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Autore: My fair lady    13/02/2020    0 recensioni
Sono belli, sono uniti, sono divertenti, sono incasinati. Sono amici. Sono gay. Sono i personaggi di questa storia. Imparerete ad amarli.
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ragazzi! E’ domani! E’ domani!”
“Che cosa c’è domani?”
“C’è l’LGBT Moot.” disse George
Dave era sorpreso “Sul serio? L’hanno anticipato.”
Javier chiese “Di cosa state parlando?”
George sorrise “Scusa tesoro, a volte dimentico che sei appena nato come gay. L’LGBT Moot è un incontro annuale che si tiene nel Central Park, una specie di Gay Pride ma più in piccolo. Di solito lo fanno verso febbraio, quest’anno l’hanno anticipato. E’ un’occasione per conoscere molta gente, e suonano anche delle band.”
“Chi si esibisce quest’anno?”
George prese il suo cellulare e con il dito scorse e poi disse “Oh mio dio, viene Pink!”
Tato strabuzzò gli occhi “Pink! Cazzo. E’ il mio sogno.”
George disse a Javier “Sono sicuro che rimorchierai tantissimo!”
“Beh... non so, non mi interessa molto rimorchiare al momento.” il ragazzo si intristì. Poi quando vide che gli altri si erano un po’ preoccupati sorrise “Però sicuramente mi farà bene distrarmi! Andiamo!”
Gli altri tre si sentirono più sollevati.
“Quindi andiamo? Inizia alle 3 e va fino a mezzanotte e oltre.”
Tutti risposero in coro entusiasti.
**
Il giorno dopo Javier uscì da scuola, e aspettò la macchina di Tato e Dave che sarebbero venuti a prenderlo e ad andare insieme al Moot.
Mentre si incamminava verso l’uscita, vide Matt, uno degli atleti più popolari della scuola lo raggiunse e con sguardo provocatorio disse “Ehi Santos, dove vai? Si dice che tu non viva più dai tuoi, ma che ti sia trasferito dai tuoi amici froci.”
Javier imprecò. Quell’idiota di sua sorella minore non riusciva a tenersi un segreto neanche se dipendesse della sua vita.
“E quindi, che vuoi?” chiese Javier seccato.
“Qualcuno potrebbe anche avvertire gli assistenti sociali. Sei ancora minorenne.”
“Non lo farai.” disse Javier.
“Potrei non farlo…ma in cambio…fammi un pompino!” e poi si mise a ridere, come se la battuta fosse divertente.
Alle sue spalle qualcuno rispose “Altro che pompino. Tu vuoi un cazzo in culo. Se vuoi posso accontentarti.”
Era Alex.
“Andiamo cucciolo. Ho ordini dall’alto.” Javier mandò a fanculo Matt e salì in macchina con Alex.
Era abbastanza a disagio. Non vedeva Alex da qualche giorno, e rivederlo gli aveva risvegliato in maniera dolorosa i suoi sentimenti.
“Ma sei cresciuto nel Bronx?” ironizzò Javier.
Alex rispose “Cucciolo, bisogna saper intimorire la gente a parole, così poi il più delle volte non occorre passare a pugni e calci. Tato mi ha detto di portarti al Moot. Loro ci raggiungeranno più tardi.”
“Va bene…speriamo non tardino troppo…ti hanno detto come mai faranno tardi?”
“No.” mentì Alex.
**
Il campanello di casa Hollsman-Turner suonò.
Tato e Dave si guardarono nervosi, e poi aprirono la porta.
Carmen Mariana Aleandra De Pico Morales Santos era lì.
La madre di Javier.
Assomigliava molto al figlio, anche se aveva un colore della pelle più scuro.
Tato cercò di sfoderare il migliore dei sorrisi “Buonasera.”
La madre di Javier sorrise “Salve. Io sono, Carmen. Spero di non darvi fastidio.”
Dave si fece da parte per far entrare la signora Santos e rispose “Assolutamente no. Quando ci ha chiamato, siamo stati d’accordo con lei, ed è normale che sia curiosa di vedere dove vive suo figlio. Vuole qualcosa da bere?”
“Un succo di mela.” rispose Carmen “So che ce l’avete in casa, perché è la bevanda preferita da me e Javier.”
