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Autore: FreddyOllow    17/02/2020    1 recensioni
Un uomo alle prese con la terrificante pandemia che ha infettato Raccoon City. La storia inizia poco prima dell'arrivo di Leon, e non segue le vicende del gioco, anche se può allinearsi ogni tanto.
Genere: Dark, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlos Oliveira, Claire Redfield, Jill Valentine, Leon Scott Kennedy, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Dobbiamo andarcene. Subito! - Disse Jill.
- Ehi, aspetta un momento. - Le rispose Claire. - Che diavolo sta succedendo? -
- Non hai visto cosa c'è là fuori? -
- Certo, ma pensavo che... -
- Andiamo! - Jill diede una piccola spinta a Claire che le sbarrava la strada.
Uscirono fuori dall'Hotel, e corsero verso la fine del vicolo. 
- Dove stiamo andando? - Chiese Michelle.
Jill la guardò senza risponderle.
- Ma cosa faccio con questo mitra? - Aggiunse Oliver. - Non ho munizioni. -
- Tienilo. - Le rispose Jill stizzita.
Il gruppo giunse in strada. Nessun non-morto in vista, ma in lontananza, videro un orrenda creatura uscita dagli abissi infernali.
- Ma... Ma è lo stesso mostro? - Indicò Lara con un dito tremante.
- Cazzo! - Imprecò Tom.
Michelle chiuse gli occhi.
- Pensavo di averlo ucciso... - Jill corrugò la fronte.
- Cosa? - Rispose Leon. - Quando? -
Tutti guardarono Jill perplessi.
- Quando sono venuta a cercarti... Mi trovavo nei giardini della torre dell'orologio. Il Nemesis è sbucato dal nulla. Mi ha quasi uccisa. - Fece una piccola pausa. - L'ho riempito di pallottole. L'ho visto accasciarsi nelle fiamme. Come... come diavolo è sopravvissuto..? -
Tutti si scambiarono delle occhiate, mentre il Nemesis si fermò di colpo.
- Ma sei sicura? - Le domandò Oliver. - Quello è senza impermeabile. Ed è il doppio di... di... -
Jill si girò verso di lui. - Ha mutato. Non so come, ma l'ha fatto. -
Michelle si mise a piangere, si tolse dall'abbraccio di Tom e corse da Lara.
Tom cercò di riprendersela, ma Michelle si divincolò dalle sua mani: - Lasciami! -
Lara lanciò uno sguardo torvo a Tom che diventò paonazzo, ma non fece nulla.
Il Nemesis, che era mutato in un imponente bestione dal busto prorompente e lunghi tentacoli che fuoriuscivano mani, cominciò nuovamente a camminare. L'asfalto tremò, gli allarmi delle auto suonarono, e in breve tempo, il gruppo si ritrovò un orda smisurata di zombie alle proprie spalle.
- Cazzo! - Imprecò Tom.
- Ma non sai dire altro? - Gli rispose Claire.
Tom sbuffò dal nervoso: - Siamo nella merda! -
- Lo siamo da quanto è scoppiato questo casino. -
- Possiamo tornare indietro. - Aggiunse Lara. - Nell'Hotel. -
- E' troppo pericoloso. - Disse Jill. 
- Allora che cazzo facciamo? - Tom si accarezzò i capelli con fare nervoso.
Jill non gli rispose, anche perché aveva intuito che parlare con Tom non serviva a nient'altro che a peggiorare le cose.
- L'hotel è invaso da zombie, ormai. - Gli rispose Leon. - E poi, non possiamo arrivare sul tetto. Le scale... Be', i non-morti hanno invaso pure quelle. -
Il Nemesis si stava avvicinando.
Il gruppo era quasi circondato a sinistra dagli zombie, a destra dal Nemesis.
D'un tratto Tom provò a togliere Michelle dalle braccia di Lara, ma quella gli sferrò un calcio sul ginocchio.
- Stupida put... -
Oliver lo colpì in faccia con il calcio del fucile a mo' di mazza da baseball.
Tom cadde a terra privo di sensi.
- Ehi! - Gridò Leon senza capire che diavolo fosse successo.
Oliver alzò l'arma per colpirlo ancora, ma Leon gli torse un braccio, passandolo dietro la schiena. 
- Stai fermo! - Gridò Leon. 
Jill era rimasta a osservare la scena con totale indifferenza. Sapeva che Tom da lì a breve avrebbe fatto di nuovo qualche cazzata, ed eccola che era appena successa.
Claire si piegò su Tom, gli aprì le palpebre. - E' svenuto. -
Michelle si voltò timidamente verso di lui. - Zio Tom. -
- Ora ci si mette pure lui a complicare le cose. - Aggiunse Jill. 
In quel istante Tom riaprì gli occhi del tutto confuso. 
- Si è ripreso. - Disse Claire.
- Non siamo ciechi. - Le rispose Jill.
Claire serrò gli occhi.
- Stiamo perdendo tempo. - Leon lasciò andare Oliver che fissò Tom con un sguardo carico di violenza. 
- Proviamo ad entrare in quel bar! - Disse Claire.
Tom si rialzò stordito, e il gruppo procedette spedito dall'altra parte della strada. 

D'un tratto una voce infernale tuonò nella via: - STARS! - Fu così forte, che assopì per un istante persino i gemiti di una infinità di non-morti che erano a novanta metri dal gruppo.
Tutti sussultarono, e Michelle affondò il viso nella felpa di Lara.
Il Nemesis schiacciò una macchina sotto il suo stivale, e si mise a camminare sul marciapiede, creando piccoli crateri al suo passaggio.
- Non mi lascerà mai andare. - Disse Jill, non appena Leon sfondò la porta con due calci ben piazzati contro la maniglia.
Tutti la guardarono.
- Dovete procedere senza di me. -
- Ma sei impazzita? - Le disse Lara.
- Fatelo! Non posso portavi dietro quel coso. E' troppo pericoloso per voi! -
- Jill. - Leon si avvicinò a un passo dal suo viso. - Lo affronteremo insieme. -
Lara si accigliò vedendo i loro occhi che si incrociavano come se il mondo là fuori non esistesse più. Poi si voltò verso Oliver per avere risposte, ma quello fece spallucce.
- Lasciamoli soli. - Disse Claire.
Tutti entrarono nel bar. Era un piccolo locale dalla pianta rettangolare con un biliardo all'angolo, e qualche tavolino lungo le mura. Molte bottiglie di birra e di liquori puntellavano il bancone. Sembrava più un ritrovo di ubriaconi, che un normale bar. 
Poi Tom si avvicinò a Michelle, mentre Lara indietreggiava tenendola in braccio. Oliver era pronto a colpirlo di nuovo, quando vide Tom accarezzare il viso di sua nipote. Le baciò la fronte, le sussurrò qualcosa all'orecchio e infine, con il volto pieno di lacrime, si avvicinò a Oliver. Gli tese una mano. Oliver pensò che volesse scusarsi, ma appena gliela strinse, Tom gli tirò un cazzotto in faccia, gli rubò il mitra e corse fuori. Lara e Claire rimasero spiazzati da quel gesto, e si precipitarono da Oliver.
Appena Tom si ritrovò fuori, vide Leon e Jill che si abbracciavano e, con un forte spintone, li fece cadere dentro il bar. Leon, arrabbiato e confuso, cerco di rialzarsi, ma Tom chiuse la porta, pensando di poterla sbarrare. Ma l'uomo barbuto si era dimenticato che Leon aveva distrutto la serratura, così Leon uscì puntandogli la pistola: - Ma che cazzo fai? -
Tom si slacciò la corda legata in obliquo attorno al busto, si mise a cospargere l'asfalto di benzina e posò la tanica ai suoi piedi. Poi, scoprendo con suo rammarico che il mitra non aveva munizioni, lo lanciò addosso a Leon, che si abbassò per non venire colpito.
- EHI! - Urlò Leon.
Tom estrasse la pistola e la puntò contro Leon. - Levati dal cazzo! -
Gli zombie a sinistra erano quasi a ridosso dell'uomo barbuto, mentre il Nemesis proseguiva rigido verso di loro, anche se era ancora lontano.
Leon lanciò una rapida occhiata attorno: - Entra dentro! -
- Sparisci! - Gli urlò Tom con le lacrime agli occhi.
Tutti si misero sotto la soglia della porta a guardare la scena. Michelle iniziò a singhiozzare e allungò le manine verso suo zio. 
- Falla entrare! - Gridò Tom a Lara. - Lei non deve guardare! -
Leon guardò dapprima il viso arrossato dell'uomo barbuto, poi la tanica di benzina. - Dannazione! Tutti nel bar! - Si precipitò addosso al gruppo e li spinse dentro. 
Tom corse brevemente dall'altra parte della strada e sparò contro l'asfalto pregno di benzina. Le fiamme si propagarono sulla strada, e gli zombie furono inghiottiti dal fuoco. Poco dopo un auto saltò in aria, e la porta del bar venne scaraventata via dall'esplosione, colpendo la schiena di Oliver che andava dietro il bancone.
Un nauseabondo odore di carne bruciata li raggiunse, così come un denso fumo nero.
- Oliver! - Urlò Lara.
Leon tolse la porta da sopra Oliver.
- Volevo solo farmi un goccio, dannazione! - Oliver tossì.
Leon e Claire lo aiutarono ad alzarsi.
- Claire. - Disse Jill. - Dammi la tua tanica. -
Claire la guardò sospettosa: - Cosa vuoi fare? Vuoi darti fuoco anche tu? -
- Zio Tom non è morto. - Disse Michelle. - Lui non mi lascerà mai. L'ha promesso alla mamma tante volte così. - Mostrò a Claire tutte e dieci le piccole dita. Poi scoppiò a piangere pensando a sua madre.
- Sei davvero così stupida da non capire cosa ha fatto Tom? - Chiese Jill a Claire.
Claire serrò la mascella.
- Ci ha salvati tutti. Certo, poteva evitare di fare tutta questa sceneggiata. Va bene che è un completo idiota, ma uccidersi? No, non è così stupido. E poi l'ho visto allontanarsi prima di sparare. Ora dammi la tanica. -
Claire gettò uno sguardo a Leon che annuì come a darle il suo consenso. Si sfilò la corda e diede la tanica a Jill che, senza dire nulla, iniziò a cospargere di benzina il pavimento di legno del bar.
Leon la guardò con fare perplesso, mentre Claire guardava lui in attesa di una risposta.
- Ma che vuoi fare? - Disse Lara a Jill.
- Bruciare quel figlio di puttana di un Nemesis! - 
Lara non rispose subito. - Ma la fuori c'è il fuoco. Dovrà passare da lì. -
Jill si voltò verso di lei. - Non è stupido. Non quanto Tom, almeno. -
- E' un mostro! - Disse Oliver. - Come quei cosi là fuori. Non sono intelligenti. -
In quel momento la parete alla loro destra esplose in mille pezzi. Alcuni detriti colpirono il gruppo, ma senza grossi danni.
Dalla nube di polvere si materializzò lentamente la sagoma del Nemesis: - STARS! -
Tutti lo guardarono confusi e frastornati, tossendo sia per il fumo che andava aumentando, che per la polvere.
- Fuggite nel retro! - Urlò Jill che continuò a cospargere di benzina il pavimento di legno.
- Dai, andate! - Leon affiancò Jill.
- STARS! - Il Nemesis disintegrò una parte del bancone con un calcio.
Leon fece fuoco, e i proiettili rimbalzarono sulla carne del Nemesis. 
- Attento a dove spari! - Urlò Jill.
Quando Claire, Lara, Michelle e Oliver furono usciti, Jill e Leon corsero alla porta, mentre il Nemesis non staccava gli occhi di dosso dalla donna. Poi si udì uno sparo; il pavimento prese fuoco, e il Nemesis fu avvolto dalle fiamme che tentò inutilmente di spegnere.
Jill vide ardere il Nemesis come un ciocco di legno nel camino. Il Nemesis cadde dapprima sulle ginocchia con un tonfo, infine cascò di faccia a terra. - STAAARSSS... -

