Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: Hoshi_10000    14/02/2020    1 recensioni
Questa storia è una raccolta di one shot per indagare l’atteggiamento dei personaggi di Yuri on Ice di fronte al proprio invecchiamento.
Perché per alcuni sono i 18, per altri i 29; alcuni festeggiano, altri piangono; alcuni si divertono con amici e parenti, altri ne pianificano l’omicidio.
Perché ognuno è diverso e ognuno è speciale, ed un compleanno non è mai solo il giorno in cui celebriamo il fatto di essere nati.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Christophe Giacometti: Niente alcol, niente festa
26 anni,
14 febbraio
(venerdì)

Essere uno sportivo significava fare allenamenti quotidiani di ore ed ore, avere uno stile di vita sano ed equilibrato, prepararsi per mesi in vista di una gara ed essere preparato per vincere, ma capace di perdere.
Logica conseguenza di questi semplici quattro precetti era la difficoltà più o meno accentuata a relazionarsi con la cosiddetta “gente comune”, un po’ per tutti, a meno che tu ti chiamassi Christophe Giacometti.
Perché se i 18 si fanno una volta sola, anche i 19, così i 20, i 21, i 22, i 23, poi i 24 e i 25 ed infine i 26. Quindi, così come i 18 meritano una festa degna di nota, anche i 26, ragion per cui incurante delle spese e delle difficoltà organizzative, il pattinatore svizzero aveva optato per affittare un albergo prossimo a passo San Gottardo, sulle alpi ticinesi, invitando alla festa, fra le altre persone, tutti i pattinatori senior della precedente stagione, senza curarsi che solo dall’aeroporto al luogo della festa ci volessero due ore, più il tempo di volo che variava di persona in persona.
Eppure, fra una cosa e l’altra, aderirono pressoché tutti, chi per amicizia al festeggiato, chi per vedere amici che altrimenti fuori dalle gare difficilmente vedeva, chi perché costretto.




-Mon cœur, bienvenue!-
-Chris, mon ami, bon anniversaire!-
Dovendo classificare l’amicizia di Victor e Chris, probabilmente Yuuri avrebbe usato il termine “goliardica”, perché da quel che Victor gli aveva raccontato negli anni ne avevano combinate di tutti i colori, ma ciò nulla toglieva al fatto che indubbiamente fossero grandi amici.
-Yuuri, bocconcino, benvenuto in Svizzera!- cinguettò il festeggiato svincolandosi dall’abbraccio di Victor ed avvicinandosi a lui, cingendolo con le braccia e tastandogli i fianchi.
Prima che riuscisse a riprendersi o dire qualsiasi altra cosa, compreso un banale auguri, Chris riprese a parlare -L’hai rimesso in forma che è una meraviglia Vitya, se non sapessi quanto ci tieni ti avrei chiesto di prestarmelo per la serata.-
Il giapponese si fece paonazzo, mentre Victor tornando al suo fianco gli avvolse i fianchi con un braccio, scrollando la testa con un radioso sorriso a cuore e assentendo con Chris circa la bellezza del suo compagno.
-Victor, a noi non presenti il tuo nuovo amico?- domandò una donna dai corti capelli viola tutti scarmigliati, con occhi da felino e un top cortino per il rigido clima invernale.
-Ma sicuro Marianne, lui è Yuuri, il mio compagno.- disse sorridendo all’intera compagnia, composta da una decina di persone, per lo più donne, tutte vestite in modo più o meno provocante e con sguardi più o meno maliziosi.
-È un peccato che tu non voglia condividere Victor, ci saremmo divertite tutte come ai vecchi tempi, non è vero Flora?-
Il volto di Yuuri assunse tonalità di rosso fino ad allora sconosciute all’uomo, rilanciando l’ilarità generale, finché agitando una mano fra le risate Chris lo rassicurò -Non preoccuparti Involtino, miagolano ma non graffiano.-
-Cosa ne sai Chris, non sei mai venuto con me quando ti ho invitato.- rispose una seducente bionda appoggiandosi maliziosamente alle sue spalle, premendogli il seno contro un braccio.
-Non so Vera, forse che negli anni hai baciato tutte le donne della Russia e non solo?-
Tra i sorrisi allegri del gruppo, finalmente, avrebbe osato dire Yuuri, Victor si decise a fare le presentazioni.
-Loro sono Elodie, Marianne, Lolita, Aalina, Selina, Vera, Galina, Volko, Neon e Iliana.-
-Victor, il tuo ragazzo sembra sul punto di morire, prima di dirgli i nostri nomi fossi stato in te gli avrei detto che tutte le ragazze qui presenti sono lesbiche.- replicò Volko, alzando una mano in segno di saluto, o forse sollevandola per controllarsi lo smalto.
-Guastafeste, rovini sempre il divertimento.- si lamentò Chris pizzicandogli un fianco, ricevendo uno sguardo stizzito e minacce di morte.
-Ehi Chris, hai invitato tutti?- domandò Victor, rincuorando Yuuri sul fatto che almeno era ancora vivo, ma si divertiva a vederlo soffrire.
-Assolutamente, vai, vai a salutare.-




-Senti JJ, levati dal cazzo, delle tue ultime vacanze non ce ne sbatte un cazzo.-
-Yurio, mio giovane russo, non erano vacanze, era un viaggio per festeggiare il nostro anniversario di nozze!-
-Mi interessa della tua vita quanto mi importa dei reumatismi di Yakov.- sbuffò la tigre russa, ignorando Georgi seduto accanto a lui che cercava di ricondurlo a un più elegante linguaggio.
-Prima o poi ti fidanzerai e allora-
-JJ, fa la prima cosa buona della tua vita e allontana tua moglie da me.- lo sguardo del giovane russo prometteva morte, ma i due canadesi non ci fecero caso, iniziando a copulare.
-Che vuoi farci Isabella, è ancora un bambino, quando troverà qualcuno di speciale come te capirà.-
-Sì ma con dei modi così non so quante possibilità possano esserci.- replicò con espressione sinceramente preoccupata e Yurio valutò di ucciderla con lo stuzzicadenti che aveva in mano. No, meglio a mani nude, si sarebbe tolto più soddisfazioni.
-Ma secondo voi a parte corsi di sci si può fare parapendio?-
Georgi scrollò le spalle, Yurio ringhiò un “non lo so e ci tengo alla pelle”, mentre la felice coppietta fu ben lieta di rispondere a Emil.
-Noi siamo venuti qui un paio di giorni fa per vedere un po’ la zona ed in effetti abbiamo notato un paio di paracadutisti.-
-Stavo giusto pensando che potremmo fare un volo, sai Bels?-
-Ma non sarà pericoloso?-
-No, in realtà- provò a spiegare Emil, esperto di sport estremi ed adrenalinici, ma JJ lo ignorò parlandogli sopra senza il minimo pudore -Non esiste nulla che possa spaventare il grande JJ, né l’altezza né i venti. Domani prenderemo un paracadute e voleremo insieme sopra i cieli.-
-Sapete dove li affittano?-
-No, ma lo sapranno alla reception.-
-E sapete che se non avete mai fatto dei corsi nessuno vi darà in mano alcunché?- chiese scettico il ceco, ricevendo in risposta un gesto stizzito di JJ e un “li convinco io”. Con garbo provò a spiegare loro come non fosse il caso di correre rischi così elevati, ma non ottenne un gran risultato.
-Lasciaglielo fare, se siamo fortunati si ammazzano.- borbottò Yurio, guardando in cagnesco i due piccioni e maledicendo ancora mentalmente Yakov che aveva ben pensato di mandare Georgi a fargli da balia. Sì, ok, se l’altro non fosse stato lì a bloccarlo avrebbe sicuramente già ucciso quei due pirla, ma era certo che la Russia avrebbe fatto costruire volentieri una pista da pattinaggio in carcere per permettergli di continuare ad allenarsi, pur di ottenere degli altri oro.
E per l’omicidio di quei due, fra l’altro, era più facile che gli dessero una medaglia che la galera.
Sentendosi toccare una spalla si preparò a sfoderare le unghie ed uccidere, galera o non galera, ma trovandosi di fronte Otabek fu sorprendentemente veloce a bloccare il colpo.
-Ah, sei arrivato finalmente.-
Il kazako annuì, senza salutare o giustificare il ritardo, e se altri sarebbero morti per questo lui se la cavò venendo preso per un polso e trascinato lontano da quel capannello di persone a passo di marcia da un russo stanco morto di cuoricini rosa e sport estremi.




