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Autore: amirarcieri    16/02/2020    1 recensioni
E' San Valentino e Nami è riuscita a portare con se Saeko in occorrenza alla sua personale distribuzione di cioccolatini.
Ma San Valentino, per un signorino assai noto del Ryonan, non significa solo celebrare una festività, bensì anche una nascita, e beh, Saeko alla fine della sua orrenda giornata si ritroverà con una sconcertante sorpresa tra le mani.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Change my rules [SAGA]. '
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[Attenzione questa One Shot è una parentesi speciale della mia FF in corso su Slam Dunk "Change my rules", ma potete leggerla comunque, così magari chissà vi stuzzica la voglia di cominciarla.
Buona lettura quindi.]



Idiota! Idiota! Idiota!


 

«Uffi che pizza» mugugnò Saeko. Camminava sbilenca e con le braccia molleggianti sembrando uno zombie sottosviluppato appena uscito da una sauna.
«Mi sento così nauseata» sottolineò indolente.
E poteva mai essere diversamente, in un giorno zuccherosamente speciale come quello?
Ovunque Saeko guardasse – anche sott'occhio - vedeva scatole rosse a forma di cuore strapieni di cioccolati o coppiette che si scambiavano eccessive tenerezze solo perché imposte da quel maledettissimo numero segnato nel calendario.
Ebbene si. Oggi in onore della travolgente felicità di Saeko, era San Valentino, e lei aveva avuto fitti sensi di vomito per tutta la mezza giornata già passata.
Il problema di Saeko era che non la reputava la peggiore festa dell'anno, ma che non aveva proprio scopo di esistere.
“Il 14 febbraio. L’inno all’amore”. Recitavano i miliardi di bigliettini e manifesti pubblicitari, quando a Saeko pareva la sagra del consumismo profanatore.
Se avesse dovuto pensare a degli aggettivi per descriverla non sarebbero certo stati amore vero, rose e dolcezza, bensì verbi sfavorevoli della serie plagiare, indurre, simulare.
Una ragazza con il cervello inscalfibile come il suo non cadeva certo in tranelli del mercato di questa banalità esilarante, all’opposto però gli inguaribili romantici ne venivano influenzati, crogiolandosene dentro manco fossero i protagonisti di una favola del folclore locale.
D'improvviso, Saeko ebbe un sussulto e non seppe perché la figura sorridente di Sendoh si cristallizzò nella sua mente di volata.
Uno di quei sorrisi da schiaffi che gli provocavano lo sdegno dopo averli visti per soli cinque secondi.
Ma che fai Saeko? Sei scema? Perché ti metti a pensare a quell'idiota spaccone?
Si insultò dandosi forti schiatti sulla sommità del capo riccioluto.
Era normale che a furia di pensare a cose stucchevolmente dolci, l'immagine di Sendoh gli si fosse imposta tra i pensieri, ma non le piaceva lo stesso che la sua evanescente presenza avesse avuto l'autorità di palesarsene.
Quella sua apparizione a sorpresa poteva essere sintomo di un brutto, bruttissimo presentimento portatore di venture sciagure.
Uffa, uffa!” brontolò stressata dall’affare questa.
Perché si era lasciata trascinare da Nami Natale in quella vagabonda donazione dei cioccolatini che gli somigliava tremendamente alla sera del 24 dicembre?
Volendo trovare un agevolazione per distrarsi, si concentrò sulla figura di quest'ultima che gli marciava davanti a passo di danza, cantando uno dei suoi soliti motivetti inventati sul momento.
«Non vedo l’ora di vederlo. Oggi è il suo compleanno. È nato il giorno dell’amore» scampanellava fresca quanto un fiore appena sbocciato in primavera.
Saeko mugolò avvertendo lo stomaco rivoltarsi.
A vederle esternamente si capiva bene chi delle due prendesse sul serio la festa e chi no.
Nami si era imbellita come se stesse andando al suo primo appuntamento: indossava un vestitino di raso celeste pastello con la gonna a balze e una cintura rosa a fiocco al suo centro.
Le scarpe con cinturino alla caviglia, sfoderavano lo stesso celeste pastello del vestito.
E Per completare il tutto e impacchettare adeguatamente il suo look da ragazza “innocente” si era messa un cerchietto rosa - rimandante alla cintura - sul suo caschetto blu cobalto.
Il vestiario di Saeko invece appariva più casual: jeans lunghi, stivali corti color castagno e maglietta violetta in chiffon e pizzo che le lasciava scoperte le spalle.