Jill e Leon raggiunsero gli altri nel retro del bar. Si trovavano in un vicolo con un furgone beige messo di traverso che bloccava l'accesso dietro di loro. L'unica strada percorribile era quella di fronte a Lara.
- E' morto? - Chiese Claire e Jill.
- Sì. - Le rispose invece Leon.
Jill gettò uno sguardo infastidito a Leon. Poi si rivolse a Claire: - Forse. -
- Come sarebbe a dire 'forse?' - Aggiunse Oliver che era appoggiato alla saracinesca di un garage.
- L'ho visto accasciarsi nelle fiamme già una volta. Non sono sicura che stavolta funzionerà. -
- Abbiamo sprecato una tanica. - Disse Claire. - Poteva servirci per quell'elicottero. -
- L'elicottero? - Le rispose Jill. - Dimenticati di quell'elicottero. Non possiamo più prenderlo. -
- Forse abbiamo una possibilità ora che gran parte dei non-morti sono... -
- Morti? Come fai ad esserne sicura? Hai visto quanti erano? Credi davvero che... -
- Non mi pare il momento di discutere. - S'intromise Leon. - E' meglio allontanarci da qui. Il tetto del bar sta crollando. -

Seguirono il vicolo, e si ritrovarono in un parco giochi. Le altalene dondolavano al vento, una palla rotolava vicino a un cespuglio. Sotto uno scivolo, rannicchiata con le braccia attorno alle ginocchia, videro una bambina.
Claire sgranò gli occhi: - Sherry! - E corse da lei.
La bambina si voltò, sorrise di gioia. - Claire! -
I due si abbracciarono forte e a lungo, mentre il resto del gruppo li raggiungeva.
Poi Sherry si tolse dall'abbraccio di Claire, e vide Leon. - Ci sei anche tu! - E andò ad abbracciarlo. Leon sorrise.
Improvvisamente, si udirono dei ruggiti alle spalle del gruppo.
- Licker! Sui tetti! - Urlò Jill.
Leon prese in braccio Sherry, e tutti insieme fuggirono verso il primo edificio di fronte, mentre i ruggiti si moltiplicavano minacciosi.

Entrarono nell'ingresso di un condominio dopo aver corso sessanta metri. Oliver fu l'ultimo ad arrivare e chiuse il portone alle sue spalle. Ci si appoggiò per riprendere fiato.
Lara si accasciò sul pavimento. Le mancava l'aria. 
- Cosa ti succede? - Disse Michelle.
Oliver si precipitò da lei: - Hai un attacco d'asma? -
Lara cercò di prendere l'inalatore dalla tasca del pantalone, ma le costava un gran sforzo. Gli occhi le diventarono rossi, le vene si gonfiarono sul collo e sul viso.
Michelle si mise le mani in bocca terrorizzata.
Oliver frugò nelle tasche della sua ragazza, prese l'inalatore e lo portò alle labbra di Lara che cominciò a riprendere fiato, mentre gli occhi le lacrimarono.
Michelle abbracciò forte Lara che tossì per la forza esercitata dalla bambina. E vedendo ciò, la bambina arretrò un poco spaventata pensando di averle fatto del male. Ma Lara la presa per una mano e le sorrise.
- Non sapevo che soffrissi d'asma. - Aggiunse Claire. - Ci hai superati tutti nella corsa poco fa, con tutto che avevi Michelle in braccio. -
- La mia ragazza è una tipa tosta. - Le rispose Oliver.
- Già. - Sorrise Claire.
Lara si alzò in piedi. - Mi tengo in forma. - Inalò l'aria. - I miei attacchi d'asma sono improvvisi, e certe volte sono anche rari. Ma ultimamente stanno peggiorando. -
- Sei soltanto sotto stress. - Le disse Oliver.
- Lo spero. -
- Forse se ti abbraccio forte guarirai. - Aggiunse Michelle. - Ma, ma... ma con la mia mamma non ha funzionato... - Si coprì gli occhi con le mani per non farsi vedere piangere da Sherry.
Lara l'abbracciò.
Jill intanto, si stava guardando attorno: - Siamo in trappola. -
- Sei sicura che ci hanno visti? - Le chiese Oliver. 
- Visti? - Gli rispose Jill alzando un sopracciglio. - Loro non vedono. Ma ci sentono benissimo. E grazie a questo se riescono a captare ogni minimo rumore. -
Oliver si accigliò.
Leon fece scendere Sherry dalle sue braccia. La bambina iniziò a guardare timidamente Michelle, che nascose un occhio arrossato sotto una manica pregna di sangue raggrumato, mentre con l'altro la guardava. Poi Sherry le si avvicinò con la manica della camicia in bocca. 
Michelle andò subito a nascondersi alle spalle di Lara. Le due bambine si fissarono incuriosite, smorzando di volta in volta qualche innocente sorriso.
Poi Oliver fu sbalzato via dal portone e cadde di faccia sul pavimento: - Merda! -
Leon, Claire e Jill puntarono le armi verso il portone.
Lara si chinò su di lui: - Tutto bene? -
- Sì... E che caz... - Si zittì quando vide lo sguardo grave di Lara che accennava alle bambine. - Tutte a me capitano... -
Leon gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi.
Sherry si strinse a Claire, mentre Michelle a Lara.
- Dobbiamo distrarli. - Disse Jill, mentre di sopra si udirono i vetri delle finestre andare in frantumi.
- Sono entrati! - Aggiunse Lara.
- Nella portineria! - Leon aprì la porta, ma qualcosa gli afferrò un piede. I denti del portinaio stavano per affondare nel suo polpaccio, quando il cranio del portinaio esplose, schizzando di cervella il pantalone di Leon. Quello si girò e vide Jill con la pistola puntata verso la testa del portinaio: - Grazie. -
Jill non gli rispose: - Su entrate! -
I ruggiti fuori dal palazzo aumentarono di intensità.

Il gabbiotto aveva solo una piccola finestra che dava all'ingresso, ma era chiusa da una saracinesca reticolare. Una volta entrati, Jill si mise a frugare dappertutto.
- Che stai cercando? - Le disse Leon. 
Sherry e Michelle finalmente si stavano avvicinando timidamente per parlare.
Jill non rispose.
Lara guardò Oliver che fece spallucce.
Claire osservò Jill mettere a soqquadro l'intera portineria; udirono dei colpi sul portone dell'entrata e di sopra, i Licker stavano distruggendo tutto.
Poi Jill si fermò, rimase per un attimo ferma e infine, andò alla porta.
Leon la fermò per un polso, ma la donna lo spinse addosso a Oliver che urtò contro lo schienale di una sedia d'ufficio. Leon le corse dietro, ma Jill gli chiuse la porta in faccia. Poi si udì un CLICK! Leon sbarrò gli occhi e capì. Girò la maniglia più volte, battendo i pugni sulla porta: - JILL! - Urlò. - JILL! -
- Ci ha chiusi dentro? - Aggiunse scioccata Lara.
Sherry e Michelle si spaventarono e si strinsero l'un l'altra superando ogni timidezza.
Leon puntò la pistola alla maniglia, quando la mano di Claire si posò sulla sua Magnum: - Non farlo, Leon. -
Leon guardò dapprima davanti a sé, poi Claire. Infine, abbassò la pistola.
- Perché ci ha chiusi dentro? - Disse Lara. - Vuole farci morire, per caso? -
Claire si voltò a guardarla: - Ci ha salvato, invece. -
- Come... Come zio Tom..? - Disse Michelle e scoppiò a piangere, mentre Sherry non sapeva cosa fare e guardava Claire.
Lara abbracciò Michelle che le affondò il viso nella felpa. Ormai era l'unico modo per calmare la bambina. 
D'un tratto udirono un gran zampettare lungo i muri e sul pavimento del piano di sopra, susseguiti da ruggiti e spari.
Leon appoggiò l'avambraccio sulla porta, chinò la testa; Claire gli posò una mano sulla spalla.
Gli spari, divenute raffiche di mitra, continuarono fuori dall'edificio, così come i ruggiti dei Licker. Poi non si udì più nulla.
Oliver cinse con un braccio la spalla di Lara, mentre questa teneva sotto di sé sia Michelle che Sherry. Nella stanza scese un tetro silenzio. Nessuno osava parlare.

Una quarto d'ora dopo, Leon si avvicinò alla piccola finestra chiusa con la saracinesca. Premette un bottone sul muro, e lentamente, stridendo un po', la saracinesca si alzò. 
Claire gli si avvicinò: - Vuoi andare a controllare? -
Leon le gettò uno sguardo, annuì.
Claire si voltò verso gli altri: - Vado con Leon. Aspettateci qui. -
- No, non andare via, Claire. - Sherry corse verso di lei e l'abbracciò.
- Non vado via. Tornerò presto. -
- Rimani qui. - Aggiunse Leon. - Sono disarmati. Proteggili tu. -
Claire voleva ribattere, ma rimase in silenzio.
Quando Leon scavalcò la piccola finestra, si guardarono per un secondo, dopodiché Claire premette il bottone e la saracinesca, sempre lentamente e stridendo un po', si abbassò.
Leon diede un occhiata attorno; vide diverse crepe sul muro provocate dagli artigli dei Licker. Qualche macchia di sangue tappezzava le pareti e il pavimento. Era sicuro che quel sangue non apparteneva a Jill. I Licker avevano la carne esposta e spesso, mentre si muovevano, imbrattavano ogni cosa con il loro sangue. Varcò il portone che era stato abbattuto, e lungo il vialottolo da cui era venuto il gruppo, notò tre Licker riversi sul tappeto erboso. Si avvicinò cauto alle loro carcasse, diede un calcio al primo, mentre gli puntava la pistola al suo cervello esposto. La creatura non si mosse. Leon, con la punta del piede, girò sulla schiena la creatura che era crivellata da proiettili. Lo fissò per un istante, poi si guardò attorno come se sperasse di vedere spuntare Jill da dietro un cespuglio o un albero. Ma non udì altro che il frusciare del vento tra le fronde. Quando si rimise a camminare verso il parco giochi, un centinaio di zombie costeggiarono il muretto di cemento alto mezzo metro che circondava il parco. Ammucchiati come una sola massa di carne putrida, entrarono dalla cancellata di ferro, e dilagarono per tutto il prato.
Leon tornò indietro, mentre gli zombie si stavano di nuovo radunando nel sentire i suoi passi. Ma quando sorpassò un alta siepe fiorata, mancò poco che un non-morto gli dilaniasse il braccio. Trasalì, tirò un calcio frontale contro lo stomaco dello zombie e indietreggiò. Si accorse che un orda di zombie era entrata dall'altra parte del parco giochi. Gettò uno sguardo oltre le numerosissime teste putrescenti, e vide che la facciata dell'edificio in cui si erano rifugiati, stava per essere invasa.
- CLAIRE! - Urlò.
L'unica risposta che ottenne fu quella di attirare su di sé tutti gli zombie che, anche se marciavano lentamente, l'avevano quasi del tutto attorniato inconsapevolmente. Ed ora, che si era messo a urlare nuovamente, il cerchio diventava si restringeva. 
Leon sapeva di non poter tornare indietro ad avvisarli, perciò lanciò una rapida occhiata intorno. Alla sua sinistra, il muretto di cemento si andava rialzando fino a raggiungere due metri, e finiva contro il muro di un attico. Corse in quella direzione, finché alcuni zombie gli bloccarono il passaggio. Leon puntò la pistola verso di loro e sparò in testa a cinque non-morti. Improvvisamente si aprì un varco. Ci si infilò dentro alla massima velocità, e quando giunse a un passo dal muretto, la mano ossuta di uno zombie lo afferrò per una caviglia. Leon si schiantò con la faccia sul prato, mentre dalla pistola partì un colpo che forò la corteccia di un albero. 
Il non-morto affondò i denti nella suola dei suoi stivali; Leon gli mollò un calciò in piena fronte, e l'osso del collo scricchiolò. Cercò di rialzarsi, ma due zombie lo afferrarono per i piedi. Leon tentò di divincolarsi dalla presa, quando dozzine di zombie stavano per chiudersi sopra di lui. Si girò e sparò in testa ai due zombie. Si rialzò velocemente, balzò sopra il muretto, e mentre una gamba era già sopra di esso, l'altra fu afferrata da un non-morto. Leon prese la mira, ma non riuscì a vedere il non-morto sotto di lui. Poi quello si aggrappò alla sua gamba per tirarlo giù, altre mani putride si serrarono sul suo pantalone, finché lo stivale scivolò via dal piede. Nel cadere, lo zombie morse il cuoio e scomparve sotto l'orda. 
Leon si mise in piedi sul muretto, mentre centinaia di zombie allungarono le braccia verso di lui. Dall'altra parte del muretto, a trenta metri da lui, vide una donna con una lunga veste rossa. Camminava con movenze eleganti accanto alla facciata di una sala da bowling. Era del tutto indifferente ai gemiti e agli zombie alle sue spalle.
- ADA! - Gridò Leon.
La donna si fermò, si voltò nella sua direzione. Poi gettando un occhiata alle sue spalle, attraversò la strada e lo raggiunse: - Che ci fai lì sopra? -
- E tu che ci fai qua? -
Ada fece un sorriso di circostanza: - Piacere di averti rivisto. - E fece per andare via.
- Aspetta! -
La donna si girò e indicò i non-morti dietro di sé: - Vorrei fermarmi a parlare, davvero, ma non posso. - Disse con un falso tono di piacere.
- Finiscila. - Le rispose Leon. - Seguimi. -
- I miei obiettivi sono altri. - Ada riattraversò la strada.
Leon sbuffò irritato: - Perché fai così? -
Ma la donna non gli rispose, e giunta davanti alla sala da Bowling, aprì la porta, diede un ultima occhiata a Leon e la chiuse alle sue spalle.
Leon rimase a fissare la porta per un istante, mentre gli zombie che seguivano la donna, vedendola svanire, si diressero verso Leon: - Perfetto... -
Leon proseguì lungo il muretto e, arrivato a ridosso dell'attico, scavalcò la ringhiera di pietra. Sul terrazzo, erano ribaltate varie sedie, e le vetrate della camera di fronte erano infrante. Le piante lungo la ringhiera di pietra, imbrattate di sangue. Un cadavere sedeva a terra con le spalle poggiate al muro esterno della camera. Aveva metà volto squarciato, il braccio strappato dal gomito in giù e un proiettile nella tempia. Leon si guardò attorno, poi diede un occhiata giù dalla ringhiera in cui gli zombie lentamente si stavano ammassando. Credette di vedere un Licker arrampicarsi lungo il muro, ma non ne era sicuro. Quando si girò, vide un fucile d'assalto M4 puntato contro la sua faccia. Leon sgranò gli occhi e dal fucile partì un colpo.

