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Autore: Najara    14/02/2020    5 recensioni
Kara si sveglia dopo una notte di festa, i ricordi sono un po' annebbiati, ma piano piano un dettaglio le torna in mente: tre lettere.
Tre lettere che deve assolutamente recuperare.
Una storia SuperCorp per il giorno di San Valentino.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le tre lettere

 

Kara sollevò la testa e si guardò attorno con sguardo appannato. Non era sicura di sapere dove fosse… si rovesciò su di un fianco e sentì un gemito: Alex era stesa accanto a lei, una smorfia sul volto, gli occhi ancora chiusi.

“Dove siamo?” Chiese, alzandosi su di un gomito.

“Buongiorno fiorellini!” Con sollievo Kara riconobbe Sara, quello doveva essere il suo appartamento.

Come un flash ricordò alcune scene della sera prima.

 

Alex che rideva, chiaramente ubriaca, Sara con uno sguardo divertito, delle lettere…

 

Alex grugnì nascondendo la testa sotto alla coperta.

“Ciao, Sara, come siamo finite a casa tua?” Kara si tirò a sedere, attirata dal profumino proveniente dalla stanza accanto.

“Tu e tua sorella eravate troppo ubriache, non potevo lasciarvi andare a casa da sole, in moto, oltretutto!” Nel suo sguardo vi fu un brillio di divertimento.

Kara si strinse nelle spalle, ricordava di aver esagerato un poco la sera prima.

È la colazione che ha questo buon profumino?” Si distrasse.

“La smettete di parlare?!” Intervenne Alex, uscendo dalle coperte con aria stravolta. “Non capisco come tu possa essere così pimpante! Hai bevuto almeno quanto me e io ho un terribile mal di testa e la nausea.”

“Organismo super-veloce!” Le ricordò Kara uscendo dal letto al cenno di invito di Sara che ridacchiava divertita.

In cucina vi erano delle brioche, del the e del caffè, persino del succo di arancia. Kara guardò perplessa Sara che sorrise.

“Ava è molto organizzata.” Parlare della donna che amava addolcì immediatamente il volto della giovane. Non per la prima volta Kara desiderò di trovare un giorno qualcuno per cui provare quello stesso sentimento…

 

È un bel ragazzo! Intelligente! Cos’ha che non va?” La voce di Sara sembrava distorta.

È un terribile pallone gonfiato!” Si sentì rispondere. Alex rise.

Abbassò il volto, aveva dei fogli bianchi davanti…

 

“Kara?”

Fece una smorfia cercando di ricordare. Carta da lettere?

“Ho questi pezzi di memoria che tornano, ma non riesco a dar loro senso…” Ammise.

Sara nascose il sorriso dietro alla tazza.

“Davvero non ricordi nulla?”

Kara sbiancò.

“Ho fatto qualcosa di cui mi pentirò?” Chiese.

“Posso avere un’aspirina?” Alex arrivò in cucina trascinando i piedi.

Sara prese un bicchiere nel quale poco prima aveva buttato una compressa effervescente e lo passò alla ragazza che si sedette al tavolo.

 

“La mia risposta alla tua domanda è: no!! Non voglio essere la tua dama al ballo di San Valentino, perché sei arrogante, sciocco e credi di poter avere tutte le donne che vuoi solo perché hai un bel faccino!”

“Digliene quattro Kara!” Brindò Alex alzando un bicchiere e poi buttandone giù in un sorso il contenuto.

Kara si morse la lingua tra i denti mentre scriveva con cura le parole appena dette.

 

“No!” Kara scattò in piedi, quasi rovesciando la sedia.

Ora i ricordi tornavano chiari assieme alla consapevolezza di quello che aveva fatto.

“Cosa c’è?” Chiese Alex.

Sara fece una smorfia divertita.

“Dimmi che non le abbiamo imbucate…” Supplicò.

 

“Quanti francobolli hai comprato?” Alex ridacchiava ancora, il braccio attorno alla sua spalla, si reggevano l’un l’altra a mala pena.

“Ragazze, direi che ci siamo divertite abbastanza, è ora di andare a casa.” Suggerì Sara.

Nooooooo.” Era la sua voce. “Nooooo. Le ho scritte ora le spedisco!”

“Kara, aspetta!” Sara cercò di afferrare le lettere, ma Alex si frappose.

“Lasciala fare, ha scritto tante cose vere!” Biascicò.

