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Autore: Helmwige    15/02/2020    3 recensioni
SPOILER TROS
Storia ambientata alla fine di Episodio IX, subito dopo la morte dell'Imperatore. Rey torna su Ajan Kloss dai suoi amici, cercando di raccogliere le fila della sua vecchia vita. Ma non è così semplice, ora che ha perso quasi tutto. Dovrà affrontare verità amare, solitudine e disillusioni, con la speranza che prima o poi ciò che è morto torni a vivere.
Una Reylo un po' diversa dal solito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Poe Dameron, Rey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Brucia all’inferno
Questa parte di me che non si trova bene in nessun posto […]
Io sto
Bruciando all’inferno.
L’inferno di
Me stesso.”
Charles Bukowski
 
 
“Metti via la spada laser, non la useremo.”
Rey fu presa in contropiede da quell’accoglienza glaciale. Non si aspettava di certo che facesse i salti di gioia, dopotutto Ben non era mai stato allegro né amichevole. Però forse, dopo una notte passata a parlare, se lo immaginava un po’ più spontaneo, o addirittura espansivo. E invece no.
Ben la stava già aspettando lì dove era apparso la prima volta, in mezzo al caos creato dalla ragazza. Rey l’avevo visto da lontano, di spalle, concreto e imponente come al solito. Lui aveva voltato la testa solo per un breve attimo, giusto il tempo di lanciarle uno sguardo freddo e duro da sopra la spalla. All’inizio Rey aveva pensato che fosse il ritardo la causa di quel malumore repentino, ma poi aveva messo insieme i pezzi: la posa rigida, la testa abbassata verso il petto, le mani strette a pugno… tutto nella sua figura tradiva il disagio che lo attanagliava.
La ragazza si era sentita tremendamente in colpa per averlo costretto a farle da Maestro e, soprattutto, per non aver capito quanta insicurezza potesse mettergli addosso quella richiesta insolente. Percepiva in lui un’ansia che mai aveva sentito prima. Ben aveva paura di fallire, temeva di deviarla proprio come Snoke aveva deviato lui. La mente di un Padawan era come un libro dalle pagine immacolate e il compito del suo Maestro era scriverci sopra, riempiendolo di nozioni, donandogli la conoscenza. Ma bastava una piccola distrazione, una sbavatura d’inchiostro o una parola sbagliata, e tutto rischiava di essere compromesso, tanto erano delicate l’anima e la mente di un apprendista. 
“Sicuro di volerlo fare? Forse è troppo presto…” sussurrò lei.
A quelle parole, Ben raddrizzò la testa e tornò a guardarla, questa volta con un’espressione un po’ meno spietata. “No, facciamolo.”
La sua concentrazione era tale che, nel percepirlo attraverso la Forza, a Rey era venuta l’emicrania. Prima che uno dei due potesse cambiare idea, mise via l’arma e lo affiancò in mezzo alle macerie.
E così il suo primo giorno di addestramento ebbe inizio. Ma fu ben diverso dalle sue aspettative.
Se Kylo Ren era sempre stato tremendamente impulsivo, Ben Solo – o meglio, il suo fantasma – era invece calmo, riflessivo e pacato. Rey era sempre più disorientata da quel cambiamento improvviso e così radicale. E a dir la verità, aveva immaginato un allenamento molto più… competitivo. Aveva sperato in un duello, spada contro spada, come fino a pochi giorni prima. Aveva immaginato di misurarsi di nuovo contro di lui, come in un gioco. Ma i piani di Ben erano diversi.
“Siediti,” le disse, facendo un cenno verso il terreno.
Rey si sedette di malavoglia, visibilmente contrariata. L’entusiasmo che l’aveva animata fino a pochi minuti prima si era dissolto. “Perché senza le spade?” chiese, guardandolo di sottecchi.
“Perché prima si impara ad avere il controllo e solo in seguito, forse, si combatte,” rispose lui secco.
