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Autore: EcateC    15/02/2020    1 recensioni
Ci sono molte regole non scritte nel manuale di istruzioni dei Death Note. Tra queste ce ne una, la cui diffusione nel mondo umano è stata rigorosamente vietata agli Shinigami. La Death Eraser permette di cancellare qualsiasi nome iscritto nel Death Note. Non importa se la mano dello scrivente sia stata umana o divina: la Death Eraser riporta in vita la vittima, purché la morte di quest’ultima non abbia coinciso perfettamente con quella che sarebbe stata la sua morte naturale.
What if ambientata poco prima della morte di L, che trae le basi da un unico fatto inventato: l'arrivo anticipato di Near e Mello in Giappone.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Near, Watari | Coppie: L/Light, Mello/Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non insinuare mai di chi sospetti. L’essere bianco non è imparziale.


 

-Ryuzaki?-

L distolse lo sguardo dal sms, che si auto cancellò subito.

-Sì?- rispose, come sempre calmo e imperturbabile.

-Ti dispiace passarmi una matita, se non chiedo troppo?- domandò Light

L osservò la propria postazione sulla scrivania: aveva impilato con precisione certosina tutte le matite fra loro come se fossero i pali di un castello in miniatura.

-Scusa, ti prego di non farci caso- sussurrò imbarazzato, sentendosi più autistico del solito. Il giapponese scosse la testa, sprezzante.

-Ah, Light?-

-Cosa c’è?-

-Ci ho pensato e alla fine ho deciso di accontentarti- gli disse L, iniziando a mescolare il suo zucchero con caffè -Stanotte ti lascio libero, puoi andare a goderti il tuo amore con Misa-

Light lo guardò, sorpreso -Come mai questa decisione improvvisa?- gli domandò, distogliendo lo sguardo.

-Non vorrei ripetere la spiacevole esperienza di stamattina in ascensore. E poi sono certo che abbiate altri modi per comunicare, voi due-

-Non abbiamo alcun altro modo. Comunque grazie per la fiducia- esclamò con freddezza.

-Prego- rispose, altrettanto freddo.

-RAGAZZI!- gridò Matsuda, saltando dalla sedia -Ragazzi! Un altro criminale è appena morto di attacco cardiaco! Ma questa volta negli Stati Uniti!-

Sia L che Light si voltarono verso il computer del giovane poliziotto.

-Il secondo Kira adesso colpisce soprattutto all’estero- ragionò L, sfiorandosi il labbro -È come se volesse farci credere che non si trova all’interno dei nostri confini nazionali…-

L fece lo zoom sul delinquente ucciso e sul crimine per cui era indagato: molestie sessuali aggravate.

“Un altro molestatore sessuale” pensò L, sorseggiando il suo zucchero e caffè “Il nuovo Kira deve avere particolarmente a cuore questo tema…” rifletté, ricordandosi di Misa e della facilità con cui gli aveva dato del pervertito “Tutto torna in modo così eclatante”.

Guardò Light, chiedendosi se in quel momento stesse dando in escandescenze oppure stesse gioendo. Forse il suo scopo era proprio quello, convincerlo che Kira fosse Misa.

-Ancora un altro stupratore- esclamò Soichiro, il padre di Light -L, è il dodicesimo questo settimana-

-L’ho notato- rispose il detective, atono.

-Pensi che sia solo una coincidenza? Personalmente faccio fatica a crederlo-

-Aspettate! Il nuovo Kira potrebbe essere una donna!- esclamò Matsuda, illudendosi di esser giunto a una conclusione intelligente -Una donna che vuole punire gli uomini!-

-Sei davvero banale, Matsuda- osservò L, facendogli morire il sorriso sulle labbra -Non puoi desumere che Kira sia una donna solo da questo-

-Secondo me lo è- lo provocò Light, alzandosi in piedi -Ryuzaki, ti dispiace? Ho bisogno di andare in bagno-

L assottigliò gli occhi ma annuì -Va bene-

Detto questo, balzò giù dalla sedia su cui era rannicchiato, direttamente sopra le scarpe logore e abbandonate per terra. Se le infilò e accompagnò Light nei bagni di servizio poco lontano, sempre senza dire una parola.