-No, ma veramente?-
-Te lo giuro, una cosa mai vista prima. Voglio dire, ce ne sono di scuse assurde per lasciarsi, ma dire che “il mio nome è quello di un killer e teme io possa avere certi istinti” mi pare assurdo!-
Con uno sbuffo Michele si appoggiò al muro, ascoltando con scarso interesse la conversazione di sua sorella, Kira ed alcune delle ragazze incontrate lì.
-Lascia perdere, un pirla del genere non ti meritava.-
-Hai ragione, ma ho trent’anni, vorrei iniziare ad accasarmi e mi piacerebbe avere figli.-
-Ma trent’anni non è tanto, io aspetterei.-
-Io fossi in te adotterei, con Flora abbiamo da poco preso una bimba che è un tesoro!-
-Dite? Potrei anche farlo, ma poi sarei in difficoltà a scegliere. Cioè, voi cosa fareste, maschio o femmina!-
-Femmina!- risposero in coro le ragazze, facendo strabuzzare gli occhi a Michele: come diavolo facevano? Cioè sembravano quelle comari che si conoscono da una vita!
Con sguardo annoiato rimpianse il più mite clima di casa e la pacifica serata davanti alla TV che si era perso scegliendo di accompagnare Sara, così in modo piuttosto dinamico decise che bere un po’ non avrebbe fatto altro che aiutare il suo umore.
-Guardali, non sono carini?-
Per quanto la domanda non fosse stata direttamente rivolta a lui sollevò lo sguardo nella direzione indicata da Sara, notando Leo e Guang Hong appoggiati ad un muro tenersi per mano e chiacchierare, senza comprendere il motivo della frase della gamella avendo perso il filo del discorso.
-Ragazzi, su, su, venite qui un attimo per favore!- chiese Sara facendo loro segno, e con aria vagamente perplessa i due ragazzi si avvicinarono.
-Mh, devo ammettere che hai ragione.- commentò Marianne squadrando attentamente i due e dedicando uno sguardo particolarmente attento e minuzioso a Guang Hong.
-Ragione su cosa?- chiesero i due ragazzi con curiosità ed un pizzico di timore del tutto giustificato, stante la situazione.
-Discutevamo dei tratti più belli sui ragazzini.- rispose con sguardo rapace, del tutto fuori luogo, una delle donne.
-Ah, ecco-
Visto l’imbarazzo che si fece largo sul volto dei due pensò di dar loro una mano, alzandosi e fingendo di avere domande di vitale importanza da porre ai due, allontanandoli dalla arpie.




-Yurio, aspetta!-
-Smettila di tampinarmi Victor, torna a rompere le palle a Wernhard, Françoise o chi so io!- gli urlò dandogli le spalle, correndo nella sala scartando invitati e camerieri per evitare uno sgradito abbraccio, con Otabek e Yuuri che lo guardavano divertiti.
-Certo che ne hanno di energie.- commentò il giapponese vedendo Yurio scavalcare una sedia e Victor imitarlo, riuscendo grazie alle gambe notevolmente più lunghe a bloccarlo in un abbraccio che probabilmente il più giovane gli avrebbe fatto rimpiangere a caro prezzo.
-Yurio, sei un figlio talmente difficile, non sei contento di rivedere il tuo papa?- chiese continuando ad abbracciarlo a mezz’aria, portandoselo dietro come se non pesasse nulla.
Decisamente Yuuri faceva bene ad iniziare a documentarsi sulle difficoltà che comporta vivere con una persona senza braccia.
-Yuuri, non dici niente al nostro bimbo?- cantilenò riappoggiandolo a terra senza però liberarlo dal suo abbraccio.
Una persona che prendesse le cose dagli armadi in casa serviva.
-Come va Yurio?- chiese diplomatico ond’evitare di innescare un’esplosione, ottenendo in risposta un borbottio simile al “levamelo di dosso ora e giuro che non lo uccido”.
-Ah, ho visto Phichit, vado a salutarlo.-
Forse abbandonare Victor al suo destino era meschino, ma magari, visto la sottile gelosia che Victor nutriva per Phichit avrebbe lasciato Yurio e lo avrebbe seguito.
Per una volta in vita sua pregò che la gelosia avesse la meglio.




-Petit choux, venite, qui!-
Con un gemito strozzato Guang Hong e Leo si bloccarono, voltandosi lentamente verso Chris, impietriti. Quando usava nomignoli in francese era presagio di sventura.
-Oh dai, mica mordiamo!- risero tutti attorno al bancone, nascondendo ghigni e sorrisi nei bicchieri colmi d’alcool.
Con fare molto incerto si avvicinarono al gruppo, notando la presenza di almeno altre tre facce note, quali Victor, Georgi e Seun-gil.
-Ottimo, ottimo, bravissimi.- disse Chris avvolgendo le braccia attorno al collo dei due e trascinandoli nel bel mezzo del gruppo.
Con sguardo angosciato Guang Hong cercò lo sguardo del proprio ragazzo, tentando di svicolarsi dalla presa di Chris, mentre Leo rimpiangeva di non saper usare la telepatia per richiamare Michele affinché li aiutasse nuovamente a fuggire, e in alternativa ripiegava sul tentativo d’impietosire Georgi.
-Sai qui stavamo bevendo un po’- a giudicare dalla quantità di bicchieri sul tavolo e dal numero di bottiglie vuote alle loro spalle avevano bevuto ben più di “un po’” -E ci è venuta una domanda: ma davvero in America puoi guidare dai 16 anni e bere solo dai 18?-
Se veramente volevano sapere solo quello allora sarebbe stato semplice, ma dubitava della cosa, per cui provò ad agitare una gamba con naturalezza per attirare l’attenzione di Georgi, troppo concentrato a parlare con Victor per accorgersi dell’SOS che avevano lanciato.
-No, in verità dai 21.- disse forzando la voce per farsi sentire, rinunciando a chiedere aiuto a Georgi e ripiegando su Seung-gil.
-Cosa?! Ma è scandaloso!- strillò un uomo al suo fianco, poggiandosi una mano sul cuore con fare melodrammatico.
Nota per il futuro: evitare la Svizzera come eviteresti un lebbroso.
-Vi prego, qualcuno mi dia da bere, non posso pensare alla bestialità che ho appena sentito!-
Con una sincronia a dir poco terrificante il gruppo annuì, allungando le braccia verso alcune bottiglie e rabboccando i bicchieri.
-Ehi Chris non essere tirchio, prendi un altro paio di bicchieri.-
-Mais bien sûr mes amis!- ribatté quasi che lo avessero appena insultato, versando una generosa quantità di Merlot in due calici.
-Su, non siate timidi, prendete!- disse allungando i bicchieri ai due, che per la verità nel mentre che lui si era girato avevano subito provato a dileguarsi, venendo bloccati da una ragazza del gruppo.
-Veramente nessuno di noi due beve- tentarono debolmente di obiettare guardando con timore il liquido vermiglio.
-Oh sciocchezze, a 18 anni bisogna iniziare, su senza storie!- fecero pressione alle loro spalle.
-Mica lo diciamo in giro, su, su!-
Ormai erano spacciati.
-D'accordo, dammi qua.- disse Guang Hong allungando con decisione un braccio verso uno dei bicchieri che Chris gli cedette di buon grado, osservandolo stupido quando declinò la testa e lo mandò giù tutto d'un fiato.
-Ehi ehi, adesso non esagerare.- sghignazzò il festeggiato fra le risate generali mentre Leo batteva una mano sulla schiena all’amico per placare i colpi di tosse.
Incurante del bruciore alla gola allungò nuovamente il braccio, guardando il secondo bicchiere quasi con aria di sfida, e nonostante le proprie parole Chris glielo allungò senza la minima riserva.
-Guang Hong non esagerare, non-
-Tu non reggi l'alcool e da ubriaco sei difficile da gestire, quindi no, grazie, faccio io.- replicò trangugiando in un sol fiato il secondo bicchiere, piegandosi in due scosso dalla tosse e asciugandosi gli occhi con una manica.
-Mi piaci ragazzino, sei forte- commentò Marianne poggiandogli una mano sulla spalla e poi alzando il tono per richiamare l'attenzione di Chris e delle persone vicine.
-Ehi, facciamo una gara di bevute!-
Il coro che si levò mostrava un certo apprezzamento per la proposta e, insieme all'assenso di Etienne, segnò l'inizio della fine.