“Su ragazze, domani ve ne pentirete e…”

Kara osservò la propria mano spingere lo sportellino rosso della cassette della posta e le lettere scomparire.

“Fatto!” Urlò con giubilo.

 

La faccia di Sara era eloquente.

“Mi dispiace Kara, ma non hai detto nulla che tu non avessi sul cuore, quindi…”

“Ho scritto…”

 

“Viscido e insignificante…”

“… arrogante saputello…”

“… non sarò mai vittima di un…”

“Non potrei mai e poi mai…”

 

Alex passò lo sguardo da Kara a Sara, interrogativa.

“Mi sono persa qualcosa?”

“Ho scritto delle cose a… ai ragazzi che mi hanno chiesto di andare al ballo di San Valentino con loro.”

“Non mi sembra così…” Alex si fermò, guardò Sara poi Kara. “Oh.” Disse soltanto. “In vino veritas?”

“Sì… ma non sono cose che… non volevo dire quelle cose.”

“Sono la verità.” Intervenne Sara versando ad Alex del caffè. “Forse sei stata un po’ brutale, ma sono cose che pensi e che solo perché sei troppo buona e gentile non hai mai detto loro.”

Rimasero tutte e tre in silenzio.

Poi Kara non ce la fece più.

“Devo riprenderle. Prima che le leggano… prima che sia troppo tardi!”

 

***

 

Vedere il piccolo carrello della posta del campus spinto via proprio dalla buca delle lettere che Sara aveva indicato fece fermare Kara. Alex, un paio di occhiali da sole e l’aria sbattuta, si fermò a sua volta.

“Perché???” Chiese Kara, disperata.

“Perché l’alcool fa male.” Rispose Sara, le mani infilate nella tasca del cappotto.

“Non disperare, possiamo ancora recuperarle all’ufficio smistamento.”

“No, la posta è sacra, non ci permetteranno di entrare…” Kara conosceva un ragazzo che lavorava lì, potevi chiedergli qualsiasi cosa e avrebbe acconsentito, ma non avrebbe mai e poi mai dissacrato il suo compito permettendo a qualcuno di prelevare delle lettere.

“Vi rimane solo un’opzione: ritirare le lettere prima che vengano lette dall’interessato, ma dopo che sono state consegnate.” Rimarcò Sara.

È impossibile! Non ci sono buche delle lettere nel campus, la consegna è a mano e…” Iniziò a lamentarsi Kara. “E poi è San Valentino! Ci saranno centinaia di lettere da consegnare questa mattina!”

“Niente che una squadra come la vostra non possa affrontare.” L’occhiolino di Sara per qualche ragione sembrò molto ironico.

 

Due ore dopo era ancora appostata dietro all’ufficio postale, pronta a seguire il postino non appena fosse uscito.

Sara era andata a casa, doveva vedere il suo gruppo di studio, le Leggende, consapevole che senza di lei avrebbero fatto solo casino, così erano rimasta solo lei e Alex che però in quel momento dormiva stesa sotto ad un cespuglio.

Si sistemò gli occhiali, distolse gli occhi dalla porta e lanciò uno sguardo alla sorella, quando tornò a guardare Lena Luthor stava entrando nell’ufficio postale. Kara sobbalzò e arrossì al contempo, nascondendosi meglio. Non poteva farsi vedere da Lena conciata a quel modo, con gli abiti sgualciti, i capelli in disordine e… come poteva essere così seria e bella?

“Eh? Cosa?” Alex si mosse e Kara si rese conto di aver posto la domanda ad alta voce.

“Nulla!” Negò, Alex la prendeva sempre in giro quando lei diceva cose simili. Su Lena… diceva cose simili solo su Lena. Ma non era colpa sua se Lena Luthor

“Eccolo!” Esclamò Alex e lei sobbalzò, era così persa nei suoi pensieri che si era completamente dimenticata del perché fossero lì. “Andiamo!”

Il postino con la sua sacca salì sulla bicicletta della posta e partì pedalando. Infilato i caschi le due ragazze iniziarono a seguire il postino con discrezione.

 

È un disastro!” Kara si mordicchiò il labbro.

“Poteva andare peggio, poteva leggerla subito.” Allo sguardo di Kara Alex si corresse. “Ok, leggere non è il suo forte… ma poteva, non lo so… infilarla nella tasca dei pantaloni.”

La smorfia sul viso delle sorelle espresse perfettamente il pensiero comune.

