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Autore: MaryRigby    15/02/2020    0 recensioni
Una specie di flusso di coscienza in cui Allen spiega ciò che prova e ciò che lo lega a William.
"Farsi coinvolgere in qualsiasi maniera da William significava letteralmente giocare alla roulette russa, solo con la pistola completamente carica. Zero possibilità di uscirne incolumi."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Note iniziali. Di solito scrivo le note a fine pagina, però ho pensato di dirvi che per questa storia ho preso moltissima ispirazione dalla storia di alcuni dei miei autori preferiti, protagonisti della Beat Generation, cosa che potrebbe interessarvi. In ogni caso non è necessario conoscerli, spero che questa piccola one-shot prodotta in un momento di noia vi piaccia. Buona lettura.



La verità è che Allen è sempre stato innamorato di William. Per anni, insieme a Jack e Lucien non avevano fatto altro che prendere in giro quel sentimento, e la parola amore in generale. Una puttanata, ecco cosa era. Sapevano che l’amore esistesse, certo. Solo che quella particolare forma d’amore, quello che ti fa girare la testa e battere il cuore, per tutti loro era sempre stata una stronzata, un’invenzione di romanzi rosa e di film scadenti. L’unico amore che avrebbero mai provato era quello platonico per la letteratura e quello fraterno fra di loro. E ovviamente quello per la bottiglia di tequila o di cachaça, che non mancavano mai in nessuno dei loro schifosi monolocali. Questa loro convinzione non era teorizzata, e non ne avevano mai parlato, ma Allen sapeva che tutti l’avevano internalizzata. Non aveva mai sentito né Jack, né Lucien (figurarsi Neil poi, quello era matto come un cavallo), accennare a sistemarsi con una bella ragazza, magari di quelle cameriere gentili del diner che passano per chiederti se gradisci altro caffè. In parte perché erano tutti dei disagiati sociali, incapaci di iniziare una conversazione da sobri, e perché si sentivano a disagio a fare quello che la società si aspettasse da loro. Dei ribelli non per scelta di essere rivoluzionari, ma semplicemente perché erano dei deboli che non riuscivano a conformarsi. Per lui e William la cosa era ancora più complicata. A causa delle loro tendenze, l’amore romantico non era un’opzione. Quello che entrambi odiavano era l’idea di finire come quelle checche che emulavano un rapporto di una coppia ordinaria, con lui che va a lavorare in fabbrica e si spacca la schiena per comprare una villetta a due piani con giardino annesso per i cani, perché ehi, i cani sono essenziali per il sogno americano, mentre lei sta a casa tutto il giorno a lavare i pavimenti puliti e a guardare programmi che ti insegnano come abbinare le camicette scollate, perché ehi, che sogno americano è senza la mogliettina devota senza carattere. Queste dinamiche lo disgustavano, e se poi le proiettava su una coppia di due uomini sembravano addirittura grottesche. Solo l’idea di avere un cane lo faceva ridacchiare, figurati immaginarsi William che entrava dalla porta con una tuta da lavoro mentre lui spolverava le mensole, quell’immagine sì che lo faceva ridere come un cretino. Insomma, tutti loro demonizzavano l’amore delle farfalle nello stomaco perché erano convinti fosse una cazzata da poppanti, o peggio, un’illusione dei borghesucci del cazzo. Ma Allen sapeva che in realtà tutti loro avrebbero voluto la possibilità di avere un amore così, e che la consapevolezza di non sapere come gestirlo, o di essere incapaci di illudersi della sua esistenza, in fondo li rendeva infelici. Da parte sua, non aveva mai confessato che aveva provato e che tuttora provava quel tipo di amore, seppure in una forma particolare e meno poetizzata, (quando si sentiva la testa leggera era sicuramente a causa del whisky, non di William). In realtà, quello che provava era più che altro la sensazione di essere completamente a proprio agio alla presenza di qualcuno. Certo, si sentiva a proprio agio anche con Jack, ma non era la stessa cosa o almeno non allo stesso livello. Innanzitutto perché Jack era perennemente brillo, spesso addirittura sbronzo, e si alienava in mondi tutti suoi, chissà che cazzo di voli pindarici si faceva. Anzi, lo sapeva benissimo che cazzo succedeva nella sua testa, perché poi gli toccava leggere i disordinati manoscritti pieni di viaggi mentali. Neal, manco a parlarne. Ogni tanto spariva per seguire qualche ragazza, ogni volta diceva che se la sarebbe sposata, ma tutti