Nella portineria, Lara sedeva sul divano assieme a Sherry e Michelle. Le due bambine stavano parlando di tantissime cose; discorsi perlopiù scollegati tra loro. Lara li ascoltava e sorrideva. Poi si voltò verso Claire, e vide la sua mano posata su quella di Oliver. Arrossì per la gelosia, e stava per parlare, quando Michelle l'abbracciò senza motivo.
- Siii. - Disse Sherry. - Tanti abbracci a Lara che ci ha fatti incontrare. -
Le due bambine strinsero così forte Lara, che quasi la strozzarono. Ma la donna pur elargendo carezze e sorrisi, non distolse lo sguardo da quella mano. 
Poi Oliver si voltò con un sorriso, e appena incrociò gli occhi minacciosi di Lara, si accigliò confuso.
Lara accennò con lo sguardo alla mano di Claire. Oliver voltò lentamente la testa come se ci fosse qualcosa di mostruoso ad aspettarlo, e vide la mano di Claire sulla sua. Levò subito la mano, e Claire si girò perplessa verso di lui che sorrise imbarazzato.
- Forse dovrei andare a controllare. - Disse Claire senza badare né alle occhiatacce di Lara, né all'imbarazzo di Oliver. - Leon manca da un bel po'. -
- Posso venire con te, Claire? - Le chiese Sherry.
- No, resta qui. Fai amicizia con Michelle. -
- Io e Michelle siamo migliori amiche. -
Michelle l'abbracciò e le due bambine ritornarono alle loro chiacchiere e giochi.
Claire fece per pigiare il bottone per alzare la saracinesca, quando udì dei gemiti dall'altra parte. Aggrottò la fronte, e mise l'orecchio contro la saracinesca. Poi qualcosa la urtò, e Claire indietreggiò con una mano sul timpano che le fischiava.
- Cosa è stato? - Lara balzò in piedi, barcollò; vide puntini rossi davanti agli occhi e cascò sul divano. 
Le due bambine si spaventarono e Michelle lanciò un piccolo grido. Dall'altra parte della saracinesca i gemiti diventarono più forti. Gli zombie iniziarono a picchiare le mani contro di esso, facendo un gran chiasso.
Oliver si precipitò da Lara, e senza dirle niente, le prese l'inalatore dalla tasca.
- Un'altro attacco d'asma? - Disse Claire, mentre teneva sott'occhio la porta chiusa a chiave.
Oliver non rispose, e Lara cominciò a respirare dall'inalatore.
- Va tutto bene. - Oliver posò una mano sulla sua, ma la donna la scacciò via. 
Le due bambine si chinarono su Lara con gli occhi sgranati dal terrore.
Claire continuava a guardare la porta, e si accorse che i non-morti non erano ancora giunti di là, il ché la turbò. Così andò alla porta, e fece cenno agli altri di raggiungerla.
- Cosa vuoi fare? - Le chiese Oliver. - Siamo circondati dai... - Guardò le bambine, poi bisbigliò: - ...dai non morti. -
- Dobbiamo andarcene ora. Non hanno ancora circondato il gabbiotto. - Spinse piano Oliver, puntò la pistola alla maniglia è sparò. La porta si spalancò di colpo, e Claire uscì puntando l'arma davanti a sé. Vide un zombie svoltare l'angolo della portineria, accanto alla saracinesca. Gli sparò dritto in fronte. Forti gemiti si levarono in aria, assordando per un istante il gruppo.
- Forza, uscite! Andate su per le scale! - Urlò Claire.
Lara prese le due bambine per le mani e corse verso le scale, seguito da Oliver. Claire sparò agli zombie che si avvicinavano all'uomo, e quando i quattro salirono su per le scale, Claire li seguì. Raggiunsero l'ultimo piano il più in fretta possibile, mentre i non-morti iniziavano a salire i gradini. Lara si accasciò in ginocchio, respirò a fatica dall'inalatore.
Le bambine scoppiarono a piangere. 
Oliver cercò di tranquillizzare Lara in piena crisi respiratoria. Gli occhi rosso sangue, le mani sul collo, la bocca aperta, le due vene gonfie in mezzo alla fronte. L'inalatore non sembrava più sufficiente, e il viso di Oliver si rigò di lacrime.
Claire, che era vicino al parapetto di metallo delle scale, guardava giù. Gli zombie erano saliti al terzo piano. - Maledizione, sono troppo veloci... - Disse fra sé. Si voltò, andò dalle due bambine e le trascinò con forza verso la terrazza. 
Oliver la vide allontanarsi, mentre lei gli lanciò un ultima occhiata come a dire: perdonami.

Leon si abbassò. La pallottola colpì il cervello esposto del Licker che era balzato in quel momento verso le spalle dell'uomo.
- Che riflessi, amico! Ora entra dentro! - Disse un uomo con i capelli castani.
Leon gettò un occhiata alle spalle e vide il Licker disteso in una pozza di sangue.
- Che stai aspettando? - Disse l'uomo con i capelli castani. - Un invito a cena? Mi spiace per te, ma amo troppo le donne, e loro amano me. - Sorrise e si mise il fucile d'assalto in spalla. Poi notò che Leon aveva un piede scalzo. - Attento ai vetri, a meno che tu non sia una specie di masochista. - Sorrise di nuovo.
Leon si accigliò confuso e, alzando il piede scalzo, lo seguì dentro l'attico. 
- Scusa il disordine. - Disse l'uomo con i capelli castani. - Ho chiamato la donna delle pulizie, ma sai com'è, una cosa tira l'altra, e si è dimenticata di pulire. - Lanciò un sorriso e uno sguardo eloquente a Leon. - Capisci cosa intendo, no? - 
- Credo... Credo di sì. -
- Sono Carlos Oliveira. - Gli tese una mano.
Leon gliela strinse. - Leon Scott Kennedy. Ma chiamami pure Leon. E... Grazie per prima. -
Carlos scacciò l'aria con una mano come a dire; non è niente.
- Vivi da solo? - 
- Veramente non abito qui. - Carlos si sedette sulla poltrona e appoggiò le gambe sul basso tavolino pieno di buste di patatine vuote.
- Capisco. -
- Era di una donna di nome... - Carlos corrugò la fronte e si mise una mano sul mento per pensare. - Una certa Nicole, o forse era Yara... Be', non ricordo. Comunque una delle due. -
Leon annuì.
- Ma sono stato con tutte due, amico. - Continuò Carlos. - Donne con la D maiuscola. Regine a letto. Fantastiche. Poi un giorno mi sono detto: perché non fare una cosa a tre. - Smorzò un sorriso al ricordo. - Le donne di qui sono snob. Raccoon City è una bella città, ma le ragazze sono... come posso dire, viziate, acide. Quindi mi aspettavo un rifiuto, ma invece è andato tutto liscio. Poi non so come si sono innamorate una dell'altra, e hanno preteso che diventassi il loro giocattolo sessuale, che uscissi con tutte due e stronzate varie. E sai com'è finita? -
Leon che non lo stava ascoltando, si voltò e disse azzeccando la parola: - Cosa? Come? -
- Mi hanno rinchiuso in quella cazzo di stanza! - Indicò Carlos. - Sono rimasto chiuso per un mese. Mi hanno minacciato di uccidermi con la mia stessa pistola. Sono stato un coglione a lasciarla in cucina. -
- Eh... Capisco. - Gli rispose Leon distratto, osservando le foto appese ai muri.
- Anche a te è capitato? - Ma prima che Leon potesse rispondere, Carlos continuò: - Io sono un uomo che sa difendersi, ma quelle erano delle psicopatiche. Una volta hanno persino minacciato di tagliarmi l'uccello mentre dormivo. Poi mi sono liberato, e sono fuggito con l'uccello in piena vista. - Scosse la testa sorridendo. - Là fuori c'è un parco giochi. Quando sono fuggito sono andato proprio in quella direzione. Ma non l'ho fatta apposta.... Poi gli sbirri sono arrivati e mi hanno preso a manganellate. Mi hanno pestato come fossi un cazzo di pedofilo! Io gli ho detto che due pazze mi tenevano segregato in una stanza, ma non mi hanno creduto... - Fece una pausa mentre sbuffava di rabbia. - Comunque ho pagato la cauzione, e una volta fuori, mi sono ritrovato davanti alla centrale di polizia quelle due psicopatiche. Solo che erano diventati dei cazzo di non-morti, amico. -
- Brutta storia... - Rispose Leon che non aveva ascoltato nemmeno un quarto della storia.
- Tu sei uno sbirro, no? - 
Leon si voltò. - Una recluta. -
- Hai proprio la faccia da sbirro. -
- E tu di uno che non sembra così ingenuo da farsi rapire da due donne. -
Carlos sorrise e allargò le braccia. - E va bene, un po' mi piaceva quella situazione. Ma che ci posso fare se le donne arrivano addirittura a segregarmi in casa pur di non farmi guardare dalle altre. - 
- Dove hai preso quel fucile? - Gli domandò Leon continuando a guardare le foto delle due donne appese al muro.
- E' una lunga storia, amico. -
- Sei dell'esercito? - Leon prese una foto dal muro in cui c'era pure Carlos.
- Qualcosa del genere. - Carlos si alzò dalla poltrona. - Ora ti metti a fare il terzo grado? -
- No, semplice curiosità. -
- Disse la recluta. - Lo canzonò Carlos.
Leon sorrise e rimise la foto al muro.

