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Autore: Soly_D    14/02/2020    2 recensioni
[Questa fanfiction partecipa alla “Chocolate Box - non sai mai quello che ti capita” organizzata dal forum FairyPiece - Fanfiction & Images.]
«Continuerai ad avere la stessa fiducia in me anche quando non saremo più solo in due?».
Il Re Demone sgranò impercettibilmente gli occhi scuri come lo spazio. «Ma certo», le rispose poi senza ombra di dubbio nel volto e nella voce. «Tu sei la mia prima creazione, Witch, sei lo “scudo della Edens Zero”. Ma soprattutto sei mia amica, la mia prima compagna di vita e d’avventure. Senza di te, il viaggio che intraprenderemo alla ricerca della Madre non avrebbe alcun senso».

[Ziggy/Witch]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Witch, Ziggy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction partecipa alla Chocolate Box - non sai mai quello che ti capita organizzata dal forum FairyPiece - Fanfiction & Images.
Coppia: Ziggy/Witch
Numero estratto + citazione: #9: "L’amore consiste nell’essere cretini insieme." [Paul Valéry]

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Granbell, anno X402.


Witch bussò delicatamente alla porta socchiusa del laboratorio, ricevendo in risposta un «Sì?» appena udibile, segno che il Re Demone era molto concentrato sul suo lavoro (come da giorni, ormai).
«Sono Witch», disse l’androide aprendo un po’ la porta e infilando solo la testa all’interno dello spiraglio. «Mi chiedevo se il Re Demone avesse bisogno di aiuto».
«Sì, Witch, grazie. Vieni pure», rispose l’interpellato, seduto alla sua scrivania da lavoro con il capo chino. «Solo... quante volte ti ho detto di chiamarmi solo Ziggy?», aggiunse con tono pacato.
«Ziggy, certo», ripeté Witch chiudendosi la porta alle proprie spalle. Il fatto era che provava per il Re Demone una devozione tale che chiamarlo semplicemente Ziggy le sembrava irrispettoso o comunque insufficiente a definire ciò che lui significava per lei: non era solo il suo creatore, colui che l’aveva costruita e le aveva infuso il soffio della vita, ma era anche il suo maestro, il suo punto di riferimento, il centro del suo intero universo.
Witch gli si avvicinò silenziosamente giungendo al suo fianco. L’ampia scrivania era piena zeppa di progetti riveduti e corretti, pezzi di macchine e attrezzi da lavoro. Il Re Demone, infatti, stava lavorando al design della quarta Stella Luminosa, dato che la seconda e la terza erano quasi pronte e riposavano nelle loro capsule in fondo alla stanza in attesa di essere attivate: l’una alta e formosa, dotata di una lunga coda di capelli rossicci e di una pesante armatura da combattimento (Valkyrie, la “spada della Edens Zero”), l’altra con folti capelli bianchi, un abbigliamento più femminile e la fronte già aggrottata, segno che avrebbe avuto un bel caratterino (Sister Ivry, la “vita della Edens Zero”).
«Allora...», disse il Re Demone mostrando a Witch i fogli su cui stava lavorando. «Cosa ne pensi della quarta?».
Witch osservò con curiosità la figura rappresentata: appariva molto più minuta rispetto alle altre Stelle Luminose e anche i tratti del suo volto, ai lati del quale pendevano due lunghi codini azzurri, erano decisamente infantili.
«Ma è una bambina...», sussurrò Witch sorpresa.
Il Re Demone annuì. «Si chiamerà Hermit. Non avrà bisogno di un corpo possente perché sarà la “mente della Edens Zero”».
Nonostante fosse entusiasta all’idea di prendersi cura della nave con l’aiuto di altre tre androidi, Witch non poteva fare a meno di sentirsi anche un tantino gelosa nei confronti del Re Demone. Era un sentimento nuovo, strano, e forse del tutto infondato, eppure lo provava e non riusciva a scacciarlo via.
