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Autore: Valyna    13/02/2020    2 recensioni
Abuto trova un modo per distrarre Kamui durante un momento in cui la noia sta prendendo il sopravvento. Il tutto a spese di Takasugi, ovviamente, che a sua insaputa, è protagonista di una fanart molto interessante che lo ritrae insieme a Gintoki.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kamui, Kawakami Bansai, Kijima Matako, Takasugi Shinsuke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Kamui era sicuro di non aver mai riso così tanto in tutta la sua vita. Non che avesse passato una vita degna di chissà quali risate, considerando che era circondato da morte, sangue e distruzione ovunque lui andasse. C’era da dire, a onor del vero, che molta di quella distruzione era causata da lui stesso, con sommo dispiacere del suo babysitter e secondo in comando, con i due titoli espressi in quest’ordine. In ogni caso, nonostante avesse fatto come motto della sua vita quello di sorridere in ogni situazione, in quel momento si stava davvero superando. Aveva le lacrime agli occhi e, vicino a lui, il Vice Comandante Abuto si stava tenendo la pancia e stava facendo molta fatica a respirare. I due erano lì, nella sala comandi, in quello stato, da circa mezz’ora e non accennavano a voler smettere. Probabilmente, a sentire le loro risate isteriche, gli altri membri del settimo squadrone degli Harusame si stavano chiedendo quale fungo strano avesse mangiato quella volta il loro Capitano in preda a uno dei suoi soliti attacchi di fame. La cosa divertente – e per certi versi sicuramente sorprendente – era che, questa volta, la colpa di tutto era proprio del Vice Comandante stesso. Gli interni alla flotta non l’avrebbero mai potuto immaginare, ovviamente.

Era cominciato tutto, come al solito, per via del fatto che il Comandante era annoiato. Solitamente questa era una situazione decisamente sfavorevole per Abuto che, il più delle volte, si ritrovava a doverlo fermare dal far cominciare una rissa infinita con chiunque gli capitasse sotto tiro o di essere vittima di un gancio volante lui stesso. La sua tattica di maggior successo consisteva nel distrarre Kamui utilizzando il cibo – e quella era una tattica che otteneva sempre del gran successo, a prescindere da tutto. Il leggero – se così si può definire – svantaggio di tutto ciò è che i fondi del Vice Comandante erano decisamente limitati, mentre lo stomaco di Kamui non lo era per nulla. Ogni volta che Abuto aveva adottato questo tipo di soluzione, aveva finito per spendere tutto il poco “stipendio” – se così si poteva definire – dei suoi bottini da space pirate, come amava definirsi quell’idiota di Kamui – in cibo per il suddetto idiota. Che poi, a dirla tutta, tanto idiota non doveva essere perché in questo modo era riuscito a farsi pagare più pranzi lui da Abuto che una regolare fidanzata a caccia di soldi dal suo ricco e ingenuo amante. Il solo fatto che un tale paragone gli fosse balenato anche solo nell’anticamera del cervello faceva rabbrividire il Vice Comandante ogni singola volta.

In ogni caso, stanco di essere sempre spennato dall’ingordigia del suo capitano dai capelli rossi, Abuto aveva cercato in lungo e in largo dei metodi meno dispendiosi per occupare il tempo che Kamui aveva in eccesso – dato che non accennava a voler sviluppare degli interessi normali. Un tempo aveva provato a farlo distrarre con diversi passatempi tipici di qualsiasi persona della sua età, per esempio i videogiochi. Il tutto era finito con Kamui che aveva distrutto il suo bellissimo modello Famicon e Abuto ancora stava piangendo disperatamente questa sua perdita. Aveva provato a farlo andare al cinema. Il pomeriggio si era concluso con lui che trascinava e implorava il suo Capitano di non staccare le braccia e la lingua a quello spettatore maleducato che per sbaglio aveva avuto la sfortuna di sedersi accanto a lui e di mangiare i suoi pop corn un po’ troppo rumorosamente per i gusti di Kamui. Abuto non aveva nemmeno la forza di spingerlo a cercarsi una fidanzata, perché avere la morte di una donna sulla coscienza era l’ultima cosa che voleva. Ogni giorno sperava che, in una delle loro solite missioni su qualche pianeta disperso nella galassia, avesse trovato l’amore, proprio come suo padre. Ogni volta che, invece, si ritrovavano puntualmente pieni di sangue e sudore addosso dopo un combattimento, si rendeva conto che anche solo l’averlo sperato era niente di più che una patetica delusione da parte sua. Fortunatamente, un giorno, la soluzione gli era piovuta dal cielo. O meglio, da internet. Eh si, come aveva fatto a non pensarci prima? Internet è sempre la soluzione!