Ma come entrarono nell’antibagno, Light chiuse la porta a chiave e se la infilò dentro i pantaloni.

-Ma che ti prende, adesso?-

-Ora possiamo parlare liberamente, Lawliet- sibilò, lasciandolo sorpreso.

-Se non ti conoscessi bene, Light, direi che stai cercando ogni pretesto per chiuderti in una stanza con me- ironizzò L , senza scomporsi di una virgola

Light gli sorrise, insinuante -Non per i motivi che vorresti tu. Andiamo, dimmi quello che pensi. Credi che Kira sia Misa, non è vero?-

L lo guardo e ci pensò su, ricordando il messaggio di Near:

“Non insinuare mai di chi sospetti, altrimenti lo Shinigami ti ucciderà” …O una cosa del genere. Non aveva poi tanta voglia di morire, a dire il vero.

-Perché me lo chiedi?-

-Perché vorrei capire se il mio compagno di stanza mi considera un assassino oppure no-

-Tu sai già la risposta- gli rispose L -Non c’è bisogno che te la ripeta a voce alta. Anche perchè ho come l’impressione che, mettendomi contro di te, rischierei di inimicarmi un’entità che non è di questo mondo. Correggimi se sbaglio-

Light fece una risata nervosa “Come ha fatto ad arrivarci!? Non poteva sapere che Rem ama Misa, come…?”

-Che fantasia, come ti è venuta in mente un’idea del genere?-

-Fantasia, come hai detto tu- gli rispose L, provocatorio -Forse a volte dimentichi che sono considerato il primo, il secondo e il terzo detective più bravo del mondo-

Light lo guardò negli occhi, sentendosi fastidiosamente preso in giro.

-Io forse sì, ma Kira sicuramente no- gli rispose, sostenuto -E se davvero mi consideri Kira, fossi in te cercherei di essere più gentile, visto che conosco il tuo nome-

-Questa è una minaccia, Light- osservò L, sorridendo -E comunque conosci solo una parte del mio nome-

-Kira può arrivare anche all’altra, puoi stare tranquillo- gli sussurrò, intimidatorio.

-Ma io sono tranquillo e tu ti stai rivelando sempre di più-

Senza rendersene conto, si erano avvicinati fino a fronteggiarsi, vicini come due nemici minacciosi o… Come due fidanzati innamorati. Dipende dai punti di vista.

“Come fa a essere così geniale?” pensava Light, guardandolo negli occhi pesti e dilatati “Che cosa mi sfugge?”

“È lui Kira, non ci sono più dubbi” pensava invece L “Ha davvero saputo costruirsi un alibi ineccepibile. È stato geniale”

“…Geniale” si ripeté Light.

“Geniale” concluse di nuovo L.

E d’altronde, quando un intelletto sopraffino riconosce la genialità di un altro, accade qualcosa di veramente poetico. La mente non si sente più relegata in un mondo estraneo, che non le appartiene. La sensazione di inclusione e comprensione che sperimenta è tale da cancellare mille anni di solitudine.

L e Light rimasero a osservarsi, fino a che non arrivò Matsuda a interromperli.

-Ehi, ragazzi, tutto bene?- esclamò, bussando ripetutamente alla porta -Perché vi siete chiusi a chiave? Non vi starete mica picchiando di nuovo, vero!?-

I due giovani indietreggiarono

-No- gli rispose stancamente Light, ripescando la chiave dai pantaloni e aprendo in fretta la porta -Va tutto bene-

-Eccovi qui, finalmente- soggiunse il poliziotto non appena li vide uscire -Oh, meno male, nessun segno di colluttazione. Ma che cosa facevate chiusi in bagno, si può sapere?-

-Sapessi, Matsuda…- ridacchiò Light, facendo sorridere anche il detective.

-Cosa!? Ehi! Non è divertente!- brontolò l'altro, inseguendoli goffamente.

