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Autore: Moriko_    14/02/2020    2 recensioni
"Quel giorno, invece, lo scettro sembrava essere stato abbandonato nella corte di quel vasto palazzo.
Nell’osservarlo con grande curiosità, a Zen'ō venne in mente un'idea. Ed era così: ogniqualvolta che la divinità più potente di tutto il Multiverso stava per compiere un’azione… poteva succedere di tutto."

In una giornata di noia - e complice una distrazione del Daishinkan - il sommo Zen'ō ha in mente un'idea per divertirsi, coinvolgendo le divinità dell'Universo 10.
Il tutto nella cornice della festa di San Valentino, giusto per rendere le cose più complicate!
[Pre-saga di Dragon Ball Super]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gowasu, Zeno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sommario: In una giornata di noia Zen'ō, il Re degli Universi conosciuti, vorrebbe trovare qualcosa che lo aiuta a distrarsi.
Complice una distrazione del Daishinkan, questa volta l'obiettivo del suo divertimento sarà proprio l'Universo 10...in particolare Ramūshi.
[La storia è ambientata alcuni secoli prima dell'inizio di Dragon Ball Super, per cui Zamasu non è ancora presente e, dunque, le due versioni del piccolo re non coesistono ancora nella stessa linea temporale.]

Nota: la seguente fanfiction è la versione estesa della drabble Happiness (of others) scritta in occasione del Writober 2019.






Buon San Valentino… se volete!



Era una giornata piuttosto tranquilla nel palazzo del sommo Zen'ō. Il piccolo re stava giocando con la scacchiera che rappresentava il Multiverso, muovendo le pedine a suo piacimento.
Aveva solo un problema: il giocare a scacchi da solo non sembrava essere divertente.
«Uffa, che noia…»
Il Daishinkan non era presente e, purtroppo, le sue guardie non erano buone compagne di divertimento. Troppo serie e poco incline allo scherzo: tendevano a non parlare molto con lui, arrivando anche a tacere per un giorno intero.
Così lo Zen'ō, stanco più per la noia che per il gioco, prese una pedina e la lanciò per terra, mandandola in frantumi. Quel gesto, che corrispose alla contemporanea distruzione di un piccolo pianeta dell'Universo 4 dove ormai dominava la corruzione e la malvagità, non lo aveva reso più felice del solito.
«Uffa…»
Si alzò e iniziò a gironzolare per l'ampia corte del suo palazzo, cercando di trovare qualcosa che attirasse la sua attenzione, all'inizio con scarsi risultati.
«Quando torna il Daishinkan, gli chiederò di giocare con me… distruggendo qualche Universo che non ci piace!»
Ad un tratto, guardando distrattamente nella direzione del portone d'ingresso, notò la presenza di un oggetto appoggiato ad una delle colonne della vasta stanza.
Lo Zen'ō riconobbe subito di cosa si trattava. «Che strano, il Daishinkan ha lasciato qui il suo scettro...»
Conoscendolo, il piccolo re sapeva che non si trattava di un gesto intenzionale. Da quando lo serviva, l'Angelo aveva l’abitudine di portare con sé il suo scettro, a volte facendolo scomparire nel nulla… ma la cosa non cambiava: quell’oggetto lo seguiva ovunque lui andasse.
Quel giorno, invece, lo scettro sembrava essere stato abbandonato nella corte di quel vasto palazzo.
Nell’osservarlo con grande curiosità, a Zen'ō venne in mente un’idea. Ed era così: ogniqualvolta che la divinità più potente di tutto il Multiverso stava per compiere un’azione… poteva succedere di tutto.