I due erano seduti nella sala comandi della loro navicella, Kamui spaparanzato a gambe larghe sulla “poltrona del capitano”, come amava definirla. Il famigerato mobile che altro non era che una sedia molto più grande rispetto alle altre. Abuto si era sempre chiesto se l’ossessione del capitano per la sedia non fosse per compensare qualcos’altro, ma aveva preferito non indagare e soprattutto non dare voce a questo suo quesito, preferendo di gran lunga il beneficio del dubbio. Al terzo sbadiglio del capitano, Abuto capì che era l’ora di agire.             
- Ehi Capitano! Hai visto che roba? – Iniziò a dire con quella sua voce apparentemente ingenua, ma che di ingenuo non aveva proprio nulla. 
- Mh? Di cosa stai parlando, Abuto? – Kamui era talmente annoiato che qualsiasi cosa in quel momento avrebbe catturato la sua attenzione.       
- Guarda un po’ qui, - disse l’altro con un ghigno, porgendo all’altro il suo telefono – li riconosci? -

Kamui spostò lo sguardo annoiato verso il piccolo schermo luminoso che il Vice Comandante gli stava porgendo. All’interno di tale schermo poteva riconoscere due uomini, in atteggiamenti decisamente ambigui. Uno dei due teneva il mento dell’altro con fare sensuale, pronto per baciarlo appassionatamente. L’altro, molto più succube della situazione, si arrendeva ai gesti del primo. Kamui non era interessato a roba del genere – non era proprio interessato a quella roba romantica in generale, come aveva più volte riferito anche al vecchio Hosen; i combattimenti erano molto più emozionanti e divertenti di una eventuale relazione con qualcuno – però, alla vista di quell’immagine, scattò in avanti e prese il telefono nelle sue mani per essere sicuro di aver visto bene. La cosa che lo aveva colpito, infatti, non era l’atteggiamento succinto dei due protagonisti, ma la loro identità. Infatti, quello che sembrava molto esperto nel tenere le persone per il mento aveva proprio la faccia di un certo samurai dai capelli argentati e con la permanente uscita male, mentre l’altro che non vedeva l’ora di essere messo sotto – in tutti i sensi – era proprio lui. Takasugi Shinsuke, in carne e ossa. Kamui era sicuro. L’immagine, ovviamente, non era una foto, ma un disegno. Nonostante questo, i tratti caratteristici dei due erano sicuramente inconfondibili. Kamui trattenne una risata perché voleva saperne di più dal suo Vice Comandante.
- Ma come mai? Non avrei mai detto che a Takasugi piacesse… insomma… - Non riusciva a finire la frase.
- A quanto pare, questo è quello che ci permette di avere ancora il nostro screentime. Sembra che questi due spopolino molto come coppia… se lo sapesse Takasugi… - Anche Abuto stava cominciando a ridere.   
- Che poi, a pensarci bene, il nostro screentime è ridicolo. – protestò Kamui.
- Se ce ne fosse di più, probabilmente ci sarebbero queste cose anche su di noi, o su te e Takasugi. Lo sai, vero? –
- Come se non ci fossero già. Per il tuo bene, però, soprassederò sulla cosa e mi concentrerò su quelle di Takasugi e del samurai terrestre. – replicò Kamui. Nella sua idiozia, aveva comunque presente il modo di ragionare di chi produceva immagini del genere… e pensava che non fosse quello il momento e il luogo giusto per interrogarsi sul fatto se gli piacesse o meno essere baciato da Takasugi.      
- Dai, fammi vedere se ci sono altre cose così. – disse, ricominciando a ridere.
- Ce ne sono una marea, Capitano… - iniziò Abuto – Guarda qua. Questa è proprio stile manga. C’è anche una storia! – concluse, tra una risata e l’altra.    
Kamui prese in mano il telefono per capire di cosa parlasse.      
- Ma perché hanno queste mani così enormi? – Fu tutto quello che riuscì a dire, mentre continuava a ridere leggendo la storia. Da quello che era riuscito a capire, la storia vedeva Takasugi in fuga dalla Shinsengumi e, in un attimo di ingenuità, – più che altro stupidità, avrebbe detto Kamui – il terrorista sarebbe andato da Gintoki per cercare rifugio. In primo luogo, non aveva senso per Takasugi fare una cosa del genere. Sarebbe stato molto più sicuro rifugiarsi sotto qualche ponte o chiedere aiuto al suo team che controllava Yoshiwara. In secondo luogo, non riusciva a capire come mai, dopo che Takasugi era entrato in casa di Gintoki, – ma quel samurai non viveva nel suo ufficio? Perché in quella storia viveva in una casa tutta sua? Dove erano sua sorella e l’altro tipo con gli occhiali? Tutte domande che sarebbero rimaste senza risposta – i due si buttassero a terra e iniziassero a spogliarsi. Nonostante la logica sembrava non esistere in tutto ciò, al momento a Kamui non importava. La cosa divertente era vedere Takasugi, solitamente un uomo fiero e tutto d’un pezzo, messo in quello stato da una delle persone che odiava di più al mondo. Kamui non riusciva a smettere di ridere e la cosa andò avanti per un po’, dato che Abuto era riuscito a trovare diverse storie – che a quanto pare si chiamavano doujinshi – di Takasugi e Gintoki. Dopo una mezz’oretta buona di risate, a Kamui faceva male la mascella e ad Abuto la pancia.

