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Autore: Dan13la1995    13/02/2020    1 recensioni
Liam torna nella sua città natale dopo anni, quando sua madre decide di risposarsi. Il suo più grande shock è scoprire che il figlio del suo nuovo patrigno è lo stesso ragazzo che all'epoca della scuola elementare era solito bullizzarlo, rendendo la sua vita letteralmente un inferno...
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"Qualcuno potrebbe dire che non dovrebbe voler amare la persona che lo ha distrutto. Però lui vuole amare la persona che lo ha rimesso insieme. Lo vuole, davvero, ma non può."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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1. Sarà divertente, fratellino


"Hey tesoro, sei pronto? Non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola!?"

La voce di sua madre gridò dal fondo delle scale. Liam sobbalzò, in piedi davanti all'armadio, guardando nell'anta il riflesso di sé, ancora ovviamente in pigiama, vestiti e scarpe sparsi ovunque dietro di lui. Mugugnò, riprendendo la ricerca dell'abito perfetto più febbrilmente di prima.

Qualcuno bussò. E ovviamente poteva essere solo sua madre. Dopottutto erano solo loro due, da anni ormai, a condividere quel piccolo monolocale alla periferia della città. Però...

Le cose stavano per cambiare.


 

La testa di sua madre fece capolino dalla porta, e quando notò il disastro che era la sua stanza, sbarrò gli occhi, entrando completamente. "Liam, che stai combinando? Sembra che sia esplosa una bomba qua dentro!" Si chinò sbuffando e raccogliendo le prime cose che le capitavano a tiro, per poi gettarle sul letto. Si voltò a fronteggiarlo, poi, con un cipiglio.

"Scusa, mamma, metterò tutto apposto, sì... prima o poi..." farneticò, mentre afferrava finalmente i jeans neri attillati che stava cercando da ore, e una maglia bianca. Si voltò finalmente, incontrando la vista di sua madre, le braccia incrociate, un sopracciglio alzato, in attesa. "Vuoi uscire?" gli chiese Liam, alzando i jeans per farle capire che si doveva cambiare.


Jenna sbuffò "Sono tua madre, Liam, non c'è niente là sotto che io non abbia già visto" rise.

"E io sono tuo figlio, e ci sono cose che nessun figlio vorrebbe sua madre vedesse" mormorò divertito lui in risposta, dandogli le spalle e togliendosi la maglia del pigiama. Si voltò di nuovo verso di lei mentre si lisciava la maglia

"Già" commento lei, studiandolo. "Io non vorrei vederti esagerare, tesoro, per esempio. Sembra che tu debba andare a un matrimonio, sei sicuro di volerti vestire così?"

Liam roteò gli occhi. "Ti prego, mamma, che ne vuoi sapere di come si vestono i ragazzi al giorno d'oggi?" sbuffò

"Mi stai dando della vecchia?" rispose lei in risposta, mentre raccoglieva una maglia da terra e gliela tirava scherzosamente contro.

"Mai" Si sedette sul letto, sfilandosi i pantaloni e sostituendoli con i jeans prescelti, alzandosi per allacciarli.

Jenna lo studiò per qualche secondo, un sorriso dolce che le inclinava le labbra ora "Sei uno schianto, tesoro. Farai un figurone a scuola"

"Speriamo" sospirò Liam voltandosi a guardare il riflesso nello specchio, una mano che si mosse a tirarsi indietro i capelli.

"Mi dispiace, tesoro, che tu debba cambiare scuola a metà anno-" disse poi lei con un sospiro.

"Non è colpa tua, mamma, lo sai" la interruppe subito Liam, bruscamente. Se c'era un responsabile lì, era solo lui. "Non parliamone, ti prego"

Jenna annuì, apparentemente sollevata. Liam tentò un sorriso, cambiando prontamente argomento. "E comunque, questo-" indicò il suo look "non è solo per la nuova scuola, non vorrai che conosca il tuo fidanzato vestito come un barbone"

Jenna rise, avvicinandosi e scompigliandogli i capelli. Liam sfuggì alla sua presa "Mamma, i capelli!" Lei rise ancora, poi lo prese per le spalle. "Sono molto fiera di te, lo sai?"

"Lo so, anch'io sono molto fiero di te" rispose onestamente.