“Dobbiamo fare in fretta, il postino è già ripartito e, per quanto sia abbastanza ovvio che giro stia facendo, non vogliamo che consegni un’altra delle tue lettere senza che abbia i nostri occhi addosso.”

“Quindi? Cosa facciamo?”

“Io non faccio nulla, ho mal di testa, tu entri nello spogliatoio dei maschi e recuperi la lettera dalla sacca.”

“Ma…”

“E in fretta, ti aspetto qua.” Alex incrociò le braccia e Kara annuì.

Infilarsi nello spogliatoio della squadra di football… ma certo! Se l’avessero scoperta la lettera sarebbe stato l’ultimo dei suoi problemi, sarebbe stata tacciata di…

“Kara?” Si bloccò a due passi dalla porta, il cuore che batteva all’impazzata, ruotò su se stessa e si ritrovò davanti la persona la cui voce non avrebbe mai confuso.

“Lena.” Disse soltanto. Adorava parlare con lei, ma non ora, ora aveva davvero da fare e lei… come faceva ad aver i capelli così…

“Stai entrando di nascosto nello spogliatoio dei ragazzi?” Chiese la ragazza e Kara divenne violacea.

“EH? NO! Come fa a venirti in mente?! Pffff

“Sto scherzando, Kara.”

“Oh…” Cercò disperatamente un’altra cosa da dire. “Cosa ci fai qua?”

“Il coach perde tutte le partite, il preside mi ha chiesto di studiare il gioco e le statistiche per migliorare il rendimento della squadra. Ho appena consegnato il mio lavoro.” Kara era agitata, ma non poté fare a meno di notare che Lena era strana, non che la conoscesse molto bene, avevano fatto qualche lavoro di gruppo assieme, chiacchierato quando erano in fila per il caffè, eppure… cercò il suo sguardo e la ragazza sorrise.

“Sai, stavo…” Iniziò a dirle.

“Ehi! Danvers!” Ecco, non poteva andare peggio, lui, proprio lui! “Cosa hai fatto questa mattina, sei un disastro!” Kara arrossì ricordando il suo pessimo aspetto, lui rise e le fece l’occhiolino, pensando, evidentemente, di essere simpatico. “Hai pensato a quello che ti ho chiesto?”

“Ehm…” Rimase imbambolata, in silenzio, completamente incapace di rispondere.

Sentiva su di sé lo sguardo di Lena.

“Kara!” Questa volta era Alex.

“Devo andare, ciao!” Disse, lanciò uno sguardo di scuse a Lena e fuggì via.

“Ottimo lavoro.” Le disse Alex non appena furono di nuovo alla moto.

“Mi prendi in giro? Non sono neanche arrivata vicina alla…”

Alex sventolò la lettera.

“Come?!” Chiese, senza riuscire ad esprimersi meglio.

“Sapevo di poter contare su di un diversivo non appena ho visto arrivare la Luthor, così mi sono infilata nello spogliatoio passando dalla finestra sul retro. Avremmo dovuto pensarci subito.”

“Ma…” Kara arrossì, ma accettò con un cenno l’inaspettato successo.

“Perfetto, metti quel ridicolo casco e andiamo, il mio mal di testa non è passato mentre mi infilavo in quel puzzolente spogliatoio!”

“Non è ridicolo!” Si lamentò Kara, guardando con soddisfazione il suo casco bianco con un piccolo unicorno, nel vedere la faccia di Alex però non insistette, ma obbedì.

 

Dieci minuti dopo guardavano il postino entrare in biblioteca e dalle vetrate lo videro consegnare la lettera alla bibliotecaria.

“Questa volta siamo state fortunate, il tuo secondo destinatario ha messo come indirizzo il suo posto di lavoro, ma evidentemente non ha ancora preso servizio.”

“Basterà aspettare che qualcuno le chiami in un reparto e potremo…” Kara si bloccò, la bibliotecaria, la lettera tra le mani, stava salendo le scale che portavano al suo ufficio. Kara e Alex la videro muoversi grazie alle finestre e poi tornare al suo posto.

“L’ufficio della bibliotecaria.” Disse Alex con tono reverenziale. Vi erano pochi posti più inaccessibili. Forse solo l’area 51 e gli archivi Vaticani potevano competere.

“Non ce la faremo mai!!”

“Va bene, ci penseremo dopo, la seconda lettera è inaccessibile, ma anche al sicuro, andiamo a prendere la terza.”

