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Autore: Ookami_96    15/02/2020    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Sakura varcò la porta di casa ancora assorta nei suoi pensieri, gli stessi praticamente di ogni giorno, ogni sera, ogni tragitto. Si stava svestendo e preparando per un bel bagno caldo, quando un rumore alla finestra la risvegliò dalle sue riflessioni.
Un piccolo falchetto, appollaiato davanti alla finestra, picchiettava sul vetro per attirare la sua attenzione.
Aprì la finestra e lasciò che il falco le si posasse sul braccio.
«Buonasera Takami, fatto buon viaggio?» disse, sorridendo.
In tutta risposta l’animale si lisciò le penne e le strofinò il becco sul braccio.
"Un altro messaggio da Sasuke-kun, eh?"

Prima Fic in assoluto! Spero di trasmettervi qualcosa attraverso la mia scrittura su una delle coppie che amo di più!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo 05

«Quindi, fammi capire. Tu ricevevi corrispondenza da quasi due anni da Sasuke e non hai informato nessuno.»
Sakura non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo, colpevole.
Sapeva che non c’era nulla di male, Sasuke collaborava con l’Hokage e aveva il suo appoggio, ma si sentiva comunque dalla parte del torto.
«E, sempre per capire: hai ricevuto una sua richiesta di aiuto e hai pensato di andare, da sola.»

Silenzio.
Okay, per quest’ultima cosa sapeva di aver agito d’impulso.

«Io non ho parole» così dicendo la maestra si mise una mano tra i capelli biondi «non credevo che la mia allieva si fosse bevuta il cervello in questo modo»
La mortificazione si leggeva chiaramente sul viso di Sakura. Però si riscosse; aveva le sue ragioni, sapeva che non tutti potevano capirle… così come non tutti potevano capire i suoi sentimenti verso il ragazzo del suo Team.
«Maestra. So di essere stata imprudente, e ne ho pagato il prezzo» si guardò il braccio, dove erano ancora visibili i segni della sua tortura «Ma non mi pento di ciò che ho fatto. Se avessi tardato, anche solo di poco, Sasuke sarebbe morto.»

Tsunade uscì dalla stanza senza dire nulla, lasciandola con Ino e Kakashi. Fu proprio quest’ultimo a prendere la parola.
«Non ti preoccupare, è arrabbiata solo perché ci tiene a te. Sei la sua preferita dopotutto» le sorrise, e per un momento Sakura si sentì un po’ meglio. «Detto questo, anche io sono dell’idea che il tuo gesto sia stato avventato e sconsiderato; anche se capisco i sentimenti che ti legano a quel ragazzo.» Sospirò.

«Rimarrai sotto osservazione altri due giorni. Dopodiché potrai tornare a casa, ma il tuo lavoro è sospeso per due settimane.»
Sakura stava per replicare, ma lo sguardo di Ino la fece desistere, saggiamente.

“E io cosa faccio a casa due settimane?”
Dire che era disperata era poco. Tutto quel tempo libero… almeno se avesse avuto qualcosa da fare non avrebbe pensato a tutto quello che era successo.
Kakashi si schiarì la voce e, a quel segnale, Ino salutò la rosa e uscì dalla stanza.

«Ora che abbiamo chiarito questo, in quanto Hokage ti devo fare delle domande»
L’uomo si avvicinò e si sedette in una sedia accanto al letto.
«Ho bisogno che mi racconti quello che è successo da quando hai trovato Sasuke»

La ragazza annuì, era preparata al fatto che avrebbe dovuto rendere conto di tutto, ma la cosa non la turbava: l’uomo di fronte a lei era l’Hokage, ma prima di tutto era il suo maestro. Non gli avrebbe nascosto nulla in nessun caso.
Iniziò quindi il suo resoconto, fino a quando si era svegliata in quella stanza buia.
Fece poi un profondo respiro.

«C’erano due uomini, entrambi con una maschera sul viso. Mi hanno… interrogata, e poi sono svenuta. Dopo questo non ricordo altro»
«Cosa volevano sapere?»
«Volevano informazioni su Sasuke…» Indugiò.
«C’è qualcosa che non ti convince, vero?»
«Purtroppo ho ricordi annebbiati di quelle ore, però Sensei, non capisco perché mi abbiano rapita… Sapevano dov’era Sasuke, perché indugiare nel catturarlo e interrogare me?»
«Già, la faccenda è strana.»
«Se posso, credo che quei ninja siano stati assoldati da qualcuno per dare la caccia a Sasuke. Gli uomini della casa non erano della Nuvola e i tre che ho sconfitto non mi sembravano compagni di un team; probabilmente sono tutti mercenari»

L’Hokage si spostò verso la finestra della stanza, a scrutare il cielo limpido.

«I ninja assoldati erano almeno 5 allora. C’è da chiedersi se chi è dietro a tutto ciò sia ancora vivo e stia preparando un contrattacco»
Si girò quindi verso l’allieva e le si mise accanto.
«Manderò una squadra a investigare: hanno attaccato dei nostri uomini, non lascerò correre.»

