Volare tra le fronde
 

Quella risata un po’ sguaiata l’avrebbe riconosciuta tra mille. Compì qualche altro passo e, tentando di non fare rumore, si nascose dietro un vecchio faggio. Ecco dov’era! Ma come aveva trovato quell’altalena? Se l’era quasi dimenticata anche lui!

Era così bella mentre la luce rossastra del tramonto le illuminava il candido viso e compiva bizzarri giochi con l’oro dei suoi capelli.

La vide spingersi con forza e, più andava in alto, più rideva. Proprio come una bambina.

«Vedi come volo? E senza il tuo aiuto!» trillò ella sfiorando i rami di alcuni alberi.

Si sarebbe graffiata le gambe! E poi, con chi parlava? Incuriosito e geloso, si spostò e, quando scorse Cornelius, rise: soltanto lei poteva disquisire tranquillamente con un ippogrifo. Solo lei e mia madre, si corresse.

«Ehi, Rolf, hai visto? Ho trovato una bellissima altalena».

Rolf si posizionò in modo da poterla osservare senza rischiare di essere colpito. «Ti farai male. È stata costruita per dei bambini» l’ammonì leggermente preoccupato.

«Cornelius si è rifiutato di farmi fare un giro. Oggi è di cattivo umore, probabilmente i nargilli l’hanno disturbato. Ne ho visti un paio volare vicino alle stalle pomeriggio».

Rolf fu sicuro di sentire sbuffare l’ippogrifo, ma si trattenne dal fare altrettanto: Luna era proprio fissata con quelle creature! Eppure, amico mio, pensò lanciando un’occhiata allo spocchioso Cornelius, le andiamo dietro entrambi.
«Non così forte» le disse nuovamente.

«Non sono meravigliose le altalene? Sembra quasi di toccare il cielo con la punta dei piedi!».

«Posso spingerti un po’ io?» le chiese Rolf, comprendendo che non vi fosse altro modo per regolarne l’andatura.

Luna rallentò e gli rivolse un sorriso vago. «Sì, va bene». E si mise a canticchiare scuotendo la testa.

Rolf si lasciò coinvolgere e sorrise a sua volta.

«Sei lento» lo accusò Luna. «Non vedi che Cornelius ride?».

Gli ippogrifi non ridevano! Rolf alzò gli occhi al cielo.

«Sono troppo pesante?».

Rolf sobbalzò quando ella si voltò di scatto verso di lui.

«No».

«E allora perché non ce la fai a spingermi più forte?». Lo disse così candidamente che nessuno avrebbe potuto sentirsi offeso. Rolf, però, adesso fu sicuro che l’ippogrifo stesse ridendo di lui, li aveva persino onorati della sua attenzione!

«Ce la faccio». E, senza neanche rendersene conto, Rolf cominciò a spingerla sempre più in alto, tornando un po’ bambino anche lui. Quando si fermò, con il respiro leggermente affannato – Luna aveva riso per tutto il tempo – le disse «Sai quante volte venivo qui a giocare da piccolo? Mi dimenticavo anche di tornare per l’ora di cena e mamma s’infuriava».

«Allora forse dovremmo tornare» disse Luna indicando il cielo ormai buio. Solo la luce lunare penetrava tra le chiome degli alberi.

«Sì, dovremmo» bofonchiò Rolf con la mente ben distante dalla cena. Luna era ancora seduta sull’altalena e si era voltata a scrutarlo con i suoi grandi occhi. Si chinò leggermente e le sfiorò le labbra con un bacio.