 

Erano venti minuti che il postino flirtava con una del secondo anno questo, aggiunto al fatto che nei dormitori aveva consegnato almeno un centinaio di bigliettini chiaramente di San Valentino, aveva allungato la loro missione di un tempo infinito.

“Potremmo aspettarlo dietro ad un angolo, dargli una botta in testa e recuperare quella maledetta lettera!”

“Potremmo…” Kara corrugò la fronte. “No che non possiamo! Non è colpa sua se mi sono ubriacata e ho…”

“Finalmente!” Alex sospirò di sollievo quando il postino e la ragazza si salutarono. “Bene, il prossimo blocco di camere è quello con la stanza del tuo destinatario, se tutto va bene infilerà la lettera sotto alla porta e noi… perché non me ne sto semplicemente zitta?” Alex osservò esasperata il ragazzo che estraeva una chiave, apriva la porta, entrava nella camera e ne usciva due minuti dopo senza la lettera.

“Il tuo destinatario abita con il postino?! E tu non lo sapevi?”

“In realtà lo sapevo… ecco, lui parla sempre e solo di se stesso, quindi… ma non pensavo che, insomma, sarebbe stato più comodo infilarla semplicemente sotto alla porta e…”

Alex ruotò gli occhi al cielo.

“Ricordami di non bere mai più, alzi, di non farti bere mai più, anzi, di non permetterti più di frequentare certi idioti, anzi, di non permetterti di essere sempre così gentile!” La sua faccia mortificata dovette intenerire la sorella perché sospirò. “Vado a fare una telefonata, conosco una certa ragazza capace di… beh, la serratura di quella porta non dovrebbe essere un problema per lei.”

Kara evitò di farle notare che si trattava di un reato, perché, dopo tutto, avrebbe solo preso la lettere che, a ben vedere, era sua…

“Rimani di guardia, se arriva qualcuno, in particolare se arriva lui! Non permettergli di vedere la lettera.”

“Ok.” L’idea la preoccupò non poco, cosa mai avrebbe potuto fare nel caso fosse arrivato?

Si appoggiò alla parete e attese, il cuore in gola, che Alex tornasse.

Pochi minuti e le arrivò un messaggio: “Vado a prenderla, non ci vorrà molto, tu rimani lì!”

Passarono i minuti, a quell’ora del mattino tutti erano presi dalle loro diverse attività lontane dai dormitori e vi erano ben poche persone che percorrevano i corridoi. Kara si distrasse per un poco osservando le decorazioni di San Valentino, i manifesti per il ballo facevano da padrone, ma vi erano anche numerose feste parallele di ogni genere. Le sarebbe piaciuto andare…

“Kara?” E questa era la seconda volta che si faceva sorprendere. Arrossì e si voltò. “Prima sei scappata di fretta.” Le fece notare Lena Luthor.

“Sì, Alex, lei…”

“Non mi devi spiegazioni, quel giocatore… non ricordo il nome, scusa, ho imparato i loro numeri e i diversi schemi, ma non i nomi…”

“Non è importante.” Si ritrovò a dire. Ed era vero, non era importante.

“Ok.” Eccolo di nuovo quel sorriso dolce e quella sensazione che ci fosse qualcosa di diverso in Lena. Arrossì, conscia di essersi fermata troppo a lungo a guardarla negli occhi, abbassò lo sguardo e si ritrovò a guardare un biglietto di San Valentino. Lena capì subito cosa l’avesse sorpresa.

“Oh, questo…” Alzò il pugno agitandolo con indifferenza.

“No, io… sono felice per te! Un ragazzo fortunato!” Provò a dire.

“Non è mio.” La interruppe immediatamente Lena. “Andrea mi ha chiesto di portarlo qua.” Si guardò attorno e posò lo sguardo proprio sulla porta che Kara stava tenendo d’occhio. “Lì, per l’esattezza.”

Dalla tasca del soprabito, ovviamente Lena aveva un soprabito e non una giacca come tutti i comuni mortali! Ed era un soprabito elegante e perfetto per evidenziare… estrasse una chiave.

Il telefono le squillò, Kara lesse in fretta il messaggio di Alex: “Piccolo intoppo, delusione d’amore, forse ci vorrà un po’ più di tempo del previsto.”

“Quindi fai da postina?” Chiese.

“Solo per Andrea…” Sorrise. “Solo perché questa mattina mi sono distratta alla posta…” E qua arrossì, decisamente arrossì! “E ho dimenticato di dare il bigliettino al postino.”

