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Autore: Anja_Vampir    17/02/2020    0 recensioni
L'invasione di Naked Snake, visto con gli occhi di uno dei tanti soldati di basso rango che si incontrano lungo il percorso...
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naked Snake/Big Boss, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vecchissima f.f. su MGS3, rivenuta in un cassetto e mai pubblicata, finalmente ho deciso di farlo, buona lettura. 
 

The last our

 
La giornata è iniziata solo da poche ore, eppure mi sembrava di aver lasciato il mio letto da una settimana. Ovviamente i letti delle camere dell’esercito, soprattutto quelli dei soldati di basso rango, non sono e non saranno mai come il letto di casa propria. Mi sono quasi dimenticato come è dormire in una stanza calda e famigliare, con accanto qualcuno che ti ama…
Il passamontagna mi sta segando la faccia e la cinghia del AK-47 fa lo stesso con le spalle. Per non parlare delle granate, non mi piace neanche un po’ averle addosso.
Non ce la faccio più, merda!
Davvero, non riesco a capire il significato di questa cavolo di guerra fredda…  tanto si sa che i pezzi grossi, prima o dopo, dovranno sedersi intorno a un tavolo a contrattare; mentre noi poveracci richiamo la pelle qui fuori, in fin dei conti chi se ne importa di noi? Siamo solo pedine facilmente sacrificabili…
Come se non bastasse si è scoperto che un aereo americano ha violato lo spazio aereo sorvolando questa zona e che uno della CIA si è infiltrato per portare via Sokolov.
Ma io…
Io lo faccio solo per la mia patria, per la mia famiglia, e per i mie connazionali… e per nient’altro!
Penso che anche i camerati si ripetono questa frase all’incirca quattrocento volte al giorno.
Insomma, non siamo mica mostri sanguinari. E penso che anche l’americano la pensi così. Siamo tutti umani allo stesso modo, ma… o io o lui!
Un fruscio di erba e foglie mi fa trasalire. Automaticamente, senza neanche rendermene conto, punto il AK-47 verso il rumore.
Era solo uno stupido serpente.
Cercando di calmare i battiti cardiaci e dandomi dell’idiota, sento un fischio basso ma acuto, il segnale inconfondibile di Demid che mi guarda incuriosito, a qualche metro di distanza.
Mentre gli faccio segnale che era tutto apposto, sorrido sotto il passamontagna. Demid è diventato il mio migliore amico, ci capiamo alla perfezione anche senza bisogno di parlare. E’ stata una fortuna averlo come compagno di stanza, è da quando ci siamo conosciuti che mi guarda le spalle come una sorta di angelo custode.
Io, con la mia goffaggine, cerco di ricambiare, anche se devo ammettere che lui è più bravo di me in tutto, infatti è a lui che hanno affidato la radio. Non mi dispiacerebbe che riportassimo entrambi la pelle a casa.
Sto per riprendere la mia postazione, quando quello spunta dal nulla e fulmineo fa fuoco sulla nuca di Demid; ancora intento a guardarmi…
Lì per lì sono talmente scioccato, da non rendermi conto di quello che stava accadendo. Come se il mio cervello non fosse, improvvisamente, più in grado di tradurre quello che stava vedendo. Solo quando vedo Demid con gli occhi sgranati, cadere in ginocchio e poi a faccia a terra, irrompo in un grido:
- BASTARDO!!!
Sono talmente incazzato che dimentico totalmente di sparare, figuriamoci poi a recuperare la radio per chiamare i rinforzi, e invece correndo, mi fiondo sull’americano, che preso sicuramente alla sprovvista dal mio comportamento, decisamente poco protocollare, non fa fuoco.
Durante la corsa, in una velocità che non mi credevo assolutamente capace, sfilo dalla custodia il coltello per il combattimento corpo a corpo e sferro un attacco al braccio armato del nemico.
L’americano, con la mano sanguinante, lascia cadere la pistola munita di silenziatore. Parto ancora all’attacco, questa volta però punto dritto al cuore.
Ma l’americano è preparato e oramai l’effetto sorpresa era passato. Infatti senza tanti problemi schiva il mio attacco. Il tempo parve rallentare: vedo con chiarezza lui che sfila un’altra pistola e fa esplodere due colpi.
Le pallottole mi centrano in pieno petto e avverto subito il sapore del sangue in bocca.
Non mi rimane altro che cadere in ginocchio, accanto a Demid.
Alla fine non siamo riusciti a riportare a casa la pelle.
Un vero peccato…
Cado anche io di faccia. Il mio viso è a pochi centimetri dal mio angelo custode.
Ha gli occhi chiusi. Non c’è sangue. Ha un’espressione così rilassata…
Poi mi accorgo che sulla nuca di Demid c’è qualcosa: una siringa!
Non lo aveva ammazzato. Lo aveva anestetizzato con una MK22.
Decisamente più sollevato, con un notevole sforzo, mi metto di schiena.
Da quando i colori sono diventati così intensi, quasi accecanti? Un’ombra mi ostruisce la visuale.
L’americano non se ne era ancora andato.
Ci fissammo entrambi. Mi accorgo per la prima volta che aveva i capelli castani e gli occhi azzurri…
Esattamente dello stesso colore che li ho io.
Notai che c’era anche qualcos’altro nel suo sguardo. Qualcosa che assomiglia molto al dispiacere.
Dispiaciuto? E per cosa? Per aver fatto il suo dovere? Se sto morendo, la colpa è solo mia, visto che con tutta probabilità lui mi avrebbe lasciato volentieri in vita.
Il dolore si è fatto accecante ed estremamente difficile da sopportare. Quanto tempo ci avrei messo prima di morire dissanguato? Le ferite erano gravi, ma non abbastanza da morire subito.
L’unica mia consolazione era che almeno Demid si era salvato. Avrei voluto ringraziare l’americano per questo. L’avrei voluto davvero. Ma la bocca non si apriva e la lingua era diventata di piombo…
Senza mutare la sua espressione, mi puntò di nuovo la pistola addosso…
Dopo un secondo di esitazione, che per entrambi è durato davvero un secolo, l’americano, anzi, l’uomo, fece fuoco e senza tremare, senza sbagliare mira, mi prende in mezzo agli occhi azzurri, così simili ai suoi, mettendo fine alle mie sofferenze…
La giornata è iniziata solo da poche ore. Eppure per me è già arrivato il tramonto… l’ultima ora di una pedina facilmente sacrificabile, a cui nessuno, tranne al suo camerata, importerà mai niente…

 
Anja_Vampir 4/10/2007
  
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