-Dai dai dai!-
-Micky tu reggi meglio di me, rialza il valore dell'Italia!-
-Sara, un conto è bere, un'altra cosa è ubriacarsi.- cercò di spiegarsi sorseggiando un Sauvignon accanto a Phichit che fra una foto ed una parola con Yuuri tracannava mica male.
Non che fosse il solo.
Tutti gli invitati, ma proprio tutti, sì, tutti, si erano radunati attorno al bancone, prendendo un bicchiere e servendosi liberamente.
-No non provarci, gli unici esentati sono i minorenni.-
-Seung-gil non è minorenne.- obiettò cortesemente Otabek alle continue insistenze di Selina, ma la donna ignorò le sue parole, insistendo nel propinargli un bicchiere di Martini.
Ammetteva senz'imbarazzo d'invidiare l'espressione da "vuoi morire?" di Seung-gil che aveva convinto le ragazze a lasciarlo in pace.
-Senti, smettila di rompere i coglioni al mio amico, no è no, punto.-
Alle parole di Yuri la donna mise su un broncio colossale, che si smontò nel secondo in cui lo vide, seduto su uno sgabello da bar intento a bere.
Quando diamine aveva preso quel bicchiere, e perché poi?
-Tu non sei minorenne?- chiese la donna, ottenendo in risposta una scrollata di spalle e, stranamente, nessun offesa. -E con ciò? Sono russo, io.-
No, non era permaloso, quello no, e neppure incapace di perdere, perché un atleta non può esserlo, ma non gli piaceva perdere, e ancor meno rifiutare le sfide, per cui con i suoi soliti modi pacati si versò un bicchiere di Vodka, come aveva fatto Yuri, e lo bevve.
-Mah, non mi è mai piaciuta la Vodka, troppo volgare, meglio del Gin- commentò JJ al suo fianco, supportando le proprie parole con i fatti.
-Beh JJ per un russo bere Vodka è naturale come per un messicano bere Tequila o per un giapponese Sakè.- rispose prontamente Victor, senza poi curarsi della risposta del canadese, ma continuando la sua opera di persuasione ai danni di Yuuri.
-Che vuoi che sia, giusto un goccio!-
-Non reggo l’alcool, lo sai benissimo.- rispose serio e duro, deciso a non crollare, perché avrebbe fatto di tutto per Victor, ma proprio non gli andava di finire come a quel famoso Galà.
Un conto era bere un bicchiere ogni tanto, a stomaco ben pieno, per gustarsi il sapore, ma bere così a gratis…
Eppure, come dirgli di no quando faceva quella faccia da cane bastonato?
Speriamo solo che almeno qualcuno resista.




-Chris, mi vuoi dire cosa ci facciamo qui?-
-Mon cher, ma allora non mi ascolti. Ho freddo, mi serve un maglione.-
-E cosa ha a che fare il tuo maglione con la mia camicia?- gli chiese guardandolo scettico mentre l'altro gli sbottonava suddetto indumento.
-Oh nulla, ho solo deciso che preferisco il calore umano a quello dato da un maglione.- rispose candidamente litigando con un bottone molto affezionato alla sua asola.
-E lo hai realizzato solo quando siamo arrivati qui, giusto?-
-Assolutamente.-
Sospirò esasperato, bloccandogli le mani a malincuore. Alle volte è proprio scomodo essere persone dotate di senno.
-Non credi di aver esagerato?-
-A fare cosa mon amour?- domandò Chris guardandolo con aria innocente.
Bugiardo infame.
-Hai ubriacato tutti gli ospiti.-
Il pattinatore saltò indietro come se gli avessero appena gettato un secchio di liquami addosso. -Io non ho fatto nulla, sono stati Neon, Marianne e Danièle!-
Come se non avessi organizzato la cosa con quella domanda sull'alcool in America.
-Sei comunque stato tu a dare da bere ai due piccoletti.-
-Etienne, mica sono stato io a costringerli a bere!- piagnucolò in tono lamentoso avvicinando le mani alla cintura del compagno.
-Ed è un caso che tu abbia fatto installare dei pali da lap dance?- s'interessò allontanando le mani di Chris dai propri pantaloni.
Chris era sempre troppo lento, avrebbe dovuto imparare a spicciarsi, riflette baciandolo con irruenza, per nulla interessato alla risposta alla propria domanda.
Quest'anno hai giocato bene Chris, ti sei preparato una risposta ad ogni mia domanda, non agendo mai in prima linea. Un punto per te.




-Non li si può vedere, non trovi anche tu?-
Mah, senz'altro non si era fatto 9 ore di volo per assistere a quell'esibizione, però doveva ammettere che si muovevano bene, indipendentemente dal fatto che non era la danza classica a cui Yuri era abituato.
-Tutte le feste a cui partecipano quei due finiscono sempre così, è allucinante!- proseguì imperterrito, forse insoddisfatto per la sua scarsa partecipazione al discorso -Poi hanno il fegato di dire a me fare il bravo, come se avessi 5 anni, ma ti rendi conto?-
Otabek lo guardò, non propriamente lucido, dopo che al primo bicchiere di Vodka ne erano seguiti almeno altri due, visto che gli era piaciuta parecchio, o forse voleva dimostrare qualcosa.
-Si può sapere come fai?- chiese massaggiandosi le palpebre, stanco.
-Mh? A fare cosa?- mugugnò il giovane russo staccando la propria attenzione dal palcoscenico su cui ballava il suo omonimo, girandosi a guardarlo sinceramente stranito.
-Reggere l'alcool dici? Mah, alle feste mio nonno mi ha sempre fatto bere un po' di Vodka, da prima ancora che camminassi. Ce l'ho nel sangue ormai.-
Ce l'ho nel sangue un corno.
Non aveva neanche 16 anni e si era scolato mezza bottiglia di Vodka senza batter ciglio, mentre lui che ne aveva 18 e un fisico ben più imponente era ubriaco dopo appena 3 bicchieri!
-Piuttosto sei tu che sei impressionante, non ti reggi in piedi, ma sei lucido e presente a te stesso. Non avevo mai visto una cosa del genere, è mostruoso.-
Lucido e presente a sé stesso, come no.
Magari visto da fuori dava quell'impressione, e in effetti pur non riuscendo a coordinare i propri movimenti articolava frasi di senso compiuto senza eccessivo sforzo e senza biascicare, però non è che fosse granché.
Aveva un caldo assurdo, tutto ciò che voleva era levarsi tutto fino a restare in boxer, e forse neanche quelli. Se fosse riuscito a camminare decentemente con buona probabilità si sarebbe unito a Yuuri, Victor ed il resto del gruppo solo per poter stare mezzo nudo senza essere guardato come un alieno.
-Yuri, sono stanco.-
E questa da dove usciva? Sì, era la verità, ma non intendeva dirlo ad alta voce!
-Per la verità anch'io, e poi non ho molto da fare qui, vuoi che ti accompagni in camera?-
E rinunciare così alla tua compagnia? No, mai.
-Sì-
Il biondo annuì, servizievole, una caratteristica che gli aveva visto usare solo con lui. -Vado a chiedere le chiavi delle nostre stanze alla reception e ti accompagno, aspettami qui.-
Ma cosa diavolo era, una maledizione? C'era senz'altro qualcuno che aveva preso il controllo del suo corpo, perché lui non si sarebbe mai comportato così.
Speriamo solo di non far danni.