La ragazza sbuffò. “Sembra allora che Kylo Ren sia morto davvero…”
Ben le rivolse uno sguardo a metà tra il confuso e il ferito, riducendo gli occhi a due fessure sottili. 
Rey fu talmente colta alla sprovvista che per un attimo smise di respirare. Aveva tentato goffamente di sdrammatizzare, ma Ben non sembrava essere in vena. Forse non lo conosceva bene come pensava. Ad ogni modo, era lì per imparare, non per incrinare ancor di più un rapporto già difficile di per sé.
“Okay,” sussurrò, mettendosi a sedere a gambe incrociate. “Allora iniziamo.”
Ben fece qualche passo in avanti, lasciandosi la ragazza alle spalle. La sua posa era ancora estremamente rigida, come se fosse inquieto, all’erta…. Come se stesse aspettando l’arrivo di una minaccia. Eppure Rey non riusciva a capire. Kylo Ren era morto, Palpatine pure… chi era il nuovo nemico di Ben Solo? Lei?
“Rilassati,” disse lui. “Sento la tua inquietudine da qui. Lasciala andare, concentrati.”
Rey alzò gli occhi al cielo prima di abbassare le palpebre. Era incredibile come Ben assomigliasse a Luke in quel momento. Decise di mettere da parte l’imbarazzo e si dedicò alla Forza che la circondava, pervadendo ogni cosa. La sentì negli alberi, nel vento, nelle foglie che vibravano per la brezza. Appoggiò le mani a terra e si concentrò sulla terriccio umido che le sfiorava i polpastrelli. Percepiva la saggezza degli alberi e la vitalità degli uccelli, l’energia degli animali e la severità delle rocce. Avvertiva tutto con incredibile chiarezza, come se fossero un’estensione del suo stesso corpo. Riusciva perfino a distinguere l’ambiente che la circondava: gli alberi nodosi, alcuni rami per terra, il macigno che aveva lanciato contro Ben in preda alla rabbia…
“Sollevalo,” ordinò lui.
Rey fece un respiro profondo e si concentrò su quell’enorme blocco di pietra, mettendo da parte tutte le insicurezze che l’avevano attangliata fino a poco prima. Lasciò che la Forza, lenta ma irrefrenabile, fluisse da lei verso l’oggetto finché non fu parte del suo stesso corpo. Lo sentì lievitare piano, a mezzo metro di altezza. Aveva sollevato cose decisamente più pesanti, eppure era terribilmente faticoso tenerlo in equilibrio.
Infine percepì il sorriso sarcastico di Ben. Lo avvertì così distintamente che per un attimo pensò che fosse lei stessa a sorridere, ma non era così. Eppure non c’era solo semplice ironia, no… C’era dell’altro, o almeno così le sembrava. Qualcosa che non riusciva a individuare.
Decise di aprire gli occhi, dando una breve sbirciatina alla figura imponente che le stava davanti, ancora di spalle. Ben era immobile, la posa non aveva subito la minima variazione.
Poi sentì la terra tremare leggermente e un rumore sordo e cupo librò nell’aria. Il macigno era precipitato, libero dal controllo mentale della ragazza.
“Maledizione,” imprecò Rey.
Ben si girò. Il suo viso era di nuovo impassibile, ma gli occhi avevano una luce strana. “Questa la chiami concentrazione?”
Rey strinse le labbra. “Era così che ti addestrava Luke quand’eri giovane?” ribatté.
L’unico movimento percepibile da parte di Ben fu quello delle sue sopracciglia, che si arcuarono leggermente.
Rey non si diede per vinta: “Allora, ti faceva fare questo?”
L’angolo destro della bocca del fantasma si sollevò appena. Non era propriamente un sorriso, ma ci si avvicinava molto. “Ora ci si concentra. Le domande dopo.”
Per un attimo, Rey fu convinta di avere Han Solo lì davanti a lei. La stessa espressione del viso, lo stesso modo di fare. Fece un respiro profondo e tornò a chiudere gli occhi per far sì che non trapelasse alcun indizio della sua tristezza.