I capelli cioccolato fondente li aveva rigorosamente gettati sulla schiena lasciando avanzare sulle scapole solo pochi riccioli ribelli.
Non c’era proprio niente da fare, in ogni attimo della loro vita dovevano immancabilmente dimostrare di non possedere nessun punto d'incontro, ma a dispetto di questo, nel sentirle dialogare tra di loro, persino un cieco avrebbe percepito la grande amicizia che le legava.
«Che pizza! Che pizza!» si lamentò ancora.
«Su, su che è una bellissima giornata» Nami cercò di trasferirgli un po’ della sua esplosività positività.
«Si certo, come no» replicò Saeko socchiudendo gli occhi nel vedere una ragazza vestita di rosso dda capo a piedi. Rossetto e capelli inclusi.
Come sono suggestionabili le persone. Attendono un’inutile festa per poter sfoggiare stili originali o ricevere regali che avrebbero più valore e spontaneità se regalati in un giorno qualunque”.
«Lo dici solo perché non festeggi San Valentino»
«E perché dovrei festeggiare questa insulsa festa da quattro soldi?» quattro soldi per il importanza artefatta che le persone gli davano, ma da montepremi per il mercato della vendita.
«Invece dovresti. E la festa degli innamorati e tu lo sei» gli consigliò l'amica voltandosi così da poter camminare in controsenso. A ogni passo che faceva il suo cascetto blu cobalto saltellava nella maniera esuberante della molla arcobaleno slinky.
«Non so chi sia il tuo misterioso innamorato»
E menomale. Commentò Saeko nel pensiero.
Quando per rifiutare gentilmente le avance di uno studente assai noto del liceo Kainan, si era vista costretta a confessare di avere una cotta madornale per un altro ragazzo, Nami aveva indossato i panni di uno Sherlock Holmes svalvolato, cercando indizi a casissimo senza trovare un effettivo “colpevole”.
Per fortuna di Saeko, l’amica non era mai stata una cima nell’intuito e il suo interesse amoroso rimaneva tutt’ora un segreto sigillato sulle sue labbra.
«Ma penso che gli avrebbe fatto piacere ricevere una scatola di cioccolatini da te» continuò poi mettendola in variopinto imbarazzo.
«Non è vero. Non lo sai» rispose l’altra prevenuta. Quel giorno era stato parecchio movimentato sia in classe che fuori. Durante e dopo le lezioni Jin e il senpai Maki avevano ricevuto parecchie scatolette e sacchetti di Giri – Choko e Tomo – Choko.
E Anche Kyota si era gustato la sua minima porzione di esigue ammiratrici.
Alla radice di questo, Saeko non era stata affatto gelosa del Senpai.
Anzi si era incantata ad ammirare il modo garbatamente socievole con cui aveva accettato i dolci regali delle ragazze.
"Ma poi di cosa dovrei essere gelosa?" ragionò fra se.
Mica aveva l'esclusiva di avere una cotta per lui o di venerarlo sopra ogni altro giocatore o residente di Kanagawa.
"Io non lo venero affatto" si corresse da sola. Si era semplicemente presa una complessa e farraginosa un'infatuazione per lui.
Il che cambiava le cose da ogni punto di vista. Forse.
«Ohy Che c'è?» la richiamò al presente Nami arieggiandogli con la mano sinistra davanti.
«Niente» disse Saeko scrollando il capo. Nami increspò le sottili sopracciglia offesa di non essere stata ascoltata e per vendetta ripeté tutto da capo.
«Stavo dicendo, non so chi sia il tuo misterioso innamorato, ma da come me ne parli non puoi certo negare che ti vuole bene. Dalle tue descrizioni odierne percepisco che è protettivo e gentile. Per non parlare con quanto riguardo e attenzione segue tutto quello che dici e fai»
«Nami non significa niente, quante volte devo dirtelo. È solo il normale comportamento di un amico» era vero che a volte stavano a parlare minuti interi di ogni concetto che gli emigrava in testa come il fatto che lui gli riservasse una perenne singolare accoglienza, ma Saeko supponeva che lo facesse per due motivazioni in particolare: La prima perché gli faceva pena quanto un cucciolo randagio trovato per strada.
La seconda perché il vederla nella qualità di sorella minore, lo metteva a proprio agio. 
Ma non c’era nient’altro tra le sue pupille o i suoi gesti.
Saeko, sapeva che non la guardava ancora nella maniera in cui desiderava già da un po’.
