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Autore: FairyCleo    13/02/2020    3 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’uomo dei desideri
 
La prima volta che aveva sentito parlare delle sfere del drago, Trunks Brief aveva appena tre anni.
In molti avrebbero pensato che un bambino così piccolo non sarebbe stato in grado di seguire per filo e per segno i complicati discorsi degli adulti, ma non era sicuramente il suo caso. Già a quella tenera età, aveva dimostrato di essere in grado di fare quello che i suoi coetanei neppure immaginavano, aveva ampiamente provato di possedere una capacità di ascolto non indifferente, per non parlare delle sue doti di ragionamento che avrebbero fatto invidia a qualsiasi adulto. Era degno figlio dei suoi genitori, del resto, ma questi due, per quando sagaci e geniali che fossero, non si erano resi conto che, oltre all’intelligenza, il cervello del loro unico e bellissimo figlio era animato da una fantasia galoppante che lo aveva spinto a percorrere terreni a volte un po’ sdrucciolevoli.
L’idea che un essere mitologico esistesse per davvero, che un enorme drago verde fluttuante e parlante in grado di esaudire qualsiasi desiderio si era insinuata nella sua mente sin nel profondo, diventando per un po’ di tempo una specie di ossessione.
Trunks aveva trascorso notti intere a domandarsi che effetto facesse trovarsi al cospetto di una creatura del genere: gli avrebbe sicuramente fatto un po’ di paura, ma lui, in fondo era coraggioso, e non avrebbe esitato a chiedere al drago di esaudire i suoi tre desideri.
Eppure, quando si era soffermato a pensare a cosa avrebbe desiderato con tanto ardore, Trunks Brief non era mai riuscito a darsi una risposta concreta. Avrebbe potuto chiedere dei nuovi giocattoli? Certamente, ma suo nonno avrebbe provveduto a costruirne di magnifici seduta stante, se solo glielo avesse chiesto. Avrebbe potuto chiedere una casa più grande? E a cosa gli sarebbe servita, visto che casa sua era talmente imponente che neanche lui conosceva il numero esatto di tutte le stanze? Avrebbe potuto chiedere una montagna di dolci, ma gli sarebbe bastato fare una telefonata alla pasticceria in centro e avrebbe ottenuto tutti dolci che avrebbe desiderato.
No, sarebbe stato uno spreco di fatica, tempo e desideri. Avrebbe dovuto chiedere il radar cerca-sfere a sua madre o avrebbe dovuto rubarlo per evitare le mille domande che – giustamente – Bulma avrebbe posto a un bambino di quell’età. Avrebbe dovuto convincere qualcuno ad aiutarlo a cercarle e poi avrebbe dovuto dire la formula segreta, quella che sua madre aveva pronunciato la volta in cui si era messa a raccontare a suo marito, mentre Trunks giocava sul tappeto del salotto con la sua macchinina preferita, l’episodio della prima invocazione del drago dei desideri. A quel punto, dopo aver pronunciato la formula, il cielo si sarebbe oscurato e Shenron – che Trunks aveva scoperto di aver visto dopo il Cell-Game ma di cui non ricordava niente* – sarebbe apparso in tutta la sua magnificenza. E dopo? Dopo lo avrebbe lasciato fluttuare lì, a mezz’aria, prima di pronunciare tre stupidi desideri? No… Non voleva fare la figura dello stupido davanti al drago… Lui non voleva chiedere “una montagna di fragole” come avrebbe voluto fare sua madre, da ragazza. Lui voleva che i suoi desideri servissero davvero, che fossero davvero irrealizzabili mediante mezzi umani, voleva che i suoi desideri avessero un valore.
Trunks ci aveva pensato e ripensato, ci aveva riflettuto, ragionato, fantasticando sul momento opportuno e schizzando sul suo album da disegno il fatidico momento dell’evocazione. Se qualcuno avesse trovato quei vecchi album già un po’ ingialliti e stropicciati, avrebbe visto decine e decine di disegni raffiguranti diversi momenti di Trunks in compagnia del lungo e verde drago prodotto dalla fantasia del bambino dai capelli lilla – in verità non troppo difforme dal drago originale – scoprendo che il più bello era quello in cui il bambino cavalcava la creatura fantastica, un po’ come il protagonista de La storia infinita.
Però, come ben sappiamo, il tempo a volte può essere crudele, a volte giusto, ma fa sempre il proprio dovere e, alla fine, aveva fatto sì che il piccolo pensasse sempre meno a quella fantasia, fino a rimuoverla definitivamente dalla sua mente e dal suo cuore. Il suo sogno di bambino non era diventato altro che foglio immacolato. Neppure quando sua madre aveva annunciato di averle ritrovate tutte e sette per il compleanno di Goten era riaffiorato alla sua mente.
Forse, quelli non erano tempi maturi.
Però, come dicevo poc’anzi, il tempo sa fare il proprio dovere, esattamente come il destino. Entrambi avevano collaborato per far sì che una serie di eventi si incastrassero gli uni con gli altri e conducessero a un epilogo non del tutto prevedibile. O forse, a ben vedere, prevedibilissimo.
Trunks non lo aveva confessato mai a nessuno, ma se c’era una cosa che desiderava ardentemente, e si trattava di qualcosa che non poteva acquistare neppure con tutti i soldi del mondo, era rendere felice Goten.
Nonostante regalasse al suo migliore amico giocattoli e vestiti nuovi, lo portasse al cinema e alle feste, al parco divertimenti, gli comprasse tutto quello che desiderava a lo facesse sentire uno di casa, uno di famiglia, non era mai abbastanza. Trunks sentiva che Goten non fosse davvero felice. Neppure al suo fianco lo era per davvero, perché era una realtà fugace, effimera, che durava il tempo di un gioco o una merenda. E questo lo faceva soffrire, perché mai e poi mai avrebbe voluto che suo fratello soffrisse.
Per lui, Goten era tale, era il fratellino che non aveva mai avuto e che desiderava con tutto il cuore. E, nonostante Goten avesse già un fratello – un fratello fantastico, tra l’altro – lo stesso valeva per lui. Quante volte si era ritrovato a pensare a come avrebbero potuto fare per far sì che potessero diventare davvero due fratelli? Un’infinità. Suo padre avrebbe dovuto sposare Chichi? In quel modo sarebbe diventato il papà adottivo di Goten, ma sua mamma, Bulma, che fine avrebbe fatto? E Chichi, a quel punto, sarebbe stata sempre sua zia o una seconda mamma? No, così non poteva andare… Era troppo, troppo complicato! Era però convinto che un modo ci fosse… Ma quale?!
 