Ma non appena Light e L arrivarono di fronte al rigido padre del primo, smisero subito di sorridere.

-Tutto bene, ragazzi?- chiese costui, guardando prima uno e poi l’altro, severamente.

-Sì, sì. Certo papà…- rispose Light, imbarazzato, abbassando il capo. 

-Bene- esclamò, guardandoli con sospetto mentre si sedavano vicini. Mogi, uno dei membri più solerti della squadra investigativa, si schiarì la voce, palesemente imbarazzato.

“Credono davvero che io, Kira, sia omosessuale” pensò Light, giocherellando nervosamente con le dita “Se solo si rendessero conto… Chissà se lo pensa anche…” guardò L, che aveva iniziato a scartare con due dita la sua merenda di metà mattina.

Se lo pensava, certo non lo dava a vedere.

Geniale e scaltro, L era davvero un avversario degno delle sue capacità, qualcuno che finalmente era alla sua altezza.

Light aveva passato una vita sentendosi circondato da persone piatte, poco brillanti e prive di fascino intellettuale. Per lui era quasi scontato essere sempre il primo della classe e vincere su tutto, perchè non c’era alcuna competizione, alcun brivido, nessuno era mai riuscito ad eguagliarlo e i traguardi che aveva collezionato erano stati scontati, come delle insoddisfacenti vittorie di Pirro.

Ma ora che aveva conosciuto L, il fuoco della competizione si era finalmente acceso e anche la paura di perdere aveva iniziato a stimolarlo.

L era un avversario degno di questo nome, ma degno, non migliore.

“Buffo che l’unico che considero al mio livello, sia una persona disturbata” pensò Light, guardandolo di nascosto mentre si rannicchiava sulla sedia con una banana in mano. Si incantò a osservarlo e notò che con una sola mano L riusciva a tenerla ferma e contemporaneamente a sbucciarla, mentre con l’altra cliccava veloce sulla tastiera. Naturalmente intinse la banana dentro un vasetto di crema e poi se la portò alla bocca, ingoiandola tutta intera.

Light sgranò gli occhi ma poi distolse subito lo sguardo, sbattendo le palpebre un paio di volte come se avesse fissato una lampadina accesa.

“No” si impose, fissando lo schermo del pc, scacciando certi pensieri osceni “No, no e no. Concentrati, concentrati!”

Ma l’occhio gli cadde di nuovo verso il detective.

“Smettila!” si rimproverò, resistendo all’impulso di darsi uno schiaffo “Cosa mi prende… Ma perché faccio così?”

Lo guardò di nuovo, L dalla banana era passato al budino al cioccolato. Light si ritrovò a fissare il cucchiaino e il modo in cui L se lo portava tra le labbra e poi più fondo, oltre i denti, sicuramente sulla lingua. Lo stava guardando così attentamente che L se ne accorse e lo guardò, stranito.

-Per caso ne vuoi un po’?-

Light si riscosse -Ehm sì, grazie- si trovò costretto a rispondere, prendendogli il vasetto dalle mani.

L, nella sua apparente ingenuità, aveva aperto il cassetto per dargli un cucchiaino pulito, ma rimase sbalordito quando vide che Light aveva già messo in bocca il suo…

-Molto buono- gli sussurrò quest’ultimo, restituendoglielo rigidamente.

-Ah, grazie. Cioè… Sì, lo è-

Light annuì e L guardò il cucchiaino condiviso, teso.

“Adesso c’è la sua saliva” pensò, traviato dall’Asperger.