E che Non l’avrebbe mai fatto. Ma non per questo doveva doveva soffrirne o piangere perché la vita andava inesorabilemte avanti malgrado la nostra cotta non ricambiasse i nostri sentimenti.
Eppure nonostanteci avesse fatto il callo, ogni ripetitiva volta che lo realizzava, il cuore ormai trafitto da spine acuminate, gli doleva più del solito.
«Sarà, ma quello che penso è che voi due dovreste cercare di inciuciarvi in una maniera diversa» consigliò impudica Nami. Saeko si sentì l’orma dell’imbarazzo, avvampargli in corpo.
«Nami, è un vocabolo odiosamente scurrile» si oppose questa rossa di una vergogna inaudita. La innervosivano, gli davano il ribrezzo e mettevano a disagio termini di quel genere.
Limonare, infrattarsi, inciuciarsi, trombare, scopare. Bleah! Suonavano come aggettivi zozzi, villani, ripugnanti.
Qualcosa in cui non si metteva del delicato e premuroso amore in quello che si faceva, ma dell’infermo e selvaggio desiderio sessuale.
«Però non puoi negare che rende a pieno» la fomentò schiacciandogli un occhio.
«Piuttosto, dove stiamo andando?» tra il minacciarla verbalmente e torchiarla sul da farsi, Saeko scelse la seconda opzione.
«In un posto» fece lei vaga. Saeko socchiuse le palpebre, rivalutando la decisione di estromette le minacce.
«Nami, se non mi dici dove stiamo andando faccio marcia indietro» antepose poi rendendosi conto verso quale sentiero si dirigevano i loro piedi.
«Nami perché siamo facendo la strada per il liceo Ryonan?»
«Perché è da qui che si passa per andare dove voglio» rispose spedita l’inquisita, ridandogli le spalle.
«Nami, dimmi che non stiamo andando al liceo Ryonan per dare un sacchetto di cioccolatini a Sendoh» volle sincerarsi sudando già fredda.
«Non stiamo andando al liceo Ryonan per dare un sacchetto di cioccolatini a Sendoh» ripeté Nami come un robot.
«Nami mi arrabbio e non ti parlo per un mese» Saeko si servì delle maniere drastiche per avere una sua confessione subitanea. L’amica difatti fermò i suoi passi, si voltò di scatto verso di lei e indispettì l’espressione per cercare di contrastarla.
L’affetto che sentiva per lei però, era più solido e pregiato di qualsiasi altro spasimante e bugia.
«E va bene stiamo andando da Sendoh ma non è solo per San Valentino. Oggi per lui è un doppio regalo»
«Oggi è il suo compleanno» affermò Saeko allegandoci l’insensata canzoncina che Nami intonava non qualche minuto fa.
«Si!» la pazzerella allestì in fretta una coreografia senza musica.
«Tanti auguri Sendoh. Buon Compleanno Sendoh» emetteva urli musicati districando contemporaneamente un braccio e una gamba da due lati opposti. 
«Non è fantastico così potrai fargli gli auguri anche tu e lui ne sarà stra - felicissimo» Saeko la guardò con uno sguardo palesemente tediato.
«Seh! Come no, io me ne vado» la avvertì girando i tacchi. Nami la afferrò prontamente per il polso.
«No, dai ti prego. Puoi...Puoi stare fuori e poi andiamo dagli altri dello Shohoku» stabilì tirando in ballo più un compromesso che una promessa.
La ricciolina si girò verso di lei con uno scatto rozzo.
Sapeva che Saeko adorava quella squadra abborracciata di matti, sopratutto farsi due balsamiche risate insieme a quello svampito dai capelli rosso fuoco. Non contando il fatto che lei ci andasse per poter regalare al suo Ruki la sua spettante razione di cioccolata.
«Nami tu Sei veramente una...» parlò costringendosi al censurarsi.
«Si lo so. La migliore amica che ci sia» completò lei lasciandogli la mani quando ripresero a marciare verso il liceo del Ryonan.
Quando superano il cancello dell’entrata, lo scenario che si presentò ai loro occhi poté definirsi uno di quelli da “San Valentino spazzatura”.
Non molto distante dall’entrata e al limite della palestra infatti, una folla di ragazze di ogni liceo, taglia e acconciatura, aveva assalito il Signorino chiamatosi Akira Sendoh.
Tra gli strilli e l’agitazione dei pacchetti cioccolatosi, si aveva l’assoluta certezza che lui fosse al suo centro, grazie alla vista di quella sua inusitata capigliatura orrendamente eretta a porcospino concordata all’altezza.
Tutt’intorno gli spettatori che facevano da comparse a quella disagevole commedia da film romantico scadente, se ne stavano chi in totale sollazzato, chi annoiato, ma dall’area della palestra nessuna testa faceva capolino. Forse perché avevano già cominciato il loro serrato allenamento e Sendoh era puntualmente in ritardo.