Lei sembrò un attimo pensierosa, guardandolo negli occhi profondamente. "Sei sicuro che a te vada bene, tesoro? Nuova scuola, nuova casa, una nuova.. famiglia? Non vorrei che fosse, ecco- troppo"

Liam scosse la testa, sorridendo "Mamma, la cosa piu' importante per me è che tu sia felice. E se Paul ti rende felice, allora io lo adoro. E adorerò anche suo figlio, ne sono sicuro"

Jenna sembrava preoccupata però "Forse avrei dovuto farvi incontrare prima, non mi sembra una buona idea trasferirsi da loro senza-"

"Mamma" la ammonì Liam dolcemente, roteando gli occhi. "Ne abbiamo già parlato. È okay. E poi ho sempre voluto un fratello" Scrollò le spalle. Jenna gli sorrise abbracciandolo forte. "Papà sarebbe contento, lo sai?" mugugnò Liam contro la sua spalla.

"Lo so" rispose lei allontanandosi per guardarlo negli occhi "E anche lui sarebbe molto fiero di te"

 

*

 

Quando scese dal bus, fuori dal liceo di Beacon Hills, provò contemporaneamente due sensazioni contrastanti. Si senti a disagio, un estraneo, in un liceo che non era quello a cui si era abituato nell'ultimo anno e mezzo; e allo stesso tempo, a casa. Sarebbe tornato a vivere nel suo vecchio quartiere, avrebbe frequentato di nuovo la scuola pubblica di Beacon Hills, dopo aver vissuto tre anni a Los Angeles, dove aveva frequentato le scuole medie, e dopo aver frequentato la Devenford Prep per quasi due anni. Sì, quasi, finchè... be' finchè non era successo quello che era successo.

Si guardò intorno attentamente, le centinaia di persone che affollavano il cortile, chiacchierando eccitate del piu' e del meno. Probabilmente tra di loro c'era qualche suo vecchio compagno delle scuole elementari. Ma comunque, chi si sarebbe ricordato di lui? Chi si sarebbe ricordato del ragazzino ipersensibile, silenzioso e nerd che i più 'fighi' della classe usavano prendere in giro? Sperava di non incontrare nessuno di quei tizi, onestamente... Strinse la presa sulla bretella della borsa a tracolla, mentre degludiva al pensiero. In particolar modo, sperava di non incontrare lui. Il ragazzo che era stato il tormento dei suoi anni alle elementari, il ragazzo che aveva reso la sua vita scolastica un letterale inferno, il ragazzo che era molto probabilmente la causa della sua ansia sociale. Il suo terapista – sì, aveva un terapista – diceva che era normale avere soggezione delle persone. Ma la sua non era soggezione, ero puro terrore. Di trovarsi di nuovo davanti qualcuno che lo facesse sentire sbagliato, inadeguato, diverso – come lo aveva fatto sentire per anni lui, e con lui tutti i suoi stupidi amici.

 

6 anni prima – Quarta elementare

Liam era seduto al suo solito posto in prima fila, davanti alla cattedra. Non per niente, ma era l'unico modo per assicurarsi di vedere la lavagna. Doveva farlo da quando quell'idiota di Reaken gli aveva rotto gli occhiali schiacciandoli sotto i suoi piedi. Non gli aveva nemmeno chiesto scusa. Non lo faceva mai comunque. Per qualche motivo ce l'aveva sempre con lui. Eppure non si ricordava di avergli mai fatto nulla. Ovviamente Liam non aveva detto niente a sua madre degli occhiali. Non voleva che si arrabbiasse. Così ora si ostinava ogni giorno a strizzare gli occhi per riuscire a distinguere le scritte fitte sulla lavagna.

Quella mattina, si era seduto al suo posto con un sorriso contento. Afferrò la cartella da terra ed estrasse il fumetto che vi aveva nascosto quella mattina. Suo padre glielo aveva regalato la sera precedente, prima di salire su un taxi diretto all'aereoporto, e non aveva ancora avuto modo di leggerlo. Lo strinse a se' prima di aprirlo, sembrava stupido, probabilmente, ed era impossibile, ma poteva quasi giurare che avesse l'odore di suo padre. Non lo vedeva quasi mai. Sua madre gli aveva spiegato che suo padre era come un vero supereroe, che andava nei posti in cui la gente stava male, per curarli e farli stare bene. Così, mentre tirava giu' il fumetto, ammirando la vistosa copertina in cui Superman portava in salvo una donna, immaginò con orgoglio che fosse quello che stava facendo suo papà proprio in quel momento.

Non fece in tempo nemmeno ad aprirlo, che un'ombra su di lui lo spinse ad alzare gli occhi. "Hey Dumbar" Incontrò gli occhi verdi, brillanti per il divertimento, che ben si abbinavano al ghigno sulle labbra di Theo Reaken, il ragazzino piu' odioso al mondo.