A questo punto, possiamo affermare che Trunks era intelligente, era scaltro, ed era furbo. Ma, sicuramente, Trunks non era un bambino cattivo. Né un bambino impiccione o, peggio ancora, spione. Aveva – esattamente come suo padre – la capacità di trovarsi al posto giusto al momento giusto.
 
Quella sera non voleva mettersi a spiare Goten, Gohan e Chichi a casa loro, eppure era successo.
Era uscito, nel pomeriggio, ed era passato in centro a comprare un vassoio gigantesco di bignè alla crema per il suo migliore amico, contento di poterlo condividere con lui e di poterlo spartire anche con gli altri, un po’ meno con Goku che, purtroppo, continuava per lui a non essere particolarmente simpatico. Nonostante le mille raccomandazioni di sua madre sul non essere prevenuto inutilmente con chi non conosceva, era a causa sua se Goten non viveva più insieme a lui e se erano giorni che non godeva più della sua compagnia. Va bene, non doveva essere egoista e doveva consentire a un padre di trascorrere del tempo con il proprio figlio, ma così si stava esagerando! Lui c’era sempre stato per Goten, e proprio come suo padre – che non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura – il piccolo dai buffi capelli a palma gli mancava tantissimo.
Li avevano divisi, questa era la verità. Avevano diviso due bambini che si adoravano e si consideravano fratelli nonostante non avessero neppure una goccia di sangue in comune, e questo, Trunks, non riusciva proprio a sopportarlo.
Però, nonostante l’astio e il risentimento, aveva deciso di comportarsi da adulto maturo e di dare una chance a Goku. Del resto, non lo conosceva. Del resto, sua madre poteva anche aver ragione.
Quando era atterrato sul morbido manto erboso che circondava la piccola casa in cui vivevano i Son non aveva potuto fare a meno di notare subito una cosa: l’assenza dell’aura di Goku. Possibile che non fosse in casa? Era sicuro di non essersi sbagliato: suo padre aveva fatto esercitare lui e Goten fino allo sfinimento e questo aveva fatto sì che diventasse bravissimo nella percezione dello spirito altrui. Per questo, poteva dire con certezza che Son Goku, in quel momento, non solo non fosse in casa, ma non fosse neppure nei paraggi.
Avrebbe avuto tante cose spiacevoli da dire, al riguardo, ma poteva anche essere che Goku fosse uscito per recarsi in città e fare la spesa. Certo, non era molto sensato farsi vedere in giro con un’aureola in testa, ma se aveva capito qualcosa del Son senior era che non badava mai ai convenevoli, MAI.
Scuotendo la testa, incerto, Trunks si era avvicinato all’uscio, quando la voce preoccupata di Chichi aveva oltrepassato la porta chiusa, giungendo chiara e inequivocabile: sua zia lamentava l’assenza prolungata del marito in vista della cena. In effetti, non si era reso conto di che ora fosse. Doveva tornare presto anche lui o la mamma lo avrebbe sgridato, e non voleva affatto essere sgridato. Però, non voleva tornare a casa con il vassoio di dolci: quelli erano per Goten, e Goten li avrebbe avuti, anche se in quel momento si sentiva un tantino fuori luogo.