L non era abituato a queste cose, faticava più degli altri ad accettarle. Non era abituato al contatto fisico, alla condivisione, alla complicità… Tutto questo lo metteva a disagio, e non per niente si sentiva del tutto incapace di abbracciare o baciare qualcuno. Solo con Watari e Near, quando questi era piccolo piccolo, si era concesso qualche gesto affettuoso. Ma solo con loro, due che considerava rispettivamente suo padre e suo fratello minore. L non era un ingenuo, si era perfettamente reso conto che Light Yagami aveva iniziato a guardarlo in modo strano e a comportarsi in un modo che, in altri casi, avrebbe tranquillamente definito come “interessato", “coinvolto" o perfino “infatuato". Però Light era molto probabilmente Kira, e il detective era conscio che ogni deduzione doveva essere soppesata almeno dieci volte in più… Niente era come sembrava. E poi, l’idea che Light potesse essere attratto da lui era una conclusione troppo audace e improbabile, che raggiungeva una soglia di inverosimiglianza pari all’80%. Eppure, così sembrava. O era forse il suo inconscio che gli giocava brutti scherzi e non lo rendeva obiettivo? A L non era mai capitato, l’obiettività e la logica erano sempre stati il suo cavallo di battaglia. E poi anche gli altri memebri della task force, per quanto dotati di un’intelligenza ordinaria, parevano essersi accorti che fra loro c’era qualcosa di equivoco… Mello, ad esempio, se n’era accorto subito, al primo sguardo. E anche Light doveva aver captato qualcosa, ovviamente. Lo stava fissando perfino adesso, di sbieco. L si percepiva i suoi occhi intelligenti e malvagi addosso, gli pungevano con insistenza la mano destra.

Si fece forza e combatté la ritrosia della sua psiche, immergendo quel cucchiaino e mettendoselo in bocca come se niente fosse.

Sorrise appena, Light aveva smesso di fissarlo.

 

 


 

 

I contatti fisici fra loro aumentavano ogni giorno di più.

Parevano casuali, entrambi facevano finta di non accorgersene, ma invece se ne accorgevano eccome, e si irrigidivano.

Li evitavano e anelavano allo stesso tempo.

L era più bravo a mascherare le sue emozioni, la sua indecifrabile maschera facciale non mutava mai. Anche Light era un attore, ma a volte si ritrovava a guardarlo più del necessario, a soffermarsi sul suo corpo esile e pallido, non muscoloso ma proporzionato e ben fatto.

Con Misa non aveva mai provato nulla di simile.

Non aveva mai sentito la spina pungente del desiderio, non aveva mai desiderato toccarla o guardarla così intensamente come gli era capitato con L… Anzi, spesso e volentieri fare l’amore con lei gli recava disagio, lo disgustava a tal punto che alla fine gli veniva la nausea. Senza contare che al suo corpo occorreva un sacco di tempo per reagire.

Non era normale.

Misa non gli piaceva, e questo era un dato di fatto, ma addirittura sentirsi nauseato a toccarla era un po' eccessivo… Anche perché lei obiettivamente era una bella ragazza e tutti gli uomini avrebbero voluto essere al suo posto. Ma d’altronde Light amava sentirsi diverso, più forte, e imputava questo suo disinteresse sessuale alla sua asserita superiorità.

In realtà, cercava ogni tipo di scusa per non ammettere la verità. Si nascondeva dietro un dito e si era auto convinto che rigettare Misa a livello corporale fosse una semplice conseguenza della totale disistima che provava per lei. Con L, invece, succedeva la cosa opposta. La loro era una vera e propria affinità mentale, un’intesa che aveva coinvolto anche l’involucro corporale. Niente di più, niente di meno.

E poi violare il proibito eccita e sfidare la sorte esalta, fa sentire forti, invincibili in modo malsano. L era il suo più pericoloso avversario e questo lo rendeva ancora più peccaminoso ed eccitante.

Insomma, pur di non ammettere di essere omosessuale, Light senza rendersene conto aveva escogitato tutta una serie di strategie e ragioni logiche a giustificazione del suo comportamento. E visto che queste ragioni lo soddisfacevano, aveva iniziato a concedersi qualche iniziativa in più.

Questa volta, invece di sfilargli la matita dalla sua costruzione improvvisata, ne aveva aggiunta una in più, posandola sopra alle altre con la stessa cautela e delicatezza usate da lui.

-Grazie- gli aveva sussurrato L, un po’ stupito e un po’ imbarazzato.