Liam arrossì immediatamente "Il mio nome è Dun-bar, non Dumbar!" fece debolmente, evitando di guardarlo.

"Come hai detto, scusa? Non ti sento da quassù" fece lui per tutta risposta, con una mano sull'orecchio destro e un ghigno ancora piu' grande.

Idiota, mi hai sentito benissimo. Sarai sì e no tre centimetri piu' alto di me, pensò frustrato, ma tutto quello che fece fu arrossire ancora di piu' e rimase in silenzio, stringendo la presa sul suo fumetto. Theo spostò lo sguardo dal suo viso alle sue mani, e prima che potesse notarlo- "Che hai lì, Dumbar?" - gli strappò il fumetto dalle mani.

"Ah!" Stavolta Liam scattò in piedi, protendendo la mano per riprenderselo, mentre Theo, ridendo, lo alzava sempre di piu' sopra la sua testa. Okay, forse erano piu' di tre centimentri. "Ridammelo, è mio!"

Theo rise ancora "Oh allora parli" fece, usando l'altra mano per tenerlo lontano, mentre abbassava il fumetto per guardare. "Cos'è questa robaccia?" esclamò con una smorfia. "Superman. Leggi ancora queste cose da poppanti?" Lo aveva fatto apposta a gridare, ora tutti in classe li stavano guardando. Qualcuno stava ridacchiando, e Liam era piu' rosso che mai. Smise di cercare di riprenderselo, abbassando la testa per guardarsi in piedi. Avrebbe solo voluto scavare una buca e nascondercisi. "Non è una novità, Dumbar, non c'è bisogno di vergognarsi, lo sappiamo già tutti che sei uno sfigato" fece Theo, sfogliando le pagine, con un tono gentile che non si abbinava per niente con le sue parole e il suo ghigno. "Giusto ragazzi?" urlò piu' forte guardandosi intorno.

Tutti risero, qualcuno fece sì con la testa. Liam sentiva le lacrime bruciargli ai lati degli occhi, sul punto di uscire. Inghiottì il groppo alla gola, e fece un respiro. Voleva solo che Theo gli restituisse il fumetto che gli aveva regalato suo padre. Non doveva farlo arrabbiare, rispondendogli, o sarebbe finita di nuovo come per gli occhiali.

Così alzò la testa lentamente, guardando timidamente. Sperava solo che i suoi occhi non fossero rossi come temeva che fossero, e che il labbro non gli stesse tremando come immagina che stesse facendo. "Per favore, potresti solo ridarmi il mio fumetto?" chiese a bassa voce.

Theo sembrò per un attimo preso alla sprovvista, almeno il suo ghigno era sparito. Lo guardò fisso per qualche secondo, prima di alzare il fumetto nella sua direzione. "Ci tieni tanto?" chiese serio.

Liam annuì esitante, sorpreso dal tono del ragazzino. Forse si era sbagliato, forse non era così pessimo come sembrava. Forse anche Theo Reaken aveva un cuore in fondo in fondo... Poi le labbra di Theo tornarono a inclinarsi in un altra smorfia. "Be' allora vattelo a prendere" Fu l'unica cosa che disse prima di lanciare il fumetto dalla finestra spalancata.

"No!" esclamò Liam, sbarrando gli occhi prima di precipitarsi alla finestra, solo per vedere il fumetto cadere lentamente in una delle pozzaghere del cortile. Tutti dietro di lui ridevano, Theo piu' forte degli altri. "Allora, non ci vai a riprenderlo?" lo sentì dire, ma lo ignorò, mentre chino sul davanzale, a guardare il regalo di suo padre, lasciava cadere finalmente una lacrima.

 

Presente – seconda superiore

"Oh mio dio, Liam, ma sei tu?"

Liam trasalì, tornando bruscamente alla realtà. Si voltò di scatto verso la voce che aveva urlato il suo nome. Urlato, sì. Qualcuno ora li stava guardando curiosamente. Liam spalancò gli occhi imbarazzato, prima di puntare il ragazzo che lo guardava con un sorriso sul volto. Si avvicinò di qualche passo "Sì, sei proprio tu, ti ricordi di me?"

"Uh.. uh-uh" mugugnò, preso alla sprovvista. "Mason, giusto?"