sapevano che due tre mesi dopo sarebbe tornato strisciando da loro, lamentandosi che non era quella giusta. Allen era convinto che quella giusta per lui non esisteva, perché Neal aveva un sacco di problemi del cazzo, ed era lui a non essere giusto per nessuno. Quindi, figurati a sentirsi a proprio agio con lui. Nemmeno sua madre probabilmente si sentiva a suo agio con Neil. Lucien forse era quello più sobrio, in tutti i sensi, del il loro gruppo di disadattati. Nonostante questo, Allen aveva dei problemi a relazionarsi con lui, perché rispetto a tutti loro che imprudentemente seguivano i loro istinti ed erano pericolosamente impulsivi, lui era più ragionativo. Certo, faceva le sue cagate, ma erano sempre ponderate. Era quello del gruppo che sapeva quando fermarsi, e quando fermarli. Come quella volta che era andato a recuperare Neal e Jack dal ciglio di un ponte, perché, chissà sotto quale merdata, erano convinti che fosse una piscina. Allen non riusciva mai a sentirsi completamente a suo agio con Lucien, perché, anche se inconsapevolmente, sapeva che lui lo stava analizzando e in qualche modo giudicando. L’unico con cui Allen si sentiva, insomma, completamente libero era William. Lui sapeva quando ascoltare, quando parlare e, la maggior parte delle volte, non sempre però, sapeva cosa dire. Ed anche se Allen non era d’accordo sulle cose che spesso blaterava, era il modo in cui parlava, a bassa voce, strascicando le parole, che lo faceva sentire a proprio agio. E se all’inizio queste sue sensazioni le aveva fraintese per un’amicizia particolarmente intensa, col tempo, notando come fossero provocate unicamente da William, aveva capito che fossero speciali, e che volevano dire che lo amava, in quel modo che, a detta di tutti loro, non esisteva. Però, era mai riuscito a capire cosa provasse William per lui. Il suo carattere era particolarmente criptico per Allen, e forse era anche per questo che aveva sempre esercitato su di lui un fascino particolare. Era perché davvero non sapeva nemmeno come trovare le parole per esprimergli quello che provava, perché sicuro, non esistevano, che non gli aveva mai fatto nessuna confessione. Inoltre, un’altra puttanata che dicono nei film era che l’amore ti fa dimenticare tutto il resto, il che non è vero. Lo spirito di autoconservazione di Allen stava benissimo. Farsi coinvolgere in qualsiasi maniera da William significava letteralmente giocare alla roulette russa, solo con la pistola completamente carica. Zero possibilità di uscirne incolumi. Anche lui, come ciascuno di loro del resto, aveva problemi, ma la sua dipendenza da questi era particolarmente intensa. Era quello che aveva sperimentato più droghe, ed era quello che ne era sicuramente più assoggettato. Spesso Allen non lo vedeva per settimane, e quindi lo andava a recuperare nel suo monolocale. Beh, lo spettacolo era sicuramente disgustoso. Siringhe, lacci, cotone sparsi ovunque. L’odore era sicuramente la cosa più vomitevole. William era quasi sempre steso sul divano, a volte a terra, in condizioni inimmaginabili. E Allen, perché non ne poteva fare a meno, lo accompagnava con devozione in bagno, lo lavava e gli dava i panini che, in queste situazioni, si portava sempre dietro. L’unica cosa che gli diceva William era: sei un bravo ragazzo Al. Punto. Peggio di quello c’erano sicuramente le volte in cui lo trovava a bucarsi, non tanto perché si impressionasse, ma perché si ricordava il motivo che impediva loro di avere un rapporto normale. Perché loro non erano normali. C’era stato solo una volta in cui qualcosa era effettivamente successa tra di loro, ma solo perché erano entrambi sbronzi. Non ricorda nemmeno cosa stavano festeggiando, forse la pubblicazione di un manoscritto di Jack, sì quello. William era andato pure lui, a un certo punto era persino riuscito a confonderlo con Neal, cose da pazzi. Erano stati tutti cacciati dalla bettola dove festeggiavano, ed erano collassati su una strada desolata che si trovava esattamente nel bel mezzo del nulla. Jack, Neal si erano messi a dormire sul marciapiede praticamente abbracciati, Lucien era lontano e fumava fissando il cielo scuro, probabilmente tormentato da qualche cosa di misterioso, tipo la vastità dell'universo, come sempre. Lui e William invece era seduti in un angolo, appoggiati al muro spalla contro spalla. Ogni tanto Allen rideva istericamente, dio solo sa perché, mentre William era in silenzio tombale e si sfregava le mani. Poi si era girato e l’aveva guardato negli occhi.