-Io te l'avevo detto di non esagerare Sara.-
-Oh, andiamo Micky, non essere polemico!- ribatté solare abbracciandolo e scompigliandogli i capelli.
Ecco perché non potevo farti venire da sola.
-Sara, andiamo, meglio se vai a letto.-
-Ma io non ho sonno!-
Michele sospirò: gli piacevano i bambini e non gli dispiaceva prendersi cura dei piccoli, ma sua sorella non faceva parte della categoria. Sara non è piccola, è ubriaca, che è peggio.
-Vedrai che appena toccherai il letto crollerai che è un piacere.-
-Ah, guarda, ballano, andiamo anche noi!-
Già di solito non mi ascolti, da ubriaca poi…
E ballare cosa? Insieme al gruppo di Kira e le altre? Sara avrebbe dovuto passare sul suo cadavere prima di riuscire ad unirsi a quello spogliarello.
-Che ne dici di fare una passeggiata fuori a vedere le stelle invece?-
-Ma fa freddo, non mi va!-
-Vengo io!- strillò una ben nota voce dietro di lui, e quasi simultaneamente sentì qualcuno aggrapparsi alle sue spalle.
-Emil, sparisci, non è-
Il suo alito puzzava di alcool che neanche una distilleria.
No, due no, ti prego Dio, implorò sperando con tutto sé stesso che le invocazioni funzionassero anche se uno non era un devoto credente.
-Ah Emil, ciao!- l’urlo di Sara gli trapanò i timpani, e come se non bastasse fu costretto ad allungare le mani per afferrarle i fianchi ond’evitare che lo facesse cadere.
Ma cos’è, sono diventato un sandwich?
-Che ne direste se andassimo tutti di sopra a giocare a qualcosa?- ci doveva almeno provare, magari travolti dalla gioia di passare del tempo insieme avrebbero accettato, e gestire due ubriachi in una camera, da soli, senza stimoli esterni, avrebbe dovuto essere più semplice che gestirli in una sala piena di gente.
-Ma io voglio ballare!- protestò Sara.
-Sarebbe scortese abbandonare la festa!- rincarò Emil.
E Michele, semplicemente, rinunciò a combattere.




Possibile che ovunque andasse aveva qualcuno che doveva stressarlo?
Non chiedeva granché, voleva solo che la gente lo lasciasse in pace il più possibile. E invece all’università si ritrovava a condividere la camera con un rompipalle, la sua allenatrice cercava di rendere quella che era la sua passione un mezzo di propaganda politica e non contenta lo spediva a forza in quel covo di matti.
Avrebbe potuto restare in Corea e prepararsi per l'esame di giovedì, ed invece eccolo lì, in Svizzera perso in mezzo alle montagne con un gruppo di ubriachi, a sentire quel cretino di canadese tubare alle sue spalle.
Ringrazia che non mi piace la violenza e non mi va di sprecare il fiato a parlare con un arrogante del tuo calibro.
Eppure, per quanto quel malefico canadese gli desse ai nervi, forse restava meglio di Phichit che appoggiato al bancone praticamente spalla a spalla con lui non faceva che continuare a bere con espressione a dir poco depressa, squadrando la sala quasi con le lacrime agli occhi. Lui da solo si era scolato qualcosa come due bottiglie di vino e aveva la mano avvolto al collo della terza.
Ad andare avanti così avrebbero dovuto mandare un'ambulanza a prenderlo.
Spostò la mano da sotto il mento allungandola al suo fianco e sondando le reazioni di Phichit quando si avvicinò alla bottiglia. Sorpreso e un po’ perplesso, perfetto.
Afferrò la bottiglia e gliela tolse di mano, appoggiandola dietro il bancone a metà fra sé e Georgi.
Avrebbe anche potuto fare conversazione, valutò guardando con la coda dell'occhio in direzione del russo, ma lui non ne aveva voglia e il russo neppure, quindi a che pro?
Se avesse saputo cosa gli riservava la serata, probabilmente sarebbe scappato, ma ahi lui, non ne aveva alcun’idea.




Non si aspettava nulla di diverso da Chris, tre quarti della sala e forse di più sbronzi, ancora era andata bene.
Non erano mai stati amici, ma essendo lo svizzero sempre insieme a Victor ci aveva parlato un paio di volte ed era capitato anche che avesse incontrato parte della donne presenti in occasione di un paio di feste a cui Victor lo aveva portato: tutte teste matte.
Oh, simpatiche, nulla da dire, ma un po’ troppo spigliate per i suoi gusti, e non a caso erano amiche di Victor.
Sarebbe volentieri rimasto in Russia, e a giudicare dallo sguardo schifato di Seung-gil anche lui era dello stesso avviso. Chissà se pure lui è stato costretto dal suo coach.
Sospirò annoiato e guardò il bicchiere di fronte a lui, che seducente gli proponeva di bere ancora, mezzo pieno di Gin. Non si sarebbe ubriacato con così poco, però avrebbe bevuto solo per noia, e non era un atteggiamento da lui.
No, non avrebbe bevuto ancora, decise allontanando il bicchiere da sé e osservando la sala vagamente annoiato.
Yuri tornava dalla reception a passo di carica, segno che evidentemente aveva avuto uno scontro con qualcuno, ed ebbe l’istinto di alzarsi ed andare a sentire cosa era successo, ma per quello che aveva visto il migliore nel placare la piccola tigre era Otabek, per cui lasciò a lui il compito, ed in effetti quando il biondo raggiunse il suo amico i suoi modi cambiarono, facendosi molto più calmi e rilassati.
Beato tu che hai qualcosa di speciale.
Voltò lo sguardo vedendo Michele, pressato fra la sorella ed Emil in evidente difficoltà e di nuovo girò la testa verso i tavoli: se fingeva di non sapere nessuno avrebbe potuto criticarlo per non averlo aiutato.
Forse poteva procurare un dopo sbornia a Leo e Guang Hong: costretti a bere ancora e ancora, Guang Hong aveva bevuto per due a lungo, poi Leo era subentrato per evitargli il coma etilico.
Difficile dire se fossero entrambi sbronzi o solo uno dei due, ma di certo non erano messi bene, seduti praticamente uno in braccio all’altro su una minuscola poltroncina, con Guang Hong che a più riprese si sdraiava addosso all’altro.
Avrebbe anche potuto essere interessante sentire cosa diceva, pareva uno di quegli ubriachi simpatici, ma non erano fatti suoi.
No, non era per nulla interessato ai balli di Yuuri, non facevano per lui, conoscendo Victor capiva la sua scelta, ma il fatto che fosse perfetto per Victor non significava che dovesse piacere a lui. Che poi da sobrio non era male, ma da ubriaco…