"Sì, Dio, come sei cambiato! E' intenso, quasi non ti riconoscevo! Che fai qui? Credevo... fossi andato a Los Angeles, mi pare?" Mason si avvicinò del tutto, mettendogli una mano sulla spalla quando capì che era stato riconosciuto.

"Uh.. sì, cioè, no- ci sono andato, ma- sono tornato- sì, insomma-" balbettò.

Mason ridacchiò "Okay, forse non sei cambiato tanto" scherzò. Liam arrossì, ma Mason proseguì come se nulla fosse "Da quando ti sei iscritto?"

"Be' da.. oggi, in realtà" fece nervosamente.

Ricordava Mason. Si era trasferito a Beacon Hills nella loro classe in quinta elementare. Era stato uno dei pochi a essergli amico. Almeno non lo aveva mai preso in giro. Poi lui si era trasferito a Los Angeles e non si erano piu' visti. "Sono contento che tu sia qui" fece con un sorriso.

Sembrava sinceramente felice, così Liam ricambiò il suo sorriso. "Uhm, anch'io"

"Vieni, vuoi che ti accompagni in segreteria?"

Liam parve sollevato. Temeva già che si sarebbe perso. E avrebbe fatto tardi a lezione fin dal primo giorno. "Uhm si, magari... grazie"

Si avviarono verso la scuola, entrando dall'ingresso principale e muovendosi velocemente fra i corridoio. Mason cominciò a blaterare del piu' o del meno, dei professori e delle lezioni. Stava dicendo qualcosa a proposito della severa professoressa di biologia, Pinch o qualcosa del genere, quando si fermò improvvisamente davanti a una porta. "Ci siamo, ti aspetto, così ti accompagno in classe. Non vorrei che ti perdessi"
Liam gli sorrise estremamente grato. Questo ragazzo era un dono del cielo. Forse non sarebbe stata poi così male. "Okay grazie"

Quando Liam uscì con la sua nota per la professoressa, il suo orario e il foglio con numero di armadietto e password, Mason gli comunicò dispiaciuto che non avevano molte lezioni insieme.

"Okay, ora hai economia col coach" lesse.

"Coach?" chiese Liam confuso.

"Sì, di lacrosse. E' Finstock, ma tutti lo chiamiamo Coach" spiegò. "Tu giochi a lacrosse?"
Liam scosse la testa. Figuriamoci. Lui e lo sport erano due cose agli antipodi.

"Dovresti provare, hai senz'altro il fisico. La nostra squadra non è un granchè. Il mio ragazzo è il portiere" comunicò con nochalanche.

Liam lo guardò stupito. "Davvero?" Poi si fermò, forse era suonato offensivo? "Cioè- non che sia strano, è... okay, è forte- cioè-"

Mason ridacchiò. "Tranquillo, è la reazione di tutti" Scrollò le spalle. Liam arrossì. "No, voglio dire- uhm- anch'io sono- cioè-" prese un respiro "sono bi" concluse poi.

"Be' buono a sapersi" Mason gli fece l'occhiolino.

Liam si lasciò andare a una risatina. Era bello vedere qualcuno che ne parlava tranquillamente e allegramente. Lui non si vergognava di quello che era, ma sapeva per esperienza che le persone sanno essere parecchio cattive e maliziose. Quindi di non solito non ne parlava mai, o almeno non con estranei o quasi-non-estranei, in questo caso.

"Ci siamo" Mason si fermò davanti a una classe, la porta aperta, un brusio concitato che veniva dall'interno. "Se vuoi, possiamo pranzare insieme? Ti presento Corey – il mio ragazzo – Nolan, Alec... gli altri" offrì.

Liam annuì sorridendo. "Sì, certo, grazie"

"Figurati, amico, a dopo" Mason gli diede una pacca sulle spalle e gli rivolse un sorriso, prima di allontanarsi.

 