Oliver sferrò due calci all'ultima porta del corridoio che si spalancò. Gettò un rapido sguardo all'interno e poi ritornò da Lara. La donna cercava di respirare dall'inalatore, mentre il suo viso le era diventato quasi bianco. Oliver la prese in braccio e la portò nell'appartamento, dopodiché bloccò la porta con due mobili. In quell'istante cominciò a sentire dei gemiti nel corridoio. Rimase fermo con le orecchie tese, e capì che i non-morti stavano invadendo il corridoio.
Così raggiunse Lara distesa su un letto matrimoniale, e bloccò anche quella stanza con un grosso mobile che trascinò a gran fatica. Poi si sedette sul letto, mentre i gemiti inghiottivano ogni rumore, persino le parole che Oliver le stava sussurrando.
Una decina di minuti dopo, la crisi respiratoria di Lara diminuì. La donna provò a respirare senza inalatore, mentre Oliver le teneva per mano. Nel frattempo, i gemiti degli zombie sembravano arrivare proprio da dietro la porta della camera da letto. Oliver si alzò e andò a dare un occhiata. Spostò leggermente l'armadio, e non vide nessuno nel soggiorno. L'udito gli stava giocando brutti scherzi, pensò.
Lara si alzò dal letto, provò a camminare e arrivò davanti alla finestra. Ebbe quasi una nuova crisi quando notò il parco giochi totalmente invaso dai non-morti. Se ne stavano tutti ammucchiati con le teste chine, e i più dondolavano urtandosi tra loro. Sul cornicione in lontananza, due Licker muovevano la testa in varie direzione come se captassero qualcosa.
- Oliver... - Disse Lara.
Ma quello non la sentì, mentre rimetteva l'armadio davanti alla porta. Poi Oliver si girò e vide che Lara lo stava guardando. 
Lara gli fece cenno con la mano di venire.
Quando Oliver la raggiunse, rimase pietrificato alla visione di tantissimi non-morti tutti ammassati.
Gli occhi di Lara si riempirono di lacrime, e Oliver l'abbracciò dolcemente come se un abbraccio troppo forte potesse scatenarle una nuova crisi.
Poi, con la coda dell'occhio, Oliver intravide un elicottero in cielo. Sussultò, si avvicinò alla finestra e notò che l'elicottero stava atterrando sopra un grattacielo a due isolati da loro.
- Lara, guarda! - Oliver puntò il dito verso l'elicottero.
Il viso di Lara s'illuminò di gioia, e si mise a ridere e sorridere, baciando e abbracciando Oliver. - Forse potremo raggiungerlo. -
- Ma... Come? -
Lara non rispose.
Gli zombie nel parco giochi si voltarono lentamente, e barcollarono verso la direzione in cui era atterrato l'elicottero.
- Si stanno muovendo. - Disse Oliver.
- Forse... Forse... -
- Ci sono altri non-morti nel corridoio. - La interruppe Oliver. 
- Smettila di essere negativo! - Lara gli diede le spalle.
- Non... - Si zittì. Guardò il tetto del grattacielo da cui s'intravedevano due eliche dell'elicottero. - Pensi che Claire l'abbia visto? -
Lara si voltò di scatto con fare irritato: - Perché ti interessa saperlo? -
Oliver si sentì a disagio sotto quello sguardo: - Michelle e Sherry sono con lei. -
- Lo so. -
Rimasero in silenzio un momento. - Non vuoi riabbracciarle? - Le disse.
- Certo che sì, ma stanno meglio con lei che con me. -
Oliver si accigliò: - Perché dici questo? -
Lara non rispose, e mostrò l'inalatore. 
- E questo cosa significa? -
- Lo sai bene cosa significa. -
Oliver sapeva a cosa si riferiva, ma non lo diede a vedere. - No, dimmelo tu. -
- Un altro attacco, anche debole, è morirò. Ecco cosa significa. - Lara andò a sedersi sul letto.
Rimasero a lungo in silenzio, poi Oliver disse: - Se riuscissimo a lasciare la città, tu riceverai le cure adatte. -
- E questo cosa c'entra? -
- Che non devi mollare. -
Lara aggrottò le sopracciglia. - Ma che stai dicendo? -
- Ti sei presa cura di Michelle da quando è arrivata all'hotel. Poi tutto a un tratto, parli di lasciarla con Claire. -
- Lei potrà difenderla, io no. -
- Non è a questo che mi riferisco. -
- Allora a cosa? -
- Stai mollando, Lara. Tu non te ne rendi conto, ma lo stai facendo. Un momento prima gioisci per quell'elicottero, ed ora sei tornata di nuovo a dire che morirai. -
- Non ho detto questo. - Lara abbassò lo sguardo.
- Ma è quello che hai lasciato intendere. -
Lara rimase in silenzio, si alzò dal letto e andò alla finestra. Il parco giochi era quasi vuoto, eccetto per qualche non-morto solitario. Poi alzò la testa verso il cornicione; notò che le due creature erano sparite. Quando guardò il grattacielo, vide una trentina di Licker arrampicarsi rapidi sulla facciata di vetro dell'edificio, lasciandosi dietro una scia di sangue.

Claire era con le spalle contro la porta della terrazza, mentre gli zombie la picchiavano con gran fracasso. Michelle e Sherry, che si trovavano di fronte alla donna, erano strette l'un l'altra con il viso pregno di lacrime.
D'un tratto Claire vide un elicottero sorvolare il cielo per poi atterrare su un grattacielo. Rimase scioccata nel vederlo, mentre le bambine non compresero che poteva essere un modo per fuggire dalla città. Non sapendo cosa fare, si guardò attorno. Non poteva restare lì per sempre. - Michelle! Sherry! Venite qui -
Le bambine si avvicinarono lentamente. 
- Li vedete quei mattoni? -
Le bambine annuirono.
- Portateli qui. Fate alle svelta. -
Sherry e Michelle raggiunsero un cumulo di mattoni che serviva per ristrutturare una parte del parapetto del terrazzo. Si guardarono tra loro e, stando attente a non schiacciarsi le dita, presero un mattone e lo trasportarono da Claire.
- Mettetelo lì in basso. Sì, brave. Contro la porta. -
- Ora che facciamo? - Chiese Sherry.
Improvvisamente Claire fu sbalzata un po' dalla porta, ma prima che gli zombie entrassero, Claire si rimise al suo posto
Le due bambine indietreggiarono spaventate.
- Andate a prenderne degli altri. Vi dirò io basta. -
Sherry e Michelle andarono di corsa al cumulo di mattoni, e in una manciata di minuti, misero undici mattoni contro la porta, formando più o meno un triangolo rettangolo. 
Claire si allontanò lentamente dalla porta, felice nel vedere che gli zombie non riuscivano a smuoverla. - Ottimo lavoro! -
Le due bambine sorrisero di gioia e si abbracciarono.
La donna andò verso il cumulo di mattoni; rimase stupefatta nel vedere che c'era una cortissima passerella che collegava il palazzo con un edificio ancora in fase di costruzione. Non perse tempo, e tenendo per mano le due bambine, camminarono sulla passerella. Poi Sherry mise un piede nel vuoto, ma Claire l'afferrò appena in tempo. 
Quando arrivarono dall'altra parte, Claire vide pile di tufo, mattonelle e diverse pale e picconi. Un giubbotto catarifrangente era posato su un piccolo muretto non del tutto costruito. Non sapeva dirsi in che stanza si trovava, anche perché, avanzando, le camere parevano tutte uguali. Polvere e cartongesso erano ovunque, così come alcuni sezioni di muri spogli.
Discesero i piani con calma e attenzione, mentre le due bambine si tenevano le mani sulla bocca come se questo potesse servire a non farle sentire dai non-morti.
Arrivati al piano terra, Claire si accorse che l'entrata era chiusa con due robuste ante di legno e un grosso catenaccio. Cercò di tirarlo via, ma non servì. Così ci riprovò colpendolo con un piccone, ma niente. Allora puntò la pistola e sparò. Il primo colpo lo scalfì, ma non lo ruppe. Il secondo invece, lo spezzò in due. Il rumore dei due spari assordarono lievemente le due bambine, che ora si pigiavano il trago delle orecchie nella speranza di far sparire il fastidiosissimo fischio. 
Appena Claire aprì un anta, un non-morto le si gettò sopra, e prima di cadere, la lacerò un poco il gilè rosso. Sherry e Michelle gridarono, mentre Claire gli sferrò un calcio nel cranio. CRACK! Lo stivale di Claire rimase per un attimo impantanato nella cervella putrescenti dello zombie. Un altro non-morto stava entrando, quando cadde improvvisamente a terra. Alle spalle del cadavere c'era Jill.
- JILL! - Gridò Michelle e andò ad abbracciarla.
Sherry invece, si avvicinò a Claire, senza distogliere lo sguardo da Jill che, bagnata fradicia di sangue dalla testa ai piedi, la intimoriva.