 “Sono pronta. Ricominciamo.”
 
***
 
Dopo quelle che sembrarono ore infinite dedicate alla meditazione, alla pace interiore e al controllo dei propri pensieri, finalmente la prima seduta di addestramento giunse alla fine. Rey, a dir poco stremata e indolenzita, si alzò in piedi e si stiracchiò, allungando le braccia verso l’alto. Le gambe le si erano addormentate dopo essere rimaste troppo a lungo nella medesima posizione e ora le formicolavano fastidiosamente. Ben, invece, appariva rigido come al solito mentre continuava imperterrito a darle le spalle. Anzi, sembrava morto, morto davvero. Quel pensiero la colpì dritto allo stomaco. Scosse la testa, tentando di condurre i propri pensieri verso qualcosa di meno scoraggiante.
Fece un respiro profondo e si avvicinò a lui. “Adesso si possono fare delle domande?” chiese timidamente. Era incredibile come la sola presenza di lui riuscisse a farla sentire tremendamente a disagio.
Ben si girò verso di lei e abbassò la testa in gesto di assenso. “Ti ascolto.”
La ragazza, disorientata dal comportamento di lui e dalle domande che le vorticavano in testa, si arrampicò sul macigno che aveva fatto lievitare poco prima e ci si sedette sopra. Poi, picchiettando con la mano sulla superficie fredda della roccia, invitò Ben a fare altrettanto. Era stanca di vederlo fermo immobile nella stessa posa. E, soprattutto, era sfinita da quel continuo oscillare tra momenti in cui sembravano la stessa persona ad altri in cui erano due perfetti estranei. Perciò era pronta a fare la sua mossa, anche se questo voleva dire comportarsi in modo sciocco.
Ben dovette percepire la confusione che regnava nella testa di lei, visto che non si fece pregare a lungo. Si arrampicò agevolmente a sua volta sul masso e si sedette vicino a lei. Nonostante l’apparente indifferenza, Rey percepiva in lui un conflitto simile al suo. O forse era lo stesso sentimento che rimbalzava tra di loro. Ormai non riusciva più a capire se ciò che provava apparteneva davvero a lei o se era solo causato dal loro legame nella Forza. Aveva il terrore di non essere più capace di distinguere i propri sentimenti da quelli di Ben. Ma più di ogni altra cosa, la perenne rigidità di Ben, unita all’impassibilità e ai cambi repentini di umore, cominciava a mettere a dura prova i suoi nervi. Specialmente perché la sera prima le era sembrato calmo, quasi sereno… davvero diverso da com’era in quel momento.
“Mi manca il vecchio Ben,” mormorò senza neanche rendersene conto e pentendosene subito dopo.
Il fantasma sussultò e si girò verso di lei, piantando gli occhi scuri in quelli di lei. “Tu non lo conosci, il vecchio Ben.”
Rey rimase colpita da quelle parole, ma non si arrese. Era lì per fare chiarezza, non per desistere al primo ostacolo.
“Allora parlami di lui,” gli rispose. Il suo sguardo era fermo e deciso, come quello di una preda che a un certo punto decide di smettere di scappare e di trasformarsi lei stessa in predatore.
Ben aprì la bocca per parlare, ma poi la chiuse di nuovo, indeciso. Non era facile mettere in ordine la matassa aggrovigliata dei suoi pensieri. Eppure, per Rey, quella breve reazione fu abbastanza. Se lui non sapeva da dove iniziare, toccava a lei dargli una mano.
“Dimmi di Luke. Com’era essere un suo padawan?”
Ben questa volta fu molto veloce a dare una risposta. “Era esigente, preciso e severo. All’inizio era abbastanza paziente, si focalizzava sui nostri punti di forza e perdonava gli sbagli… almeno quelli degli altri padawan.”