Improvvisamente, la porta automatica della stanza si aprì, rivelando dall’altra parte degli ospiti chiaramente indesiderati in quella situazione. Kijima Matako e Takechi Henpeita. Abuto pensò che paradossalmente sarebbe stato meglio se si fosse presentato nella stanza Takasugi stesso. Ovviamente, sfortuna volle che il cellulare incriminato fosse, con lo schermo acceso e con l’immagine di Takasugi impegnato a mettere tre metri di lingua in gola a Gintoki, proprio rivolto verso i nuovi arrivati. Abuto si fece una nota mentale di ricordarsi di spegnere lo schermo del suo telefono quando non lo usava; riconobbe anche che tale nota mentale era molto inutile al momento. Con uno scatto inaspettato da qualcuno avente la sua età, si avventò verso il telefono per prenderlo e nasconderlo alla vista degli altri due. Ma ormai, ahimè, era troppo tardi. Matako pestò un piede in terra, visibilmente arrabbiata.             
- Si può sapere che diamine state facendo voi due? -     
Kamui non accennava a voler smettere di ridere, anzi. Mentre Abuto, preoccupato per la fin troppa spensieratezza del suo Capitano, fece spallucce. 
- Nulla, stavamo leggendo una storia. Voi che siete venuti a fare? – Cercò di sviare l’argomento.
- Non prendermi per culo, vecchio. Stavate leggendo qualcosa su Shinsuke-sama e quel samurai sfigato. Come vi permettere anche solo di pensare che a lui- -       
La bionda era già partita in quarta con un suo monologo su quanto il suo Shinsuke-sama non fosse quello mostrato in quelle immagini che stavano guardando, quando Henpeita la fermò senza mezze misure.     
- Guarda che tu non sei molto meglio di così, suvvia. – La ammonì. – Sai, le ho trovate quelle tue fanfiction dove fai finta di essere una ragazzina indifesa che, con la scusa di portare la cena a Takasugi in camera, finisce per cadere per sbaglio nel suo letto. -  
A quelle parole, la bionda divenne ancora più furiosa e iniziò a urlare, con sconforto di Abuto che si dovette mettere le mani alle orecchie per non lasciarci un timpano.
- Ma cosa stai dicendo io non ho mai- -
Fu interrotta di nuovo. Henpeita aveva il telefono in mano e stava leggendo qualcosa.
- “Shinsuke-sama” disse la giovane ragazza ansimando leggermente. “Sono pronta a diventare tua. Nono ho mai provato esperienze del genere con nessun’altro finora ma…” Una lacrima le scorse giù per la guancia rosea. “Sono sicura che con te sarà bellissimo!” A quel punto, Takasugi la spinse a terra e si posizionò sopra di lei, slacciandosi l’obi e rivelando il suo muscoloso petto nudo. Le tirò giù le mutandine, ormai bagnate dagli umori di lei, e… -          
- SMETTILA, PERVERTITO DI MERDA! – Matako si avventò verso di lui per strappargli il telefono di mano. – Come ti sei permesso di andare a leggere le mie fanfiction?! Torna a guardare i tuoi hentai, lolicon di merda! – disse, con la voce rotta dalla frustrazione e sul punto di piangere.
- A questo proposito, visto che siete interessati, vorrei consigliarvi questa serie. Si chiama Fate/kaleid liner Prisma Illya ed è uno dei capolavori dell’animazione odierna. Il suo modo di trattare dei temi maturi anche con protagoniste adolescenti – che non è chiaramente il fulcro principale della trama – rende l’opera- -           