Sul lontano pianeta dell’Hakaishin del Decimo Universo, Kusu stava svolgendo i suoi doveri da divinità protettrice di Ramūshi.
In quel momento la sua mansione prevedeva qualcosa di molto semplice: vigilare sul Distruttore, mentre dormiva placidamente nella sua maestosa residenza immersa nella savana.
Per quanto per loro natura gli Angeli come lei non dormissero mai… a Kusu venne da sbadigliare.
Che noia.
Si avvicinò alla finestra per osservare il paesaggio, sperando che accadesse qualcosa di straordinario. Non so: una cometa che sta per cadere sul pianeta, il sommo Gowasu che ci convoca perché ha trovato un nuovo discepolo… qualunque cosa! - pensò.
In effetti, quel giorno era iniziato molto in sordina rispetto alla solita routine. Nulla da distruggere in programma, nessuna crisi di sorta nell’Universo 10: niente di niente.
Per questo motivo il Distruttore si era svegliato per poi addormentarsi subito dopo. A niente erano serviti gli sforzi di Kusu per tenerlo sveglio: la proposta di un allenamento - una delle cose che Ramūshi odiava fin da piccolo; il raccogliere delle mele insieme sul loro pianeta, stroncata sul nascere con secche risposte da parte dell’Hakaishin come «Non ho voglia, troppa fatica!» o «Perché raccoglierle nel nostro piccolo orto nel palazzo se puoi materializzarle?»; una visita al sommo Gowasu per controllare se stesse bene.
A quest’ultima proposta, Ramūshi si era coricato nuovamente nel letto e le aveva risposto: «Oggi osservalo dalla sfera: se succede qualcosa, avvisami.» E, così, il possente elefante era subito caduto tra le braccia di Morfeo, russando sonoramente.
In breve: la povera Kusu si era rassegnata, pensando che quella giornata si sarebbe conclusa così com’era iniziata…

Sennonché, proprio mentre stava osservando il paesaggio dalla finestra, un suono familiare la ridestò dai suoi pensieri. Il suo scettro si era illuminato, proiettando l'immagine del palazzo del sommo Zen'ō.
… Padre?!
Subito l’angioletta si allontanò dalla camera da letto dell’Hakaishin, pensando che si trattasse di un messaggio urgente. In un certo senso la sua supposizione era corretta: dopo qualche minuto in cui aveva visto l'immagine proiettata del soffitto del palazzo e qualcuno che continuava a ripetere «Pronto? C’è nessuno?», all’improvviso comparve un primissimo piano del piccolo re.
«Pronto? Universo 10?»
Kusu fu sorpresa: era evidente che in quel momento suo padre non era presente al fianco dello Zen'ō… ma non riusciva a capire per quale motivo la somma divinità si stesse mettendo in contatto proprio con l’Universo 10.
E… per quale motivo mio padre ha lasciato lo scettro al sommo Zen'ō?
«Sommo Zen'ō,» iniziò l’angioletta, inginocchiandosi in segno di rispetto nei suoi confronti, «sono Kusu del Decimo Universo. Desidera qualcosa?»
«Ah, sì, sì!» rispose gioioso il piccolo re, giocherellando con lo scettro del Daishinkan. «Kusu, ho bisogno di un grande favore… e solo tu puoi aiutarmi!»
«Dica tutto.»
Zen'ō portò l’indice sotto il mento, studiando nella sua mente come fare quella proposta all’angioletta. Era certo che lei l’avrebbe presa come normale amministrazione, e dentro di sé già pregustava il divertimento che avrebbe ricevuto da lei e dalle altre divinità.
«Allora… come avrai capito, in questo momento il tuo papà non c’è. Questo perché… come spiegartelo… è dovuto partire d’urgenza per una minaccia che incombe sul Multiverso!»
Kusu spalancò gli occhi. Un’altra minaccia? Che qualcuno abbia usato impropriamente gli Anelli del Tempo e mio padre lo ha scoperto in tempo?
«Di cosa si tratta?» chiese lei, alzando lo sguardo verso l’immagine proiettata.
«Urm… non l’ho visto con i miei occhi, ma prima di andare via… il Daishinkan mi ha parlato di una strana nuvola nera che sta per giungere in questa linea temporale, e io ho avuto un’idea per evitare il peggio! Però, mi raccomando: non dire al tuo papà che mi sono messo in contatto con te! Deve restare un segreto tra noi, ok?»
L’angioletta annuì e restò in silenzio, per poi udire quella strana proposta da parte del Re del Multiverso. Per quanto bizzarra sembrava essere per salvare tutti da una minaccia così grande - e in un batter d’occhio intuì che si trattava di uno scherzo innocente e che il vero scopo dello Zen'ō era solo il divertirsi in un momento di noia… Kusu decise di accontentarlo.
Tanto, nessuno si farà male!