Il suo sguardo, seppur direzionato verso la foresta, era perso nel passato. Dal canto suo, Rey non voleva perdersi un solo attimo di quell’agognata confessione. I suoi occhi vagavano sul viso di lui, cercando di imprimere nella memoria anche il più piccolo dettaglio.
“Con me era molto duro,” continuò lui. “Sapevo che aveva delle aspettative molto alte, e a dir la verità anche io. Non volevo deluderlo, ma era davvero pieno di pretese.”
Rey non riuscì a fare a meno di sorridere. “Lo capisco. Lo era con me, figurati con suo nipote.”
Le labbra di lui si piegarono in un timido sorriso e Rey sentì il proprio cuore battere freneticamente.
“Devo dire però che alcune lezioni non erano male,” continuò lui. “Come quella volta che siamo andati a cercare i cristalli su Ilum.”
Il volto di Rey assunse un’espressione smarrita. “Cristalli?”
Ben si voltò a guardarla. Negli occhi aveva lo sguardo limpido e profondo della notte prima. “Cristalli Kyber, quelli che si trovano nelle spade laser,” spiegò. “Ogni Jedi durante l’addestramento viene mandato a cercare un cristallo kyber per costruire la propria spada. Luke ci accompagnò su Ilum da bambini.”
“Come funziona?” domandò Rey.
“Su Ilum ci sono dei giacimenti di cristalli kyber, le chiamano le Grotte dei Cristalli. I padawan vi si addentrano e la Forza li guida verso il proprio cristallo. Quelli di Ilum sono blu, ma ne esistono di altri colori.”
“Tipo… rosso?” azzardò Rey.
Ben si passò nervosamente una mano tra i capelli. “Non proprio. Il rosso è l’unico colore che non si trova in natura. Viene creato artificialmente… è una tradizione Sith.”
Rey si sforzò di rimanere impassibile, ma non riuscì a nascondere la curiosità. “Ed è quello a renderli instabili?”
Ben sorrise davanti a quell’interesse sfacciato. “No, Rey. La mia spada era instabile perché l’ho creata utilizzando un cristallo incrinato.”
“E si può fare? Voglio dire, non è pericoloso?”
“Sì, un cristallo incrinato è malfermo, e l’energia che emette risulta insicura e imprevedibile… così come la persona che si arrischia a maneggiarla.”
“Forse dovrei costruire anche io una mia spada.”
Ben si strinse nelle spalle. “È un passo importante per ogni Jedi, ma non c’è fretta… O almeno non più, visto che il nemico è stato distrutto.”
Rey era certa che quelle parole non si riferissero solamente a Palpatine.
“Però ti consiglio di stare attenta, nelle Grotte dei Cristalli. Non è così facile,” continuò lui.
“Che intendi dire?”
“Le Grotte custodiscono i cristalli kyber con tutti i mezzi possibili. Puoi perderti nei loro cunicoli, è come un labirinto lì dentro. E la roccia dove sono incastonati è estremamente affilata e quasi… viva.”
L’espressione della ragazza fu così perplessa che Ben si sentì quasi costretto a dare una spiegazione più dettagliata. “La prima volta che ho tentato di prendere un cristallo su Ilum mi sono tagliato. La pietra nella quale era incastonato era così aguzza che mi ha perforato il braccio e il mio sangue è colato copiosamente ovunque. Subito dopo la roccia si è modificata, inglobandolo, come per magia.” Gli occhi di Ben quasi brillavano di uno stupore antico mentre si posavano sul volto di Rey. “Credo che ci sia ancora lì, sai? Il mio sangue, intendo. Ancora fresco, perfettamente conservato nella roccia.”
Rey rimase in silenzio, senza dire nulla. Era incuriosita dai cristalli, certo, ma era ancor più sorpresa di sentir parlare Ben per così tanto tempo. Kylo Ren non era mai stato espansivo, ma Ben sembrava esserlo, una volta superata la timidezza e la ritrosia iniziale. Le piaceva questo lato di lui che premeva per uscire, come se insistesse per riprendersi il posto che Kylo Ren gli aveva usurpato. Come se volesse recuperare tutto il tempo che il Lato Oscuro gli aveva portato via.