“Certo, se Sasuke si fosse palesato avrebbe potuto darci anche la sua versione…”
«Prima di contattare il Raikage vorrei avere informazioni certe. Manderò un messaggio a Sasuke, sperando che risponda e venga a un colloquio da me»

Dopo poche ulteriori chiacchiere il maestro decise che era il momento di congedarsi, ma, fermo sulla soglia della stanza, decide di dispensare un ultimo consiglio alla sua allieva.
«Cerca di parlare con qualcuno, Sakura. Non pensare che se lo farai sarai troppo debole»
Lei abbassò lo sguardo e aspettò che Kakashi uscisse per coricarsi; nonostante avesse dormito per giorni aveva ancora molta stanchezza addosso.

Dopo un paio d’ore, però, era di nuovo sveglia.

Il cuore batteva fortissimo nel petto, quasi volesse uscire dal torace.

“Un incubo… Era solo un incubo.”

Chiuse gli occhi, ma le figure che aveva visto in sogno la tornarono a tormentare appena fu tutto buio.
Si convinse a chiedere un tranquillante all’infermiera, per provare a dormire; era il tipo di persona che di solito prendeva farmaci solo quando strettamente necessario, ma in quel caso avrebbe fatto un’eccezione.

Per fortuna il farmaco fece il suo dovere e, con sei ore di sonno alle spalle, poté alzarsi e fare un giro senza sembrare uno zombie.
Salutò i vecchi pazienti, i medici, gli infermieri, si concesse qualche caffè con i colleghi più stretti, un pranzo in compagnia e qualche passeggiata nel cortile interno. Verso sera tornò nella sua stanza.

Ora arrivava il difficile. Passare la notte.
Aveva paura che quello che era accaduto la sera prima potesse verificarsi di nuovo…
Da quando si era svegliata si sentiva come se uno strano alone di paura e insicurezza la circondasse, si sentiva impotente. Debole.

Come aveva previsto, quella notte si svegliò urlando, di nuovo, in preda agli strani scherzi del suo inconscio.

Il cuore le stava lacerando il petto.

Il fiato le bruciava la gola.

Continuava a rivivere sempre gli stessi attimi, sempre gli stessi dolori e le stesse paure.
Le serviva solo del tempo, si disse. Doveva solo tenere duro e tutto sarebbe passato, pian piano.
Cercò di riprendersi e asciugandosi la fronte prima di chiamare di nuovo l’infermiera.
 
*

All’alba del terzo giorno di convalescenza, a svegliarla per fortuna non furono gli incubi, ma il cinguettio degli uccelli provenienti dal cortile. Stava per alzarsi quando vide una piccola figura accucciata di fianco a lei, sul letto.
«Takami… piccolino, che ci fai qui?» Il falchetto si svegliò, emettendo un piccolo squittio e beandosi delle carezze sotto il becco.

Non portava con sé nessuna foto o biglietto questa volta.
Era stato Sasuke a mandarlo da lei? E se sì, cosa voleva dirle?

“Devo vederlo… devo parlargli!”

Era decisa e determinata, niente l’avrebbe fermata questa volta.
Prese carta e penna e scrisse un biglietto.

“Voglio raggiungerti, dimmi dove possiamo incontrarci.
Non sparire di nuovo... Ti prego”

All’inizio le sembrava un buon messaggio: chiaro, conciso e diretto. Più lo rileggeva però, più le sembrava infantile e… boh, inutile? Insomma, lui l’avrebbe mai ascoltata? Ne dubitava in realtà, ma doveva quantomeno provarci.

Affidò il biglietto a Takami, gli diede un leggero bacio sulla testa e lo lasciò partire.
 
*
 
I giorni passavano monotoni e tremendamente noiosi.
Le era stato proibito lavorare, quindi passava le sue giornate a casa o a far visita agli amici. Quest’ultima attività però si era rivelata essere di non molto aiuto rispetto allo stare a casa a seguire una nuova telenovela: tutti la guardavano come se dovesse avere una crisi isterica da un momento all’altro.

Perché mai poi? Solo perché Sasuke l’aveva chiamata per farsi aiutare e poi era sparito? Perché era stata rapita? O perché aveva delle occhiaie che arrivavano per terra?
“Come se ci volesse così poco per farmi sclerare, Shannaro!”

Aveva avuto tutto il tempo per riprendersi, fisicamente, dagli scontri. Psicologicamente, però, ci andava ancora del tempo. Lo sapeva, ma non voleva ammetterlo.
Aveva ancora incubi, tutte le notti. Aveva dovuto farsi prescrivere dei tranquillanti per dormire, per non implodere tutte le volte che si risvegliava. Tuttavia, le ore di sonno erano poche, troppo poche.
 