Tato andò in cucina, mentre Dave fece accomodare la donna sul divano. Tato tornò con un piccolo vassoio con il bicchiere pieno di succo e due calici di vino bianco per lui e Dave. Si sedette vicino al fidanzato.
“Spero che mio figlio non vi arrechi troppo disturbo…Questi…sono per le spese” prese dalla borsa una busta bianca e la porse a Dave.
La donna sembrava una donna d’altri tempi, molto educata e morigerata. Dave accettò la busta, perché non voleva che la donna considerasse il rifiuto come un atto poco educato.
I due uomini si presero la mano senza accorgersene, ma la madre di Javier lo notò subito.
Sorrise “Javier mi ha detto che voi due state insieme da molti anni. Credo che sia un buon esempio positivo per mio figlio, vivere con una coppia stabile…volevo chiedervi. Come passa le giornate? Esce la sera? Come sta vivendo?”
Tato rispose “Beh, si comporta come un normale adolescente. Studia, cazzeggia al pc o con il cellulare, guarda la televisione, ogni tanto esce ma non tutte le sere.” “e consuma le lenzuola a forza di seghe” aggiunse mentalmente Tato.
Carmen annuì “E…potete dirmi qualcosa riguardo al ragazzo su cui mio marito ha inveito? Viene spesso in questa casa? Lui e Javier stanno insieme?”
Tato e Dave si guardarono, non sapendo bene cosa rispondere. Dave prese coraggio “Lui, Alex, è un nostro caro amico. Fa il parrucchiere. Loro… non stanno insieme, e anche se a volte è un po’ eccessivo, è una brava persona.”
Carmen sorrise “Sento che non mi state dicendo tutto, ma va bene.”
Tato e Dave si sentivano ancora più imbarazzati. Ma chi era quella donna?
Tato le chiese “Posso chiederle…come ha reagito al coming out di Javier?”
Carmen rispose “Io sono una madre. Sono preoccupata per lui costantemente. Ma Javier è un bravo ragazzo e merita la mia fiducia. In questo momento capisco perché voglia vivere qui. Io e suo padre, ci stiamo lasciando, io vorrei divorziare, ma lui essendo cristiano non vuole acconsentire, e quindi in casa si respira un’aria nervosa. Probabilmente Ariana, la mia figlia minore riesce a sopportarla meglio di Javi.”
“Mi dispiace.” disse Dave.
“Non deve. Posso salire in camera di Javier?”
I due uomini le dissero di sì, e lei iniziò a salire le scale.
Dave guardò il suo fidanzato e disse “Wow…ma chi è quella donna? È una santa?”
“No, credo che sia un angelo. Il che peggiora molto il mio senso di colpa per aver mandato il figlio con Satana in persona.” disse Tato.
“Andremo all'inferno.” concluse Dave.
**
Javier non faceva altro che guardarsi intorno meravigliato. I tecnici stavano finendo di allestire il palco e sistemare le casse per il concerto di Pink.
“Ho sentito che hanno montato uno stand per il sadomaso. Pensavo di andarci. Vieni con me?” chiese Alex a George.
“Neanche morto.” rispose l’uomo biondo.
C’erano già tantissime persone. Alcuni fumavano canne a tutto spiano, altri ballavano, e c’erano diversi stand in cui rappresentati di associazioni parlavano dei loro obbiettivi, autori presentavano i loro libri, e c’erano anche delle interviste a personaggi di spicco della comunità.
George si guardava in giro e ad un certo punto fece un verso al limite dell’isterismo. “Avete visto? Cazzo, quello è Ben Perry”
Alex chiese “E chi è?”
“Come chi è? Ha scritto il libro “Rainbow, guida per l’uso!” è stato il best seller nella letteratura gay per mesi!”
“Ah, ecco perché non lo conoscevo. Chi li legge più i libri? Però è carino. Ma non credo che riuscirai ad avvicinarti molto. C’è una folla intorno a lui.”
George guardò i due con occhi supplichevoli “Dai andiamo!”
“Ma sì, dai tanto sto costatando che qui me li sono fatti tutti.”
I tre si diressero verso lo scrittore, e cercarono di andare più vicino che potevano, per sentirlo parlare.
“Vi sembrerà strano, ma a me piacciono le donne, mi piace il loro carattere, la loro tendenza a vivere ogni esperienza con pienezza” disse lo scrittore.
Un uomo chiese “Davvero?”