-Meglio prendere l'ascensore, sulle scale farei fatica ad aiutarti.- rifletté Yuri sistemandosi meglio il braccio dell'amico attorno al collo e cambiando la propria direzione.
Diavolo, era sia scomodo che difficile, ma nulla in confronto a quando si era ritrovato a trasportare Victor ubriaco, un paio d’anni prima, perché pesava ed al contempo essendo così più alto di lui non riusciva nemmeno bene ad appoggiarsi, così per istinto cercava di camminare da solo, salvo poi inciampare nei propri piedi e ricadergli addosso. Quelle volte per lo più c’erano anche Mila e Georgi con loro, e di norma alla fine Georgi accorreva in suo aiuto e se lo caricava in spalla riportandolo a casa a piedi.
Con Otabek era molto più semplice, fra loro c’erano sì e no 5 centimetri di differenza, per cui nonostante fosse comunque piuttosto pesante riusciva ad aiutarlo. E poi non biascicava. Lamentarsi con qualcuno che ti capisce (non che approva, ma che almeno ti ascolta) era più soddisfacente che lamentarsi con un ubriaco prossimo al coma etilico quale di norma era Victor.
-Io lo voglio ammazzare. Sembra debba seguirmi ovunque vada, me lo sono trovato davanti anche alla reception, è una maledizione!-
Otabek non gli rispose, come sempre, ma lo ascoltava, Yuri sapeva che lo ascoltava, e gli bastava questo: non pretendeva che fosse d’accordo con lui, non voleva che gli rispondesse, basta che lo ascoltasse.
-Prima o poi me lo ritroverò anche sotto casa, e adesso che ha la moglie poi è pure peggio, sembra debbano battersi con la Victuri per il titolo di coppia più vomitevole!-
Perché in fondo sapeva che alle volte (non certo quella) era un po’ eccessivo, però odiava la gente che riteneva di avere il diritto di farglielo presente, per cui Otabek con i suoi silenzi e la sua espressione sempre storica era perfetto, non lo criticava e non lo incoraggiava, lasciandolo parlare liberamente di tutto ciò che voleva.
Imperterrito il russo continuò la sua invettiva su quanto e come JJ dovesse morire, finché l’ascensore non si fermò lasciandoli al terzo piano.
-Mi hanno dato due camere vicine, in fondo al corridoio.-
A Yuri piaceva parlare, in effetti sembrava avere un’avversione per il silenzio, ma a Otabek, che invece era sempre silenzioso, la cosa non dispiaceva. In un certo senso da che si erano conosciuti Yuri era diventato la colonna sonora della sua vita: quando erano insieme non faceva che parlare e parlare, non stava mai zitto, al punto che Otabek sospettava parlasse pure nel sonno, e anche quando erano lontani, ognuno a casa propria, Yuri gli inviava spesso messaggi vocali per raccontargli qualcosa della sua giornata o canzoni da ascoltare, e che fossero in inglese o in russo Otabek le ascoltava sempre, che fosse in un luogo pubblico, a casa o in palestra, con o senza auricolari.
Perché amava la voce di Yuri, con tutte quelle diverse sfumature che esprimevano immediatamente il suo umore, e non riusciva a smettere di chiedersi se nel sonno, perché ormai era veramente certo che parlasse nel sonno, parlava con quel suo tono così tranquillo che tanto lo affascinava o piuttosto sbraitava in quel modo che, per assurdo, amava alla follia.
Perfino i gemiti che sentiva in quel momento erano
-JJ, razza d’imbecille, chiudi la cazzo di porta!-
Yuri sollevò il braccio di Otabek poggiato sopra le sue spalle, portandosi in due passi a dir poco incazzati dal centro del corridoio alla stanza incriminata, afferrando la porta e chiudendola con tutta la rabbia di cui era dotato, mentre il rumore si diffondeva assordante in tutto l’albergo e Otabek barcollava, scorgendo solo di striscio cosa avesse provocato una reazione del genere nell’amico.
In effetti dubitava che vedere i due canadesi scopare rientrasse negli interessi di chicchessia, anche se forse Chris…
Yuri tornò indietro, risistemandosi il suo braccio attorno alle spalle e borbottando insulti in russo.
-Yuri.-
-Cosa?- per quando non fosse rivolta a lui, non gli piaceva vederlo in quello stato di rabbia.
-Perché non vieni in camera mia?-
Oh.Dio.No. Non l'ho detto davvero.
-I letti sono singoli.- ribatté semplicemente Yuri, scorbutico.
-Possiamo stringerci un po’.- propose senza riuscire a controllare la propria lingua e Yuri aggrottò le sopracciglia, guardandolo ancora arrabbiato, senza riuscire a comprendere, e ciò nonostante continuando a camminare.
-Tu mi piaci.- proseguì, incapace di controllare la propria voce mentre Yuri senza guardarlo apriva una porta e entrava.
Perché proprio a lui?
Stava buttando al vento mesi e mai di amicizia, confessando i propri sentimenti ad un ragazzo che al momento non sa cosa farsene.
Quando Yuri lo fece sedere sul letto Otabek si preparò a leggere nei suoi occhi il disprezzo, evoluzione ben peggiore della rabbia, e gli venne voglia di piangere.
Era solo una cotta, magari non sarebbe durata, però ci teneva sinceramente all'amicizia con Yuri e… e… non era da lui, lui non avrebbe mai pianto per una cosa del genere, non era così insicuro.
Tirò su col naso, senza riuscire a trattenere le lacrime e alzò la testa a guardare Yuri, ancora dritto di fronte a lui.
Sorprendentemente nel suo sguardo non c'erano rammarico né sdegno. Quando Yuri aprì la bocca non seppe cosa aspettarsi, e sentendo il suo responso finale non seppe se compiacere o meno. Tre, semplici, parole, e la diga si ruppe.
-Tu sei ubriaco.- dice con un mezzo sorriso, appoggiandogli una mano sulla spalla e sedendosi al suo fianco, incurante di tutto con un mezzo ghigno in faccia.
-Non solo perdi la coordinazione, a quanto pare straparli pure. Mah, domani verrà pure fuori che non ti ricorderai di questa sera. Con questo almeno so che sei anche tu un essere umano.- disse scrollando le spalle con naturalezza, e Otabek non seppe cosa pensare.
Ma in fondo era ubriaco, quindi non era tenuto a farlo, decise lasciandosi cadere all'indietro sul materasso.
Avrebbe avuto tempo per il resto, una seconda opportunità, ma magari la prossima volta meglio essere sobrio.




-Micky, voglio andare a ballare!-
-Micky, quando andiamo voglio fare una passeggiata?-
Il poveretto soffiò esasperato, domandandosi per l’ennesima volta cosa avesse fatto di male per ritrovarsi a gestire due ubriachi da solo, e non due pacifici ubriachi, o magari due che piangono e si disperano in solitudine, o anche due che si fanno bellicosi, no, ma magari! Lui doveva ritrovarsi con due marmocchi capricciosi incapaci di sintonizzare i propri desideri!
-Sara, tu non balli; Emil, nessuno ti vieta di andare.- rispose esausto, cercando con scarsi risultati di staccare da sé Emil che gli si era attaccato al braccio peggio di una piovra.
-Sei cattivo Micky!- ribatterono in coro, e a Michele salì un forte istinto omicida: certo, quando fa comodo a voi però vi accordate subito, ovvio.
Chiuse gli occhi inspirando ed espirando, e quando li riaprì dovette affrettarsi a bloccare Sara che stava tentando di darsi alla macchia, mentre Emil partiva a lamentarsi perché voleva assolutissimissimamente fare con lui l’ormai nota passeggiata fuori a guardare le stelle.
Se trovo il numero dei tuoi genitori o del tuo coach giuro che mi farò pagare la serata a fare da baby-sitter. Ma non potevo ubriacarmi anch’io e passare l’intera vita a pentirmene, ma una serata tranquilla?
Sopirò, sì, sospirare quella sera era la sua attività preferita, e per la centesima volta provò a proporre di andare a letto, ricevendo la stessa considerazione che riceve normalmente uno scarabeo stercorario.
Ma non c’era proprio un modo di liberarsi almeno di uno dei due?
-Micky, voglio vedere le stelle!-
-Voglio andare a parlare con Kira!-
Ma non ne poteva, più, erano
Aspetta, Sara aveva cambiato richiesta: non voleva ballare, voleva solo chiacchierare! Forse poteva trovare una soluzione che soddisfacesse capre e cavoli, doveva solo trovare qualcuno di abbastanza sobrio e affidabile! Cosa che in realtà era più difficile che non mandarla in isolamento sulla luna...
Squadrò tutta la sala con attenzione alla ricerca di una persona seria e affidabile. E il suo sguardo cadde su Seung gil intento a cercare di placare le lacrime di Phichit con delle amichevoli pacche sulle spalle.
Perfetto, aveva trovato l’uomo che faceva al caso suo.



