Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No
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felice milioni di scrittori.
Sono in ritardo di due
giorni, ma vista la mia attuale mole di lavoro e il generalmente periodo color
"risultato-cena-con-vongole-guaste", lo prendo come una vittoria ^-^
Of course,
Kishinto ♥ mi sembrava doveroso visto il polverone
sollevatosi un pochino di tempo fa sul tema celebrale San Valentino rimpolpando
il fandom con la crack must favourite
♥ ♥ anche perché con l'uscita dei due nuovi cap di Re-Turn ci sarà un exploit di kishigo
(ok doveroso, lo ammetto, la Ikumi non concede gioie finali ma fa trillare la fandom che è in noi J) perciò portiamoci
avanti finché ci si riesce ^-^
~ You ~
Non sapeva di preciso perché,
cosa fosse scattato.
Insomma, era cosa risaputa e lo
ammetteva lui stesso, era facilmente incline a pensieri e associazioni in
determinati ambiti, soprattutto quando riguardavano la mora.
Però non ricordava di essersi mai
sentito così.
« Ehi, Kisshu, tutto a posto? »
Lui rispose solo con un grugnito
e un vago scrollo di spalle, il viso sempre affondato nel palmo e lo sguardo
dorato fisso sulla ragazza dall'altra parte della sala, impegnata a ridere con
le amiche.
Scioglierle
i capelli, intrecciare ogni dito nei boccoli scuri. Respirarne il profumo fino
in fondo al petto.
Guardarli
mentre le cadono attorno al viso, le incorniciano le guance rosse di piacere.
Sentirli
intanto che sfiorano le sue, quando lei si china a baciarlo.
Vederli
scivolare sulle spalle nivee mentre lei inarca la schiena e segue il suo
muoversi, mentre la fa sua.
Probabilmente era l'atmosfera del
periodo che la rendeva meno rigida del solito, o forse solo la primavera che la
faceva apparire più naturale, più bella.
Quel
sorriso supponente appena piegato di lato, di quando fingeva consapevole che
lui sapesse e stava lo stesso al gioco; vederlo ingentilirsi, le labbra rosee
distendersi con delicatezza.
Sfiorarle
con la punta delle dita, catturarle con le proprie fino a non respirare che
lei. Imprimersi il sapore sulla punta della lingua.
Guardarle
dischiudersi piano di sospiri tremuli.
Sentirle
sulla bocca, sul collo, sul petto. Scendere lente, ancora, ancora e ghermirlo,
accarezzarlo lascive fino a fargli perderle la ragione.
Ascoltarle
pronunciare dolcemente il suo nome.
Il verde sbuffò e si scostò
nervoso la frangia dagli occhi, forse stava esagerando a fantasticare tanto a
occhi aperti.
Fosse stato che la cornacchietta
lo teneva a stecchetto…
Eppure si perse ancora a guardarla in silenzio, quella tensione imprevista che
gli rese difficile trovare una posizione decente sulla sedia.
Non era solo voglia di lei, non
come al solito. Era totale e incondizionata, di averla, vederla, toccarla; di
baciarla e che lo baciasse, di sentirla ridere e gemere, di vederla impazzire
per lui e vederla consapevole di quanto lei potesse fare lo stesso – ed essere
fiera e compiaciuta della cosa. Voglia di sfiorare ogni punto di lei con la
reverenza e la dolcezza di un primo amore, con il desiderio e l'esperienza che
aveva e che aveva con lei, riscovare ogni piega del suo corpo senza pudore.
Si alzò di scatto e scivolò di
lato con discrezione, con la giusta naturalezza per non scatenare domande, gli
occhi sempre fissi su Minto ad aspettare il momento adatto. Un pizzico di
fortuna gli venne concessa per la serata e dopo appena un minuto la vide
sgusciare rapida verso il terrazzino sul retro portandosi il telefono
all'orecchio, c'era troppa confusione lì perché potesse sentire qualcosa.