Liam si voltò verso la classe, facendo un bel respiro e entrando finalmente. Marciò subito verso la cattedra, dove posò la nota del preside, e poi si voltò per cercare un posto, attento a non incrociare lo sguardo di nessuno. Alla fine optò per un posto nella fila di mezzo, accanto alla finestra. Quando si fu seduto, sistemò i fogli con l'orario e il numero di armadietto nella tasca della borsa e tirò fuori il quaderno degli appunti. Quando suonò la campanella, sentì tutti muoversi attorno a lui, prendendo posto, mentre gli ultimi ritardatari entravano dalla porta. Stava cercando la penna chino nella borsa, quando qualcuno sbattè la porta spingendolo ad alzare lo sguardo. L'uomo fischiò avvicinandosi alla cattedra, un mucchio di fogli in mano, ma restando in piedi. "Allora, piccoli stronzetti, ascoltatemi bene" Liam lo guardò con gli occhi spalancati. Era serio? "So che non vi interesserà minimamente, ma la scuola farà una raccolta di oggetti usati la settimana prossima da donare ai bambini dell'orfanotrofio della città. So che voi viziati figli di papà probabilmente non sapete nemmeno cosa voglia dire, ma voglio che ognuno di voi doni qualcosa. E che scriva un bel biglietto che faccia desiderare al vostro coach di strapparsi gli occhi dalla commozione. E sì, ciò varrà metà del voto, quindi vedete cosa fare" Mollò una pila di fogli su ogni primo banco della prima fila. "Passate dietro, riconsegnate i moduli domani firmati dai vostri genitori." fece, mentre i primi della fila cominciavano a ubbidire. "Genitori, Greenberg. Non sei abbastanza sveglio perchè io possa pensare che sei anche minimamente emancipato" Poi si voltò per sedersi alla cattedra.

Liam era sicuro di non aver mai sentito un professore parlare così in vita sua. O qualunque persona, in realtà. Sicuramente il Coach era impossibile da non notare. Quando la ragazza davanti a lui gli passò i due fogli rimanenti, ne posò uno sul suo banco, e si girò sulla sedia per dare l'ultimo alla persona seduta dietro di lui. Quando posò il foglio sul banco del ragazzo, intento a guardare quello che sicuramente era il suo cellulare nascosto sulle gambe, questo alzò di scatto la testa. E Liam si ritrovò a guardare gli occhi piu' verdi che avesse mai visto. Oppure li aveva già visti.... Il tipo lo guardò fisso per due secondi, prima di sbarrare gli occhi. E Liam lo imitò quando lo riconobbe.

Non era possibile.

"Tu-!" sbottò lui. Liam sbiancò, voltandosi di scatto dandogli le spalle. Strinse i pugni sul grembo, gli occhi chiusi. Non è possibile. Non è possibile. Non può essere davvero lui. Cosa ho fatto di male per-?

"Liam Dunbar!" La voce scattante del professore lo fece trasalire. La testa di Liam scattò su verso di lui. Poteva sentire gli occhi di Theo Raeken su di lui. Non l'aveva perso di vista nemmeno per un istante.

"S-si?" rispose, il cuore a mille. Non è possibile. Non è possibile.

"Oh eccoti. Allora da oggi abbiamo un nuovo studente" comunicò allegramente alla classe. Liam si guardò nervosamente intorno, con un sorriso sul viso che probabilmente venne fuori piu' come una smorfia. "Spero sia meglio di voi schiappe" borbottò poi il coach roteando gli occhi. "Ora cominciamo- chi vuole fare un resoconto del programma affrontato finora al signor Dunbar?"

Liam si fece piccolo nella sedia. Non sapeva se era per gli insulti che probabilmente tutti gli stavano lanciando in quel momento, o per gli occhi di Theo che si sentiva ancora sul retro della nuca, ma in quel momento voleva solo scomparire.

Non è possibile.

 

*

 

Quando suonò la campanella, Liam si affrettò a gettare tutte le sue cose nella borsa e si alzò, facendo grattare la sedia sul pavimento. Theo alzò lo sguardo su di lui al rumore "Ah- Hey Du-" Liam accellerò il passo velocemente sparendo tra la folla, prima che Theo avesse il tempo di dire o fare altro.


"Liam!" Quando sentì qualcuno che lo chiamava, sobbalzò. Davvero tutti si ricordavano di lui? Era quasi inquietante. Si voltò verso la ragazza che lo aveva chiamato, e quasi gli venne un colpo, quando lei dopo una corsetta lo raggiunse. Quella... era Hayden? La ragazza ansimando per riprendere fiato, gli rivolse un sorriso "Certo che corri eh"

"Uh- scusa, non vorrei rischiare di perdermi" balbettò, arrossendo.

"Mi dispiace, volevo- sai, salutarti, non ti avevo riconosciuto finchè il coach non ha detto il tuo nome, è... figo che tu sia tornato"

"Uhm grazie, anche per me... credo, è tutto un po'... schiacciante"

Hayden ridacchiò. "Sì posso immaginare. Be' allora credo che ci vedremo in giro. Magari un giorno mi racconterai dove sei stato questi 6 anni"

Liam rise a sua volta "Sì okay"

"Ciao Liam" lo salutò lei allegramente, prima di superarlo e allontanarsi.