“Però hai la chiave.” Fece notare Kara. Il sorriso di Lena ora era decisamente soddisfatto.

“Ho un passe-partout.”

“Ma certo.”

Lena rise al suo tono.

“Non lo uso mai.” Precisò. Poi infilò la chiave nella toppa e la girò. “Tranne in casi eccezionali!” Sorrise. “In realtà l’ho chiesto alla donna delle pulizie, è una romanticona e conosce bene Andrea, è stato facile”.

Kara fu quasi sul punto di darsi una manata sulla fronte, perché non ci aveva pensato anche lei?

Lena sorrise di nuovo ed entrò nella stanza. Kara esitò, poi la seguì. La sua lettera era in bella vista sul tavolo che sapeva essere del ragazzo a cui l’aveva mandata.

“Ecco fatto.” Lena posò il bigliettino sull’altro tavolo di studio e si voltò verso di lei.

“Non ti ho chiesto cosa, tu, fai qui.” Le disse, mentre chiudeva di nuovo la porta.

“Aspetto Alex.” Non era una bugia dopo tutto.

“Non era con te, poco fa?”

“Sì… ma è dovuta andare a prendere una chiave. Non tutti hanno una passe-partout!”

“Giusto.” Si sorrisero e di nuovo si creò quella strana tensione, come se… “Prima avrei voluto dirti che ho…” Una porta si aprì e poi richiuse e Lena si interruppe mentre due giovani passavano loro accanto, chiacchierando.

“Avresti voluto dirmi…?” Chiese Kara, il cuore che batteva un pochino più veloce del normale, solo un pochino eh, niente di troppo indicativo…

Lena sorrise di nuovo, era chiaramente tesa. Lena non era mai tesa, non con lei! Non così!

“Ho…” Il telefono squillò e Lena fece una smorfia ignorando gli squilli provenienti dalla sua tasca.

“Forse è importante.”

“Questo è più importante!” Decretò lei eppure rimase in silenzio. Il telefono suonò di nuovo. Lena chiuse gli occhi, fece un sorriso di scuse e poi estrasse il telefono dalla tasca e rispose.

“Sono impegnata in questo momento.” Disse, decisa, poi corrugò la fronte. “Va bene.” La guardò, sospirò. “Sì, va bene, lo farò.” Chiuse la chiamata e guardò Kara.

“Devi andare.”

“Sì.”

Non sapeva neanche perché fosse così importante che, invece, parlassero.

La guardò andare via con la sensazione di aver dimenticato qualcosa di fondamentale.

Sospirò, prese il cellulare e scrisse ad Alex che aveva la seconda lettera.

Ora ne mancava solo più una.

 

L’ufficio della bibliotecaria era decisamente Fort Knox.

“Mi dispiace Kara, ma c’è una sola strada da percorrere.” Così le aveva detto Alex, ora Kara, appesa al davanzale a cinque metri da terra si pentì di aver detto che poteva farlo. Eppure suo era il pasticcio e suo il compito.

Si mosse un poco di lato e rimpianse di non saper volare, non sarebbe stato così difficile se solo avesse potuto volare! Prese un piccolo respiro, respirare profondamente l’avrebbe staccata dal muro e probabilmente sarebbe stato il suo ultimo respiro quindi… meglio di no, e fece un altro piccolo movimento. C’era quasi! Sembrò passare un secolo, ma alla fine riuscì ad arrivare al davanzale e alla finestra leggermente aperta, doveva solo infilarsi delicatamente… spinse, tirò e… rimase incastrata.

“Kara?” Eh no! Non di nuovo, non adesso!

“Non è quello che pensi!” Affermò decisa, rendendosi conto di quanto fosse ridicola la sua affermazione, ma impossibilitata a fermarsi.

“Quindi non stai cercando di entrare di nascosto nell’ufficio della bibliotecaria e non sei rimasta incastrata?” Chiese Lena Luthor.

“Ehm… no.” Assicurò.

“Bene, perché avrei potuto aiutarti, ma se non è questo quello che stai facendo…” Il tono ironico della ragazza non era esattamente il benvenuto in quel momento. Kara rossa in viso per lo sforzo e l’imbarazzo capitolò.

“Ti prego! Aiutami!”

Lena rise e aprì la finestra facendo attenzione a non spingerla giù, per poi aiutarla a cadere all’interno dell’ufficio. Kara rimase coricata sul pavimento per un lungo istante.