«Mi devi delle spiegazioni, Kusu.»
«Anche a me: è rimasta in silenzio a sorseggiare il tè... Cosa la preoccupa?»
Le tre divinità del Decimo Universo si erano ritrovate sul pianeta di Gowasu, per discutere della questione pericolo sul Multiverso. Stando al gioco del piccolo re, Kusu aveva bruscamente svegliato Ramūshi - che, nel frattempo, stava sognando di distruggere quattro pianeti in un solo colpo; aveva poi avvisato il Kaiōshin del loro improvviso arrivo e, riuscendo a trascinare il Distruttore che proprio non voleva saperne di seguirla convincendolo con la promessa di una merenda a base di mele succulenti, si era infine ritrovata accanto alle sue divinità, sul punto di vuotare il sacco sull’intera faccenda.
Dentro di sé stava già ridendo per la reazione dei suoi due compagni di lavoro e di vita: di sicuro, uno di loro non l’avrebbe presa molto bene.
Prese un profondo respiro e disse:
«Per risolvere questa minaccia, il sommo Zen'ō ci ha ordinato… che il sommo Ramūshi… scusate, non ce la faccio!»
L’angioletta si alzò e voltò le spalle al tavolo dove tutti erano seduti. Stava per scoppiare a ridere, ma riuscì a celare la sua vera emozione dietro a finti singhiozzi.
Nel vederla, il Distruttore le sussurrò: «Kusu. Sono disposto a qualunque cosa pur di salvare te e Gowasu. Non me ne frega niente del Multiverso: sono un Dio della Distruzione dopotutto... ma almeno voi due dovete sopravvivere.»
«Da… davvero?» chiese lei.
«Sicuro. Hai la mia parola.»
«Non preoccupatevi, le darò una mano se sarà necessario!» aggiunse il saggio Kaiōshin.
Kusu si asciugò le lacrime che nel frattempo stava cercando di soffocare - insieme alle risate - e si voltò verso gli altri due, assumendo un'espressione seria. Così decise di rivelare quella proposta che avrebbe trasformato una giornata di totale noia in qualcosa di decisamente più movimentato.
«Mi dispiace tanto, ma… il sommo Ramūshi deve diventare il mio fidanzato. Il sommo Zen'ō ha dichiarato che i rispettivi Hakaishin e Angelo di questo Universo dovranno stare insieme come una coppia per il bene di tutti... In questo modo, la nuvola oscura sarà vinta dal loro forte amore e sparirà in un baleno.»
Il Distruttore sbiancò, per poi crollare a terra svenuto.