Il verde la seguì senza farsi notare e la vide appoggiata al parapetto; si
richiuse veloce la porta alle spalle, il silenzio del parco attorno che lo
avvolse di colpo, e ascoltò distratto la mora parlare a monosillabi e frasi
concise con un gran sorriso, dai modi e dal tono – e visto l'orario in cui
nessuno avrebbe telefonato per due chiacchiere – doveva esserci Seiji
dall'altra parte, chissà dove sperduto nel mondo.
Concentrata sulla chiamata Minto
non si accorse di Kisshu, che rimase fermo con la schiena appoggiata
all'ingresso e la guardò in silenzio, lo stomaco che diede piccoli crampi
indistinti.
La studiò girarsi un minuscolo
ciuffo sfuggito all'acconciatura e fare qualche passetto lungo la balaustra e avvertì
un guizzo tra la gola e l'ombelico, troppo rapido da individuare e troppo forte
da ignorare.
Forse era l'elegante canotta
bianca, o la nuova – grandiosa – tendenza della mora a preferire i pantaloni
alle gonne che tanto celebravano gli anni di danza.
Accarezzarle
le gambe eleganti, le cosce candide. Affondare le mani tra di esse, giocare con
il calore che cresce per lui.
Baciarle
tutte e baciare lei, assaggiarla piano, piccoli morsi sulla pelle chiara, sul
suo calore dolcissimo.
Farle
cingere la vita con quelle belle gambe e vederla roteare gli occhi all'ennesimo
commento sul suo essere sciolta; lei contenta delle sue parole, lui chiaramente
rapito da quanto trovi seducente quel suo muoversi e stringerglisi senza
difficoltà, come se fossero sospesi nel vuoto.
Vedere
le sue braccia fini passare sulle spalle, le mani sfiorargli il torace e le
braccia, gli addominali, soffiando appena quando lo sente sotto le dita e
capisce che ormai lo sta facendo impazzire.
Le
sue unghie sulla schiena.
Il
suo seno sotto le mani e tra le labbra.
Ancora,
la sua voce nell'orecchio che pronuncia il suo nome.
Kisshu si massaggiò un istante il
collo, sentirsi il cuore saltellare nervoso nel petto come un dodicenne. doveva
essere senza dubbio colpa della primavera.
O, più semplicemente, forse
quella cornacchietta l'aveva incastrato definitivamente.
Ma
pensa te.
« Kisshu. »
Minto si girò mettendo via il
cellulare e lo studiò confusa:
« Che c'è? »
Lui non le rispose e bruciò i
pochi metri tra di loro in due passi, lasciandole solo il tempo di focalizzare
il mezzo sorriso che le aveva rivolto – il tipico, eppure più dolce del solito
– e l'intensità dell'occhiata che le aveva fatto dimenticare un paio di battiti
per strada. Fermo e delicato le afferrò il polso e la tirò a sé, l'altra mano
che si perse nella chioma scura mentre la baciò con uno slancio a cui Minto non
fu preparata, rubandole un respiro tremulo e un altro paio di battiti quando
lei connesse come il suo mugolare leggero avesse strappato a lui un sospiro
roco.
« Qualcuno qui deve prendersi le
sue responsabilità. »
Il tono beffardo suonò
magnificamente basso per la mora che riaprì gli occhi con estrema lentezza,
sbirciando incantata le iridi dorate che la fissarono tanto intensamente da
farla arrossire:
« Di che parli? »
Kisshu sorrise malizioso
bloccandola tra sé e il balcone:
« Per avermi fatto perdere la
testa per te, passerotto… »
~ ☼ ~
As always la colpa di tutto ciò è di Hypnotic Poison che mi ha
fatto leggere il testo di "La musica non c'è" di Coez;
ci sarebbe da porsi delle domande sul perché una sola frase produca cose nel
mio cervello ma vabbé xD…
Piccina e scritta
abbastanza di getto, però mi piaceva abbastanza indi voilà ♥
Un segnale di vita in
attesa del capitolo nuovo (è finito *hola e giuoia* devo solo ricontrollarlo e prima di postarlo vorrei
avere il successivo pronto/a buon punto)
Mata ne ~♥!
Ria