Sì okay Dunbar? Non ti è venuto in mente niente di meglio da dire? Liam gemette sbattendosi una mano sul viso. Cavolo, ai tempi delle elementari aveva avuto una cotta pazzesca per Hayden. Per quanto poteva esserlo una cotta di un ragazzino di dieci, insomma. Però lei gli piaceva.. sì finchè Theo non aveva rovinato tutto.

 

5 anni prima – Quinta elementare

"Se ti piace, dovresti dirglielo" fece Mason allegramente, mentre erano seduti a pranzo.

"La fai facile tu" mugugnò Liam sconsolato, lanciando uno sguardo al tavolo dove erano sedute Hayden e Tracy, pochi metri da loro. "Non saprei nemmeno cosa dirle"

"Puoi sempre scriverle un biglietto" suggerì Mason con una scrollata di spalle.

"Un biglietto?"

"Uhuh poi glielo mettiamo di nascosto nell'armadietto!" esclamò Mason eccitato. "Sarà una forza!"

"Non lo so, e se mi dice che non le piaccio?" chiese Liam titubante, giocando col suo cibo invece di mangiarlo.

Mason roteò gli occhi "Piangi e te ne fai una ragione, è quello che dice sempre mio padre" Diede un morso al panino. Liam sorrise al suo migliore amico. "Sei davvero strano"

"Ouch" fece lui drammaticamente, fingendo un colpo al cuore. Liam rise ancora di piu'. Mason lo imitò. "E tu sei davvero molto piu' carino quando ridi, Liam" Riprese il suo panino "Via quel muso e fatti coraggio!"

"Sai che c'è?" esclamò d'un tratto. "Forse lo farò, scriverò a Hayden una vera lettera, come quelle che mio papà scrive alla mamma" Sorrise al pensiero. "Però tu mi aiuterai" supplicò.

Mason rise "Ovvio, a che servono gli amici altrimenti?"

 

*

Aveva scritto la lettera. Ci aveva impiegato quasi tutto il pomeriggio, ma era soddisfatto del risultato. L'avrebbe messa nell'armadietto di Hayden, sperando per il meglio.

"Hey Li" sussurrò Mason dalla fila accanto alla sua, mentre aspettavano l'inizio della lezione. Liam alzò la testa per guardarla. "Me la fai leggere prima?"

Liam arrossì. "Mason, che dici? È personale!"

"Ma io sono il tuo migliore amico" piagnucolò lui. Quant'era drammatico.

"Uh va bene" Liam roteò gli occhi, chinandosi sullo zaino per prenderla, inconsapevole degli occhi di Theo che avevano seguito il loro scambio di battute dall'ultimo banco fin dall'inizio. Quando allungò una mano per passarla a Mason, con uno scatto da far invidia al miglior corridore, Theo la afferrò al volo, già sghignazzando. Liam lo guardò alzandosi. "Hey ridammela!" esclamò, sbiancando già.

"Oh mio- cos'è? Una lettera d'amore, Dumbar?" esclamò fin troppo divertito. Tutti si voltarono a guardarlo incuriositi. Anche Mason si alzò. "Theo, non è divertente, ridagliela!"

"Sta zitto, Hewitt" sbottò Theo infastidito.

"Non è tua, non sono cose che ti riguardano" insistette Mason.

"Ma ormai siamo tutti curiosi no?" fece Theo, la voce carica di malizia, guardandosi intorno. Saltò sopra la cattedra con due salti "Chi vuole sapere cos'ha scritto Dunbar a..." Theo girò la busta per leggere. "-A Hayden? Seriamente?"

Tutti risero. Qualcuno gridò "Leggi, leggi!"

Liam sembrava sul punto di prendere fuoco, mentre tutti si voltavano verso Hayden, anche lei imbarazzata e quasi sul punto di darsi alla fuga.

"Theo, basta!" Mason lanciò disperato un'occhiata a Liam che sembrava completamente paralizzato. Fece per camminare verso Theo, ma qualcuno lo afferrò per un braccio

"Piantala, Hewitt!" gli fece il verso Josh, uno del gruppetto di Theo. "Dai, Theo, leggi!" rise poi.