Carlos andò in camera da letto e rimase lì per un po', mentre Leon si era seduto, chiedendosi se Oliver e gli altri stessero bene. Poco dopo Carlos uscì dalla camera con due paia di scarpe.
- Be', non sono comodi, - Disse Carlos. - Ma almeno non avrai quel piede di fuori. -
Leon si mise in piedi, lo raggiunse e prese le scarpe: - Grazie, ma... -
- Lascia stare. Tanto sapevo che primo o poi me l'avresti chiesto. E comunque, quelle sono le mie uniche scarpe. Se le perderai, be'... -
- Rimarrò scalzo. - Sorrise Leon e guardò le scarpe. - Forse mi andranno un po' grandi. -
- Passa solo questo in convento. -
- Convento? - Si accigliò confuso Leon.
- E' un battuta. Dalle mie parti si dice così quando non c'è altro. -
Quando Leon si mise le scarpe e le provò camminando, Carlos aprì un armadio nel soggiorno e ci frugò dentro. Poco dopo posò delle munizioni di M4 sul tavolino. 
Leon si avvicinò, guardò i proiettili. - Hai detto che non è tua la casa. -
- Ci vivevo. -
- Ora mi spiego perché quelle due ti hanno minacciato con un arma. -
Carlos si voltò verso di lui. - Loro non erano a conoscenza di questo piccolo scompartimento. Vieni, amico. Dai un occhiata... Visto? E' nascosto tra i miei vestiti. Quelle due non aprivano mai il mio armadio. - Tolse il caricatore dal fucile d'assalto, mise cinque pallottole all'interno, dopodiché lo rimise nell'arma. - Non te l'ho detto prima, ma stavo per andarmene quando quell'orda di zombie ha invaso il parco giochi e... -
D'un tratto udirono le eliche di un elicottero. I due uomini corsero fuori nel terrazzo, e lo videro atterrare su un grattacielo. 
- E' arrivato! - Disse Carlos.
Leon lo guardò perplesso. - Chi? Conosci il pilota dell'elicottero? -
- Certo, amico. E' qui per prelevarmi. -
Leon sgranò gli occhi sorpreso. - Dici... Dici sul serio? -
- Ti sembro uno che racconta stronzate? -
A Leon pareva che un po' lo fosse, ma lo vedeva dal suo sguardo che diceva la verità: - No. Ti credo. -
- Allora andiamo. Dobbiamo raggiungere una fabbrica nella zona industriale. -
- Cosa? L'elicottero è su quel grattacielo. -
- Lo so, ma è lì per fare benzina. Partirà tra un momento. -
- E tu come lo sai? -
Carlos non rispose, andò in cucina e poco dopo ritornò con un walkie talkie. Lo agitò davanti a Leon: - Ho parlato con Barry, il pilota. Mi ha detto che l'elicottero era quasi a secco. Così gli ho detto di andare su quel grattacielo e che avrebbe trovato tre taniche di benzina. -
- Le hai lasciate tu? -
- Vedi forse qualcun'altro? - Carlos allargò le braccia. - Ho dovuto salire quarantatré piani con tre taniche pesanti quasi quanto un blocco di cemento. Doveva prelevarmi lì, quando sono stato assalito da un gruppo di Licker. Così sono corso giù e ho fatto perdere le mie tracce. Poi sono venuto qui per vedere se Barry aveva capito su quale grattacielo atterrare. Certo, potevo andare sul tetto di quel bowling laggiù che è molto più alto di questo terrazzo, ma qui mi sarei trovato più comodo. E poi dovevo tornarci per forza. Avevo l'M4 scarico. -
- Ma i Licker possono essere... -
- Guarda! - Carlos puntò il dito sulla facciata di vetro del grattacielo.
- Quelli sono Licker! -
- Barry! - Disse Carlos con tono preoccupato al Walkie Talkie. - Mi ricevi? Passo. -
Il Walkie Talkie emise un lungo fruscio di sottofondo, mentre i Licker scalvano il grattacielo.
- Barry! Mi ricevi? Passo. -
Dopo un altro lungo fruscio, Barry rispose: - Ti sento forte e chiaro, Carlos. Passo. -
- Ti ho visto atterrare sul grattacielo. Alcuni Licker stanno per raggiungerti. Sbrigati a fare carburante. Passo. -
- Santo Cielo... Ho quasi finito. Ti aspetto allo smaltimento di rifiuti. Passo e chiudo. -
Attimi dopo, l'elicottero si elevò in cielo e un Licker ci balzò contro, ma non riuscendo a raggiungerlo, precipitò giù dal grattacielo. Gli altri Licker sui cornicioni ruggirono verso l'elicottero che si diresse verso la zona industriale. 
- Cazzo! Ce l'ha fatta! - Urlò Carlos felice. - Ora andiamo alla fabbrica. -
- Aspetta. - Gli rispose Leon. - Prima devo accertarmi di una cosa. -
Carlos aggrottò la fronte. 
- Devo trovare gli altri del mio gruppo. -
- Sei in un gruppo? Perché non me l'hai detto prima? -
- Non ho avuto il tempo. Sono in quell'edificio laggiù. Non so se sono... ancora vivi. Voglio credere che lo siano. -
Carlos gli diede un pacca sulla spalla. - Se sono come te, allora stanno bene. E poi se ci sono delle donne, be' come posso rifiutare di salvarle. - Sorrise malizioso.
 Leon scosse la testa e smorzò un sorriso. 

Lara vide l'elicottero ripartire e allontanarsi dal grattacielo. - Se ne sta andando. -
Oliver le si affiancò. - Va verso la zona industriale. -
- Perché? Perché  se ne va? - 
- Non lo so. -
- E' tutto inutile. -
- Lasceremo la città in un modo o nell'altro. Ti ricordi che eravamo diretti in periferia? -
- Sì... -
- Andremo di là, e lasceremo finalmente Raccoon City. Devi fidarti di me. -
- E gli altri..? - 
- Lì troveremo. -
Lara non rispose, si allontanò dalla finestra. 
- Sono ancora vivi, Lara. Lo so che tu... tu non vuoi soffrire. Non vuoi ritrovarteli... -
- Basta. Non dire altro. -
Rimasero per un po' in silenzio, poi Oliver andò vicino al mobile, lo spostò leggermente, e mise un orecchio sulla porta. Non udì nulla. - Forse se ne sono andati. -
Lara si guardò attorno, notò una mazza da Golf vicino alla tenda e la prese. - Tieni. Prendi questa. -
- Da dove spunta fuori questa mazza? -
Lara fece spallucce. - Era lì. Dietro quella tenda. -
Oliver aprì lentamente la porta. Non vide nessuno nel soggiorno. Fece cenno a Lara di chiudersi in camera de letto. Poi si mise a perlustrare la cucina, il bagno e infine l'entrata. Lì trovò un zombie con la fronte poggiata sul muro. Oliver gli si avvicinò cauto, e improvvisamente quello indietreggiò. Quando incrociò gli occhi di Oliver, la mazza da golf gli si piantò nel cranio. Il non-morto gemette, e allungò le mani verso Oliver che, arretrando, inciampò sull'angolo del muro e cadde sul pavimento. La mazza da Golf rimase piantata nel cranio dello zombie, mentre Oliver strisciava all'indietro nel soggiorno. Si rialzò rapidamente e, prendendo da sopra un comodino un portacenere sporco di cenere e cicche di sigaretta, colpì il non non-morto alla testa. Quello cascò di lato e si fracassò la testa contro la parete. La mazza da Golf si piegò e si spezzò in due. 
Lara uscì dalla porta con il cuore il gola, ma tirò un sospiro di sollievo quando vide Oliver in piedi.
- Devo ancora controllare il corridoio là fuori. - Le disse Oliver. Poi senza aspettare una sua risposta, raggiunse l'ingresso e sbirciò fuori dalla porta. Nel corridoio vide due zombie distesi a terra. Erano immobili. Oliver batté una nocca sul telaio della porta, ma quelli non si alzarono. Allora lo batté più forte, ma i due zombie rimasero a terra. Così si avvicinò circospetto ai due, e notò che avevano il cranio ridotto a un poltiglia di cervella e ossa. 
- Sono stati calpestati... - Si disse fra sé Oliver.
- Tutto bene? -
Oliver trasalì appena udì la voce di Lara quasi vicino al suo orecchio. - Dannazione, Lara. Mi hai fatto prendere un colpo. -
- Scusa. -
- Seguimi. Andiamo sul terrazzo. Claire è andata lì. -
- Ancora con Claire. - Disse stizzita Lara.
Oliver si fermò a guardarla. - Ma cos'hai contro Claire? -
- Vi ho visto nella portineria. Lei aveva messo una mano sulla tua. -
- E con questo? -
Lara serrò gli occhi irritata. - Perché l'ha fatto? -
- Perché le ho parlato di te. Le ho detto quello che ho dovuto affrontare per raggiungerti. -
Lara non rispose, lo fissò negli occhi.
- Ecco perché ha messo la mano. Io nemmeno me ne sono accorto. - Rimasero brevemente in silenzio. Poi Oliver aggiunse: - Ora andiamo a vedere se stanno bene. -
Lara lo seguì.
Quando raggiunsero la stretta scala che portava sul terrazzo, nella penombra, videro uno zombie picchiare la fronte sulla porta. 
- Stai indietro. - Disse Oliver a Lara.
- Vuoi colpirlo con un portacenere? -
- Ha funzionato con quell'altro zombie. -
- Ma quello si trova sui gradini. Come farai a colpirgli la testa. -
- Lo farò scendere nel corridoio. - Oliver batté il portacene sul muro. 
Lo zombie si voltò, mise un piede in fallo e rotolò giù dalle scale. Oliver e Lara si scansarono prima di essere travolti, e quando lo zombie fece per alzarsi, Lara gli sferrò un calcio sulla tempia. Lo zombie le afferrò il piede. Lara gridò terrorizzata, mentre il non-morto affondò i denti sulla punta della sua scarpa. Oliver lo colpì frettolosamente con la pianta del piede, finché lo zombie smise di muoversi con la bocca attaccata alla scarpa della donna. Terrorizzata, Lara appoggiò la schiena contro il muro.
- Ti ha... Ti ha morso? - Le chiese Oliver con gli occhi sbarrati dalla paura di perderla.
- Non... - Lo sguardo di Lara vagava un po' ovunque.
Oliver si piegò, prese il piede di Lara e lo tirò fuori dalla bocca dello zombie. Poi la fissò in viso per un momento, dopodiché tolse la scarpa dal suo piede. Sospirò nel vedere che non era stata ferita. - Stai bene, Lara. Stai bene. -
Lara lo guardò confusa e ancora nel panico, e l'Oliver l'abbracciò. 
Poco dopo raggiunsero la porta del terrazzo. Oliver girò la maniglia, ma la porta sembrava bloccata. - Stai indietro. - Disse a Lara, poi colpì la porta con una spallata. Quella si aprì un poco, e Oliver notò un mattone sul pavimento. Allora diede altre tre spallate, e la porta si aprì. 
Giunti sul terrazzo, si guardarono attorno. Poi Oliver andò ad affacciarsi dal cornicione. Rimase stupito nel vedere Claire, Jill, Michelle e Sherry camminare lungo il prato del parco giochi, punteggiato di Licker e zombie morti. - EHI! - Gridò. Lara lo raggiunse non capendo perché gridasse.
Michelle si fermò e si guardò intorno, mentre gli altri tre la guardarono perplessi. Disse qualcosa che Oliver non sentì.
- EHI! - Urlò. - Sono quassù! - Oliver agitò le mani in aria.
Tutti e quattro alzarono gli sguardi verso di lui e Michelle sollevò una mano. Poi si mise a correre verso l'entrata del palazzo, seguita dagli altri. 
Quando Oliver e Lara raggiunsero l'ingresso, Michelle si precipitò da Lara, e la strinse più forte che poté. Claire incrociò lo sguardo di Oliver; si sentì un po' a disagio per averli abbandonati nel corridoio.
Oliver fece finta di nulla, ma appena Lara si staccò da Michelle le disse: - Perché ci hai abbandonati? -
Jill guardò Claire perplessa.
- Dovresti saperlo. - Aggiunse Claire.
- No, non lo so. - Rispose Lara
- Lara... - Le disse Oliver.
- Non cominciare, Oliver. Questa volta non puoi far finta di niente. Ci ha abbandonati quando ne avevamo più bisogno. -
- E' così? - Chiese Jill a Claire.
- Non avevo scelta. Dovevo salvare Michelle e Sherry. Gli zombie erano quasi arrivati all'ultimo piano e... -
- E non hai pensato minimamente di aiutare me e Oliver. - Lara serrò gli occhi.
- Se mi... Se mi fossi fermata ad aiutarvi, Lara, gli zombie ci avrebbero presi tutti. -
- Questo lo dici tu! Oliver mi ha trascinata nell'appartamento. Ha dovuto fare tutto da solo e... -
- Lara... - Aggiunse Oliver per cercare di placare il battibecco.
- Stai zitto, Oliver! Se quella porta non si fosse aperta, io e lui saremmo diventati il pasto di quei mostri. -
- Ho scelto le bambine, e lo rifarei ancora. -
Lara stava per tirarle uno schiaffo, quando Oliver le bloccò le braccia attorno alla schiena.
- Calmati. - Le sussurrò Oliver.
- NO! Deve pagare! -
Le bambine scoppiarono a piangere, e Jill non sapeva bene cosa fare.
Claire rimase immobile. Poi andò dalle bambine.
Dopo un po' Lara scoppiò in un pianto sommesso, e Oliver l'abbracciò: - Tranquilla. - Le accarezzò il viso. 
D'un tratto udirono qualcuno entrare nel palazzo. Tutti si voltarono e videro un Leon stupefatto di vederli in vita, e un Carlos che sbarrò gli occhi davanti a Jill.
- Carlos! - Disse Jill. - Che bello rivederti. -
- Anche per me. Ma vedo che ti sei fatta una doccia nel sangue. - Sorrise, guardandola avidamente da capo a piede. Poi posò lo sguardo su Claire, e la divorò con gli occhi. 
Le bambine corsero a salutare Leon, ma si tennero lontane da Carlos. 
- E tu chi saresti per accecarmi con la tua bellezza? - Disse Carlos a Claire con un mezzo sorriso malizioso. 
- Mi chiamo... -
- Non dargli corda, Claire. - Aggiunse Jill. - Carlos è un... -
- ...Uomo che ti renderà felice. - Sorrise Carlos divertito.
Claire scosse la testa, e ascoltò il consiglio di Jill.
- Non mi sembra il luogo adatto per corteggiare una donna. - Gli disse Leon. - Carlos può farci uscire da qui. -
Tutti lo guardarono speranzosi, ma si tennero bene dall'esultare visto com'era andata l'ultima volta.
- Come farai? - Chiese Jill a Carlos.
- Un tuo amico, Barry Burton. Ci aspetterà su un elicottero sopra la fabbrica di smaltimento rifiuti nella zona industriale. -
- Barry..? Ma... Ma come hai fatto a... -
- Contattarlo? Be', è stato semplice. - Tirò fuori il Walkie Talkie. - L'ho sentito che parlava di te. Disse che poteva tirarti fuori da questo casino. Io gli ho detto che ti conoscevo, ma... diciamo che è stato un po' diffidente all'inizio. Ma infine l'ho convinto. -
 - Davvero davvero lasceremo la città? - Domandò Michelle nascondendosi dietro Claire.
- Sì. - Rispose Carlos.
- E... E zio Tom? -
Carlos guardò gli altri confuso. Non sapeva chi fosse Tom. 
- Lui starà bene. - Le disse Lara che la raggiunse, guardando in malo modo Claire.
- E dov'è? -
- Ti ricordi la caccia al tesoro? -
La bambina annuì. 
- Lui ha perso, mentre noi due abbiamo vinto. Quindi siamo passati a un tesoro molto più grande e... -
Carlos si accigliò, non sapendo se mettersi a ridere per quello che stava dicendo la donna.
- Posso partecipare anch'io? - Chiese Sherry a Lara.
- Certo. Così vinceremo di sicuro. -
Le due bambine fecero un largo sorriso e saltellarono sul posto felici tenendosi per mano.
- Allora... - Disse Carlos guardandosi perplesso in giro. - Direi di andare. -