-Prego- gli aveva risposto, rivolgendogli un sorriso che non era stato ricambiato. Conquistare il detective e farlo sciogliere sarebbe stato difficile, ma non impossibile.

D’altronde lui era pur sempre Kira, il dio del nuovo mondo.

 

 

-Stavo pensando che ormai ci conosciamo abbastanza bene da poter dividere il letto- gli disse Light, con disinvoltura -Invece di fare a turni sulla sedia possiamo dormire entrambi qui, tanto il letto è per due-

L alzò lo sguardo cerchiato e poi lo abbassò, addentando una ciambella.

-Non credo sia il caso-

-Perché?- gli domandò Light, incrociando le gambe.

-Perché io non chiuderei occhio comunque- gli rispose schietto. Light gli sorrise.

-Possiamo anche stare svegli, se vuoi…-

-Allora non vedo che senso abbia farlo- ribatté, logico e razionale come un robot. Dentro però stava andando a fuoco.

“Osso duro” pensò Light.

-Va bene. Come vuoi, Lawliet-

-Chiamami L- gli disse, prima che lui spegnesse la luce.

Naturalmente L non chiuse occhio. Le tre ore successive rimase sveglio, col cuore che non smetteva di battere velocemente. Fissava Light che dormiva silenziosamente al suo fianco, bello e perfetto dalla testa ai piedi.

Per la quinta volta aveva allungato una mano verso di lui, ma prima che potesse sfiorargli i capelli l’aveva ritratta subito, mettendosela dietro la schiena.

Voleva davvero dormire accanto a lui? Ma era forse impazzito?

Allungò di nuovo la mano, ma prima che potesse sfiorargli i capelli, la ritrasse, di nuovo.

“No, è sbagliato” pensò, addentando l’ennesimo cookie con le gocce di cioccolato “È sbagliato, lui non vuole”

Ma quelle labbra…

Non aveva mai baciato nessuno e probabilmente presto sarebbe morto senza aver mai saputo cosa significa.

Era così triste, così ingiusto…

L lo guardò, disperatamente tentato. Cos’era un bacio, dopo tutto il male che lui gli aveva fatto? La sua vita era appesa a un filo per colpa sua.

Un bacio, solo un bacio sulle labbra. Non lo avrebbe mai saputo.

L si alzò dalla sedia cercando di non far tintinnare la catena delle loro manette e si inginocchiò goffamente di fronte a lui. Aveva gli occhi chiusi, Light, i capelli castani chiari erano spettinati sulla fronte spianata e le labbra erano appena dischiuse, invitanti. Avvicinò il viso il suo e con estrema delicatezza gli sfiorò le labbra con le proprie. Il suo stomaco si contrasse, ebbe la sensazione che le sue viscere si annodassero tutte, ma in modo piacevole.

Light non si accorse di nulla e L volle rifarlo.

Lo baciò di nuovo con molta cautela e discrezione, ma più lo baciava, più si sentiva insoddisfatto e voleva di più. Al terzo bacetto, però, qualcosa cambiò. Le labbra di Light si mossero e una mano da dietro gli afferrò forte i capelli, in prossimità della nuca. L spalancò gli occhi e vide che gli occhi nocciola di Light erano aperti, svegli.

L si staccò immediatamente.

-Scusa!- esclamò, balzando all’indietro -Scusa, perdonami! Sono mortificato, Light, io…-

Ma Light ridacchiò e gli afferrò un polso -Lo sapevo, lo sapevo, non sbaglio mai!- esclamò esultante, spingendolo quasi con la forza contro di sé per baciarolo intensamente, finalmente.

L si pietrificò, restando con gli occhi spalancati. Avvertì la lingua umida dell’altro insinuarsi tra le sue labbra e le sue mani tiepide sollevargli il bordo della maglietta bianca.