Il freddo non lo toccava, era un pattinatore, ormai era abituato al ghiaccio, non sarebbe stata un po’ di neve a sfiorarlo. Non era un astronomo, ma non serviva aver studiato anni ed anni per apprezzare un bel panorama. Non avrebbe saputo indicare con precisione tutti i nomi delle varie stelle e delle varie costellazioni, ma sapeva i principali, e amava osservarle di tanto in tanto.
Era abbastanza fortunato per quello, vivendo in mezzo alla campagna fuori Napoli tutte le estati si sdraiava sul prato con suo padre e osservava le stelle. L’orsa maggiore, il grande carro, la stella polare… col buio aveva imparato a distinguerle, ma mai aveva avuto modo di scorgere anche solo vagamente la via lattea.
-Tu le conosci?- chiese Michele senza abbassare lo sguardo al proprio fianco dove Emil strascicando i piedi lo seguiva aggrappato al suo gomito.
Interpretò il mugugno del ragazzo al suo fianco come un dissenso e stanco di trascinarselo dietro spolverò una panchina e si sedette.
Non fu esattamente contento nel ritrovarsi Emil pressoché in braccio, però almeno si tenevano caldo, per cui giustificò la cosa con la sbronza del ragazzo, cercando di non dar peso al forte odore di alcool attorno a loro.
-Guarda, quella è la Stella Polare.- disse alzando una mano ad indicare l’astro, osservando Emil guardare dapprima lui piuttosto perplesso e poi sollevare lo sguardo nella direzione da lui indicata, sgranando gli occhi, entusiasta come un bambino.
-Quella costellazione è l’Orsa Maggiore invece- proseguì spostandolo il dito, assorto. Era più o meno come illustrare le cosa ad un bambino, e a lui piacevano i bambini.
-Lì invece c’è il grande carro.- in fondo preso da solo non era difficile da gestire, si faceva trascinare abbastanza docilmente e ascoltava quanto gli si diceva: molto meglio di Sara.
-E quello?- chiese infervorato il ceco indicando una vaga area.
Scrollò le spalle, convinto che probabilmente chiedergli informazioni più dettagliate sarebbe stato inutile -Non lo so, non sono un esperto.-
-So dirti solo che quella è Cassiopea, mentre quella credo sia la costellazione del Cancro.- indicò quasi trasognato da quello spettacolo.
-Quella invece è Venere, giusto?- girò il capo verso Emil a dir poco sorpreso.
-Non lo so, possibile.- rispose guardandolo sorpreso ed Emil rispose sorridendo radioso.
-Mi piacciono le stelle.- si giustificò e a Michele tornò la voglia d’insultarlo.
E quindi le conosci, eh canaglia? Probabilmente sapresti dirmi i nomi di tutte loro, se solo non fossi sbronzo.
Sbuffando riportò lo sguardo verso la volta celeste, ignorando lo sguardo fiducioso di Emil. Ma ti piace così tanto mettermi in difficoltà?
-Venere è la dea dell’amore?-
Con uno sbuffo aprì la bocca per rispondere ad Emil, girando il capo piuttosto seccato: era pronto a infondergli i due rudimenti che aveva di cultura greca, pronto a dirgli come Venere fosse la corrispondente di Afrodite per i greci, la dea della bellezza e madre di Cupido, vero dio dell’amore, ma non ci riuscì.
Non che avesse particolari scrupoli di coscienza a correggere un ubriaco, tanto meno uno molesto come lui, ma parlare con una lingua altrui che fa il comodo proprio con la tua non rendeva semplice la cosa.
Ci mise un attimo a realizzare, poi il sapore di alcool lo ridestò. O meglio, risvegliò i propri riflessi nervosi, che trasmisero il giusto impulso ai muscoli, che senza attendere oltre lo fecero scattare indietro, e vedendo Emil riavvicinarsi il sinolo di nervi e muscoli del tutto indipendenti, più che la sua coscienza, gli suggerirono di mollargli un pugno. Consiglio che seguì volentieri, centrando in pieno il naso, guardando Emil cadere dalla panchina nella neve.
Ansimando osservò il ragazzo steso a terra, con la neve che gli inzuppava gli abiti e il naso una mezza maschera di sangue che colando tingeva di rosso il bianco circostante.
E la rabbia montò insieme alla soddisfazione.
Gli sta solo che bene. Ubriaco o meno. Oh, la prossima volta ci penserà due volte.
Tornò dentro senza guardare nessuno, prendendo la chiave della propria stanza e andando a letto.
E al diavolo tutti, feste simili mai più.




-Ma lo sai che somigli proprio a Nong Youhui[*]? Hai gli stessi occhi.- disse l’ubriaca al suo fianco, sporgendosi verso di lui e cercando di cavargli l’occhio sinistro, per poterlo osservare meglio forse.
Sorvolò sulla minuzia che era il fatto che il bambino fosse cinese e lui coreano, quello era un errore ancora comprensibile, ma azzurro e nero? Davvero?! Oltre a renderla molesta l’alcool la faceva pure diventare daltonica?!
Le afferrò il polso con presa salda pur senza farle male, allontanando la mano di lei dal proprio viso e riportandolo sul balcone.
Ma come diavolo era potuto succedere?
Oh, certo a livello teorico era semplice, bastava dire che Michele, se ne andasse all’inferno, gliel’aveva scaricata: con naturalezza, praticamente trascinandola per un gomito, gli aveva chiesto di tenerla d’occhio e di “non farla unire ai dementi”, sparendo prima che potesse rifiutarsi, portando Emil pressoché in spalla fuori dall’albergo.
Gli aveva anche detto, dalla distanza, qualcosa come “torno a prenderla tra cinque minuti”, come se lui fosse una maestra d’asilo e lui un genitore affettuoso.
Al diavolo, di minuti ne erano passati almeno 12, che qualcuno gliela levasse di dosso!, fu il pensiero che attraversò le sue sinapsi quando il mostro praticamente si sdraiò su di lui, facendo quasi attenzione, o almeno così gli parve, a premergli il seno sul costato, praticamente naso a naso con lui.
No, no, no, no e poi NO! Ma sapete cosa? NO!!!! Che si levasse subito maledetta cozza!
-Io voglio ballare!- disse il demonio senza allontanarsi da lui nemmeno di un centimetro e anzi cercando di sederglisi in braccio.
Ah certo, perché se Michele si fosse degnato di tornare e li avesse visti così? Brutta sanguisuga ma vuoi forse farmi ammazzare? Come se la gelosia dei napoletani non fosse nota a livello pressoché mondiale!
Con stizza e malcelata preoccupazione poggiò le mani sui fianchi della ventosa (facendo attenzione a non scivolare troppo in alto né troppo in basso: ci teneva alla pelle) e provando a levarsela di dosso, senza il minimo risultato.
-Levati.- dubitava che funzionasse, ma doveva tentare: la russa si era convinta a smettere di offrirgli da bere, magari anche con quella disgrazia ambulante avrebbe funzionato.
Speranza vana, realizzò vedendola piegare il capo con fare perplesso, una marea di capelli corvini che amplificavano il movimento. Per quanto ubriaca di certo era bella, ma ingestibile. E poi bella o meno che fosse, comunque non era interessato, l’unica cosa che voleva era un piede di porco per staccarsela di dosso.
-Sara, vuoi un goccio?-
Non vide chi parlava, e non credette nemmeno per un secondo che sarebbe bastata un’offerta simile per levarsela di dosso, ed invece funzionò: quasi fosse una cavalletta la bestia allupata si allontanò da lui, cambiando bersaglio e praticamente saltando addosso a Georgi, che con una calma invidiabile, senza dare alcun cenno di disagio ma semplicemente alzando un sopracciglio, le domandò cortesemente di staccarsi.
E lei lo fece!
Ma perché con lui no? Non aveva senso, e nemmeno
-Con gli ubriachi usa toni il più gentile possibili, di norma sono più efficaci dei toni grossi.- gli suggerì il russo, staccando il gomito dal bancone e allungando la mano verso un bicchiere pulito e una bottiglia abbandonata.
-Sicuro di volergliene dare ancora?- domandò sottintendendo come non intendesse prendersi alcuna responsabilità per quel gesto, che riteneva alquanto stupido ed avventato.
Aveva sempre avuto un’idea diversa del russo, era sorpreso.
-È ben lontana dal coma etilico, solo un bicchiere non cambierà granché, Michele di certo non ci farà caso e se anche dovesse dirgli che le ho dato da bere difficilmente le crederà.- rispose scrollando le spalle con noncuranza -E poi di norma dopo un tot tutti gli ubriachi si addormentano.- rispose allungando il bicchiere alla piovra che ci si tuffò come fosse la sua salvezza.
-Prega solo che Michele non sappia nulla dell’accaduto, ed andrà benone.-
Seung-gil piegò appena l’angolo destro della bocca in un lieve sorriso equivalente ad un ringraziamento, pregando che il russo avesse ragione.
Cosa che ovviamente non accadde.