Rey avrebbe voluto chiedergli davvero molte cose sul suo passato. Aveva una voglia immensa di conoscere Ben Solo da bambino, con i suoi sogni, le sue speranze… perfino le sue paure. Anzi, soprattutto quelle. L’avrebbe ascoltato ore intere, tartassandolo di domande apparentemente assurde, come “qual è il tuo colore preferito?”, oppure “sei mai salito su un AT-ST?”
Ma la calma e la pazienza avevano abbandonato la ragazza negli ultimi giorni, così come la capacità di ragionare prima di parlare. Alla fine, la domanda con cui se ne uscì fu una delle più inadeguate.
“Perché te ne sei andato, la prima volta che sei comparso? Avevi qualcosa da dirmi, e invece…”
Le parole le morirono in gola nell’accorgersi che il volto di Ben andava via via incupendosi. Con orrore lo vide alzarsi e saltare giù dal macigno, allontanandosi da lei. Rey lo seguì a ruota, convinta che, se davvero non avesse avuto voglia di parlare, sarebbe scomparso come al solito. Invece era ancora lì, e lei non poteva sprecare questa possibilità.
“Ben,” lo chiamò, rincorrendolo.
Ma lui non si voltò nemmeno. Le sue gambe si allungavano passo dopo passo, incapaci di fermarsi e, allo stesso tempo, incapaci di sparire nel nulla. Rey continuò a seguirlo, maledicendosi tra sé e sé per aver forzato la mano. Si avvicinò sempre di più, finché rimase poco più di un metro a separarli. Allungò la mano verso di lui, consapevole di poterlo afferrare… Ma le dita non si chiusero attorno al suo braccio. Rimasero allungate in avanti, rigide. I muscoli si rifiutarono di obbedirle. Tutto il suo corpo si fermò, come pietrificato. Quella sgradevole sensazione non le era nuova: l’aveva già sperimentata una volta, nella foresta di Takodana. L’indignazione penetrò dentro di lei, riaccendendo la rabbia che pensava di aver ormai domato.
Come osi?!, gridò dentro la sua testa. L’urlo fu così forte che Ben sussultò e le sue gambe smisero di muoversi. Dopo qualche secondo di indecisione, allentò la presa e la lasciò andare.
Rey abbassò la mano, senza cercare però di colmare lo spazio che li divideva. Tutte le sue energie si concentrarono su un unico scopo: non fare azioni avventate. Fece dei respiri profondi finché non sentì il battito cardiaco tornare regolare.
“Guardami,” sussurrò alla fine.
Il corpo di Ben sembrò irrigidirsi ancor di più, ma alla fine obbedì. Lo sguardo cupo e tormentato del fantasma si scontrò contro quello risoluto e deciso di Rey.
“Ben… ti prego.”
L’attesa fu snervante. Il cuore le martellava nel petto così velocemente che temette di rischiare l’infarto. I suoni le arrivavano ovattati, tanto era rumoroso lo scorrere del suo sangue nelle vene.
Alla fine, Ben si limitò a scuotere la testa. Una reazione di certo insufficiente per Rey, la quale trovò il coraggio per fare qualche passo nella sua direzione. “Spiegami.”
Lui abbassò il mento, gli occhi colmi di amarezza. “Errore di valutazione,” disse infine. La ragazza si accigliò a quella scelta di parole così tecniche e inespressive. Non sembrava si stesse rivolgendo a lei, bensì a Snoke, o al Generale Hux. La situazione stava prendendo una piega assurda. Non riusciva a capire di preciso cosa non andasse in lui, ma era chiaro che nella sua testa regnava la confusione; grazie a quel dannato legame nella Forza riusciva a percepirla chiaramente. Ed era davvero disarmante, perché Ben continuava ad andare e a venire, rimpiazzato ad intermittenza da Kylo Ren e dal Leader Supremo.