«È da sempre che vi dico che siete una coppia perfetta. Su… ora baciatevi!»
«Col corno!»
Alla reazione di Ramūshi, che dopo qualche minuto si era ripreso grazie all’odore di una mela che Kusu aveva materializzato dal nulla, Gowasu scoppiò a ridere. Il vegliardo lo aveva subito intuito: egli sapeva molto bene che tra l'Hakaishin e l’angioletta non c’era nulla che andasse al di là di una profonda amicizia.
Tuttavia i due dovevano fingere di essere fidanzati per un piano che dovevano attuare. E, se Ramūshi era quasi riluttante all’idea, al contrario ora Kusu sembrava essere contenta.
Fin troppo, poté giurare lui. Altro che lacrime: lei si sta divertendo a mie spese!
«E se vi dicessi di no?»
«Semplice: l’Universo finirà e, se sarai ancora vivo, riceverai un sonoro rimprovero dal sommo Zen'ō per aver disubbidito ai suoi ordini!» rispose il saggio con un sorriso.
«Se attuiamo questa cosa e ne esco vivo… sarà il Daishinkan ad uccidermi!» urlò Ramūshi in preda alla disperazione. «Kusu, sei davvero sicura che tuo padre non ne sa niente? Perché se questa proposta fosse partita da lui… mi sentirei molto più tranquillo, davvero!»
«Mi dispiace, ma no. E… non dovrà assolutamente sapere niente di tutto ciò, ordine del sommo Zen'ō. Mi spiace, ma non ha altra scelta.»
«Non esiste! Non è giusto: in ogni caso, sarò spacciato!»
Gowasu posò una mano sulla spalla del Distruttore e disse: «Vorrei tanto aiutarti, caro Ramūshi, ma...»
«Che c’è: sei l’Hakaishin del Decimo Universo, tu?!» rispose l’altro, scrollandosi di dosso la mano amica, per poi puntare un dito verso l’angioletta. «Hai sentito bene Kusu: solo l’Hakaishin e il suo Angelo possono fidanzarsi: tu non c’entri niente!»
Il Kaiōshin sorrise beffardamente. «Cosa c’è, sei geloso di me? Hai paura che possa portarti via… la tua “ragazza”?»
«Ma che “geloso” e “geloso”! Anzi, sai cosa ti dico? Che forse ho trovato la soluzione ideale per uscire subito da questa situazione, e anche in fretta!»
Con furia, il Distruttore spostò subito il suo dito in direzione del vegliardo, per poi rivolgere il palmo della mano aperta verso di lui e iniziare a caricarla di un’oscura energia viola. «Ti distruggerò, così la smetterai di deridermi!»
«Ma così morirai anche tu!»
«Lo so benissimo! Ho deciso che ce ne andremo insieme, contento?»
In un lampo Kusu si frappose tra i due e, con un sorriso, sussurrò all’orecchio del Dio: «Le chiedo scusa, sommo Ramūshi: sa cosa ha aggiunto il sommo Zen'ō? Che se eseguirai i suoi ordini… ti insignirà del prestigioso titolo di “supremo Hakaishin del Decimo Universo a vita”, con onori e prestigio davanti al suo cospetto. Pensa: nemmeno al sommo Daishinkan è stato concesso un titolo così grande, lui che è il suo braccio destro!»
La possente divinità guardò di sbieco Kusu, per poi domandarle: «Ne sei sicura? Hai sentito bene?»
«Le mie orecchie non mi hanno mai tradita: avete la mia parola.»
Ramūshi si lasciò convincere e così abbassò il braccio, dissolvendo la sua energia distruttrice. «Per questa volta ti sei salvato, Gowasu. Va bene: lo faccio solo per la stima che ho nei confronti di Kusu e per la promessa del Re del Multiverso, non per altro.»
«Lo so,» rispose l'anziano saggio. «Da quando vi conosco, voi due siete sempre stati insieme, senza mai separarvi. E sono certo che anche questa “tragedia” non possa fare altro che rafforzare il vostro legame!»
Il Kaiōshin sorrise, mentre l’angioletta si avvicinò al Distruttore e gli disse sottovoce:
«Amare è mettere la nostra felicità in quella di un altro. La conosco da secoli, e so che in realtà vuole molto bene anche a Gowasu. Perciò… se noi riusciremo ad essere felici anche in questa difficile situazione, lo sarà anche lui. Ed è proprio per questo che il nostro rapporto sarà il più forte di tutti. Sempre, qualunque cosa accada.»