Occhieggiò la sala rapido, sorridendo appena nel vedere Georgi che si ritrovava Sara sdraiata sulla schiena con le braccia a cingergli il collo e Seung-gil che in palese difficoltà (espressa più dai suoi movimenti che dal suo sguardo) sorreggeva la testa al cinesino, piegato in due dai conati di vomito.
Alle loro spalle Phichit piangeva lamentandosi della propria vita e dell’abbandono di Yuuri, mentre Leo tentava di scrollarsi Aalina di dosso.
Sostanzialmente si erano creati due gruppi, ognuno con dei capi e delle precise dinamiche:
Uno quello presso il bancone, composto pressoché solo da pattinatori e gestito da Seung-gil, l’altro sulla rampe delle scale che portavano alla sala da pranzo, dove aveva fatto montare tre (perché crepassero la parsimonia e la sobrietà, lui amava lo sfarzo e l’abbondanza!) pali da lap dance, attorno ai quali a turno si esibivano il resto degli invitati, seguendo tutti le direttive di Victor, l’unico oltre a lui a conoscere tutti i partecipanti alla festa.
-Mon cœur, sapevo di potermi fidare di te.- lo ringraziò avvolgendogli un braccio attorno ai fianchi e strizzandogli una natica. Le buone abitudini non vanno perse, ed era suo compito controllare che Victor si tenesse in forma, perché quel culo sodo avrebbe meritato di diventare patrimonio mondiale.
-Ah Chris, bentornato, ti sei divertito?- chiese lanciando una fugace occhiata ai capelli scompigliati dello svizzero e alla camicia spiegazzata.
Istintivamente aprì la bocca pronto a narrare tutti i dettagli, ma un’aura omicida alle sue spalle lo dissuase -Come sta andando qui?- domandò allontanando anche la mano per non rischiare di trovarsela tranciata.
Era riuscito a convincere Etienne a non ucciderlo per essere stato il responsabile nell’ombra della sbronza collettiva, meglio non provocarlo oltre.
Victor scosse le spalle, indifferente all’atteggiamento di Lolita che appoggiò il mento sulla sua spalla aderendo alla sua schiena e porgendogli il seno prominente sul costato -Si stanno divertendo tutti- minimizzò agitando appena una mano per non disturbare la donna appoggiata a lui.
Il padrone di casa annuì e si risolse a chiedere di quegli invitati che non aveva visto, più per far credere a Etienne di essere una persona responsabile che per reale interesse.
-Non lo so, prima ho visto Michele salire in camera sua e ti giuro, era un toro!, ma per il resto- rispose scrollando le spalle a simboleggiare che non ne aveva idea.
Quando era ubriaco alle volte diventava una persona comune, e per quanto la cosa non lo entusiasmasse in quel caso tornava utile.
-E il nostro involtino?- chiese con tono malizioso, alzando lo sguardo in cima alle scale dove Yuuri continuava a ballare con molto poco ritegno e ancor meno pudore, piuttosto propenso a seguire l’esempio di Neon che continuava a combattere con Wernhard per il suo diritto di andarsene in giro nudo.
e di fronte al riferimento al proprio uomo l’orgoglio di Victor si svegliò. Gonfiò il petto, raddrizzò le spalle e ad alzò il mento, girando il capo a guardarlo ballare, orgoglioso. Quanto amava la metamorfosi che subiva da ubriaco.
-Andiamo a ballare anche noi?- propose a Chris e lo svizzero annuì, scrollandosi la camicia di dosso e calando i pantaloni.
Non poteva mica stonare!




Mai, mai più avrebbe rivolto la parola a quel bastardo di svizzero, pensò guardandolo furente mentre meccanicamente spostava la mano fra i capelli di Guang Hong per non farglieli ricadere in faccia.
Facile invitare il mondo e poi sbattersene, andando a ballare con tutti gli altri ninfomani, invitati probabilmente al solo scopo di fare casino.
-Sholo un ghocco Gorgi ddai!-
-È finito Sara, mi spiace.- rispose il russo incurante del fiato caldo che Sara badava bene di alitargli sul collo.
-Ma posshiamo chiedenne ancora a Crish!-
-Non penso sia una buona idea e-
L'ennesimo conato di vomito lo riportò a catalizzare tutta la sua attenzione sul ragazzino piegato accanto a lui, la faccia immersa in un secchiello da vino un tempo riempito di ghiaccio, ora di vomito.
Non so proprio se sia peggio questo odore o quello d'alcol che permea tutta la sala, riflette amaramente spostandosi i capelli dalla fronte con l'avambraccio.
-Как насчет меня пойти со мной дорогая?-
In generale le lingue gli piacevano, si divertiva a vedere come i suoni cambiassero di pari passo alla latitudine, come le culture fossero opposte nonostante distanze minime e altre piccolezze del genere.
In inglese e coreano non aveva crepe, però il russo gli mancava.
-Я мог бы научить вас пару интересных вещей … Мы повеселимся, вы увидите-
O, non che avesse bisogno di capire la lingua per comprendere le intenzioni, vedendo una donna adulta e matura sfilarsi la già succinta maglietta per esporre un reggiseno viola scuro.
-No davvero senti io-
Qualunque cosa Leo volesse dire la dimenticò quando la donna avvicinò le mani alla chiusura del reggiseno, posta sul torace giusto per semplificare le cose.
Dando delle pacche sulla schiena a Guang Hong Seung-gil continuò ad osservare incuriosito l'evolversi della vicenda.
Vedere la scena da fuori, senza avere interesse in nessuno dei due generi, rendeva il tutto molto interessante. Un po' come un documentario su Discovery Channel.
Sentendo un peso posarsi sulla sua spalla girò il capo, ritrovandosi a fissare Phichit che era sceso dal proprio sgabello per andare a piangere sulla sua spalla.
Sospirò all'ennesimo conato di Guang Hong, ignorando le lacrime di Phichit che gli bagnavano la camicia, i lamenti di Sara e i balbettii di Leo.
La differenza fra un interessante documentario sulla dura vita dei panda e quello non era tanto l'argomento, quanto la possibilità di spegnere la TV contro l'impossibilità di scaricare quei casi umani.




Dopo 10 anni che conosceva Victor ormai Yuri sapeva cos'era un ubriaco: lo aveva visto più volte, dalla festa di compleanno che gli aveva organizzato Yakov quando lui aveva 10 anni a quel giorno, e un paio di volte aveva avuto il raro privilegio di vedere anche Georgi brillo, per cui non era come se ci facesse molto caso.
La sbronza per lui era nulla più che un dato oggettivo: se esageri nel bere ti ubriachi, una piccola legge universale.
Beh, ciò non toglieva che non si aspettasse affatto di vedere Otabek ubriaco, ma il tutto era riconducibile alla regoletta sopracitata, quindi nessuna sorpresa, rifletté girandosi nel letto e portando una mano sotto il cuscino per sopperire alla piattezza dello stesso.
Pur non essendosi mai ubriacato conosceva i sintomi: estrema allegria o profonda depressione, paranoie assurde o incoscienza estrema, perdite di memoria, mancanza di coordinazione, malesseri vari…
Aveva sempre evitato di eccedere con l’alcool, quelle rare volte che il nonno glielo proponeva allungandogli una bottiglia di Vodka, forse proprio per paura di tutte quelle spaventose conseguenze.
Ha detto che gli piaccio rifletté ritornando a pancia in su con le braccia incrociate dietro la testa.
Strofinò la guancia contro la manica del pigiama ad occhi chiusi. Non ha un gran valore.
No, decisamente non lo aveva. Era ubriaco, aveva probabilmente intravisto i due aceri in condizioni deplorevoli -preferiva non scendere nei dettagli per fingere che non fosse mai successo- ed aveva fatto un qualche strano collegamento.
Non lo pensa davvero si ripeté chiudendosi a riccio e controllando la respirazione. Era ubriaco.
D'altronde se aveva visto Victor fare il filo a delle donne da ubriaco, cosa c'era di strano nel comportamento di Otabek?
Di certo ha buon gusto pensò ghignando, senza dar peso alle guance che si fecero rosse.
Tanto era in camera sua da solo che cercava di dormire, perché avrebbe dovrebbe importargli?
Con un colpo di reni si distese supino, con le braccia sotto il mento e l'orecchio poggiato sull'avambraccio.
No, siamo solo amici.
Già, solo amici.
Amici
-Beka, sei uno scemo.- biascicò ed un sottile rivolo di saliva gli colò sul polso, l'unico ad ascoltarlo il cuscino che vegliava sul suo sonno.