Purtroppo per lo stratega dei Kiheitai, e fortunatamente per gli altri presenti nella stanza che non erano per nulla interessati, non fu possibile terminare la sua recensione della serie che tanto lo appassionava perché, incuriositi dal rumore che proveniva da quella stanza, erano entrati proprio Takasugi Shinsuke e, al suo seguito, il suo fidato Kawakami Bansai. Abuto pensò che forse era stato un bene che non fosse arrivato subito lui, e che avevano fatto proprio una cazzata ad attirarlo facendo tutto quel rumore.
Kamui, che fino a quel momento stava soffocando nelle sue stesse risate anche a causa della fanfiction di Matako, – totalmente inaspettata e per la quale si fece una nota mentale di ringraziare Hanpeita in seguito – improvvisamente si ammutolì nel vedere entrare proprio l’uomo al centro di tutte le loro discussioni in quella stessa stanza dei comandi. Questa, in quel momento, non era mai stata così silenziosa.
Matako si era fermata di colpo; con un braccio era riuscita a prendere il polso dello stratega e se Takasugi fosse arrivato qualche secondo più tardi sarebbe anche riuscita a strappargli il telefono dalle mani, mentre con l’altra aveva afferrato l’uomo per i lembi del kimono e lo stava strattonando, nel tentativo di farlo cadere a terra.      
Ad Hanpeita, dal canto suo, non importava se la bionda gli prendeva il telefono, fintanto che avessero tutti orecchie per il suo monologo sulla dolce e carina Illya.
Abuto, con il telefono gelosamente in mano, faceva finta di guardare qualcosa distrattamente sullo schermo, fingendosi estraneo a tutto quel casino. 
Kamui, con le lacrime agli occhi per il troppo ridere, aveva ora lo sguardo fisso sul leader dei Kiheitai.
Bansai che, dietro al suo leader, non poteva nemmeno immaginare cosa stava succedendo, ma era molto infastidito dal fatto che con il loro rumore stessero disturbando la perfomance di Shinsuke con il suo shamisen.     
E infine, l’uomo del giorno, Takasugi, che guardava con un po’ di rassegnazione i suoi compagni, per poi spostare lo sguardo sul giovane Capitano degli Harusame. Fu il primo a prendere la parola.

- Qualcuno vuole essere così gentile da dirmi cosa succede? – Chiese con una gentilezza così falsa nella voce che risultava quasi ridicola. Non che nessuno si sarebbe mai permesso di farlo notare, ovviamente. Tutti i presenti ci tenevano ad arrivare tutti interi a fine giornata. Un imbarazzante silenzio fu la risposta alla domanda del leader.    
- O devo affettare prima qualcuno per farvi venire voglia di parlare? – aggiunse Takasugi sorridendo e mettendo mano alla sua katana, appoggiata sul suo fianco.
Matako fu la seconda a parlare, staccandosi completamente da Hanpeita e rinunciando alle sue mire espansionistiche sul telefono del suddetto.   
- Shinsuke-sama! Mi spiace di aver urlato e di averti disturbato! È che questo pervertito mi ha fatto perdere la pazienza! – Iniziò a giustificarsi.           
- Non mi interessa chi ha cominciato cosa – replicò il leader – voglio solo sapere cos’è che ha causato tutto questo casino.
Nella stanza calò nuovamente un silenzio di tomba. I membri della sua squadra non avevano certamente voglia di riferirgli nulla né riguardo ciò che avevano visto di lui e Gintoki, né tantomeno riguardo le fanfiction di Matako. Nemmeno Hanpeita che prima aveva cantato così facilmente di fronte agli altri due aveva voglia di rischiare di ritrovarsi con un dito in meno. Abuto, da parte sua, stava solo cercando di trovare un passatempo innocente per evitare che il suo capitano andasse a fare danni in giro per l’universo e quindi non si sentiva in colpa per aver tirato fuori l’argomento. Quella brutta situazione era stata unicamente colpa degli altri due e del fatto che avevano cominciato a fare casino. Non voleva di certo addossarsi la colpa e rischiare di aver tranciato qualche pezzo del suo corpo dalla katana di Takasugi. Quest’ultimo si stava spazientendo, quando Kamui prese la parola. Abuto in quel momento si portò una mano in fronte, indice del suo ardente desiderio di volersela dare a gambe, dato che sapeva che Kamui avrebbe detto qualcosa di scomodo e inappropriato.