«Wow! Bello!» commentò ironicamente Saeko.
«Io me ne vado» comunicò poi ruotando a trottola su se stessa così imboccare la via dell’uscita.
«No, aspetta» la fermò Nami, posizionandosi a gambe divaricate e portando due dita alla bocca come a voler richiamare al recinto un gregge di pecore.
«Cosa?» si interrogò Saeko con i brividi lungo la pelle. Non gli piacevano le idee fanatiche che saltavano magicamente in testa all’amica.
«Hey voi!» le chiamò emettendo un fischio assordante. Le oche accerchiate intorno a Sendoh si voltarono verso l'autrice delle parole come ipnotizzate da quel suono.
«Guardate un po’ che cos’ho?» gli preannunciò prima di sfilare teatralmente qualcosa dalla borsa.
Saeko focalizzò attentamente l’oggetto appena estratto e non poté credere a ciò che stava vedendo: tra le mani di Nami dondolava la canotta blu numero sette del Ryonan.
Ovvero quella del tizio per il quale avevano preparato o comprato tonnellate di cioccolatini.
«Ma che cazz...» commentò Saeko spaventata. Con quelle pazze uscite, l’amica gli faceva venire la pelle d’oca.
«Allora la volete?» Nami la mise all’asta agitandola nella maniera in cui l’avrebbe agitata un Matador davanti ad una mandria di tori dopati.
«Ah si si!» dissero in un coro spropositatamente eccitato.
«Bene prendetela è tutta vostra» le assecondò ruotandola ad una velocità supersonica per poi spedirla con uno slider di baseball ad una lontananza cosmica.
Una massa unica si mosse strepitante, sollevò nubi di polvere e gridolini ormonali, e in seguito sparire non poco dopo nella linea dell’orizzonte dove Nami aveva gettato l’oggetto tanto ambito.
«Come….» iniziò a chiedere, ma poi ci riconsiderò la cosa, mettendo a tacere la sua curiosità.
«Lascia perdere. Non lo voglio neanche sapere» "Sarà un falso" aprì e risolse il caso in un secondo. L'impassibilità di Sendo in merito a quello che in teoria avrebbe dovuto essere un suo oggetto personale aveva sentenziato la fondatezza della sua deduzione. «Adesso per favore muoviamoci a dare questi stramaledettissimi biscotti a quell’idiota al quadrato e lasciamo al più presto questo posto» «Agli ordini» rispose scattante l’altra.
«Hey ragazze» le chiamò Sendoh allargando le labbra come se fosse stato lui a vincere un appuntamento da sogno per quella sera.
Ora libero, potè mostrarsi in tutta la sua pomeridiana appariscenza: in divisa scolastica con la giacca sbottonata che rivelava una t – shirt bianca, se ne stava ad aspettarle con il borsone da basket a penzolargli dalla spalla destra e il sinistro a contenere a mo di cestino la merce appena svendutagli dalle sue arrapate ammiratrici.
Che Saeko sapeva con stra – sicurezza non gli era dispiaciuto affatto ricevere.
Perché oltre ad avere un’indole maledettamente burlona e grintosa, possedeva anche un frammento oscenamente perverso.
«Doppi auguri splendido Sendoh del mio cuore» Nami gli si gettò al collo con la disinvoltura ordinaria di una ragazza abituata a farlo col proprio ragazzo.
«Grazie» parecchio su di giri, Sendo ringrazio questa passandogli automaticamente un braccio sulla spalla.
In successione, il suo sguardo atterrò morbido su Saeko come se lui fosse stato un aereo e lei la pista di atterraggio.
Maledizione! Perché a me questa sventura?” pensò schivandolo.
Non potendone più di avvertire il suo sguardo addosso, Saeko se la sbrigò immediatamente senza ricorrere a troppi giri di parole o insolenze.
«Si, si tanti auguri, Ti va bene? E tanto per mettere le cose in chiaro te li sto facendo per il compleanno e solo per educazione. Nient'altro» Disse intrattabile. Sendo accentuò ancora di più il sorriso per dirgli quanto apprezzasse la sua stentata correttezza.
Saeko era orgogliosa, ma non certo maleducata. Questo lui l’aveva compreso perfettamente.
«Benissimo. Ora che hai fatto quello che dovevi fare andiamo?» domandò Saeko tirandola forzatamente per un braccio. Se non avesse fatto così Nami sarebbe stata capace di montare tende e lanterne in modo da passare la notte al chiaro di luna in compagnia di quell’idiota spaccone.