Ben Perry rise “Assolutamente. Ma non potrei mai fare sesso con una donna. Sarebbe un continuo di ‘amore, spegni la luce, no accendila, ahi, mi fai male, ahi, il clitoride non è lì, uff, oggi ho il ciclo. Ammettiamolo. Con gli uomini è più bello. Ma anche semplice.”
Alex si intromise “Beh, dipende anche da che uomini sono. Io sono stato con dei ragazzi che sono come hai appena descritto.”
Ben guardò Alex e sorrise “Peccato. Un uomo bello come te merita di meglio.”
“E’ quello che mi dico sempre anche io.”
George sbuffò “Ma io mi chiedo…che cazzo hai tu? Una calamita? Non c’è ragazzo che ti resista, e sì, sei bello, ma ce ne sono molti più belli di te.”
“La bellezza non conta. Io attiro così tanto, perché guardo un uomo come li guarderebbe un Dio. La chiave è trovare quel delicato equilibrio tra il fare sentire un uomo importante e farlo sentire una nullità.”
A quei discorsi Javier si allontanò. Gli faceva male sentire certe cose. Alex se ne accorse e disse a George “Ora vai, te l’ho riscaldato per bene. E ho visto che ti guardava.”
Raggiunse Javier, lo trattenne per un braccio e gli baciò il collo da dietro, poi mordicchiò il lobo delle orecchie. Bastò questo debole contatto per eccitare il ragazzo. Si girò e lo baciò. Rimasero fermi qualche secondo, poi Alex gli disse all’orecchio “Voglio scoparti”
Javier gli chiese “Dove andiamo?”
“Mai sentito parlare di battuage?”
**
La folla si era un po’ dileguata, quando Ben si girò e vide George. Lui sorrise a quarantadue denti “Ciao…volevo dirti che il tuo libro è bellissimo…l’ho divorato.”
Ben rise “Beh, grazie, anche se pensavo che solo gli intellettuali apprezzassero il mio libro.”
“E cosa ti fa pensare che io non lo sia?” ironizzò George”
Ben disse stupito “Sei troppo carino per esserlo, e il fatto che sei qui dimostra che ti piace anche divertirti.”
George rise “Beh, ogni tanto ci si deve pur distrarre”
“Concordo. Come ti chiami?”
“George.” sorrise trionfante lui.
**
Javier e Alex erano nudi, nella sua macchina, parcheggiata, in un angolo molto appartato. Avevano terminato da pochi muniti, e Javier si sentiva appagato come non gli succedeva da giorni
Alex lo guardò e dovette ammettere che era veramente sexy.
Ma non doveva pensarlo. Aveva altri piani, quella giornata.
Si accese una canna e guardò Javier e disse “Perfetto. Ora non ti devo più nulla.”
Javier precipitò nel mondo terreno e gli chiese “Che vuoi dire?”
Alex sorrise freddo “Sai, mi sentivo un po’ in debito con te, perché a causa mia, devi vivere con Tato e Dave, e quindi…scopando con te, ti ho ripagato del debito.”
Javier gli chiese, con gli occhi lucidi “Così….è solo per questo che l’abbiamo fatto? Non perché ti piaccio?”
“Come scusa? Ho anche rinunciato a fottermi un altro ragazzo molto più figo che mi stava spogliando con gli occhi. E poi non è che mi andasse più di tanto di farlo con te. Mi sono un po’ forzato”
Javier guardò le sue mani. Tremavano, per il dolore che stava provando. Poi alzò la voce “Come cazzo fai a vivere così? Scopando persone che nemmeno ti conoscono.”
Alex rise beffardo “Non illuderti di conoscermi, Non sai un cazzo di me. E tu non sei certo diverso dagli altri. Sei stato fottuto da me.”
Alex prese i vestiti di Javier e glieli mise in mano “Ora, per favore, vestiti, che ho bisogno di rifarmi con qualcun altro.”
Javier si vestì quasi meccanicamente, e poi uscì dalla macchina correndo.
Corse, senza fermarsi. Correva. Solamente correndo riusciva a non farsi assalire dal dolore. Nessuna persona l’aveva mai trattato così, e mai nessuno l’avrebbe rifatto.
**
Il campanello di casa di Tato suonò per l’ennesima volta quella giornata, stavolta con parecchia insistenza.