- A dirla tutta, io vorrei farti una domanda – iniziò, con un sorrisino che Abuto sapeva avrebbe portato solo guai. Con uno scatto fin troppo veloce per i riflessi del Vice Comandante, gli sfilò il telefono dalla mano e, una volta acceso lo schermo – Abuto lanciò a se stesso mille anatemi perché non aveva impostato un codice di blocco che avrebbe certamente salvato la situazione – mise davanti agli occhi del leader bendato l’immagine di lui intento ad amoreggiare intensamente con il suo rivale di sempre.        
 – Cosa ne pensi di questo? – Chiese, fissandolo intensamente, curioso di vedere la reazione dell’altro. Takasugi gli era sembrato da sempre un personaggio molto stoico, che se ne stava per le sue; raramente l’aveva visto perdere la pazienza per qualcosa – tranne quando il suo passato era coinvolto. In questo caso, effettivamente una parte del suo passato era presente, sotto forma di Gintoki: Kamui si chiese quindi se fosse abbastanza per fargli perdere la pazienza. Che poi, a dirla tutta, non è che ci tenesse particolarmente a far arrabbiare un uomo che stimava e rispettava: era semplicemente interessato al tipo di reazione che potesse avere di fronte a una situazione così inaspettata. Takasugi, da parte sua, rimase impassibile e imperscrutabile. Dopo aver guardato l’immagine per un po’, sospirò, forse un po’ amareggiato.        
- Era questo ciò che ti faceva tanto divertire? – chiese al ragazzo più giovane.
- Sì, decisamente. – replicò l’altro – Non ti avevo mai visto sotto questa luce. – Anche questa volta faticò a trattenere le risate.
- Beh, questa immagine è molto lontana dalla realtà, dato che tutto ciò che vorrei dare a Gintoki è un bel pugno in faccia – disse, calmo.
Bansai, incuriosito dalla situazione, sbirciò da dietro le spalle del suo leader e Abuto giurò di aver visto le sue guance tingersi leggermente di rosso alla vista dell’immagine.
- E poi… - continuò Takasugi, girandosi verso l’uomo alle sue spalle. – Bansai è mille volte meglio di quello sfigato. – concluse, afferrando il colletto della giacca dell’altro e tirandolo verso di lui per portarlo alla sua – minuta – altezza. Chiudendo la distanza tra i loro visi, iniziò a baciare il suo compagno di squadra, imitando la posa dell’immagine che Kamui gli aveva fatto vedere. Alla fine di ciò, soddisfatto, lasciò andare il colletto dell’altro, che, sorpreso piuttosto che imbarazzato, si aggiustò la giacca per tutta risposta. Fatto ciò, Takasugi lasciò la stanza, lasciando tutti lì ammutoliti.

Kamui sapeva che Takasugi non era un uomo comune ma quel giorno ne aveva avuta un’ulteriore conferma. Con un solo gesto era riuscito a zittire tutta la stanza e a riportare l’ordine sia tra i suoi sottoposti che tra i suoi alleati. Abuto tirò un sospiro di sollievo per averla scampata bella. Bansai, per qualche giorno, evitò di incrociare lo sguardo omicida di Matako.
Kamui, invece, non potè fare a meno di ammirare sempre di più Takasugi in quanto si era dimostrato davvero un uomo che sapeva prendere qualsiasi sfida di petto. Non aveva ancora avuto l’occasione di sfidarlo con i pugni, ma sicuramente a parole aveva ricevuto una sonora sconfitta.
- Non che ci volesse molto – Gli aveva ricordato Abuto, il quale purtroppo, a seguito di tutto ciò pensò che sarebbe stato meglio spendere qualche soldo in più per calmare il Capitano nei suoi momenti di noia che rischiare la vita in quel modo.

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Note dell'autrice: Questa fanfic partecipa al cowt10. La missione è la M1 della seconda settimana e il prompt era di scrivere una meta-fanfic, ossia una storia dove i personaggi sono consapevoli di essere tali. Penso che Gintama sia il fandom perfetto per questo genere di storie! Mi sono davvero divertita a scriverla, considerando anche che le mie coppie preferite di Gintama sono proprio Bansai/Takasugi e Takasugi/Kamui. Di solito io scrivo in inglese, ma ho pensato che l'italiano fosse l'ideale per dare quello stile colloquiale adatto al contesto che purtroppo la mia conoscenza dell'inglese non mi permette ancora di dare nelle mie storie scritte in questa lingua. Ho intenzione comunque di tradurla e di metterla anche su AO3; onestamente, penso che sarà una bella sfida, non vedo l'ora! Grazie per essere arrivati a leggere fin qui, commenti e recensioni mi fanno sempre molto piacere!
  
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