-Light…- lo chiamò, intimorito -Light, questo esula da…-

-Shh, stai zitto- gli sussurrò, eccitato -Sarà il nostro piccolo segreto-

Lo indusse a sedersi sopra di sé, L ormai era diventato un burattino tanto era rigido e pietrificato. Light gli sfilò la maglietta bianca e gli accarezzò il petto, e la sensazione che fosse liscio quasi quanto quello di Misa ma duro, consistente, gli piacque talmente tanto che si piegò a baciargli un capezzolo. Lo accarezzò con la lingua, sentendolo sussultare e stringergli così forte le spalle da fargli male.

Light ansimò, per la prima volta nella sua vita aveva smesso di ragionare per lasciare libero sfogo all’istinto, alla foga. Ma come fece per baciargli quello sinistro, i battiti rumorosi del suo cuore attirarono la sua attenzione. Alzò gli occhi dilatati verso di lui, L lo fissava agghiacciato, passivo e immobile come una statua.

-Troppo veloce?- gli domandò, risollevandosi all’altezza del suo viso.

Il detective non rispose, ma in compenso aveva la faccia di uno che stava per avere un infarto, e dal modo forsennato in cui il suo cuore batteva, l’ipotesi non era poi così remota. Light allora pensò quasi istantaneamente a Rem, al Death Note e alla morte per attacco cardiaco… E se fosse proprio quello il preludio? Il pretesto per ucciderlo?

-Ehi, calmati- gli disse allora Light, preoccupato -Calmati, scusa-

-Sono calmo- pigolò L, con gli occhi sbarrati.

-No, non lo sei-

-Sì che lo sono- mentì, visto che il suo cuore era ancora sul punto di esplodere. Il giovane lo abbracciò e L naturalmente restò rigido, con le braccia abbandonate lungo i fianchi.

-Sei illibato, vero?-

-Dimmi la verità, Light- gli sussurrò, in balia di sentimenti contrastanti -Sei tu Kira, vero?-

Questa volta fu Light a irrigidirsi. Si allontanò da lui e interruppe l’abbraccio.

-Ti dico un’altra verità- soggiunse, serio. L lo guardò negli occhi, aspettandosi il peggio.

Ma il peggio non arrivò, perché Light gli accennò un sorriso.

-Credo di essere gay-

L rimase basito, ma non perché la notizia lo aveva colto di sorpresa. Era pur sempre un detective dotato di un intuito e di abilità deduttive straordinarie, ben al di sopra della media. La cosa sorprendente era che Light lo avesse ammesso.

-Nulla che non sapessi già, Light- gli rispose, sorridendo appena.

 

 

 


 

 

-Diventerai gay-

-Non diventerò gay, Mihael-

Mello sorrise a Near, addentando il suo cioccolato -Oh, sì. Te lo garantisco-

-Certo che se tu continui a importunarmi con questi discorsi, finirai per plagiare la mia mente. Si chiama vessazione psicologica su minore- esclamò il bambino albino.

-Anche io sono un minore- replicò Mello, sorridendogli.

-Sei ultra quattordicenne e come tale diventi perseguibile penalmente- precisò Near, mettendosi a braccia conserte.

-Ma sono comunque un infrasedicenne e te sei stato riconosciuto come plusdotato, non c’è storia- gli fece una linguaccia. Anche Near gliela fece, Mello lo ricambiò, gli si avvicinò e…

-WATARI! Mello mi ha baciato in bocca!-

-NON È VERO!-

Il povero Watari alzò gli occhi al cielo e li ignorò, continuando a scrivere lentamente un sms a L.

“Come stai? Tutto bene?” digitò. Dopo un nano secondo arrivò la risposta, secca e concisa come al solito.

“Benissimo”

L’anziano signore alzò le sopracciglia, non era da L sbilanciarsi coi superlativi. Se non il semplice “bene”, al limite diceva benino.

Iniziò a scrivere un sms, quando all’improvviso una mela rossa si mosse dalla fruttiera, volteggiò in aria e rotolò sulla tavola, come per magia. Watari si alzò in piedi e corrugò le sopracciglia, allarmato. Ma che diavolo…

E intanto nel salone, dove c’erano Near e Mello impegnati in un corpo a corpo piuttosto equivoco, un quaderno nero cadde dal cielo e finì sul tavolo di fronte, come per magia.

