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Autore: Ria    16/02/2020    2 recensioni
Il verde sbuffò e si scostò nervoso la frangia dagli occhi, forse stava esagerando a fantasticare tanto a occhi aperti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Mint Aizawa/Mina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono in ritardo di due giorni, ma vista la mia attuale mole di lavoro e il generalmente periodo color "risultato-cena-con-vongole-guaste", lo prendo come una vittoria ^-^

 

Of course, Kishinto mi sembrava doveroso visto il polverone sollevatosi un pochino di tempo fa sul tema celebrale San Valentino rimpolpando il fandom con la crack must favourite  anche perché con l'uscita dei due nuovi cap di Re-Turn ci sarà un exploit di kishigo (ok doveroso, lo ammetto, la Ikumi non concede gioie finali ma fa trillare la fandom che è in noi J) perciò portiamoci avanti finché ci si riesce ^-^

 

 

 

 

 

~ You ~

 

 

 

Non sapeva di preciso perché, cosa fosse scattato.

Insomma, era cosa risaputa e lo ammetteva lui stesso, era facilmente incline a pensieri e associazioni in determinati ambiti, soprattutto quando riguardavano la mora.

Però non ricordava di essersi mai sentito così.

« Ehi, Kisshu, tutto a posto? »

Lui rispose solo con un grugnito e un vago scrollo di spalle, il viso sempre affondato nel palmo e lo sguardo dorato fisso sulla ragazza dall'altra parte della sala, impegnata a ridere con le amiche.

 

Scioglierle i capelli, intrecciare ogni dito nei boccoli scuri. Respirarne il profumo fino in fondo al petto.

Guardarli mentre le cadono attorno al viso, le incorniciano le guance rosse di piacere.

Sentirli intanto che sfiorano le sue, quando lei si china a baciarlo.

Vederli scivolare sulle spalle nivee mentre lei inarca la schiena e segue il suo muoversi, mentre la fa sua.

 

Probabilmente era l'atmosfera del periodo che la rendeva meno rigida del solito, o forse solo la primavera che la faceva apparire più naturale, più bella.

 

Quel sorriso supponente appena piegato di lato, di quando fingeva consapevole che lui sapesse e stava lo stesso al gioco; vederlo ingentilirsi, le labbra rosee distendersi con delicatezza.

Sfiorarle con la punta delle dita, catturarle con le proprie fino a non respirare che lei. Imprimersi il sapore sulla punta della lingua.

Guardarle dischiudersi piano di sospiri tremuli.

Sentirle sulla bocca, sul collo, sul petto. Scendere lente, ancora, ancora e ghermirlo, accarezzarlo lascive fino a fargli perderle la ragione.

Ascoltarle pronunciare dolcemente il suo nome.

 

Il verde sbuffò e si scostò nervoso la frangia dagli occhi, forse stava esagerando a fantasticare tanto a occhi aperti.

Fosse stato che la cornacchietta lo teneva a stecchetto…
Eppure si perse ancora a guardarla in silenzio, quella tensione imprevista che gli rese difficile trovare una posizione decente sulla sedia.

Non era solo voglia di lei, non come al solito. Era totale e incondizionata, di averla, vederla, toccarla; di baciarla e che lo baciasse, di sentirla ridere e gemere, di vederla impazzire per lui e vederla consapevole di quanto lei potesse fare lo stesso – ed essere fiera e compiaciuta della cosa. Voglia di sfiorare ogni punto di lei con la reverenza e la dolcezza di un primo amore, con il desiderio e l'esperienza che aveva e che aveva con lei, riscovare ogni piega del suo corpo senza pudore.

Si alzò di scatto e scivolò di lato con discrezione, con la giusta naturalezza per non scatenare domande, gli occhi sempre fissi su Minto ad aspettare il momento adatto. Un pizzico di fortuna gli venne concessa per la serata e dopo appena un minuto la vide sgusciare rapida verso il terrazzino sul retro portandosi il telefono all'orecchio, c'era troppa confusione lì perché potesse sentire qualcosa.