“Andiamo, mamma…” – la voce di Gohan aveva seguito quella di sua madre. Il ragazzo cercava di tranquillizzarla, seppure lui le sembrasse tutto fuorché calmo. Nonostante ci fosse la presenza dalla porta a dividerli, Trunks aveva sentito un lieve tremore nella sua voce. Era incredibile pensare che un genitore potesse portare tanta apprensione nella vita dei suoi figli.
Improvvisamente, gli era passata tutta la voglia di bussare, entrare in casa e spiegare perché si trovava lì: zia Chichi l’avrebbe accolto con un sorriso forzato che tentava di nascondere la sua apprensione, e forse gli avrebbe chiesto di rimanere solo per gentilezza, perché di certo non aveva né l’umore né la volontà di ospitare qualcuno data la situazione con suo marito.
“Non ho avuto una buona idea… Porca miseria… E ora che faccio?”.
Doveva andare via da lì senza farsi notare. Per fortuna, aveva azzerato la propria aura e nessuno dei presenti in casa si era reso conto della sua presenza, ma Goku sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro e scoprirlo. Che avrebbe dovuto fare, a quel punto?
“Che guaio…”.
Sì, era un guaio. Ma ormai aveva deciso: sarebbe andato via. Pazienza, avrebbe portato i dolci a casa e buonanotte. Del resto, piacevano molto anche a sua madre e a suo padre. Odiava scoprirsi volubile, ma che altro poteva fare?
Stava per spiccare il volo e andare via quando si era reso conto, suo malgrado, che Goten non stesse partecipando a quella conversazione. Chissà dov’era il suo migliore amico.
Furtivamente, si era avvicinato alla finestra che dava sul salotto: conosceva benissimo la disposizione di casa Son, e sapeva che Goten era solito giocare lì. In effetti, non appena aveva poggiato il naso sulla finestra linda e pinta, l’immagine del bambino steso sul pavimento che giocava col suo Ouji era apparso davanti ai suoi occhi.
“Goten…” – aveva sussurrato, osservando la scena con un misto di apprensione e gioia. Il suo migliore amico si divertiva a lanciare piccoli oggetti al suo cagnolino che, prontamente, li riportava indietro. Sembravano felici, dopotutto, ma il suo occhio era troppo allenato e sapeva perfettamente cosa si nascondeva dietro a quel sorriso. Quello che aveva letto sulle labbra di Goten, poco dopo, ne era stato la conferma.
E, dopo tanto tempo, Trunks si era ricordato del drago, delle sfere e dei desideri. Dopo tanto tempo, Trunks Brief aveva deciso che uno di essi dovesse essere esaudito. Dopo tanto tempo, Trunks aveva scelto di prendere una decisione da adulti e di essere un vero uomo, l’uomo dei desideri.

Continua…


Ciao a tutte/i!
Come state?
Sì, lo so, sono in ritardo… Mi dovete scusare, ma sto avendo qualche piccolo problemino e sto facendo della fisioterapia. Questa mi impegna più del dovuto e non riesco a trovare il tempo per scrivere. Però, alla fine, torno sempre da voi.
Rieccoci qui, con un nuovo capitolo di questo mio scritto, stavolta tutto incentrato sul piccolo saiyan. A quanto pare, era lui a spiare Goten, era lui ad aver ascoltato la preghiera del piccolo saiyan. Sembra quasi un vizio di famiglia, non trovate?
Aspetto di sapere cosa ne pensiate!
Grazie per la pazienza e la dedizione!
 
A presto,
Un bacino
 
Cleo
 
*In verità, non ricordo se Trunks fosse presente, in quell’occasione. Fingiamo che sia così! ;)

 
   
 
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