“Pensavo di morire.” Ammise.

Lena lanciò un’occhiata verso il basso.

“Sono quattro metri, Kara. Se tu fossi caduta, come minimo ti saresti rotta qualcosa!” Le fece notare.

“Quattro? Almeno cinque, se non sei!”

Lena fu così gentile da non replicare.

“Posso sapere per quale ragione hai compiuto una simile follia?”

È una lunga storia…” Si ritrovò a dire. Non era sicura di voler raccontare a Lena di essersi ubriacata e di aver scritto delle stupide lettere.  Così decise di cambiare discorso. “Ehi, ma tu come sei entrata? Non dirmi che hai un passe-partout anche per la biblioteca!”

“No, la chiamata di prima era mia madre… voleva che incontrassi il preside al posto suo, lei è impegnata in qualche attività di beneficenza…” Agitò la mano. “Il punto è che incontrerò il preside qua.”

“Vuoi dire che…” In quel momento si sentì la distinta voce della bibliotecaria parlare con il preside.

“Sì. Qualsiasi cosa tu dovessi fare, falla in fretta e poi usa la scala antiincendio. Io li trattengo.”

“Grazie!” Kara si lanciò sui cassetti, mentre Lena apriva la porta e salutava il preside. Fu fortunata, la lettera era in bella vista nel secondo cassetto, l’afferrò e si lanciò verso la seconda finestra della stanza. L’aprì e uscì un secondo prima che Lena si spostasse lasciando entrare l’uomo.

Era fatta, le aveva tutte e tre!

 

***

 

Dopo le avventure del mattino mangiò con più piacere di sempre. Persino Alex sembrava stare meglio, di sicuro il fatto che avesse ricevuto un bigliettino di San Valentino da una persona di cui non voleva svelarle il nome aveva aiutato.

Daiiii! Perché non vuoi dirmi come si chiama?”

“Non sono affari tuoi.” Rispose Alex, le guance un poco rosse.

“Ma io ti racconto sempre tutto e…”

“Hai risposto ai tuoi tre destinatari che non andrai con nessuno di loro al ballo?” Cambiò drasticamente argomento la maggiore.

“Sì, ho scritto loro un gentile ed educato: no.” Nulla a che vedere con quello che aveva scritto nelle lettere, era quasi soffocata nel rileggerle.

“Bene, quindi con chi ci andrai.”

“Con nessuno. A dirti la verità non volevo neanche andarci al ballo, è così… banale. Invece mi sarebbe piaciuto andare…” Si distrasse quando il telefono si mise a suonare. Era Sara.

“Ho trovato i tuoi francobolli.” La salutò la ragazza, sapeva che la loro missione era stata un successo, Kara l’aveva avvisata non appena aveva finito il balletto della vittoria eseguito attorno ad Alex.

“Credo che non spedirò più una lettera per i prossimi dieci anni!” Ammise Kara, esasperata. “Recuperare quelle lettere è stato un incubo!”

“Beh… in realtà è stato divertente.” Intervenne Alex e Sara rise.

“Avete un futuro come criminali… o agenti segreti!”

“Oh no, no, no!” Kara si immaginò a fare quello tutti i giorni e impallidì! Poi pensò a Lena e si disse che se doveva farlo allora si sarebbe assicurata di avere Lena dalla sua parte, tutto sarebbe stato più facile con lei come alleata!

“Ho lasciato i francobolli a Ray, quando finisce la lezione di robotica passerà a restituirteli.”

Kara la ringraziò e si salutarono, poco dopo Alex la lasciò per andare a prepararsi, lei sì che avrebbe avuto la serata romantica che San Valentino prevedeva.

 

Nel pomeriggio seguì due lezioni, una di giornalismo e l’altra di etica dell’informazione. Mentre percorreva il campus più di una volta si ritrovò ad assistere a improvvisate dichiarazioni d’amore e a serenate. Era divertente essere uno spettatore esterno di simili manifestazioni d’amore, per fortuna nessuno si avvicinò per dichiararsi a lei, i tre idioti che lo avevano fatto si erano presi per tempo! Ridacchiò da sola nel definire così i suoi tre spasimanti, ma dopo tutto quello erano, lo aveva scritto chiaro e tondo. Scosse la testa pensando alla figuraccia che si sarebbe fatta se non fosse riuscita a recuperare quelle lettere e il divertimento scomparve. Non voleva ferire i loro sentimenti, erano degli idioti, sì, ma erano stati carini con lei e…

“Lena?” Questa volta fu lei a sorprendere la giovane! Era ora che l’equilibrio fosse restaurato! Il fatto che Lena fosse in perfetto ordine, non davanti alla porta di spogliatoi maschili o appesa e incastrata in una finestra non fu preso in considerazione. Lena si rialzò da terra.