Lasciarono il parco giochi, mentre Leon guardava la porta d'ingresso della sala Bowling. Si era messo alle spalle del gruppo, ma Carlos si accorse dove stava guardando.
- Cosa guardi? - Gli disse.
Leon fu sorpreso della domanda di Carlos. - Nulla. -
- Speri di vedere quella donna, eh? Un bel pezzo di donna, direi. -
Leon si accigliò. - A chi ti riferisci? -
- A una donna vestita di rosso. Mi pare avesse un veste con un spacco sulla gamba. -
Leon non rispose subito. - Tu come lo sai? L'hai vista? -
- Te l'ho appena detto che lo vista, amico. - Sorrise Carlos. - Ti dirò, l'ho incontrata la prima volta mentre mi dirigevo a casa. Era circondata da quattro uomini vestiti di nero. Credo fossero militari o una roba del genere. Insomma, pensavo fosse spacciata, amico, quando invece ha fatto fuori quei quattro in un lampo. Roba di mezzo secondo, ed erano morti. Non ho mai visto una cosa del genere, ed io credimi, ne ho viste di cose, amico. Poi mi sono allontanato. Tempo dopo ebbi l'impressione di essere seguito. Non so, ma mi sentivo gli occhi addosso. E' difficile spiegarlo a parole. Comunque, l'indomani  me la ritrovai in casa a frugare tra le mie cose. Quel vetro spaccato nell'attico, ricordi? Be', è stata lei a farlo, quando mi ha visto entrare in casa. E' fuggita via saltando dall'attico e non so come, non si è nemmeno rotta una gamba, amico. Poi l'ho vista gironzolare nei paraggi, finché è sparita. Ed oggi l'ho rivista di nuovo che parlava con te. - Carlos si avvicinò all'orecchio di Leon con fare divertito. - Sai se è single? Una come lei...
- Ehi! - Leon si fermò e puntò un dito contro di lui. - Dimenticala, ok? - Disse con tono brusco.
Tutto il gruppo si girò.
Carlos guardò dapprima le facce perplesse del gruppo, poi quella di Leon. Alzò le mani in segno di resa: - Va bene, amico. Non ti scaldare. La vuoi tutta per te. Mi sta bene. -
Leon sbuffò irritato, ma si mantenne nel dire altre parole. 
- C'è qualche problema? - Chiese Jill ai due.
- No. - Disse Leon.
Poco dopo Carlos si affiancò a Claire, le parlò, ma la donna non fu molto loquace. Così rimase affianco a lei, senza aggiungere nient'altro.
S'incamminarono nella strada da cui erano venuti. Videro gli zombie ammassati sotto il grattacielo, ma i non-morti non videro loro. Così si diressero verso la metro, dove l'asfalto era puntellata da viscere, testa fracassate, corpi squartati e qualche zombie calpestato. I sopravvissuti avevano infoltito il già numeroso esercito di non-morti. 
Proseguirono molto lentamente, evitando di passare al centro della strada, di sbucare un angolo senza averci sbirciato prima, ma sopratutto evitando di parlare. Jill aveva chiaramente detto di non farlo, poiché i Licker captavano anche il più piccolo suono. E Carlos, forse per contraddirla oppure per chiarezza, disse che i Licker avrebbero sentito anche il suono dei loro respiri o il pompare del loro cuore. E così facendo, non fece altro che spaventare Michelle e Sherry che scoppiarono in un pianto sommesso. Ma per loro fortuna, nessun Licker li sentì, o almeno così credettero inizialmente.
Giunsero davanti alla scalinata che scendeva giù nella metro. 
- I sopravvissuti, giusto? - Chiese Carlos che guardava i corpi senza vita.
- Non parlare. - Rispose Jill.
- Io li avevo avvertiti. -
Tutti lo guardarono.
- Su cosa? - Domandò Oliver incuriosito.
- Che c'era un laboratorio segreto nella galleria della Metro. E che poteva risultare pericoloso per loro. -
- Sapevi del laboratorio? - Gli disse Jill sorpresa. - Perché non mi hai informata? -
- E come? Tu eri sparita, e poi l'ho trovato quando ci siamo separati. Non mi sono messo a indagare, ma la polvere che ho visto sul pavimento mi ha fatto capire che era stato abbandonato per una ragione. -
- Quale? -
- Chi lo sa. Inoltre, c'erano dei Licker nelle gallerie. Ne ho viste una decina infilarsi in uno squarcio nel soffitto. -
Leon non riuscì a stare zitto. - Chi sei in realtà? Un agente governativo? Lavori per la STARS come Jill oppure sei... -
- Lavora per UBCS - Disse Jill. 
- Umbrella Biohazard Countermeasure Service. - Sottolineò Carlos.
- Ecco perché hai quell'arma. -
- 'Lavoravo' per loro, Jill. Ora non più. -
- Che vuoi dire? - Domandò Oliver.
- E' una lunga storia. -
- Già. - Aggiunse Jill. - E noi non abbiamo tempo per parlare. Guardate! In fondo alla strada. -
Una centinaio di Licker correvano lungo le facciate degli edifici, e alcuni di loro sull'asfalto e sui tetti.
- La solita fortuna del cazzo! - Esclamò Oliver.
- Andate nella metro! - Disse Jill.
- Cosa? - Le rispose Claire. - E' troppo pericoloso. Quei mostri vivevano là sotto. Te ne sei dimenticata? - 
Ma ancor prima di fare un passo, si ritrovarono altri Licker spuntare da tutte le parti. Le due bambine si misero a piangere e si aggrapparono a Claire che era di fianco loro. Poi due Licker balzarono tra loro e divisero Oliver e Lara dal resto del gruppo. 
- Fuggite! - Urlò Leon, mentre scendeva a saltelli la scalinata della metro coprendo le spalle agli altri.
Oliver e Lara scapparono dall'altra parte e s'infilarono dentro una videoteca. Per sua fortuna la gamba di Oliver sembrava essere guarita, ma se non lo fosse stato...
Oliver chiuse la porta, mentre un Licker ci si schiantò sopra, facendo rimbalzare lievemente l'uomo. Nel negozio non si vedeva nulla a parte una piccola luce verde d'emergenza che indicava l'uscita. Lara inciampò tra le videocassette e i CD sparsi per terra e finì contro un cartellone che raffigurava un non-morto. Urlò quando vide la faccia dello zombie ritratto sul cartone come fosse reale. Oliver si voltò spaventato, pensando che ci fossero non-morti all'interno. Poi udì Lara scoppiare in una risata isterica.
- Non ridere. - Le bisbigliò Oliver.
Il Licker aumentò la forza dei colpi contro la porta.
Lara continuò a ridere, e Oliver dovette metterle una mano davanti alla bocca: - Zitta! Vuoi attirarli tutti qui? -
- Là fuori ci sono zombie, e qua... - Lara cercò di trattenersi dal ridere, ma non ci riusciva. - E' qua c'è un cartone con raffigurato uno zombie e il nome del film: La notte dei morti viventi. Non è demenziale tutto questo? - E rise ancora più forte, mentre la porta lentamente si piegava sotto i colpi del Licker, che per loro fortuna non era facile da abbattere. 
Oliver le bloccò di nuovo la bocca, la fece alzare e la portò all'uscita d'emergenza. Affianco alla porta di ferro, illuminato dalla luce d'emergenza, vide un poster con un teschio, una mano che usciva da sotto terra e tre zombie sullo sfondo e il nome in giallo; La notte dei morti viventi. Oliver si accigliò confuso. Aprì lentamente la porta, mentre alle loro spalle l'altra vibrava sotto i colpi dei Licker. Non vide nessuno nel vicolo, così uscirono dalla videoteca. Udirono dei ruggiti tutt'attorno, ma nessun Licker in vista.
Lara aveva smesso di ridere e ora sembrava a un passo dallo scoppiare a piangere. Oliver la prese per mano, e silenziosi come gatti, sgattaiolarono fino alla fine del vicolo, costeggiato da auto e bidoni. Quando svoltarono l'angolo, sentirono un forte tonfo come se qualcosa di pesante avesse colpito un muro, susseguito da un ruggito. Lara stava per parlare, quando Oliver le fece cenno di rimanere in silenzio. 
Corsero a lungo tra i vicoli e le strade, senza incontrare nessuno. I posti di blocco si fecero più frequenti, e le colline di cadaveri ostacolavano la loro fuga. Poi Lara si fermò di colpo con il fiato corto, prese l'inalatore e si mise a respirare. Erano nascosti dietro a due furgoni. Oliver si guardò attorno circospetto. Teneva sott'occhio i parapetti delle terrazze e le mura degli edifici.
- Stai bene? - Le bisbigliò Oliver.
Lara annuì.
D'un tratto udirono una moltitudine di ruggiti. Un branco di cani zombie si mise ad abbaiare e subito dopo a guaire. Oliver si abbassò assieme a Lara in un angolo. Una piccola sezione di muro dell'edificio li nascondeva dallo sguardo di chi sarebbe giunto verso destra. Poco dopo videro da quella direzione, dozzine di cani zombie correre lungo la strada; un istante dopo, comparvero centinaia di Licker al loro inseguimento. Oliver e Lara sussultarono a quella scena inquietante. I Licker continuavano a sbucare fuori e correre come una mandria di buffali.
Oliver coprì Lara con il proprio corpo, pensando che fossero spacciati. Il tutto durò una manciata di minuti, e ben presto nell'aria regnò il silenzio, interrotto dal fruscio del vento tra le fronde e il ronzare delle mosche. La strada, così come tutto ciò che avevano calpestato i Licker, era diventata un enorme tappeto di sangue.
Rimasero lì per un po', poi con cautela, si misero a camminare in silenzio. 
Costeggiarono gli edifici, finché lasciarono Downtown ed entrarono a Uptown. Non potevano tornare indietro, e tentare di trovare il resto del gruppo, anche perché non sapevano se fossero ancora vivi, ma sopratutto dove si trovassero ora. Oliver aveva sentito Jill dire di rifugiarsi nella galleria; poteva forse tentare di ritornare indietro e provare a cercarli, ma poi si ricordò che nella galleria vivevano i Licker. Così lasciò che i pensieri scivolassero via.
- Forse è meglio tornare indietro. - Bisbigliò Lara. - Forse ci stanno aspettando. -
- No. Proseguiamo. -
- Non possiamo lasciarli indietro. -
- Downtown è un covo di Licker e cani zombie. Se restiamo qui, moriremo. -
Lara mise l'inalatore nella tasca. - Loro non ci avrebbero abbandonati e... - Si zittì pensando a Claire. - Però Claire l'ha fatto... -
- Ha dovuto farlo. - Le rispose Oliver. - Non la sto giustificando, ma rifletti un po'. Avresti lasciato morire Claire per salvare Michelle e Sherry? -
Lara non rispose, anche se voleva dire un sì secco.
Camminarono in silenzio, mentre Oliver vide un furgone bianco dell'Umbrella ribaltato su un fianco. Lentamente i cadaveri cominciarono a diminuire, così come il tanfo che seguiva i due da giorni ormai. Si erano persino abituati a quel rivoltante odore, che quando l'aria si fece più fresca e profumava di foglie, si misero a tossire per un po'.
