito di gran lunga sentirsi dire chiaro e tondo di non farsi troppe aspettative, di non sperare in qualcosa che non ci sarebbe stato, piuttosto che illudersi che il loro rapporto avrebbe potuto prendere una piega nuova, diversa. Lo avrebbe accettato, se ne sarebbe fatta una ragione e sarebbe andata avanti a testa alta, ma fino a quel momento Todoroki non aveva fatto altro che evitare l’argomento. Per due lunghe settimane. E come poteva Momo prendere una decisione – continuare a crederci o lasciar perdere – se non aveva certezze a cui aggrapparsi?
Momo si chiese soprattutto come avrebbe dovuto comportarsi con Todoroki il giorno successivo, al matrimonio di Kyōka e Kaminari. Ignorarlo? Far finta di niente? Provare a chiarire la situazione per mettersi l’anima in pace?
Di colpo, la porta del suo camerino si aprì rivelando il volto agitato della signorina Uwabami.
«Chiamata urgente!», disse in fretta e furia la donna. «Hanno bisogno di noi alla banca!».
Di colpo, Momo sentì la testa svuotarsi di qualunque pensiero negativo mentre tutta l’amarezza di poco prima si dissolveva nel nulla, sostituita dal frizzante sapore dell’adrenalina. Svelta, si legò i capelli nella solita coda alta, indossò il costume da eroina e seguì Uwabami fuori dall’agenzia, pronta a fare ciò per cui si era sempre sentita veramente portata: rendersi utile per il bene della sua città.
A Todoroki ci avrebbe pensato il giorno dopo.

***

Il mattino dopo, Momo arrivò al santuario shintoista, un bellissimo edificio dai colori sgargianti in perfetto stile giapponese, giusto un paio di attimi prima dell’inizio della cerimonia, ma la colpa di quel disastroso ritardo non era sua, bensì di Mina e Tōru che l’avevano fatta attendere in auto per quasi un’ora. Una stramaledettissima ora in cui Momo si era amaramente pentita di essersi offerta di accompagnarle e aveva seriamente pensato di mollarle lì a prepararsi per andare al matrimonio della sua migliore amica da sola.
Come se non bastasse, il loro impetuoso arrivo aveva attirato l’attenzione di tutti gli invitati, i quali avevano smesso improvvisamente di chiacchierare tra loro e si erano voltati contemporaneamente a guardare le tre arrivate: i loro ex compagni di scuola, tutti riuniti lì per l’occasione, le fissavano in parte divertiti e in parte esasperati, mentre i parenti degli sposi non nascondevano né sguardi piuttosto indignati per il loro tremendo ritardo, né occhiate melliflue nei confronti della bella e famosa Creati.
L’imbarazzo che Momo provò in quel momento – nulla a che vedere con la sicurezza con cui si destreggiava solitamente di fronte alle telecamere nei panni di fotomodella – passò rapidamente in secondo piano quando si rese conto che l’unico posto libero tra le prime file era quello al fianco di una familiare testa per metà bianca e per metà rossa, dal momento che Mina e Tōru avevano avuto la brillante idea di affrettarsi a raggiungere Ochako e Tsuyu. C’erano alcuni posti vuoti anche nelle ultime file, ma da lì Momo non sarebbe riuscita a vedere nulla, per cui fu con passo da automa e sguardo basso che raggiunse silenziosamente (più o meno, dato che i suoi tacchi risuonavano in modo fastidiosissimo nel silenzio generale del santuario) il posto accanto a Todoroki e si sedette stando ben attenta a non spiegazzare il vestito elegante che aveva indossato per l’occasione. Indirizzò un sorriso di scuse a Kyōka, bellissima nel suo tradizionale kimono bianco, la quale le sorrise di rimando per tranquillizzarla per poi rivolgere l’attenzione al suo futuro sposo, letteralmente elettrizzato per l’occasione, come dimostravano le piccole scariche elettriche che il suo corpo emanava.
Il rito cominciò in quello stesso momento e solo allora Momo si decise a salutare Todoroki con un «Ciao» di pura cortesia, limitandosi a guardarlo con la coda dell’occhio.
«Ciao», le rispose Todoroki con tono altrettanto freddo senza osare guardarla. Per qualche attimo Momo si chiese cosa pensasse in quel momento, se fosse arrabbiato con lei per qualche motivo, se si sentisse a disagio tanto quanto lei o se la loro vicinanza non lo toccasse più di tanto, ma poi si convinse che non era il momento di pensarci e che avrebbe fatto meglio a concentrarsi sulla cerimonia.