«No, un attimo. Voglio vedere se gli piace il regalo che gli ho fatto» il terzetto si spostò più in là dove Sendo poté momentaneamente poggiare l'accumulo di cioccolatini su una panchina.
Poi prese il regalo di Nami incartato in una busta bianca e blu – i colori del Ryonan – e strappò l’incarto svelandone una camicia di Jeans all’ultimo grido.
«Non sono sicura che ti piacerà, ma so che la misura è quella giusta perché l’ho chiesta ad Hikoichi» mise in chiaro Nami pregando che la gradisse.
«Però! E’ fantastica. Grazie» la promosse emanando un sorriso sincero.
«Ah, sono felice che ti piaccia» fece Nami rigettandosene al collo.
«Si, si molto emozionante. Ora possiamo andare per cortesia?» la pressò Saeko rotta a livelli massimi di quel teatrino smanceroso.
«Okay» disse Nami imbronciandosi. Sendo la ignorò palesemente, inserendo in mezzo al silenzio un qualcosa di sensazionale.
«Stasera festeggio con i ragazzi e delle ragazze volete venire?» gliela buttò lì nel contempo che raccoglieva nuovamente le varie confezzioni di cioccolatini.
«Manco ammazzata»
«Immediatamente» risposero all’unisono una dandogli un due di picche, l’altra invece facendolo sembrare un si per convogliare a nozze.
«Dove si terrà la festa?» chiese Nami per assicurarci di esserci.
«Al bar Sabaka. Se avete intenzione di venire sarete le benvenute» gli dispose Sendo radunando la marea di lecconerie nel suo braccio destro. Quando si risollevò, spostò studiatamente la mano verso la borsa di Saeko e senza farsi accorgere, fece qualcosa di carino per lei.
Più lei se ne distaccava, più si sentiva obbligato di mettere in atto una calcolata marachella che l’avrebbe fatta stabilmente tornare da lui.
Sendoh aveva sempre tenuto a quella ragazza fin dalle elementari e fin dalle elementari si era scervellato per aggraziarsi quantomeno la sua simpatia.
Quel suo birbante azzardo, pensò, che gli avrebbe fatto rizzare il pelo come un gatto raggiato, ma quanto gli sarebbe piaciuto poter ammirare l’espressione dipinta sul volto una volta scoperto ciò che aveva combinato?
«Ah verrò!» assicurò a occhi sognanti Nami.
«Bene. Adesso vado ad allenarmi» comunicò congedandosi da loro.
Gne gne gne.” lo svalutò Saeko alzando gli occhi al cielo. “Il mal di Sendoh” partì a sciabordargli lo stomaco nauseabondo.
«Buon allettamento e Valentanno campione» lo incentivò viceversa Nami, salutandolo come se fosse a bordo di una crociera.
«Grazie, ci vediamo» ricambiò sbandierando la mano.
Nami rimase a guardarlo finché non svoltò a destra per entrare nella palestra di basket, emise un sospirò melenso e quando la sua attenzione planò nuovamente su Saeko, lei era ferma ad osservarla con uno sguardo tenebroso.
«Andiamo» disse coincisa. Le amiche si avviarono così alla volta del liceo Shohoku.
Lì le sue sventure si placarono un pochino.
Recidendo la parte in cui la gemella Ayako gli fece una testa enorme sul fronte “Senpai”, Sakuragi mantenne il suo umore luminosamente spensierato.
Scoperto che Nami aveva una scatoletta per ognuno di loro, combinò un casino immane nel notare la quantità incalcolabile della cioccolata ricevuta da Rukawa per quel giorno, augurandogli un prolungato attacco di diarrea.
A Saeko però non scappò lo sguardo incuriosito che il moro le aveva rivolto.
La sensazione che volesse dirgli qualcosa o magari si stesse chiedendo quanta simpatia gli ispirasse, le riempì la mente.
Anche se rappresentava una follia nella quale non imbarcarsi. Una gran fetta delle persona che la praticavano, erano a conoscenza che socializzare non fosse la sua specialità. Saeko non possedeva la sfacciataggine di Nami che gli avrebbe permesso di dirgli chiaro e tono “Devi dirmi qualcosa?”.
Lei tendeva a starsene costantemente nelle sue e se mai fosse avvenuto un qualche dialogo tra i due, sarebbe dovuto essere lui a spingersi verso la sua figura minuta. 
Una volta tornata a casa, sfiaccata e svigorita, si trascino al piano di sopra mormorando dei “mh” trogloditi che cambiavano di significato a secondo a chi li rivolgeva.
Dopo cena, ripristinate le forze, si gettò di dorso all’interno dell’oblio insonorizzato della sua passione.
Come prima mansione prese la sua borsa per svuotarla  tutto il necessario di cui abbisognava. 
Auricolari: recuperate.
Walkman: recuperato.