Maledicendo per l’ennesima volta il festeggiato, l’alcool e gli ubriachi Seung-gil allungò il braccio destro a prendere il telefono nella tasca sinistra dei pantaloni.
Dannazione a voi, pure il contorsionista mi tocca fare adesso, imprecò rivolto a Guang Hong addormentato sulla sua coscia destra e Phichit ancora appoggiato alla sua spalla sinistra.
Domani avrò un mal di schiena astronomico, ma tanto a voi che interessa?.
Con un grugnito seccato controllò l’ora dal cellulare. 2.54.
Splendido, in pratica erano almeno 2 ore che si ritrovava a gestire quei cadaveri ambulanti.
Alle volte sarebbe proprio utile essere meno coscienzioso, pensò guardando con dichiarato astio il festeggiato.
Oh, prega che non ti trovi in giro da solo o finisce male.
Tenendo la schiena dritta per non infastidire Phichit e far ripartire il torrente di lacrime, appoggiò il telefono accanto alla propria coscia, stropicciandosi stancamente gli occhi.
Fra il fuso orario e la musica piuttosto alta aveva un mal di testa notevole.
Con un sospiro si scompigliò i capelli, alzando lo sguardo su Georgi.
Erano simili, in effetti: entrambi vittime innocenti di un branco di alcolizzati. Se lui si ritrovava a gestire tutti i pattinatori maschi rimasti in sala, beh Georgi si era accaparrato Sara e la russa che aveva lungamente fatto proposte esplicite a Leo, che ora se ne stava semi-svaccato con la schiena poggiata al bancone, come lui, accarezzando la schiena a Guang Hong e lamentando un mal di testa allucinante.
Avrò un ubriaco in più a carico, ma almeno i miei non cercano di stuprarmi si consolò, alzando lo sguardo quando un refolo d’aria gelida lo investì, risvegliando i due ragazzi accasciati su di lui.
Con aria ben poco amichevole alzò lo sguardo verso le porte dell’hotel, intenzionato ad uccidere con lo sguardo il malaugurato invitato che voleva aggiungere al suo mal di testa anche un raffreddore, ma trovandosi di fronte Emil, fradicio e con la faccia coperta di sangue, parzialmente nascosta da una mano, rinunciò ai propositi violenti.
Appoggiando le mani a terra si sollevò, incurante delle lamentele di Phichit e Guang Hong, avvicinandosi al ceco.
-Che hai fatto?- chiese quando questi lo raggiunse e sorpassò, andando a sedersi vicino agli altri, sul pavimento.
Non ottenne risposta, né con le luci soffuse della sala riuscì a risolvere il suo enigma, finché Georgi non comparve al suo fianco, seguito dalle due ragazze, preoccupato almeno quanto lui.
-Alla reception non c’è nessuno, scavalco e guardo se c’è un kit di pronto soccorso, tu tienili d’occhio- sospirò senza guardare bene in faccia il russo, accontentandosi di un “d’accordo” come garanzia.
-Reggi questo.- ordinò una volta tornato dalla vana spedizione, raccattando il telefono e accendendo la torcia.
Con cautela si avvicinò al bancone, allungando cautamente un braccio verso Emil per scostargli una mano dal volto e poter valutare l’entità del danno, mentre Georgi reggeva il telefono mezzo scarico per fare luce.
Per fortuna il ragazzo non oppose resistenza, lasciando che Seung-gil gli togliesse la mano dalla faccia: il naso era rosso e incrostato di sangue, evidentemente rotto, e il viso era sporco di sangue conseguente alla rottura, ma a parte quello non aveva altri lividi evidenti.
Semi-sdraiato affianco a lui Guang Hong sollevò la testa sbattendo le palpebre confuso per mettere a fuoco l’immagine, Leo sibilò in un moto di empatia, o forse lamentandosi del proprio mal di testa, Phichit singhiozzando perché “nessuno si curava di lui” e si alzò uscendo dal suo campo visivo, Georgi espresse ad alta voce al capannello la sua stessa diagnosi e le due donne alle sue spalle vedendo il sangue urlarono schifate.
-Emil. Emil, mi senti?-
Emil mugugnò, fissando il russo che gli aveva posto la domanda.
Seung-gil non poté che osservare ammirato la calma con cui Georgi gli ripassò il telefono, avvicinandosi appena ad Emil per essere certo che lo sentisse e ponendogli la fatidica domanda.
-Che hai fatto al naso?-
Il ragazzo lo guardò confuso, e Georgi ripeté la domanda, senza perdere la propria compostezza. Ma per quando provò a chiederglielo, Emil continuò a non rispondere, forse troppo ubriaco per farlo o forse solo privo di voglia.
-D’accordo Emil, allora va bene se-
-No, Phichit non provarci neppure, dammi subito quella bottiglia.-
Con cipiglio perplesso il russo alzò lo sguardo su Seung-gil, insolitamente arrabbiato, che sbraitava addosso a Phichit: a ben guardare, aveva in mano una bottiglia di un qualche superalcolico.
-Phichit, passami la bottiglia.- intervenne Georgi con tono calmo, rassicurante, e con circospezione Phichit si avvicinò al russo, allungandogli la bottiglia, sotto lo sguardo irritato del coreano.
-Emil, dove siamo?-
-Svizzera- rispose flebile, e Georgi annuì.
-È indubbiamente ubriaco, però capisce ed è semi-consapevole di sé.- disse rivolto a Seung-gli, di nuovo accovacciato accanto a lui, in attesa di sentire il suo parere -Non ci conviene chiamare l'ambulanza o che, domani tornerà a casa e ci penserà da sé, limitiamoci a disinfettare.-
-Georgi, al bancone non c'era il kit di pronto soccorso.-
-Ma qui è pieno di alcolici: non sarà il top, ma un po' di Rum andrà bene.- replicò strappando la bottiglia datagli da Phichit e bagnando un fazzoletto.
-Credo che non ci mancherà la Svizzera.- commentò dopo un po', tamponando delicatamente il viso a Emil, che pur con smorfie infastidite non si ribellò, mentre il caos degli altri ubriachi li travolgeva, di nuovo.
Perché ci sono cose a cui si sceglie di partecipare, tipo il Grand Prix o un viaggio a San Pietroburgo con gli amici, perfino una gara di pisciata in lungo (non che l'avesse mai fatto), cose a cui si è costretti a partecipare, tipo una partita a Twister con Yuri e Mila, gli allenamenti la domenica mattina o il cenone di Natale con la famiglia, e poi ci sono cose che subisci, come la scuola fino ai 16 anni, le ramanzine di Yakov e le sedute di shopping con la tua ragazza.
E decisamente le feste di compleanno di Chris.




-L’anno prossimo scordati una cosa del genere.-
immerso dal sonno e dal silenzio, Chris spalancò gli occhi al tono velenoso di Etienne -Pourquoi mon amour?-
Etienne sollevò la testa dal cuscino fulminandolo con uno sguardo -Hai ubriacato tutti.-
-Mais non, sono stati-
-Oh, non prendermi in giro. Hai organizzato lo spogliarello e posso passarci sopra, sobri o meno metà del gruppo avrebbe agito allo stesso modo, ma hai ubriacato tutta la sala. La metà di quei ragazzini non hanno nemmeno 20 anni!-
-Sono tutti sopra i 18 possono-
Lo sguardo di fuoco che ricevette lo azzittì.
Non aveva paura di molte cose, ma l’ira del mansueto era terrificante, e quella di Etienne era decisamente difficile da gestire.
-Il cinese ha passato metà serata a vomitare, l’altro a piangere-
-Guang Hong e Phichit- s’intromise per dare un nome alle persone di cui il compagno parlava, ed Etienne lo fulminò: preferendo evitare di finire con il naso rotto come Emil s’azzittì.
-La sorella di Michele era a un passo dal coma etilico e Seung-gil le farà causa per molestie, il ceco aveva il naso rotto non si sa nemmeno bene come, e tu eri a ballare?! Ma ti vedi?! Hai 26 anni, dovresti essere una persona responsabile!-
Era furioso, era palese dal tono con cui parlava -Spendi oltre 3000 euro per questa discutibile festa senza curarti degli invitati. Sei un egoista.- commentò freddo, chiudendo la discussione e girandosi per dormire.
E Chris avrebbe dovuto davvero essere ferito dalle sue parole e profondamente pentito, ma non lo era.
E quindi gli pareva una buona idea sfrusciare il pacco contro le natiche di Etienne.
Il cuscino che gli volò in faccia parve un "no".
-Ti aspetta una settimana in bianco Chris.- lo ammonì indicandogli il divano, indifferente alla sua faccia sconvolta, così con uno sbuffo raccattò il cuscino che l'aveva colpito e se ne andò sul divano.
L'anno prossimo mi farò tutti quanti così almeno non mi peserà l'astinenza.
Perché se i galli erano irriducibili, beh, gli svizzeri erano la loro discendenza.











 


Alles gute zum geburtstag

Bon anniversaire

Buon compleanno























Nong Youhui : http://www.extremamente.it/2012/01/23/il-bimbo-cinese-che-stupisce-il-mondo-ha-gli-occhi-blu-e-vede-nel-buio/
   
 
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