Rimasero entrambi immobili e in silenzio per tutta la durata della cerimonia a sorbirsi da una parte i pianti di commozione di Ochako e Mina, e dall’altra gli scatti d’ira di un impaziente Bakugō che Midoriya cercava invano di calmare, mentre la giovane coppia di fronte a loro si prometteva amore eterno nel modo più vero e assoluto possibile.
Al momento del bacio – l’unico in cui Kaminari smise di emettere elettricità da tutti i pori per potersi avvicinare alla sua amata – a Momo sfuggì un’unica lacrima solitaria, prontamente asciugata con un fazzoletto per evitare che il trucco le colasse dagli occhi impasticciandole il viso. Era veramente, veramente felice per la sua migliore amica e non avrebbe lasciato che il dispiacere per ciò che non era successo con il silenzioso uomo seduto al suo fianco le rovinasse quella bellissima giornata.


Dopo la cerimonia, gli auguri agli sposi e le foto, Momo andò a recuperare Mina e Tōru affinché si recassero insieme presso il ristorante in cui si sarebbe svolto il ricevimento. Ad accoglierle fu un locale immenso provvisto di grandi vetrate e fontane con giochi d’acqua danzanti, come aveva espressamente richiesto Kaminari – Momo ricordava che Kyōka avrebbe preferito qualcosa di più ridimensionato, in linea con la sua indole riservata, ma Kaminari aveva insistito per regalarle il “matrimonio del secolo” e Kyōka non era proprio riuscita a smorzare il suo entusiasmo.
La sala adibita al ricevimento era stata riccamente decorata per l’occasione: gli invitati avrebbero preso posto ai larghi tavoli rotondi sparsi per la sala, mentre agli sposi spettava il tavolo più piccolo posizionato proprio al centro affinché avessero una visione generale dell’intero ricevimento. In un angolo della sala, una rockband intratteneva gli invitati con brani movimenti e moderni su richiesta di Kyōka, che aveva ereditato la passione per quel genere musicale dal padre.
Momo fu contenta di ritrovarsi seduta al fianco di tutte le sue ex compagne di classe, anche perché da quella posizione poteva godersi perfettamente il quadretto romantico al centro della sala: Kaminari aveva finalmente smesso di elettrizzarsi ed ora conversava tranquillamente con la sua neo moglie, la quale aveva abbandonato lo scomodo kimono della cerimonia per indossare un vestito molto più semplice dai colori scuri, i suoi preferiti. Per Momo, l’unica nota dolente in quel quadretto era la figura di Todoroki che intravedeva oltre la spalla di Kaminari: seduto compostamente al tavolo dei ragazzi, Todoroki, spalle dritte e sguardo fiero, scambiava di tanto in tanto qualche parola con Midoriya o si lasciava andare ad una delle sue brevi risate sommesse ascoltando Kirishima raccontare, forse, vecchi aneddoti risalenti ai tempi della scuola. Era bellissimo nel suo smoking grigio e Momo si ritrovò a rimpiangere tutti i film mentali che si era costruita per quel giorno tanto atteso prima di scoprire che, in realtà, a Todoroki non importava poi così tanto di lei.
«Ohi, Yaomomo, tutto bene?», le chiese Mina toccandole con gentilezza il braccio, avendo forse notato il suo sguardo perso.
Momo annuì sforzandosi di sorridere. «Sono solo un po’ stanca».
Più volte quella mattina si era ripromessa di non perdersi in pensieri inutili e frustranti, ma puntualmente ci ricascava dentro non appena i suoi occhi si posavano sull’elegante figura di Todoroki. Doveva necessariamente distrarsi con qualcos’altro, altrimenti non sarebbe riuscita a godersi veramente quella giornata.
«E tu, Mina? Novità con Kirishima?», buttò lì la prima cosa che le venne in mente per animare la conversazione. In realtà, Momo non sapeva se Mina e Kirishima fossero solo buoni amici o qualcosa di più, ma aveva sempre pensato che con la loro frizzante allegria avrebbero formato una bellissima coppia. Di sicuro a Mina Kirishima non era indifferente, mentre era sicuramente più difficile decifrare l’interesse di Kirishima, dal momento che sembrava ronzare più intorno a Bakugō che alle ragazze.