- Dove siamo diretti? - Gli disse Lara.
- Alla periferia. Ricordi? -
- Sì... Mi sento in colpa per aver lasciato indietro Michelle e Sherry. -
- Saranno al sicuro con Leon e gli altri. -
- Lo so, e solo che... Mi ero affezionata. -
Oliver le cinse la spalla con un braccio e lei posò la testa sul suo petto. Proseguirono così, stretti l'uno all'altra mentre il cielo, lungo l'arteria di Mission street, imbruniva all'orizzonte.
Un ora dopo il firmamento fu tempestato di stelle, e i due trovarono riparo in una piccola edicola. 
- Non trovi che sia strano che non abbiamo incontrato neanche un zombie? - Gli disse Lara.
- Un po', ma credo che tutti i non-morti si siano diretti a Downtown. L'elicottero ha fatto molto rumore. Persino i Licker sono aumentati nelle strade. -
- Perché non proviamo ad andare alla fabbrica? -
- La strada che stiamo seguendo porta lì, oltre che in periferia. -
Lara aggrottò le sopracciglia: - Perché non me l'hai detto prima? -
- Pensavo l'avessi intuito. -
Rimasero per un po' in silenzio, poi Lara sbadigliò. 
- Dormi, Lara. Farò io la guardia. -
- No, voglio rimanere sveglia. -
- Hai bisogno di risposarti. Sei esausta. -
- Magari chiudo soltanto gli occhi. -
Oliver sorrise. Un momento dopo Lara cascò nel mondo dei sogni. Anche lui aveva sonno, e si forzò di tenere gli occhi aperti. Così prese una rivisita storica e lesse qualche pagina. Ma gli occhi gli bruciavano e la vista si appannava sempre più. Allora si mise a guardare le immagini, finché prese sonno con la rivista in mano.
Sognò di essere su una brulla collina. Davanti a lui, a due chilometri di distanza, si estendeva luminosa Raccoon City sotto un cielo azzurro. Sentiva il suono dei motori delle auto, il clacson, il vociferare delle persone, l'abbaiare dei cani, una cantilenante canzone di un gruppo di bambini e altri suoni che non riusciva a distinguere. Li sentiva dietro l'orecchio, anche se era solo su quella brulla collina. Poi vide un bagliore nel cielo; lo seguì con lo sguardo finché cadde sulla città. Udì un forte boato, e da sopra gli edifici, si elevò un enorme fungo atomico che raggiunse un altezza infinità. Quando Oliver abbassò gli occhi sulla città, una sfera di fuoco avanzava rapidissima verso di lui, ma prima che lo carbonizzasse, una forte onda d'urto lo travolse.
Sì svegliò di colpo con il viso pregno di sudore. Lara dormiva rannicchiata sotto di lui. Oliver comprese che si era svegliata, e quando l'aveva visto dormire, si era stretta tra le sue braccia. 
Oliver si alzò senza far rumore e aprì lentamente la porta dell'edicola. Il cielo lentamente schiariva sopra i tetti degli edifici, mentre una folata di vento gelido lo colpì in viso. Chiuse la porta, si rimise vicino a Lara e chiuse gli occhi. Non voleva dormire, ma restare così per un po'. A contemplare il silenzio dopo giorni di caos.
Un ora dopo Lara aprì gli occhi. Vide Oliver immerso nella lettura di una rivista storica. 
- E' mattina? - Gli disse.
- Sì. -
- Perché non mi hai svegliata?
Oliver sollevò gli occhi da sopra la rivista. - Perché aspettavo che il sole si alzasse almeno un po'. -
Lara si mise in piedi, aprì la porta e guardò il cielo. 
- La strada è ancora un po' ombrata. - Disse Oliver arrivandole alle spalle. 
- Vedo. -
- Ci metteremo in marcia tra poco. -
Mezz'ora dopo s'incamminarono lungo la strada. Oliver sentì lo stomaco brontolare mentre Lara, che camminava con gli occhi ancora assonnati, si teneva una mano sull'addome.
- Hai fame? - Le disse.
- Credo che tu sia più affamato di me. -
Oliver sorrise. - Più avanti c'è un supermercato. Forse c'è qualcosa. -
- Sempre se non l'hanno saccheggiato. -
- Qualcosa sarà rimasta per forza. -
Superarono un altro posto di blocco, e dietro una macchina della polizia, appoggiato di spalle contro la portiera, un poliziotto con il petto dilaniato. Oliver si chinò verso il cadavere.
- Cosa fai? - Le chiese Lara.
- Gli prendo la pistola. Tanto a lui non serve più. -
Lara si guardò attorno, si accorse che non c'erano molti veicoli. - Forse possiamo proseguire in auto. -
Oliver si voltò a guardarla. - Non siamo ancora lontani dai Licker. Non voglio rischiare. Il motore li attirerà. -
- Ma non manca molto alla zona industriale. -
- Lo so, ma... -
- Ma? -
- Mettiamo il caso che una volta arrivati non ci troviamo nessuno, che magari sono già fuggiti. -
Lara sbarrò gli occhi incredula al solo pensiero: - Non... non è possibile. Ci aspetteranno. -
- Forse, ma gli altri non sanno che siamo ancora vivi. E noi non sappiamo se loro lo siano. -
Lara non parlò più. 
Oliver si sentì in colpa per aver detto ciò, ma ormai pensava solo a lasciare la città ad ogni costo. Poi disse: - Per questo ho preso questa strada, così se... se le cose non vanno come immaginiamo, possiamo andare dritti per la periferia e andarcene. -
Ma Lara non gli rispose nemmeno questa volta, e così, stando in silenzio, proseguirono fino al limitare di Uptown. 
Poco dopo giunsero vicino al supermercato. Oliver andò all'ingresso, mentre Lara rimase al centro del marciapiede. All'interno tutto era sotto sopra, e la maggior della stanza era illuminata dalle finestre poste sul soffitto. Vicino alla cassa c'erano quattro cadaveri, e altri se ne vedevano accanto agli scaffali per la maggior parte svuotati. Delle scie di sangue si perdevano lungo tutto il pavimento. Oliver rimase fermo, batté con il calcio della pistola sul bancone della cassa. Non udì nulla. Per sicurezza lo fece di nuovo, ma anche stavolta niente. Così, con molta attenzione, si mise a frugare tra gli scaffali. Non trovò nulla di commestibile. L'intero negozio alimentare era stato saccheggiato, e quando fece per andarsene, colpì con la punta del piede una scatoletta di manzo. Quella andò a sbattere contro il bancone e il rumore echeggiò per tutto il negozio. Dei quattro cadaveri all'entrata, ne vide alzarsi due. Oliver spalancò gli occhi. Come poteva essere? Aveva fatto rumore con il calcio della pistola e quelli non si erano svegliati, pensò.
D'un tratto si sentì afferrare un piede. Oliver sussultò e diede un calcio all'indietro, colpendo qualcosa. Si mise a correre verso il bancone, prese la scatoletta di manzo e si precipitò fuori.
Lara lo guardò spaventata vedendolo arrivare di fretta: - Cosa è successo? -
- Svelta! Corriamo! -
Corsero per un bel pezzo, finché si fermarono a riprendere fiato. Oliver si voltò, e da lontano, non vide nessuno uscire dal negozio alimentare. Lara si mise a respirare dall'inalatore. Oliver le allungò la scatoletta di manzo, e Lara gli sorrise.
- Faremo a metà. - Disse la donna.
- Non volevi mica mangiartela tutta tu? - Sorrise Oliver.
Lara aprì la scatoletta, ne mangiò un po' e poi lo passò a Oliver che, una volta finito di mangiare, lasciò la scatoletta sul tettuccio di una macchina.
Si allontanarono, e dopo aver superato due isolati, si trovarono davanti a un posto di blocco che sbarrava l'accesso alla zona industriale. Oliver osservò l'intera muretto di cemento sui cui correva del filo spinato. - Passiamo per quella porta. - Disse. 
- E' chiusa. - Gli rispose Lara.
- Posso abbatterla. -
- Ma farai rumore. E poi non sappiamo chi c'è dietro quella porta. -
- Non c'è nessuno. E' una casa abbandonata. -
L'edificio, un tempo una piccola casa, aveva molte crepe sul muro in cui cresceva del muschio. Il tetto invece, era crollato anni a dietro. La porta era sbarrata da tre assi di legno, ma erano marce e un po' danneggiate. A Oliver bastò un debole calcio frontale per far cadere tutto a terra. Si sollevò una nube di polvere che fece tossire i due. Quando entrarono, Oliver notò una finestra chiusa da altre assi di legno che dava sulla zona industriale. Prese una grossa pietra che una volta faceva parte del tetto, e la tirò contro la finestra. Alcune assi si ruppero. Così ci riprovò altre due volte e infine, una volta distrutto l'ostacolo, passarono dall'altra parte. 
Misero i piedi sull'erbaccia che cresceva a ridosso della casa, e proseguendo nel mezzo di essa per un po', si ritrovarono di nuovo sulla strada. Oliver vide alcune zombie alla sua sinistra. Erano lontani, ma già la loro presenza gli fece intuire che ben presto ne avrebbe incontrati molto di più. Poi Lara gli batté una mano sulla spalle, e girandosi, notò un centinaia di zombie che marciavano nella loro direzione. Per un attimo, Oliver si fece prendere dal panico, ma poi si riprese. Si guardò attorno, e prendendo Lara per una mano, si diressero dentro l'alta erbaccia giallastra. Continuarono alla cieca, con l'ansia di venir afferrati da uno zombie sbucato all'improvviso, mentre i fili d'erba schiaffeggiavano i loro visi.
D'un tratto misero un piede nel vuoto e rotolarono giù in un avvallamento, finendo contro dei cespugli dalle foglie rinsecchite.
- Stai bene, Lara? - Disse Oliver che si alzò e si pulì la terra dai vestiti.
- Sì. -
Oliver l'aiutò ad alzarsi, poi si guardò attorno. Erano finiti dentro un fosso che si estendeva orizzontalmente in due direzione. Quella a sinistra era sbarrata da una fitta vegetazione fatta di erbacce, cespugli e qualche erica. Quella a destra invece, proseguiva senza interruzioni fin sotto un piccolo ponte di pietra. Sopra di esso, Oliver vide il cornicione della fabbrica di smaltimento rifiuti. 
- Guarda, Lara! La fabbrica! -
Lara sgranò gli occhi.
- Proseguiamo lungo il fossato. Forse ci porterà lì. -
Lo seguirono, e s'inoltrarono sotto il breve cunicolo del ponte che era completamente buio. Appena giunsero alla fine dal fossato, di fronte loro, videro una canale fognario al di là di un acquitrino. Delle sbarre di ferro chiudevano il condotto, ma di lato, c'era una piccola scalinata di cemento che saliva fin sopra il canale. Inizialmente, i due non sentirono il fetore emanato dagli acquitrini, finché non provarono ad aggirarlo. E quando lo fecero, Lara vomitò pezzetti di manzo dentro l'acqua, mentre Oliver si tappò il naso sentendo un rigurgito salire fin nella gola.