Aveva appena finito di cenare quando qualcuno suonò al campanello.
“Ti pareva, proprio ora che volevo fare una doccia calda”
«Arrivo!» Finì di asciugare il piatto che aveva in mano ed andò ad aprire.
Davanti a lei un ragazzo alto, magro… occhi azzurri e capelli biondi.

«Naruto? Che ci fai qui?»
Il ragazzo le sorrise solare «Sono venuto a vedere come stai! Sono appena tornato da una missione luuunghisima e ho pensato di passare prima di andare a casa, dattebayo!»
Sorrise e lo fece entrare.
«Ma come, non corri da Hinata?» disse, con un sorriso vagamente malizioso.
«M-ma cosa dici, Sakura-chan?» tutto rosso dall’imbarazzo il biondo si accomodò su una sedia, accettando l’offerta di un bel thè caldo.

«Perdonami se non sono passato prima, ma Kakashi-sensei mi ha informato solo poco fa»
«Non ti preoccupare, sto bene!»
Parlarono del più e del meno, della missione di Naruto, della monotona convalescenza di Sakura e di Sasuke.
«Sono sicuro che tornerà, Sakura-chan. Me lo ha detto.»
«Anche a me Naruto… Due anni fa» sospirò «Non so cosa fare sai? Voglio aspettarlo, con tutto il cuore… ma lui, invece?»

Erano passati giorni da quando gli aveva mandato un messaggio tramite il falco e non aveva ottenuto nessuna risposta.
«Ti fai troppi problemi Sakura-chan!» esclamò, regalandole un altro dei suoi sorrisi «Se lo ami davvero, ed è così, sono sicuro che le cose andranno a posto!»
Sakura si sentì sollevata da quelle parole… Spesso solo Naruto riusciva a rincuorarla in quel modo; dopo anni, solo loro due, avevano imparato a capirsi e a volersi bene come fratelli.

«Arigatou, Naruto» Sorrise, sinceramente.
«Ohh… vieni qui piccola Sakura-chan» La prese e l’abbracciò, per farle sentire il suo sostegno. Non l’avrebbe mai abbandonata, lei era parte della sua famiglia, e l’avrebbe protetta a qualsiasi costo.
«Ora vado, Hinata mi starà aspettando con un bel piatto di ramen fumante!» Disse sciogliendo l’abbraccio.

Si salutarono e Sakura riprese i preparativi per il bagno; si svestì e aprì l’acqua calda.
Di fronte allo specchio poteva vedere i lividi e le cicatrici che ancora la segnavano; alcuni probabilmente non sarebbero andati via facilmente, sarebbero rimasti lì, a ricordarle tutto.
“Come se gli incubi non bastassero”
Istintivamente una mano andò a toccare una bruciatura sul seno; in quell’istante la sensazione di mani che la toccavano le sembrò come fuoco sulla pelle…
Fu il suono del campanello a risvegliarla e, di scatto, ritrasse la mano.

Sospirò, di nuovo.
Si avvolse nell’accappatoio e uscì dal bagno. Passando dal salotto vide che sulla sedia del soggiorno era appoggiata una sciarpa. La sciarpa di Naruto.
“Che baka, ha dimenticato la sciarpa di Hinata”
La prese e aprì la porta, furiosa.

«Naruto-baka! La prossima volta…!» Si bloccò.
Altro che bloccò, stava per avere un infarto!

«S-sasuke-kun?»
Lui aveva uno sguardo strano, quasi sospettoso.
«Aspettavi qualcun altro?»
«M-macchè!»

Era da tantissimo che non sentiva la sua voce.
“La sua voce, scontrosa come sempre, Shannaro”
Gli occhi le si fecero lucidi e la tentazione fu troppa.

Si avvicinò a lui piano, poi lo abbracciò.
«Grazie al cielo… grazie al cielo stai bene»
Lui si irrigidì sotto al suo abbraccio, evidentemente non si aspettava quella reazione, ma non la allontanò.
Si schiarì la voce.
«Questo dovrei dirlo io. Come stai?»
Lei si staccò e indietreggiò.
«Bene, grazie!»


«Ah scusami, prego, entra pure!» Era totalmente nel pallone, non aveva la minima idea di cosa fare e come comportarsi, non si era nemmeno resa conto di averlo accolto e abbracciato con addosso solo l’accappatoio.
“Che vergogna… Vent’anni e non sentirli eh!”
Fece anche a lui qualcosa di caldo e si sedette con lui al tavolo del soggiorno.

Fu lui a sciogliere il silenzio.
«Ho letto il tuo messaggio» iniziò, continuando a sorseggiare il suo thè «Sono venuto a prenderti. Partiamo domani»
 
Buongiorno a tutti! 
Purtroppo sono leggermente in ritardo rispetto al solito, ma la sessione esami è inclemente... 
Spero che questo capitolo di "passaggio" chiarisca un po' la situazione e detti le basi per un nuovo inizio!

Ringrazio chi segue la storia e a chi l'ha recensita fino ad adesso! 
Ci sentiamo al prossimo capitolo!
  
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