«Re Dem– Ziggy», si corresse subito dopo. «Ho una domanda da farti. Piuttosto sciocca, in realtà».
Fu in quel momento che il suo creatore mise da parte i fogli e sollevò la testa per guardarla negli occhi. «Dimmi pure, Witch».
«Quando tutte le Stelle Luminose saranno attive…», cominciò l’androide, profondamente grata al Re Demone per averla progettata con un casco in grado di nascondere il rossore sul suo viso nei momenti imbarazzanti. “Continuerò ad essere la tua preferita? Avrai ancora occhi per me?” erano le domande che Witch avrebbe voluto porgli, ma non ne aveva il coraggio. Si sentiva una stupida anche solo a pensare cose del genere. Era stupido da parte sua pretendere l’attenzione del Re Demone tutta per sé, era stupido aver paura che la presenza delle altre Stelle Luminose potesse indebolire il suo speciale rapporto con lui. Erano sensazioni così fastidiose e assillanti che a volte Witch si ritrovava a desiderare di essere stata costruita senza sentimenti, un po’ come i robot ripulitori o fabbricanti di vestiti della Edens Zero: così non avrebbe sofferto e la sua vita sarebbe stata molto più serena. Ma si trattava solo di attimi di debolezza, puntualmente soffocati dalla profonda gratitudine nei confronti del Re Demone per averle permesso di provare ciò che provavano gli umani: emozioni positive e negative, a volte piacevoli e altre volte dolorose, ma pur sempre di una tale intensità che Witch, a volte, faticava ancora ad abituarsi.
Il momento più indescrivibile di tutti era stato sicuramente quello in cui aveva aperto gli occhi per la prima volta e il mondo le era apparso così colorato, ricco di minuziosi dettagli e rumoroso, amplificato, immenso e bello da farle girare la testa. «Benvenuta alla luce, Witch», le aveva detto una voce profonda, gutturale, proveniente da un teschio di metallo dalle corna dorate. Inquietante a prima vista, certo, ma il sorriso che le aveva rivolto subito dopo Witch l’avrebbe per sempre conservato come un ricordo di inestimabile valore.
Quando l’androide si rese conto di essersi persa nei meandri della propria memoria e che il Re Demone attendeva ancora la sua famosa domanda, si affrettò a trovare parole non troppo imbarazzanti per esprimere ciò che sentiva.
«Continuerai ad avere la stessa fiducia in me anche quando non saremo più solo in due?».
Il Re Demone sgranò impercettibilmente gli occhi scuri come lo spazio. «Ma certo», le rispose poi senza ombra di dubbio nel volto e nella voce. «Tu sei la mia prima creazione, Witch, sei lo “scudo della Edens Zero”. Ma soprattutto sei mia amica, la mia prima compagna di vita e d’avventure. Senza di te, il viaggio che intraprenderemo alla ricerca della Madre non avrebbe alcun senso».
Se in quel momento qualcuno avesse osato dire che i robot non hanno un cuore, Witch sarebbe stata in grado di dimostrare l’esatto contrario facendo sentire quanto forte pulsava il centro del suo petto, seppur fatto di valvole e circuiti.
«I-io…», sussurrò l’androide con voce pregna d’emozione. «…ne sono profondamente onorata». Avrebbe voluto aggiungere che si sarebbe impegnata per essere all’altezza del suo compito e che avrebbe protetto la Edens Zero e il suo padrone anche a costo della vita, ma le parole sembravano essersi bloccate in gola.
«Pausa finita, torniamo a lavoro», concluse il Re Demone riprendendo in mano i fogli e a Witch non rimase altro da fare se non sedersi al suo fianco con il cuore ancora in tumulto, pronta nel caso in cui lui avesse avuto bisogno del suo aiuto.