Da sotto le acque melmose, Oliver intravide una sagoma. Sussultò e indietreggiò turbato, mentre Lara se ne accorse subito dopo. Si voltò verso Oliver che le fece cenno di allontanarsi. I due costeggiarono l'acquitrino, e intravidero altre sagome nella melma, fino a che non videro un Licker morto vicino al canale. I due si scambiarono un occhiata, ma non parlarono. 
Quando salirono i gradini, riuscirono finalmente a dare un volto alle sagome. Lara rabbrividì. Videro Licker e altri esseri mostruosi e deformi punteggiarne l'acquitrino che si disperdeva tra le canne. Dovevano essere più di un centinaio, e tutti erano ammassati sul fondo del pantano.
D'un tratto sentirono il rumore di un elicottero. I due, incrociando lo sguardo per un momento, salirono rapidamente i gradini, e quando giunsero alla fine, videro l'elicottero prendere quota.
- EHI! - Gridò Oliver, accompagnato da Lara.
L'elicottero si fermò in cielo per un attimo, poi roteò a sinistra e si allontanò verso l'orizzonte.
- EHI! - Continuò a urlare Lara disperata.
Oliver abbassò gli occhi. Leon e gli altri se ne erano andati senza di loro. Forse li credevano morti? Si chiese. Ma si rese contò che era inutile rimuginare sui perché. Loro erano andati via. Bastava questo come spiegazione.
Lara continuò ad urlare, finché l'elicottero diventò solo un minuscolo puntino nel cielo. Poi Oliver udì dei gemiti, e si voltò a sinistra, vedendo un orda di zombie vicino alla recinzione di cemento della fabbrica. - Oh no. -
Lara si voltò verso di lui. - Che c'è? -
- Andiamo via! - La prese per un mano e, superato un breve sentiero sterrato, si ritrovarono in strada. Gli zombie erano a qualche metro da loro, e inizialmente non si erano accorti dei due, finché non se li ritrovarono davanti. Si levò un assordante gemito, mentre videro una cinquantina di Licker scalare le mura della fabbrica diretti sul tetto.
Lara si strinse a Oliver che, senza pensarci due volte, fuggì a sinistra. I Licker non si accorsero dei due. I gemiti degli zombie coprivano ogni rumore.
Lara e Oliver svoltarono l'angolo della recinzione della fabbrica, notando una macchina parcheggiata sotto un ottano. I due si guardarono per un attimo, e si diressero alla macchina. Non avevano nemmeno preso in considerazione il fatto che non avessero le chiavi per entrare, e così, quando furono vicini, si fermarono di colpo. 
Una dozzina di zombie svoltò l'angolo della recinzione.
- Ora le... - Balbettò Oliver.
- Senza le chiavi non possiamo entrare. - Gli rispose Lara che si guardava nervosamente intorno.
- Restiamo calmi. Non facciamoci prendere dal panico... -
I due rimasero in silenzio per un po'. Poi Lara disse: - Troviamo un auto abbandonata. -
- Perderemo solo tempo. Forse è meglio proseguire fino alla periferia. - Gettò uno sguardo in fondo alla strada. - Da qui mancano otto isolati. -
- Ok, allora andiamo! - Spinse Oliver per farlo partire.
Proseguirono a dritto per tre isolati, poi dovettero svoltare a destra, poi a sinistra e infine sempre dritto. C'erano soltanto edifici diroccati, e altri resti scheletrici di fabbriche chiusa da tempo. L'erbaccia cresceva ovunque, e proseguendo nel loro tragitto, non incontrarono né zombie né veicoli. Poi svoltando a sinistra, si ritrovarono davanti un posto di blocco con una piccola torretta. Non era ostruita da un lungo muretto di cemento come tutte le altre attorno alla zona industriale, ma aveva una porta che era stata abbattuta. Sulla ringhiera della torretta penzolava un cadavere con un uniforme nera. Ai piedi della recinzione, erano accalcati altri corpi tutti crivellati di proiettili. 
Superarono il posto di blocco e, affianco a un gazebo militare al cui interno c'era un tavolo con delle armi, notarono una Jeep militare con la portiera del guidatore aperta. Si avvicinarono cauti. Un uomo giaceva sul sedile con le gambe fuori dalla Jeep e le viscere esposte. Oliver si tappò il naso, e così fece anche Lara. Poi Oliver trascinò l'uomo per le gambe.
- Guido io. - Disse Lara.
- Va bene... Vedo se ha le chiavi addosso. - Oliver frugò nelle tasche del cadavere, e si ritrovò in mano una foto. Era l'uomo con una donna che teneva in braccio un neonato. Oliver guardò la faccia putrescente dell'cadavere, e gli mise la foto sul petto.
- L'ho trovate! - Aggiunse Lara. - Erano nel vano portaoggetti. - Fece una breve pausa. - Ma cosa fai? -
Oliver si voltò. - Niente. - Poi salì sul sedile del passeggero, e partirono. 
Lara portava la Jeep come se l'avesse già guidata prima d'ora. Oliver l'osservava in silenzio, mentre superarono l'ultimo isolato ed entrarono nella periferia. 
Seguirono la strada per un po', intravedendo case bruciate, incidenti, posti di blocco improvvisati, cadaveri ai bordi delle strade e veicoli carbonizzati. Non videro non-morti, ma solo un branco di cani zombie che si contendevano un cadavere in un vicolo. Rimase spiazzato dal fatto che il branco di cani zombie non si era messo al loro inseguimento. Lo capì solo un attimo dopo, quando udì un urlo di dolore. I cani zombie non si contendevano un cadavere, ma bensì una persona viva. Lara stava per fermarsi, quando Oliver le fece cenno di continuare a guidare. 
Dopo un po' svoltarono a destra. Le case erano tutte raggruppate, quasi una sopra l'altra, e molte di loro erano in pessimo stato. Le case popolari invece, si ergevano grigie e apatiche su tutto il paesaggio. Una di loro aveva otto piani totalmente immerse nelle fiamme; lingue di fuoco fuoriuscivano dalle sue finestre. La periferia era stata lasciata a morire, eppure, Oliver udiva degli spari in lontananza. Segno che c'erano superstiti. Li aveva incontrati solo nella metro, e solo per un momento. E infine, li aveva visti morire, divorati dai Licker. Ma non era certo che fossero sopravvissuti, potevano essere uomini della SWAT o unità dell'Umbrella Security Service.
- Li senti anche tu? - Gli chiese Lara.
- Sì, ma non possiamo fare nulla per loro. -
- Potremo provarci. -
- No. Continua a guidare. -
- Ma Oliver... -
- Guida! -
Lara si girò stizzita, ma capiva l'atteggiamento di Oliver. Ne aveva abbastanza di tutto ciò. Voleva lasciare per sempre Raccoon City, e anche Lara desiderava tutto questo. 
Costeggiarono la stazione di pompieri, e videro due autopompe divorate dalle fiamme. Otto pompieri erano davanti all'entrata con le schiena forate dalle pallottole. Udirono altri spari, delle grida, e infine, senza neanche accorgersene arrivarono sul limitare della periferia. Davanti a loro, la strada era bloccata da numerosissimi veicoli, perlopiù furgoni.
- Non possiamo proseguire con la Jeep. - Gli disse Lara.
- Vai attraverso i campi. La Jeep è adatta per quel terreno. -
La jeep fece retromarcia, e distrutto il guardrail, proseguirono sui campi. Non fecero molta strada, poiché il bosco impediva alla Jeep di andare oltre. Così Lara si limitò a guidare parallelamente al bosco. Una manciata di minuti dopo, avvistarono una stradina sterrata.
- Finalmente. - Disse Oliver.
Lara posò una mano sulla sua. Poi guardarono per l'ultima volta Raccoon City, e seguirono il sentiero che si perdeva nei boschi. La Jeep ondeggiò diverse volta per via delle buche, e poco dopo, la stradina si fece più strette e in salita. Lara guidò con prudenza, finché il sentiero si allargò e gli alberi lasciarono spazio a una brulla collina. 
Oliver ebbe come un déjà vu, susseguito da una strana sensazione di malessere. Percepì un vuoto allo stomaco.
Lara se ne accorse. - Cosa c'è, Oliver? -
- Parti... -
- Sei sicuro di star bene? -
- Parti ti ho detto! - Urlò.
Lara serrò gli occhi arrabbiata.
D'un tratto in cielo apparve un bagliore.
- No, no, no... - Oliver si mise le dita nei capelli. - E'... E' come nel sogno che ho fatto. -
Lara non capì. - Ma è una meteora, quella? -
- Cazzo! Parti, Lara! Parti! - Gridò Oliver come preso dal panico.
Lara si spaventò, ingranò la prima e la Jeep continuò il suo percorso. Dopo un po' udirono un assordante boato, e per un momento il paesaggio attorno a loro si illuminò di una intensissima
 luce bianca. Il terreno iniziò a tremare, e Lara cercò di non sbandare con la Jeep. Poi Oliver, dallo specchietto retrovisore interno, vide un enorme fungo atomico levarsi in cielo dalla città.
- Accelera! - Disse Oliver.
- Lo sto già facendo. -
Poi dalla densa nube nera che sovrastava la città, una sfera di fuoco si espanse tutt'attorno a una velocità impressionante. Ogni cosa al suo passaggio bruciava e veniva spazzata via. Stava quasi per raggiungerli, quando lentamente la sfera rallentò la sua andatura. La Jeep sfrecciò fuori dalla stradina sterrata e, facendo una derapata per non finire contro una sequoia gigante, si fermò su una strada asfaltata. Lara prese l'inalatore e se lo portò alle labbra. Oliver sentiva il cuore esplodergli quasi dal petto. All'orizzonte un densissimo fumo nero ricopriva lentamente il cielo azzurro. Poi la Jeep ripartì in direzione Stone-Ville, la città più vicina a Raccoon City; l'unico percorso che potevano fare. 
Oliver sistemò lo specchietto retrovisore interno, e alle sue spalle, in fondo alla strada, intravide un posto di blocco militare. Stropicciò gli occhi come se fosse frutta della sua immaginazione, ma la Jeep correva sull'asfalto, e quel posto di blocco sparì tra gli alberi, lasciandogli addosso solo dubbi. Se erano dei militari perché non li avevano fermati? Si disse. Poi pensò al fatto che erano su una Jeep militare. Magari pensavano fosse una squadra di ricognizione o una roba del genere, pensò. Ma ora cominciava a dubitare anche del fatto di aver visto il posto di blocco. Magari era solo un allucinazione dovuta alla troppa adrenalina in circolo. Poi cercò di non pensarci, e si chiese se Leon e gli altri stessero bene. Se anche loro pensavano a lui e a Lara, e se un giorno, li avrebbe rincontrati. Ma sopratutto, se tutti loro erano saliti sull'elicottero. Potevano essersi divisi, vuoi per i Licker, vuoi per altro. Proprio com'era capitato a lui e a Lara. Magari si erano salvati, ma in modi del tutto differenti. Forse li avrebbe rivisti tutti a Stone-Ville, o forse, in un altra vita.

 

FINE.

   
 
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