Theo si schiarì la gola in modo drammatico, ancora in piedi sulla cattedra. "Cara Hayden" cominciò a leggere, facendo una voce profonda "Non sapevo come dirtelo, non sono bravo con le parole... Davvero, Dumbar, non ce n'eravamo accorti-" sbuffò, qualcuno ridacchiò "così ho deciso di scriverti questa lettera. Tu mi piaci tanto, perchè sei sempre così gentile con me e non mi prendi in giro, anzi prendi sempre le mie parti... chi è l'uomo dei due?"

"Theo-" sbottò Mason. Liam voleva solo sparire. Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo da terra.

"-Sei la ragazza piu' carina che io abbia mai incontrato, e vorrei tanto che tu diventassi la mia ragazza. Mi piaci -Liam Dunbar" Il tono di Theo si era fatto sempre piu' acido, parola dopo parola. Mentre leggeva la firma di Liam, saltò giu' dalla cattedra e camminò verso il banco di Hayden dove lei era seduta, completamente rossa e imbarazzata. Le tirò la lettera sul banco. "Allora, sì o no?" sbottò.

Hayden guardò la lettera per due secondi, prima di correre via, fuori dalla classe senza dire una parola. Tracy scosse la testa verso Theo, prima di seguirla.

In quel momento suonò la campanella, e tutti tornarono ai loro posti. Mason strattonò il braccio e Josh lo lasciò andare con un ghigno, mentre Theo camminò verso Liam posandogli una mano sulla spalla. Liam non alzò nemmeno lo sguardo. "A quanto pare la risposta è no, Dumbar" commentò, prima di ridacchiare fino al suo posto.

Mason lo seguì con lo sguardo allibito, e poi guardò Liam pietrificato. E non potè evitare di chiedersi perchè?

 

Presente – seconda superiore

Tutto filò liscio fino a pranzo. Fortunatamente non condivise altre lezioni ne' con Theo, ne' con Hayden. Solo il ripensare a quel giorno di 5 anni prima, gli aveva fatto tornare la voglia di seppellirsi. Mentre raggiungeva la mensa per il pranzo, tirò fuori il cellulare. Sua madre gli aveva scritto un messaggio, dicendogli che lei e Paul avevano iniziato il trasloco. E gli aveva mandato la posizione di casa di Paul dove avrebbe dovuto raggiungerli per cena.

Rimise il cellulare in tasca, mentre si accodava alla fila per il pranzo. "Uh-uh Liam!" sentì Mason chiamarlo da un tavolo lì vicino. Si voltò a guardarlo, e vide che stava scuotendo una mano nella sua direzione. Liam gli sorrise e gli fece un cenno.

Quando ebbe preso il pranzo, marciò verso il suo tavolo. "Ciao" mugugnò esitante quando vide gli altri tre ragazzi seduti con lui.

"Hey!" "Ciao" fecero tutti allegramente. Il ragazzo riccio piu' vicino a lui gli fece posto e lui si sedette.

"Ragazzi, lui è Liam, ve ne ho parlato. Liam, loro sono Alec, - indicò il riccio seduto accanto a lui – Nolan – il ragazzo accanto a Alec gli fece un cenno – e questo è Corey, il mio ragazzo" Corey alzò una mano.

"Piacere, ragazzi, grazie... per avermi fatto sedere con voi"

"Figurati, amico" fece Nolan leggermente.

"Allora questo primo giorno?" chiese Mason curioso.

Liam scrollò le spalle. "Così così"

"Mhh" mugugnò Mason pensieroso. "Tu... hai incontrato qualcuno dei... vecchi compagni?"

Liam si strinse le labbra e abbassò la testa sul suo piatto "Seguo economia con Hayden.. e Theo"

"Bello schifo eh"

"Perchè?" chiese Alec con un boccone in bocca.

"Nah niente, ma Theo non era esattamente simpatico alle elementari" tagliò corto Mason

"Be' non lo è nemmeno ora" Nolan roteò gli occhi.

"Corey e Nolan sono nella squadra di lacrosse, Theo è il capitano" spiegò Mason a Liam.

"E' uno stronzo" mormorò Corey. Ed erano le prime parole che disse. Liam non poteva essere piu' d'accordo.

"E che mi dici di Hayden?" fece Mason malizioso.

Liam arrossì ma roteò gli occhi "Ti prego, Mason, sono passati cinque anni"

"Bene, magari si è dimenticata di quella storia"

"Non credo sia possibile dimenticarsene"

"Quale storia?" fece Corey.

"Ah lascia perdere" sbuffò Mason.