“Scusa, non sapevo quando saresti tornata e…” Era leggermente rossa in viso. Il fatto che avesse chiaramente fatto scivolare qualcosa sotto alla sua porta era forse un indizio riguardo a quel rossore.

“Niente passe-partout?” Chiese Kara aprendo la porta e osservando la busta color crema sul pavimento. Il suo cuore era di nuovo un pochino più rumoroso, di nuovo, non vi erano particolari ragioni se non la sorpresa…

“Non mi sembrava giusto entrare in camera tua, senza essere invitata.” Lena era evidentemente in imbarazzo, sembrava non voler proprio guardare la lettera a terra, che, era abbastanza ovvio visto le due L che la decoravano, aveva scritto lei. Kara non le fece notare che quella stessa mattina non si era fatta alcun problema riguardo ad un'altra camera.

“Vuoi… entrare?” Si sentì chiedere. Era strano avere paura di una lettera?

Lena le sorrise era alla ricerca di una risposta, Kara fece un passo verso di lei.

“Mi…” fu interrotta.

“Scusa Kara, mi sono distratto a parlare con…” Ray Palmer stava camminando deciso verso di loro, alzò la testa e osservò le due donne. “Oh, disturbo?” Chiese.

“No!”

“Certo che no.” Risposero. Ray passò lo sguardo da una all’altra, poi annuì.

“Ti ho portato i francobolli.”

“Oh, grazie.” Il ragazzo estrasse il plico di francobolli e glielo consegnò.

“Avevi proprio previsto di mandare un sacco di lettere eh!” Ironizzò.

“Già…” Kara rossa in volto strinse i francobolli senza guardarli.

Ray le lanciò un’altra occhiata perplessa, poi salutò e se ne andò.

“Sai, per le lettere del campus non servono i francobolli.” Le fece notare allora Lena.

“Sì, ehm… lo so, era solo… ieri ero…”

Lena sorrise.

“Volevi proprio essere sicura che la tua lettera arrivasse?” Domandò.

“A quanto pare volevo essere proprio sicura che tutte le mie lettere arrivassero!” Con la mano indicò il tavolo sul quale le tre lettere incriminate erano ancora disposte. “Non volevo dirtelo, ma ero ubriaca fradicia e ho scritto un sacco di cavolate. Me ne sono pentita non appena me ne sono ricordata, questa mattina!”

Il viso di Lena si irrigidì, la donna distolse lo sguardo da lei e annuì piano.

Il cambiamento era stato così drastico che Kara lo percepì come se si fosse abbassata di colpo la temperatura. Forse dire a Lena che si era ubriacata non era stata una buona idea! Ricordò qualcosa riguardo a suo fratello, l’erede dei Luthor era noto per avere un problema di alcolismo…

È stato un errore che conto di non ripetere più!” Assicurò rapidamente.

Lena si piegò e recuperò la sua lettera. Kara aprì la bocca poi la richiuse.

“Buona serata.” Disse semplicemente la donna, andando via.

“Lena, aspetta!” Provò a richiamarla lei, ma la giovane non si lasciò trattenere.

Cos’era appena successo?

Kara entrò nella sua camera e lasciò cadere la borsa sul tavolo, poi posò accanto alle lettere i francobolli.

Una, due, tre.

Uno, due, tre e… quattro.

Tre lettere. Quattro francobolli mancanti.

 

Alex dormiva profondamente accanto a lei, ma Kara scriveva, un’ultima lettera, la più importante.

“… Occhi profondi come il mare, vivaci come un ruscello di montagna, occhi che non posso smettere di ammirare. Credo di avere una profonda cotta per te, credo di essermi innamorata del tuo sorriso e della tua intelligenza e della tua sincerità. Credo di aver perso la testa per la tua dolcezza e, lo so che non ci conosciamo molto, ma vorrei poter passare del tempo con te, solo per conoscerti di più, solo per scoprire ogni piccolo difetto e poterlo amare! Lo so che sembra un po’ pazzo, ma domani, quando riceverai questa lettera, sarà San Valentino e bisogna fare follie a San Valentino! ...”