Taccuino viola e grigio del romanzo e le bozze: recuperato.
Portafogli in pelle di coccodrillo viola: recuperato.
E….la sua mano si strinse su un oggetto misterioso che capì subito cosa fosse: grandezza di un pugno di bambino, forma a provola italiana e incarto in tessuto vellutato. 
Non poteva essere altri che un sacchetto di cioccolatini.
Però quella di Nami l’ho già svuotata insieme a mamma, papà e Ayako. Come avrà fatto ad arrivare qui questo cioco – sacchetto?”
Saeko se lo rigirò tra le mani ancora per qualche secondo, dopodiché fermò la girella di mani, appellandosi all’unico dettaglio che avrebbe fatto chiarezza su quell’arcano incidente.
Nel bigliettino attaccato lateralmente, la calligrafia elegante diceva “al mio adorato Sendoh”.
E allora Saeko capì e per poco i cuoricini di cioccolata rischiarono di diventare gocce di cioccolata adatte per farcire le torte.
Idiota, idiota, idiota” sputò adirata cominciando a ripercorre quel San Valentino da incubo per ricostruirne i fatti. Era stato quando si era chinato per raccattare dalla panchina tutte le scorte di cioccolata ricevuta, li, in quel preciso istante che glielo aveva infilato in borsa senza farla accorgere di niente.
«S- S..sei...tu sei...davvero il...» era un. Un. Se fin a quel momento l’aveva definito “idiota spaccone” adesso la sua didascalia si prolungava vertiginosamente.
Ma poi motivazione numero uno era idiota spaccone al quadrato perché in Giappone era di usanza che solo le donne regalassero cioccolata agli uomini e motivazione numero due rimaneva un idiota spaccone a prescindere.
«Sendoh!» ringhiò pronta a sfogarsi tramite la carica dell’alzamento e abbassamento delle spalle.
«Ti odio! Ti odio! Ti odio!» sbraitò tutti gli insulti più colorati da lei conosciuti arrivando alla conta di 240 nuovi termini che fecero tremare non le pareti della sua stanza, ma l’intera casa.
Da un altro angolo di Kanagawa Sendo starnutì nell’aria fresca della sera.
Buon San Valentino Saeko” pensò sorridendo nel contempo che festeggiava il suo compleanno e il 14 febbraio con i suoi compari di squadra e le ragazze adescate per quella fatidica romantica notte. Nami inclusa.