Per Ryuk era tempo di divertirsi.

 

 


 

-Chi era?- gli chiese Light, di fronte al loro guardaroba.

Era a torso nudo e presto anche L si sarebbe dovuto togliere la maglietta bianca per mettersene un’altra, praticamente uguale ma pulita.

-Watari- gli rispose, dandogli le spalle. Light gli afferrò i  fianchi e aderì contro di lui.

-Non ce la fai proprio a stare dritto, vero?- gli sussurrò, suadente.

L scosse timidamente la testa e Light gli spinse la schiena indietro, strappandogli un ansito.

-Guarda, saresti alto come me. Anzi, anche di più- gli fece notare, baciandogli il collo. L chiuse gli occhi e sussultò.

-Sei… Sei bravo in matematica?-

-Me la cavo-

-Sapresti dirmi quanto fa 365 diviso 184?-

-Lawliet…-  gli sospirò Light sulla guancia -Voltati, ti prego-

-Chiamami L- gli disse per l’ennesima volta ma si girò, sentendo subito le labbra dell’altro premere contro le proprie.

Se possibile, L cercò di non irrigidirsi e di non farsi prendere da quella sorta di ansia che lo bloccava. Aprì la bocca e subito la lingua di Light lo raggiunse, togliendogli quel poco di fiato che gli restava in gola.

-Comunque fa 1,98- gli sussurrò Light, sorridendogli.

-Sì, esatto. Quindi l’anno scorso i vari Kira hanno ucciso in media una persona ogni due giorni-

-Solo?- scherzò, afferrandogli le parti basse. L trasalì e gli afferrò forte il polso.

-Non…! Non è poco- gemette, irrigidendosi e deglutendo -Light, non credo che potrei sopravvivere-

-Non essere stupido. Ti ho già detto che sopravviverai-

Lo baciò di nuovo con intensità, ignorando il cellulare che gli vibrava nella tasca dei pantaloni.

-Ti suona il cellulare- gli fece notare L tra un bacio e l’altro.

-Non mi interessa-

-È Misa- insistette, reggendo il cellulare tra l’indice e il pollice e piazzandoglielo davanti al viso. Gliel’aveva sfilato dalla tasca e Light non se n’era neanche accorto.

-Saresti un ottimo ladro, lo sai?-

-Devi rispondere o si insospettirà- insistette L, guardandolo di sottecchi -E tra poco dobbiamo scendere-

-Va bene. Ma stanotte sei mio- gli promise, senza ottenere alcuna reazione -Pronto? Ciao, Misa…-

L si sedette, come sempre pallido se non per le labbra, insolitamente arrossate per via di tutti quei baci. La sua mente non sapeva più che pesci pigliare, l’ansia gli aveva ottenebrato il cervello e forse era proprio quello lo scopo di Light, mettere fuori gioco la sua arma più potente, ovvero la testa. E conoscendolo…

Gli diede le spalle e si tolse velocemente la maglietta per mettersene un’altra pulita, indossandola altrettanto in fretta.

Era tutto sbagliato, tutto era una completa e totale follia. Light era Kira e lo stava manipolando, l’unica spiegazione razionale e plausibile che L si dava era quella. Insomma, non poteva davvero provare qualcosa per lui, in fondo nessuno poteva provare quel tipo di attrazione per lui. Stima, magari ammirazione per la sua abilità nel risolvere i casi, ma non… Non attrazione sessuale.

Si ficcò in bocca tre biscotti, cercando di non pensarci.

Una cosa era certa: Light era Kira e presto loro due si sarebbero separati per sempre.

“O io muoio o lui viene condannato a morte” pensò, dato che in Giappone vigeva ancora la pena capitale. In realtà, non sapeva bene cosa sperare tra le due cose. Morire e lavarsene le mani, lasciando Kira libero di uccidere, sarebbe stato sicuramente molto egoistico.

Come diceva Watari, la natura lo aveva benedetto con una mente plusdotata, perciò era suo compito ripagarla come meglio poteva.





 

 

   
 
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