«Così, questo è il pianeta Terra dell’Universo 7?»
Ramūshi stava osservando il cielo stellato da una collina, mentre teneva per mano Kusu. La situazione non gli piaceva per niente: di sicuro il sommo Zen'ō li stava tenendo d'occhio - e sarebbe stato lo stesso anche per il Daishinkan.
Una sola mossa sbagliata, e lui sarebbe finito nell’oblio eterno.
«Sì,» rispose l’angioletta. «Si trova nell’Universo di mio fratello Whis, ed è un pianeta molto piccolo ma piuttosto pacifico… anzi, a proposito! Sa che giorno è oggi, sommo Ramūshi?»
«Di certo il giorno della mia triste dipartita, se continuo a tenerla per mano e qualcuno di nostra conoscenza ci guarda per caso.»
«Va bene! Se non le piace tenermi per mano, può anche abbracciarmi, se vuole.»
«Non ci penso minimamente,» disse sottovoce il Distruttore. «Lo sai che se il Daishinkan ci scopre, ucciderebbe me e non qualcun’altro per qualcosa che nemmeno volevo fare...»
«Suvvia, mio padre sarà anche protettivo… ma si ricordi che lo stiamo facendo per il bene del Multiverso!»
«Per il bene del Multiverso, già. Cambiando discorso, cosa stavi dicendo prima a proposito di oggi? C’è qualcosa di particolare su questo pianeta?»
Kusu rivolse lo sguardo verso il suo compagno, appoggiandosi sul suo braccio e sorridendo. «Non ricordo di averti dato l’autorizzazione a fare ciò,» disse lui, rosso in viso per la vergogna.
«Ma non potevo esimermi dal farlo!» rispose allegramente lei, per poi distaccarsi e guardare Ramūshi negli occhi. «Oggi qui, nell’Universo 7, è il giorno di San Valentino!»
«San-che?!»
«San Valentino! Una volta Whis me l’ha raccontato: in questa occasione si celebra una festa nella quale i protagonisti sono le coppie della Terra. Oggi tutti gli innamorati si scambiano dei doni per dimostrare il loro amore!»
«Che stronzata,» disse il Distruttore, incrociando le braccia. «Problema risolto: noi non siamo né di questo pianeta, né di questo Universo, e né tantomeno una “coppia”. Perciò, io non ti devo niente… anzi: non vedo l'ora di uscire fuori da questa situazione!»
«Quasi dimenticavo!»
Kusu materializzò il suo scettro e con esso fece cadere dal cielo un pesante sacco pieno di mele, che finì proprio sotto gli occhi dell’altra divinità. Non appena ne percepì l’odore, Ramūshi capì subito che non si trattava delle solite mele che l'angioletta gli dava ogni giorno: ne prese una in mano e l'osservò, constatando che la qualità era decisamente superiore.
«Buon San Valentino, sommo Ramūshi! Queste sono le mele più buone di questo Universo… anzi: le più buone che possano esistere!»
Il Distruttore restò in silenzio, con l'acquolina alla bocca. Era indeciso se divorarle come sempre oppure lasciarle a malincuore: e se Kusu stesse cercando di corromperlo pur di convincerlo ad assecondarla in ciò che le piaceva di quell'assurda festa?
«Grazie,» disse, dando un morso alla mela che aveva in mano. «Tieni tu il resto.»
«Non è da lei offrirmi delle mele, sommo Ramūshi,» constatò l'angioletta con un po’ di stupore. Con un sorriso si avvicinò ulteriormente a lui e appoggiò una mano sulla fronte del possente elefante. «Sicuro di stare bene? Forse ha la febbre alta…»
«Sto benissimo, grazie!»
Il Distruttore si discostò bruscamente, per poi incrociare le braccia e distogliere lo sguardo dalla sua compagna d'avventure. «È colpa di questa festa maledetta, di questa situazione maledetta: accidenti agli umani, alla loro corruzione e alle loro straordinarie idee del cavolo!»
Kusu si lasciò sfuggire una leggera risata.
Ramūshi tornò ad osservarla, e pensò. Beata lei che ci trova qualcosa di divertente; io invece per niente!
Fu solo allora che, come un lampo, gli tornarono alla mente le parole che aveva detto a Gowasu, poco prima di partire alla volta del pianeta Terra dell'Universo 7.

«Lo faccio solo per la stima che ho nei confronti di Kusu... non per altro.»