Ma alla fine cosa ne poteva sapere lei? Come poteva distinguere il capo dei Cavalieri di Ren da Ben Solo? Lui aveva ragione: Ben lo aveva conosciuto troppo poco, giusto il tempo di stare tra le sue braccia su Exegol. Exegol…
Un lampo di comprensione sfavillò negli occhi della ragazza. Avvertì lo stomaco attorcigliarsi su se stesso. Era ovvio, maledizione. Il suo comportamento era stato totalmente insensato fin da quando la sua Ala-X era atterrata su Ajan Kloss. Aveva pianto la morte di Ben per giorni e notti intere, implorando di rivederlo con tutta se stessa. E quando finalmente si era deciso a farsi avanti, lei si era limitata a uno stupido tentativo di lapidazione, per poi chiedergli goffamente scusa. E altrettanto goffamente aveva continuato a scavare nei ricordi, cercando di tenere occupati i pensieri di entrambi, evitando con attenzione di accennare quel bacio che gli aveva dato nelle Regioni Ignote.
Rey avrebbe voluto affrontare quell’argomento con più calma, ragionandoci sopra e vagliando tutti i suoi sentimenti, ma aveva perso quella possibilità continuando a procrastinare giorno dopo giorno. Ora il tempo era giunto al termine e Ben la osservava intensamente, nell’attesa di avere una risposta.
Rey respirò profondamente, allargando a dismisura la sua gabbia toracica. “Io… non so cosa dire,” ammise. Era vero, dopotutto, anche se quella confessione risultava piuttosto insipida e anonima. “La verità è che non riesco più a distinguere i miei sentimenti dalla Diade. Non ho più idea di quello che provo.”
Le parole della ragazza aleggiò nell’aria, in silenzio. Rey respirava a fatica, oppressa dalla delusione che intravvedeva negli occhi di Ben, sebbene lui tentasse di nasconderla. Si sentì terribilmente in colpa, eppure sollevata, come se il peso enorme che le era a lungo gravato sullo stomaco si fosse dissolto all’improvviso. La confusione tra il dispiacere e l’immediato alleggerimento le fece girare la testa.
Dopo quella che sembrò un’eternità, Ben annuì. Si voltò di nuovo, dandole le spalle.
“Ben…” lo chiamò lei, avvicinandosi. “Mi dispiace.”
Ma se n’era già andato.
 
***
 
Le gambe di Rey marciavano come quelle degli assaltatori imperiali, scandendo il tempo ritmicamente. Andavano a passo spedito, fuori dal controllo del sistema nervoso della ragazza. I suoi occhi rimasero incollati al terreno per quasi tutto il tragitto, incapaci di posarsi sui volti dei ribelli che le passavano vicino. Guardarli, ad ogni modo, non sarebbe servito a nulla: il suo cervello non era capace di elaborare alcuno stimolo esterno. Rey vedeva solo i suoi ricordi, di nuovo confusi e sconnessi.
La notte prima aveva creduto di poter andare oltre le sue paure, di essere abbastanza forte da combattere i demoni del proprio passato. Ma forse era stato il mero prodotto della Diade, di quella Forza divisa a metà che finalmente tornava a unirsi.
Nell’esatto momento in cui Ben era sparito, lasciandola di nuovo sola in mezzo al nulla, la solitudine l’aveva ripresa tra le sue grinfie, stringendola fino a soffocarla. Poi d’un tratto l’aveva trasformata in un involucro vuoto, insignificante, e Rey si era sentita di nuovo svuotata e inaridita.
Incompleta.
E con sgomento si era resa conto che il risveglio della Diade l’aveva totalmente privata non solo dell’autocontrollo, ma soprattutto della consapevolezza delle sue stesse emozioni. Quando Ben era presente, era quasi incapace di distinguere i propri sentimenti da quelli di lui… ma quando non c’era, la solitudine tornava a divorarla, rievocando i demoni del passato e risvegliando i suoi istinti più crudeli e irrazionali.