Il verde la seguì senza farsi notare  e la vide appoggiata al parapetto; si richiuse veloce la porta alle spalle, il silenzio del parco attorno che lo avvolse di colpo, e ascoltò distratto la mora parlare a monosillabi e frasi concise con un gran sorriso, dai modi e dal tono – e visto l'orario in cui nessuno avrebbe telefonato per due chiacchiere – doveva esserci Seiji dall'altra parte, chissà dove sperduto nel mondo.

Concentrata sulla chiamata Minto non si accorse di Kisshu, che rimase fermo con la schiena appoggiata all'ingresso e la guardò in silenzio, lo stomaco che diede piccoli crampi indistinti.

La studiò girarsi un minuscolo ciuffo sfuggito all'acconciatura e fare qualche passetto lungo la balaustra e avvertì un guizzo tra la gola e l'ombelico, troppo rapido da individuare e troppo forte da ignorare.

Forse era l'elegante canotta bianca, o la nuova – grandiosa – tendenza della mora a preferire i pantaloni alle gonne che tanto celebravano gli anni di danza.

 

Accarezzarle le gambe eleganti, le cosce candide. Affondare le mani tra di esse, giocare con il calore che cresce per lui.

Baciarle tutte e baciare lei, assaggiarla piano, piccoli morsi sulla pelle chiara, sul suo calore dolcissimo.

Farle cingere la vita con quelle belle gambe e vederla roteare gli occhi all'ennesimo commento sul suo essere sciolta; lei contenta delle sue parole, lui chiaramente rapito da quanto trovi seducente quel suo muoversi e stringerglisi senza difficoltà, come se fossero sospesi nel vuoto.

Vedere le sue braccia fini passare sulle spalle, le mani sfiorargli il torace e le braccia, gli addominali, soffiando appena quando lo sente sotto le dita e capisce che ormai lo sta facendo impazzire.

Le sue unghie sulla schiena.

Il suo seno sotto le mani e tra le labbra.

Ancora, la sua voce nell'orecchio che pronuncia il suo nome.

 

Kisshu si massaggiò un istante il collo, sentirsi il cuore saltellare nervoso nel petto come un dodicenne. doveva essere senza dubbio colpa della primavera.

O, più semplicemente, forse quella cornacchietta l'aveva incastrato definitivamente.

Ma pensa te.

« Kisshu. »

Minto si girò mettendo via il cellulare e lo studiò confusa:

« Che c'è? »

Lui non le rispose e bruciò i pochi metri tra di loro in due passi, lasciandole solo il tempo di focalizzare il mezzo sorriso che le aveva rivolto – il tipico, eppure più dolce del solito – e l'intensità dell'occhiata che le aveva fatto dimenticare un paio di battiti per strada. Fermo e delicato le afferrò il polso e la tirò a sé, l'altra mano che si perse nella chioma scura mentre la baciò con uno slancio a cui Minto non fu preparata, rubandole un respiro tremulo e un altro paio di battiti quando lei connesse come il suo mugolare leggero avesse strappato a lui un sospiro roco.

« Qualcuno qui deve prendersi le sue responsabilità. »

Il tono beffardo suonò magnificamente basso per la mora che riaprì gli occhi con estrema lentezza, sbirciando incantata le iridi dorate che la fissarono tanto intensamente da farla arrossire:

« Di che parli? »

Kisshu sorrise malizioso bloccandola tra sé e il balcone:

« Per avermi fatto perdere la testa per te, passerotto… »

 

 

 

 

 

 

~   ~

 

 

 

As always la colpa di tutto ciò è di Hypnotic Poison che mi ha fatto leggere il testo di "La musica non c'è" di Coez; ci sarebbe da porsi delle domande sul perché una sola frase produca cose nel mio cervello ma vabbé xD

Piccina e scritta abbastanza di getto, però mi piaceva abbastanza indi voilà ♥  

 

Un segnale di vita in attesa del capitolo nuovo (è finito *hola e giuoia* devo solo ricontrollarlo e prima di postarlo vorrei avere il successivo pronto/a buon punto)

 

Mata ne ~♥!

Ria

   
 
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