Anche se lo stava facendo per adempiere agli ordini del Re del Multiverso, ammise a se stesso che era stato solo grazie a Kusu se si era lasciato convincere a fare tutto ciò.
Perché, in fondo, le voleva bene ed era vero che voleva salvarla da un'eventuale fine del Multiverso, insieme a Gowasu.
Così, dopo aver sbuffato, si voltò verso di lei e, lentamente, allungò la mano verso il sacco di mele, per poi afferrarlo.
«Ma tanto lo so: tu non riuscirai mai a mangiarle tutte. Rispetto a me hai lo stomaco piccolo.»
«Vogliamo provare?» chiese lei con un sorriso di sfida. «Invece scommetto che le divorerò tutte: vedrà che la sorprenderò!»
Ramūshi chiuse gli occhi e ridacchiò. Era convinto di una cosa: quando c'era il cibo di mezzo, nessuno riusciva a batterlo.
«D'accordo, Kusu: accetto la sfida.»
«Vedo che qui ci si diverte.»
Una voce improvvisa fece sobbalzare il Distruttore. Le due divinità si voltarono e così notarono la presenza del Daishinkan vestito in modo elegante - probabilmente più di ritorno da una festa romantica che da una “missione segreta per salvare il Multiverso” - che, con il sorriso che lo caratterizzava, materializzò il suo scettro e proseguì:
«State tranquilli, so già tutto. Avete svolto un ottimo lavoro… e scusami, Kusu, se ti ho fatta preoccupare. Avevo lasciato questo a casa: dovevo immaginare che il sommo Zen'ō lo avrebbe utilizzato per mettersi in contatto con te.»
«Nessun problema, padre,» rispose l'angioletta. «L'importante è che il problema si sia risolto.» «È così. Ora potete fare ritorno nel vostro Universo, ma prima…»
Il Daishinkan si avvicinò a Ramūshi e gli disse sottovoce: «Mi auguro che lei abbia trascorso una piacevole serata con Kusu, non è così?»
L'Hakaishin deglutì nervosamente, intuendo dove volesse arrivare l'altro con quell’affermazione. Anche se sapeva di essersi comportato bene con lei, la presenza di suo padre in quel luogo lo inquietava. Come, del resto, accadeva ogni volta che lo incontrava.
«Certo,» rispose, rivolgendogli un piccolo inchino in segno di rispetto. «Il sacco di mele che vedete è un piccolo omaggio che Kusu ha voluto darmi.»
«Oh.»
Dopo aver dato una veloce occhiata al dono incriminato, il Daishinkan proseguì: «E lei, sommo Ramūshi… cosa ha regalato a mia figlia? Non vedo nessun regalo per mia figlia, qui.»
In un attimo, il Distruttore comprese di essere finito in una situazione di gran lunga peggiore di quella di fidanzarsi - e non per finta - con Kusu. Sudò freddo e iniziò a balbettare.
«Ecco… ovviamente… il mio regalo è sul mio pianeta, nel mio palazzo! Stavo… stavo pensando di darglielo al nostro ritorno così, se non le piace, almeno non farò una brutta figura in un Universo che non è mio!»
«Un regalo è sempre ben accetto, sommo Ramūshi. Lei conosce Kusu da diversi secoli, perciò sapeva molto bene che poteva portarlo qui senza problemi. Mi chiedo perché non l'abbia fatto… chissà. Certo che voi divinità della Distruzione siete davvero strane!»
Continuando a sorridere, il Daishinkan avvicinò il suo volto al possente elefante, e gli sussurrò all'orecchio: «Sa che oggi è un giorno speciale sul pianeta Terra, vero?»
Touché.
«S-Sì, Kusu mi ha raccontato di oggi, San… San Valentino, se non sbaglio…»
«Bene.»
Il padre dell'angioletta non si scompose e, con un ghigno che solo Ramūshi riuscì a vedere, disse:
«Quindi… ha una vaga idea della fine che ha fatto questo San Valentino?»





[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Suppongo che ognuno di voi sappia della fine del santo al quale è dedicata la giornata di oggi. Se qualcuno ancora non ne fosse a conoscenza… beh: in poche parole è stato decapitato.
Perciò, parafrasando l'ultimo passaggio di questa storia, con quel riferimento alla morte del santo il Daishinkan sta comunicando indirettamente a Ramūshi la fine che farà se non provvederà subito al regalo di Kusu. In fondo lei si è impegnata così tanto per quello del burbero elefante… XD
E se vi steste chiedendo dove fosse andato il Daishinkan, vi svelo l’arcano: anche lui ha festeggiato San Valentino, per questo si era vestito in modo così elegante!
Riguardo la storia in generale, dopo tanto tempo sono tornata con un'ennesima one shot sulle mie divinità preferite - e, lo ammetto: ho deciso di non far intervenire altri personaggi solo per questioni di tempo, perché ci tenevo a pubblicarla oggi - e l'ho scritta nel giro di poche ore, gasp. Per tale motivo, perdonatemi per la presenza di eventuali sviste nel testo...
Pensate che nell'idea iniziale doveva essere presente anche un siparietto comico con Whis che, ovviamente ignaro dei retroscena, crede che la storia del fidanzamento sia vera. Per non parlare di Zamasu: se avessi ambientato questa storia poco tempo prima della saga che lo vede protagonista, chissà cos'altro sarebbe accaduto con lui di mezzo, LOL
Che dire: buon San Valentino a tutti, e alla prossima!
--- Moriko
   
 
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