Edens Zero di Ziggy, in viaggio di ritorno verso Granbell. Anno X482.

Riflettendo su quel momento, Witch continuava ancora a darsi della stupida per aver solo pensato che il Re Demone avrebbe potuto metterla da parte in favore delle nuove arrivate. Non solo il suo rapporto con lui era diventato più profondo, più intimo, ma anche le altre androidi si erano rivelate preziose amiche, anzi, sorelle, con le quali aveva condiviso giorno dopo giorno, anno dopo anno gioie, dolori, speranze, paure, avventure. Ed era per questo che al solo pensiero di doversi separare da loro e dal Re Demone, come lui stesso aveva appena annunciato, Witch sentiva il petto stringersi in una morsa dolorosa.
«Sei proprio sicuro della tua decisione, Ziggy?», esordì Witch alternando occhiate al volto stanco del Re Demone e a quello piccolo, rotondo e roseo del bambino che dormiva nella culla accanto a lui. Lo avevano trovato per caso durante il loro viaggio alla ricerca della Madre e il Re Demone aveva deciso di tenerlo con sé. Shiki era il nome che aveva scelto per quella creaturina.
«Sì», rispose Ziggy con convinzione, sfiorando amorevolmente il cespuglietto nero sulla testa del piccolo. «Il mio tempo sta per scadere, per cui voglio donarlo tutto a questo umano affinché sia in grado di arrivare dove io non sono riuscito».
Witch sospirò affranta. Non si sentiva affatto pronta all’idea di andare via. E dove, poi? La sua vita era sempre stata a bordo della Edens Zero.
«Ma cosa ne sarà di noi quattro?». [Cosa ne sarà di me?]
«Ve l’ho detto, potete fare ciò che preferite».
«E se ciò che preferisco è servirti?». [Se ciò che preferisco è stare accanto a te?]
Il Re Demone le sorrise come in segno di scuse. «Ora come ora, non ho bisogno del tuo aiuto, Witch. Ma se il tuo desiderio è quello di continuare a servirmi, potrai farlo indirettamente rimanendo lo scudo della Edens Zero finché Shiki non entrerà in possesso della nave. Allora sarà lui il nuovo Re Demone e tu dovrai servirlo nello stesso modo in cui hai servito me».
«Sarà quello che farò, te lo prometto».
Witch si ritrovò a ringraziare, come sempre, quel casco in grado di nascondere ogni emozione sul suo viso. Se avesse avuto il volto scoperto, infatti, il Re Demone si sarebbe accorto di quanto la sua previsione sul futuro l’avesse sconvolta fin dentro l’anima: quello era chiaramente un futuro senza di lui, un futuro in cui la presenza di Ziggy non era affatto contemplata, e al solo pensiero Witch si sentiva preda di una sofferenza indescrivibile. Nonostante ciò, si sarebbe fatta forza con tutta se stessa: lo avrebbe fatto per il suo creatore, che riponeva così tanta fiducia in lei, e infine per quel bambino dagli occhietti vispi che sarebbe diventato il suo successore.
«So che è una domanda stupida e forse non ha nemmeno senso fartela, ma…», disse inaspettatamente il Re Demone mettendosi in piedi. «…mi rimarrai sempre fedele, Witch? Anche quando saremo lontani? Anche quando… non ci sarò più?».
A quel punto Witch se lo ritrovò di fronte in tutta la sua altezza, con le corna che svettavano ai lati della testa e il mantello rosso che gli dondolava sulle spalle avvolgendogli tutto il corpo. La guardava con occhi così ricolmi di speranza e fiducia che Witch sentì i propri inondarsi di lacrime.
«Sempre, Ziggy», concluse con un filo di voce prima di gettarsi tra le sue braccia.
Non si erano mai abbracciati prima di allora, quella era la prima volta in assoluto (e forse sarebbe stata anche l’ultima), eppure a Witch venne del tutto naturale poggiarsi al petto ampio del suo re e circondargli il busto con entrambe le braccia. Era duro e freddo come il marmo, ma quando anche lui la strinse a sé accarezzandole impacciatamente la lunga treccia verde, Witch avvertì un insolito ma piacevole calore avvolgerla da capo a piedi. Un calore che crebbe a dismisura nel momento in cui il Re Demone la allontanò dal suo petto ma solo per chinarsi verso di lei fino a poggiare la fronte contro il suo casco.
E rimasero così, immobili, stretti l’uno all’altro, fronte contro fronte, ad occhi chiusi. Witch non si chiese cosa significasse quel turbinio di emozioni (non le importava), ma desiderò che durasse il più a lungo possibile e che si imprimesse sulla sua pelle in modo tale da continuare ad avvertirlo anche quando lei e Ziggy si sarebbero separati.



Edens Zero di Shiki, in viaggio alla ricerca della Madre. Anno X492.

A quel tempo Witch non poteva saperlo, ma in un futuro non troppo lontano una giovane umana di nome Rebecca le avrebbe detto, guardando con un sorriso innamorato il nuovo Re Demone Shiki, che “l’amore è essere cretini insieme”.
E ripensando a quanto fossero stati cretini lei e Ziggy a dubitare del fatto che sarebbero per sempre rimasti indissolubilmente legati l’uno all’altro, Witch capì che quello tra loro due era stato proprio amore. Forse non l’amore consueto, fatto di baci e carezze come quelli che si scambiavano Rebecca e Shiki, ma un amore diverso, forse un po’ contorto, molto meno fisico eppure non per questo meno forte. Un amore inconsapevole, mascherato di immenso rispetto e profonda amicizia, ma proprio per questo sincero e duraturo. L’amore di una creatura per il suo creatore e – viceversa – di un avventuriero per la sua compagna e assistente. Un amore tra macchine, che superava qualsiasi pregiudizio a proposito dei robot e confermava la loro capacità di provare sentimenti simili a quelli umani.
Un amore che aveva superato anche i limiti del tempo e dello spazio, e che Witch avrebbe per sempre conservato nel proprio cuore di androide fino alla fine dei suoi giorni.









Note dell'autrice:
La coppia mi piace molto, ma scriverci una ff ispirata alla citazione che mi è capitata per la challenge è stato difficilissimo. Non sono completamente soddisfatta, ma pazienza, spero vi piaccia.
Per quanto riguarda le date, ho preso spunto dalla timeline ufficiale di EZ. Grazie a chi leggerà e vorrà lasciarmi un segno del suo passaggio, alla prossima <3
BUON SAN VALENTINO!
Soly Dea


  
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