 

 

NOTE AUTRICE: Eccomi qui con una One Shot incentrata su San Valentino e il compleanno di quell’idiota spaccone come lo chiama Saeko.
E no niente, lo so sono in ritardo di tre giorni, ma Who cares? Alla fin fine io non sono quella che è nata per sfatare gran parte delle cose esistenti nella vita?
Beh, con postando questa One Shot sfato la puntualità.
Comunque rimanendo sul pezzo, ho scritto sta One Shot solo perché mi hanno informato (Cathy Black) che il 14 febbraio è il compleanno di Akira Sendo (cosa che non sapevo assolutamente) e venendolo a sapere mi è venuto naturale scrivere un qualcosa che riguardasse lui e i miei personaggio originali della mia FF su Slam Dunk. 
Ed eccola qui. Che ve ne pare? Ci sono dei mega spoiler come una casa, ma okay, meglio così vi incuriosite di più delle faccende misteriose che poi sono quelle che devono avvenire. 
Quindi che dire: Sendo è un cretino e Saeko non lo può soffrire, a differenza di Nami che ci sbava sopra con non calanche ahahah.
Spero abbiate apprezzato e riso anche un po’. Ringrazio in anticipo a chi la leggerà, la aggiungerà nelle varie sezioni di scelta, recensirà o leggera silenziosamente. Grazie mille e se per caso i personaggi vi hanno accattivato vi aspetto nella FF “Change my rules” che sto scrivendo.
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A presto. Ciao. Ciao.


 


 

 


 


 

 

   
 
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