Andò ad aprire e davanti ai suoi occhi c’era un disperato Javier. Ansimava. Aveva il fiatone, le nocche delle mani erano insanguinate. Il suo volto era paonazzo.
Tato si spaventò e lo fece entrare. Lui non disse niente. L’unica cosa da fare era abbracciarlo.
Lo abbracciò stretto, offrendogli le sue spalle. Javier subì l’abbraccio, poi dopo un po’, le sue braccia si strinsero a lui. Ricominciò a piangere, senza essere in grado di fermarsi.
Tato strinse ancora di più il ragazzo, e gli disse solo con voce calma “Sei a casa ora.”
In quel momento Dave scese dalle scale, e osservò la scena. Javier era totalmente distrutto. Gli bastò poco per collegare i fatti e capire chi aveva fatto soffrire Javier in questo modo.
Sbottò “No. Adesso basta. Non può cavarsela così.”
Prese le chiavi della macchina e uscì di casa, sbattendo la porta. Tato non poteva in nessun modo fermarlo, e in ogni caso, la cosa importante era dedicarsi al ragazzo che si scioglieva fra le sue braccia “E’ passato…” disse solo.
**
Dave era arrivato al Moot.
Parcheggiò in malo modo, e appena uscito dalla macchina chiamò George.
Il professore gli rispose “Ciao, dimmi”
“Dove sta Alex”
“Sotto il palco.”
“Perfetto, Grazie.”
L’uomo biondo, con grosse falcate, raggiunse Alex. Lui noncurante di tutto stava flirtando con un tecnico del suono.
Vide Dave camminare verso di lui, e sbuffò “Ecco che arriva il cavaliere senza macchia e senza paura sul suo bianco destriero.”
Il biondo caricò un pugnò e lo colpì.
Alex indietreggiò di qualche centimetro e urlò “Ma vaffanculo”
Dave era furente.
“Senti, prima che dai sfoggio della tua virilità, fammi parlare.”
“No, tu fammi parlare. Quando ho conosciuto John, mi parlava sempre di te, del suo inseparabile migliore amico. Mi raccontava aneddoti su di te. E me ne ricordo uno ancora bene. Di quel ragazzo con cui avevi scopato e si era innamorato di te, tu lo trattasti malissimo. Sai cosa pensai all’epoca? Che fottuto bastardo intelligente.”
Alex rise “Tutto qui? Sei venuto fino a qui solo per darmi del bastardo?”
Dave rispose “Ho detto bastardo intelligente. Tutto quello che hai fatto a Javier, l’hai fatto perché ti odiasse, e perché non ti volesse più. Sapevi che Javier si sarebbe fatto solo del male ad amarti, e allora hai fatto in modo che ti odiasse.”
Alex sbuffò “Speravo che non si innamorasse di me. Avevo messo in chiaro le cose. Spero che un giorno capirà, io l’ho fatto solo per il suo bene.”
“Per il suo bene o per il tuo?”
Alex sbottò “Sai a me cosa ne fregava se continuava ad amarmi? Un cazzo. Avrei continuato a comportarmi come sempre. Ma lui…merita di più.”
“Questa non me la bevo. A te non importa un cazzo di nessuno, perché di Javier sì?”
Alex ringhiò “Che cazzo vuoi che ti dica? E’ solo che… lui è in gamba. E’ una bella persona… E si merita di più di un bastardo anaffettivo come me. Ho dovuto usare le cattive maniere, perché le buone non funzionavano.”
Dave sospirò “E’ la verità?”
Alex sbuffò “Ti sembrerà strano, ma anche io ho un cuore. Per quanto atrofizzato sia. Quel ragazzo si è trovato nei casini per colpa mia, e volevo facilitargli le cose. Non voglio che mi aspetti in eterno per elemosinare le poche attenzioni che potrei dargli.”
“E non c’era un altro modo?”
“Non credo. Adesso, io ho la coscienza pulita e vado a godermi la festa. Per me la conversazione è finita.”
Dave ringhiò cattivo “Va bene. Ne riparleremo al suo funerale quando si sarà tagliato le vene. Perché questa è una cosa che potrebbe succedere.”
Alex non rispose, fece per andarsene. Poi lo chiamò.
“Stategli vicino.”
Poi andò definitivamente via, lasciando Dave da solo, e con mille domande che ronzavano nella sua testa.
  
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