«COOOSA?», esplose Ochako con gli occhi a cuore, avendo captato le parole di Momo. «Mina! Ti senti con Kirishima e non ci racconti nulla?!».
Mina arrossì lievemente sulle gote, rivolgendo al contempo un’occhiata di rimprovero a Momo che rise tra sé e sé. «Io non mi sento con Kirishima», specificò l’eroina dal volto e dai capelli rosa confetto.
«Ceeerto», finse Ochako. «Ed io non sono innamorata di Dek–!». Quando Uravity si rese conto della verità che aveva appena ammesso ad alta voce di fronte a tutte, arrossì violentemente e si tappò la bocca con entrambe le mani.
«Questa non è una novità, Ochako-chan», le fece notare molto limpidamente Tsuyu, provocando l’ilarità delle altre che scoppiarono a ridere trovandosi estremamente d’accordo.
«Oh, i-insomma! Non era di me e Deku-kun che stavamo parlando, ma di Mina e Kirishima!», esclamò Ochako cercando di ridarsi un contegno. «Avanti, Mina, sputa il rospo! … Senza offesa ovviamente, Tsuyu-chan», si affrettò a precisare rivolta a Froppy, che minimizzò con un cenno della mano.
«Ve l’ho detto, tra e me Kirishima non c’è nulla!», sbottò Mina.
«Quindi…», si intromise Tōru con sguardo ammiccante (non che potessero vedere davvero il suo sguardo, ma era questo che lasciava intendere il tono allusivo della sua voce). «Ci stai dicendo che non sai se Kirishima può irrigidire a proprio piacimento anche il–?».
«HAKAGURE TŌRU!», esplose a quel punto Mina, ormai non più rosa confetto ma rossa come un pomodoro.
Momo scoppiò a ridere, seguita a ruota dalle altre. Non ricordava che Tōru fosse così sfrontata e non pensava minimamente che la sua domanda di poco prima avrebbe scatenato una simile conversazione. Un po’ le dispiaceva aver messo in difficoltà la povera Mina, ma in realtà trovava il tutto estremamente divertente. E da quel preciso momento, tra piatti prelibati, qualche bicchierino di sakè, musica rock a tutto volume e piacevoli chiacchiere tra amiche, Momo sentì che la giornata stava migliorando a vista d’occhio, tant’è che in quelle ore non pensò a Todoroki nemmeno per un momento.
Il momento assolutamente più emozionante fu quando Kyōka, sotto gli occhi esterrefatti e innamorati di Kaminari, abbandonò il loro tavolo e raggiunse la rockband dichiarando al microfono che aveva una sorpresa in serbo per gli invitati, ma soprattutto per il suo sposo.
Si fece portare infatti la sua chitarra e, accomodandosi su uno sgabello, cominciò a suonare e cantare un pezzo molto particolare, sicuramente di sua invenzione, a metà tra un brano rock e una canzone d’amore. Parlava infatti di due ragazzi che si erano conosciuti a scuola, che all’inizio non si erano piaciuti, ma che poi si erano riscoperti molto più simili di quanto avrebbero mai pensato, tanto da innamorarsi l’uno dell’altro.
Kyōka suonava con un sorriso emozionato stampato sul volto e Kaminari, seduto al tavolo con gli occhi puntati su di lei, sembrava pendere dalle sue labbra, assorbendo ogni nota e ogni accordo di quella meravigliosa canzone a lui dedicata. Quando Kyōka terminò, Kaminari le andò subito incontro per abbracciarla e baciarla sotto i fischi e gli appalusi degli invitati, ringraziandola per la sorpresa assolutamente inaspettata e gradita.
Momo si stava asciugando la seconda lacrima di commozione di quella giornata, quando la rockband – approfittando del fatto che i due sposi se ne stessero stretti l’uno all’altro – decise di cambiare totalmente genere musicale mettendo un lento in sottofondo per far ballare tutte le coppie della sala.
Di fatti, agli sposini si aggiunsero da un lato i genitori di Kyōka e dall’altro quelli di Kaminari. Gradualmente, molte altre coppie di invitati raggiunsero il centro della sala.
Senza quasi accorgersene, Momo si ritrovò praticamente da sola al tavolo: Midoriya, seppur profondamente imbarazzato, aveva trovato il coraggio di invitare Ochako e lo stesso avevano fatto Kirishima con Mina e Mashirao con Tōru, e infine anche Tsuyu aveva trovato il suo cavaliere.