Liam si distrasse dalla conversazione, mentre si allungava per prendere la bottiglietta d'acqua aprendola. Dopo che ebbe bevuto, si diede un'occhiata intorno. Il suo sguardo incrociò quello di Theo per caso, distogliendolo subito. Quando si azzardò a guardare di nuovo, scoprì che il ragazzo lo stava ancora guardando, un mezzo ghigno sul volto.

A Liam vennero i brividi.

Poi notò Hayden e un'altra ragazza avvicinarsi al tavolo in cui era Theo e sedersi, chiacchierando animatamente. Hayden disse qualcosa alla sua amica e poi si guardò intorno, facendo contatto visivo con Liam. Gli sorrise e alzò la mano in un cenno di saluto. Liam rispose impacciatamente, prima di tornare ai suoi vicini di tavolo.

Hayden intanto si era chinata verso Tracy accanto a lei, sussurrandole qualcosa e ridacchiando, sotto gli occhi attenti di Theo.

 

*

 

Liam scese alla fermata che secondo Google Maps era la piu' vicina a casa di Paul. Lo scuola bus impiegò quasi mezz'ora minuti, e quando scese dovette farne altri 10 a piedi. Grandioso, lo avrebbe perso senz'altro il giorno dopo! Quando Google Maps segnò che era arrivato a destinazione, Liam si fermò, scrutando la bella casa dal marciapiede. Sembrava la classica casa da serie tv anni '90. Gli mancava solo la staccionata bianca. Mentre si avviava sul vialetto, notò che c'erano due auto parcheggiate nel garage accanto. Quindi il figlio di Paul ha sicuramente piu' di 16 anni. Riflettè.

Sua madre gli aveva solo riferito che aveva piu' o meno la sua stessa età. In realtà gli era sembrato sospetto che sua madre non si fosse informata su questo dettaglio in anticipo. Però che motivo aveva di tenerglielo nascosto? Liam scosse la testa, per allontanare il pensiero, e camminò fino alla porta. Degludì nervoso. Aveva visto Paul solo in foto, e una volta da lontano. Sua madre, nonostante si frequentassero da quasi due anni, non glielo aveva mai presentato. Probabilmente perchè non voleva che magari si affezionasse a qualcuno che sarebbe potuto uscire presto dalla sua vita.


Si fece forza e bussò facendo poi mezzo passo indietro "Arrivo!" fece una voce ovattata e energica oltre la porta, ma stranamente familiare. Quando la porta si aprì, Liam alzò lo sguardo per guardare il ragazzo davanti a lui, restando pietrificato. Anche l'altro ragazzo sembrava scioccato. "Che diavolo fai tu qui?" chiese, gli occhi spalancati.

"Io- potrei farti la stessa domanda" balbettò Liam

Theo roteò gli occhi "Io vivo qui, Dumbar"

"E' Dunbar!" sbottò con un'occhiataccia.

"Sì come vuoi" rispose lui con un ghigno.

"Hey allora vi conoscete come immaginavamo" esclamò la voce di un uomo, prima che Paul apparisse con accanto sua madre.

"Che vuol dire?" chiese Theo, la voce carica di quella che parve ansia.

"Theo, lui è mio figlio, Liam-" fece Jenna sorridente.

I due ragazzi si guardarono sconvolti oltre i loro genitori. "Non è possibile" borbottò Liam tra i denti.

"Quando abbiamo scoperto che avevate la stessa età e che quindi eravate andati senz'altro a scuola insieme, abbiamo pensato di non dirvi nulla e farvi una sorpresa" fece Paul entusiasta.

Liam forzò un sorriso. "Sì che sorpresa grandiosa" borbottò tra i denti sarcasticamente.

Paul lo prese per le spalle e lo spinse dentro. "E' un piacere conoscerti, Liam, sono sicuro che andremo molto d'accordo"

"Uhm- sì" balbettò, poi incrociò l'espressione radiosa di sua madre. E ricambiò il sorriso di Paul, guardandolo. "Sicuramente"

"Theo?" Paul lo guardò in attesa.

Theo sembrava letteralmente scioccato "Sai, vorrei dire che me ne andrò in camera per stasera, ma non credo sia la risposta che vuoi sentire... quindi, sì come dici tu" roteò gli occhi. Liam sbuffò al suo tono saccente.

"Piantala di fare l'idiota e andiamo" borbottò suo padre allegramente, prima di sparire con Jenna in salone.

Theo spostò lo sguardo su Liam, che richiamò tutto il suo coraggio per non abbassare gli occhi. Poi Theo fece un sorriso sardonico. "Be' magari sarà divertente, fratellino"

 

CONTINUA

   
 
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