“Hai mai pensato a farti una famiglia? Sai, ogni tanto penso a quanto sarei felice se riuscissi a vivere una vita come tutti gli altri. Trovare una bella ragazza, magari bionda, di buona società. Farci dei marmocchi. Che dici Allen, sarei un buon padre? Sarei una merda, ma mi vorrebbero bene, credo. Non è per questo che la gente fa figli? Per sentirsi amati. Egocentrici del cazzo. Odio la gente. Tu hai mai pensato di farti una famiglia Al? Mica vuoi continuare a prenderlo in culo per sempre, come faccio io?” Poi William si era alzato e Allen l’aveva guardato camminare un po’, tastarsi le vene, e poi ritornare a sedersi, in modo che fossero ancora più vicini. Durante questa passeggiata, Allen elaborò quello che William gli aveva detto, ed era scoppiato a ridere istericamente.
“Ma che cazzo dici? Una famiglia? Ma se non sei nemmeno capace di pulirti il culo? E poi sei un cazzo di drogato William, ricordatelo. Magari qualcuno che ti vuole c’è, ma sa che gli rovinerai la vita. Ah, e giusto per la cronaca, mi piace prenderlo e metterlo in culo, e non penso che mi convertirò solo per farmi una famiglia in modo che possa avere i miei personali schiavetti-cloni” biascicò Allen privo di qualsiasi inibizione. William probabilmente non lo stava nemmeno ascoltando, perché poggiò la testa sulla sua spalla, e ogni tanto sospirava. E poi, seguendo qualche processo mentale che ad Allen ancora oggi è sconosciuto, William lo baciò. Allen non pensò alla stranezza del gesto che ricambiò volentieri, perché era troppo ubriaco. In quel momento provò solo euforia e sentì tutti i suoi scrupoli andare a farsi fottere. William lo stava baciando, fanculo. Voleva questo da, manco lui sapeva quanto, quindi fece in modo di goderselo. Probabilmente avrebbero continuato, se Lucien da lontano non avesse urlato che voleva andare a dormire e che aveva bisogno di un cazzo di divano, mica come voi quattro froci a cui basta il marciapiede. Allora William si era alzato di nuovo e barcollando aveva seguito Lucien. Poi il giorno successivo era scomparso. Una settimana dopo, Allen era andato nel suo buco e aveva trovato William nudo e sudicio come al solito, l’odore di piscio e vomito impregnava pure le pareti. L’aveva spinto in bagno, e William, come al solito gli aveva detto: sei un bravo ragazzo Al. Probabilmente non si ricordava nemmeno di averlo baciato, o forse era convinto di esserselo sognato. Perché per parecchio tempo, l’opzione del sogno era quella a cui Allen aveva scelto di credere. Le cose erano rimaste uguali, il loro rapporto non era cambiato. E l’amore di Allen non era scemato, ma si era trasformato in una forma particolare di devozione. Quello che provava per William rimaneva unico e speciale, ma era consapevole che qualsiasi tipo di relazione tra loro era utopica, irrealizzabile e, in un certo senso anche imbarazzante. Quando aveva conosciuto Peter poi, aveva capito che non esistesse una sola forma di amore romantico. Anche con lui si sentiva completamente a proprio agio, erano le sfumature ad essere diverse. Inoltre, riusciva anche a vivere una relazione che non implicasse per forza una dimensione distruttiva. Si incoraggiavano a vicenda e sembravano quasi, normali. Quello che provava per William era forse più intenso, ma la sicurezza che non avrebbero mai potuto costruire qualcosa di stabile, faceva in modo che non provasse alcun rimpianto delle sue scelte. Allen era felice di non aver mai menzionato nulla a William dei suoi sentimenti e di non aver mai parlato di quel bacio. Era felice con Peter. Avrebbe continuato a guardare William con devozione, e, in modo particolare e unico, ad amarlo.




Note finali
Salve gente, volevo solo scusarmi per gli erroracci che ci sono, siccome è stata una storia veramente, direi rigettata in un'ora o forse meno. Insomma, proprio uno sfogo. Spero che vi sia comunque piaciuta, e vi consiglio caldamente di dare un'occhiata ai lavori della Beat Generation che sono speciali. 
   
 
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