Se nell’arco delle ultime ore Momo era riuscita a non pensare a Todoroki nemmeno per un attimo, fu proprio in quel momento che si ritrovò con gli occhi fissi sulla sua figura dall’altro lato della sala. Todoroki aveva abbandonato la pesante giacca grigia sullo schienale della sedia rivelando una camicia di colore blu scuro e una cravatta bianca. Anche lui sedeva al tavolo da solo, dal momento che metà dei ragazzi erano impegnati a ballare e gli altri erano usciti fuori a fumare.
A Todoroki le sigarette non erano mai piaciute, Momo se lo ricordava bene e forse ora ne capiva anche il motivo. Più che per una questione di salute, Todoroki sembrava (forse inconsciamente) andare contro tutto ciò che fosse caldo o infuocato per via del tormentato rapporto con suo padre e il Quirk da lui ereditato: beveva tè rigorosamente con ghiaccio, preferiva la soba tiepida piuttosto che bollente, indossava sempre abiti dai colori freddi e non avrebbe fatto uso di sigarette e accendino nemmeno se lo avessero pagato. Tutto quadrava, ora. Oltretutto, Momo proprio non ce lo vedeva con una sigaretta tra le dita – quella era un’immagine che si addiceva più ad uno come Bakugō e infatti Momo ne ebbe la conferma guardando attraverso le vetrate del ristorante, oltre le quali il re delle esplosioni fumava piuttosto felicemente la sua adorata sigaretta con la speranza, forse, di calmare i nervi sempre rigidi.
Se lo sentiva, Momo, che Todoroki l’avrebbe invitata a ballare: al di là della serata che avevano trascorso insieme due settimane prima, al di là dell’interesse o del disinteresse nei suoi confronti da un punto di vista sentimentale, Todoroki si era sempre dimostrato gentile con lei e Momo era certa che non l’avrebbe lasciata da sola mentre tutte le sue amiche si divertivano in pista. Di fatti, quando l’eroina tornò a guardare il tavolo al quale Todoroki era seduto, notò che era completamente vuoto.
«Yaoyorozu».
Veloce e silenzioso, Todoroki aveva approfittato di quel suo momento di distrazione per fare il giro dell’intera sala e giungere al suo fianco. Quando ruotò la testa di lato e incrociò il suo sguardo, Momo sentì la testa svuotarsi di ogni pensiero che non fosse Todoroki e i suoi profondi occhi eterocromatici puntati su di lei e la sua carnagione chiara che contrastava con il blu della camicia e la sua mano destra protesa verso di lei per invitarla a ballare.
«Ti va?», le chiese soltanto, le labbra strette in una linea dura e lo sguardo imperturbabile.
E come avrebbe potuto, Momo, rifiutarsi di stare stretta al costante oggetto dei suoi pensieri?
Dimenticando improvvisamente gli ultimi giorni trascorsi tra mille dubbi e pensieri amari, l’eroina si limitò a posare la mano su quella fresca di Todoroki e a lasciarsi guidare in pista, dove Mina – stretta a Kirishima – le fece prontamente l’occhiolino, poco prima che Momo si ritrovasse incollata al petto ampio di Todoroki, con la mano che era stata artefice dell’invito posata proprio al centro della schiena scoperta.
Rossa in volto per il sakè, l’emozione e l’imbarazzo, Momo sapeva che in quel modo sarebbero giunti ben presto alla resa dei conti, ma per il momento non voleva godersi nient’altro che quel lento ballo da sogno con Todoroki.








Note dell'autrice:
Ve l'aspettavate un risvolto del genere, con Todoroki che NON richiamava Momo? Spero di avervi sorpresi :D
Lo so, in questo capitolo non succede molto tra loro due, ma volevo inquadrare bene la situazione del matrimonio (e infatti ho provveduto anche a mettervi un paio di link per farvi vedere come funziona il matrimonio tradizionale in Giappone, paese che amo; infatti ho studiato giapponese all'università). Nel prossimo capitolo scopriremo perchè Todoroki non ha richiamato Momo... voi nel frattempo cosa ne pensate? Sarà successo qualcosa?
Gli accenni alle varie coppie (tranne la KamiJiro, che adoro) sono per pure esigenze di copione: in realtà non shippo particolarmente nessuna delle altre coppie che ho citato, ma volevo dare un po' di colore alla conversazione tra amiche in modo da far distrarre Momo.
GRAZIE a chi segue e recensisce la storia, a presto!
Soly Dea


  
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