Avrebbe voluto urlare per la frustrazione. Sarebbe impazzita, ne era sicura.
I suoi stivali inciamparono su quelli di qualcun’altro, rischiando di farla finire lunga distesa per terra. Una mano le afferrò il braccio con violenza e la sostenne, dandole il tempo di riprendere il controllo dei propri muscoli e di ordinare alle gambe di sorreggerla. La mano mollò la presa, lasciandole il braccio dolorante.
Rey alzò la testa, ritrovandosi davanti Poe e Finn, entrambi colti alla sprovvista. L’analizzarono da capo a piedi, soffermandosi a lungo sulle spade laser e sui capelli, tutt’altro che scompigliati, della ragazza.
“Pensavo fossi ad allenarti,” disse Finn, corrugando la fronte.
La risposta di Rey risuonò più secca del dovuto. “Infatti.”
“Non sembra,” commentò Poe.
La ragazza gli scoccò un’occhiataccia. “Non esistono solo i combattimenti con la spada.”
“Ah no?” chiese Poe con fare insolente.
“No.”
“Ha ragione, Poe,” s’intromise Finn, incrociando le braccia. “Non esistono solo i combattimenti. I Jedi hanno un sacco di cose da fare.” Il tono della sua voce era tagliente. “Come presenziare alle riunioni e aiutare i propri amici!”
Gli occhi di Rey si assottigliarono, incapaci di nascondere il risentimento. Un risentimento indirizzato in realtà più verso se stessa che verso Finn. Ma aveva già fatto i conti con la sincerità per quel giorno, ed era ancora provata dal confronto con Ben. I suoi continui cambiamenti di umore l’avevano sfiancata. Non aveva voglia di subire un altro scontro verbale. 
Ciononostante, dovette fare appello a tutta la calma in suo possesso prima di rispondere. “Come posso rendermi utile?”
Finn aprì la bocca per parlare, ma Poe lo fermò appoggiandogli prontamente una mano sulla spalla. Il Generale Dameron sapeva senz’altro come evitare conflitti inutili tra i suoi uomini… almeno in quel momento.
“Chewie ha bisogno di una mano. Il Falcon ha qualche problema con il compressore.”
“Non se ne occupa Lando?”
“No, ha lasciato il Falcon a Chewie,” s’intromise Finn. “E il compressore l’avevi bypassato tu, quindi dovresti risolvere tu il problema.”
Rey allargò le braccia, troppo stanca per ribattere. “D’accordo, vado a sistemarlo.”
Detto questo, passò in mezzo ai corpi dei suoi amici senza degnarli di un altro sguardo e si avviò verso la vecchia nave di Han.
Finn si girò verso Poe. Gli occhi, tra l’incredulo e il furioso, lanciavano saette. “Ma che le prende?!” sbottò.
Poe scosse lentamente la testa. “Non lo so, ma non è niente di buono.”
 




 
Angolo oscuro dell’autrice:
Scusate il ritardo, ma è stato un capitolo davvero tosto! Le battute di Ben sono state un’impresa e le ho riscritte più volte, nel costante terrore di non rispettare l’essenza del personaggio: non voglio che sia descritto come un ragazzo romantico o “puccioso” (passatemi il termine). Per me Ben Solo è pur sempre colui che ha fatto degli errori, che si è redento ma che ancora sta combattendo contro i suoi fantasmi, perché la strada verso la Luce è tortuosa, lunga e difficile.
Detto questo, sono curiosa di sapere cosa ne pensate. Cos’è che continua a tormentare Ben? Riuscirà Rey a capire dove finisce la Diade e dove iniziano i suoi sentimenti? Riusciranno ad aprirsi e a parlare col cuore in mano senza dare di matto e insultarsi a vicenda in stile TLJ?
Ringrazio infine tutti coloro che mi stanno appoggiando in questa impresa: senza i vostri commenti e le vostre impressioni, questa storia non esisterebbe!
Che la Forza sia con voi,
Helmwige
  
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