 

Aveva scritto per quanto? Un’ora? Forse di più, poi, ora lo ricordava con cristallina chiarezza, aveva chiuso la lettera, messo il francobollo, era uscita dalla casa di Sara e aveva spedito la lettera per poi tornare a dormire come se nulla fosse.

Si sbatté la mano sulla fronte, poi, senza neanche preoccuparsi di chiudere la porta, si lanciò fuori dalla propria camera.

 

Lena non era andata molto lontana.

“Lena!!” La chiamò, la donna sobbalzò voltandosi. Attorno a lei numerosi studenti si voltarono per guardarle.

“Non facciamo scenate.” Le chiese Lena, non appena Kara le fu davanti. “Non è successo nulla, ho frainteso la tua lettera, succede, non è una tragedia e…”

“Voglio leggere la tua.” Proclamò Kara.

“Non credo sia il caso.” Rispose lei secca.

“L’hai scritta per me.”

“Da quello che ho capito e intuito, questa mattina ti ho trovata intenta a fare proprio il contrario di quello che esigi: ritirare lettere prima che il destinatario le leggesse. Immagino che essermi recata in posta prima che il postino uscisse abbia rovinato il tuo piano per quanto riguardava la mia di lettera.”

“NO! No, no, non ricordavo di avertela scritta.”

“Di bene in meglio.” Rispose secca Lena, girandosi e riprendendo a camminare.

Kara fece una smorfia, doveva impegnarsi di più dopo tutto era San Valentino, no?

“Cara Lena, si inizia così una lettera vero? Ma nel mio caso potrei dire: Adorata Lena, splendida Lena, ammirevole Lena! Perché? Oh, perché credo che cara non basti ad esprimere quello che provo per te.

Sei bellissima e non solo nell’aspetto che è decisamente wow! Ma anche all’interno, sei dolce, premurosa e gentile. Hai una mente brillante eppure non fai mai sentire gli altri degli stupidi e delle labbra… oh, credo di non poter parlare delle tue labbra senza…”

“Kara!” La zittì Lena guardandosi attorno e notando gli sguardi divertiti.

“Ricordo ogni parola che ti ho scritto, ci ho solo messo un pochino più del normale…” Lena scosse la testa. “Vuoi che vada avanti, la parte suoi tuoi occhi non era niente male… devi sapere che quando bevo troppo poi mi sento poetica e… vorrei che tu sapessi che so scrivere meglio di così, quando sono sana, ma…”

Un sorriso sfuggì dalle labbra di Lena e il cuore di Kara lo notò.

Fece un passo avanti avvicinandosi alla giovane e si morse il labbro.

“Penso ogni parola solo che… non avevo il coraggio di ammetterlo neppure a me stessa. Sei così… sei splendida e io sono solo… ma vorrei davvero poterti conoscere meglio e… vorrei che tu fossi il mio…”

Non poté finire perché Lena aveva fatto un passo avanti e le aveva dato un leggerissimo bacio sulle labbra.

“Vorresti venire con me alla festa delle stelle? Lo so che non è elegante come il ballo, ma ho sempre desiderato andarci con…”

“Sì!” Il cuore di Kara era ancora distratto dal bacio e stava facendo le capriole, ma il suo cervello riuscì a formulare una risposta prima del previsto.

“Sì?” Chiese Lena.

“Assolutamente sì.” Confermò.

“Bene.”

Si sorrisero.

“Così possiamo… conoscerci meglio.”

“Già.” Acconsentì Kara. “Magari lo possiamo fare… baciandoci?” Domandò e il fatto che lo chiedesse senza arrossire fu una prova che il bacio di prima era arrivato anche al cervello che ora era fuori fase.

Lena rise, poi annuì, tendendole la mano.

“Mi piacerebbe, sì.”

Si guardarono per un lungo istante, felici.

“Quindi ora posso leggere la tua lettera?” Chiese Kara.

“Sì.” Rispose ridendo Lena. “Ma non sarà poetica come la tua!” Risero, mentre si avviavano assieme verso qualsiasi futuro felice quel primo appuntamento avrebbe indicato.

 

 

Note: Come vuole la tradizione di San Valentino vi lascio la mia piccola e senza pretese storia SuperCorp.

Come avete potuto notare non ho dato un nome o un’identità ai destinatari delle tre lettere, non è casuale, reputo semplicemente insignificanti i vari pretendenti canon di Kara, quindi li ignoro.

Spero vi sia piaciuta!

  
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