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Autore: Hoel    17/02/2020    3 recensioni
[In collaborazione con Semperinfelix]
Raccolta assolutamente demenziale composta da riflessioni e rielaborazioni in chiave comica di eventi, aneddoti più o meno veri e burle ai danni di personaggi storici, necessaria panacea per le badilate di angst che scriviamo e leggiamo. Come disse il buon Erodoto: “Se un uomo vuole occuparsi incessantemente di cose serie e non abbandonarsi ogni tanto allo scherzo, senza accorgersene, diventa pazzo o idiota.”
Genere: Comico, Demenziale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non possiamo finire di ringraziare i gentilissimi recensori Alessandroago_94 e Ardesis, per aver recensito anche la quarta novella.

Quanto state per leggere è venuto in mente ad Hoel per tirar un po’ su di morale Semperinfelix.

Procediamo dunque con la quinta e buona lettura,

Hoel e Semperinfelix

 

 

 

***

 

 

 

Versione di Latino

 

 

Laddove si vuol dimostrare come una versione di latino, tradotta letteralmente a senso o peggio ancor a caso, possa portare a conseguenze ben più gravi di un brutto voto.

 

 

 

 

Isabella di Francia, figliola del fu Filippo il Bello e madre del giovane re Edoardo III Plantageneto, si torceva le dita assieme al suo amante Lord Roger Mortimer.

Dal Castello di Berkeley, nel Gloucestershire, da ben cinque mesi se ne stava prigioniero il marito suo e deposto re d’Inghilterra, Edoardo II, che malgrado i trattamenti non esattamente di favore dei suoi “custodi” i baroni Lord Thomas Berkeley e Lord John Maltravers, proprio non ne voleva sapere di crepare, venendole incontro. Infatti, fintanto che il previo re rimaneva in vita, una qualsiasi insurrezione poteva rovesciare l’ancor traballante governo del giovane suo figliolo.

“Insomma”, sbottò un giorno Lord Mortimer dinanzi all’ennesima missiva in cui lo si informava dell’eccellente salute dell’ex-re, “lo abbiamo esposto alle correnti gelide del castello; messo nelle stanze più fredde dopo avergli lanciato secchiate d’acqua; ridotto i pasti ad uno solo al giorno; lasciato da cinque mesi con le stesse mutande e camicia; sputato catarro nella birra; gli abbiamo messo le cimici e pulci nel letto e per settimane non gli abbiamo cambiato il pitale … E seguita tuttora a respirare?”

Isabella non seppe cosa ribattere.

“Sul serio, perché non lo accoppiamo e basta? Un ordine e uno dei miei uomini va, lo getta dalla finestra e torna. Facile! Che vuoi che sia?”

“No!”, s’impuntò la donna. “Resta comunque un re unto dal Signore! Sarebbe sacrilegio ucciderlo!” e prima che un esasperato Mortimer potesse controargomentare su tali quisquiglie, ella proseguì furba: “Ci sono ordini, per cui uno non può essere considerato responsabile. La volontà di Dio si manifesterà nella comprensione di colui che riceverà questa lettera.”

E detto questo si mise a scrivere.

Eduardum occidere nolite timere bonum est”, srotolò il messaggio il barone Lord John Maltravers. E rivolto al castellano Lord Thomas Berkeley: “Ma è uno scherzo questo?”

L’uomo, guarda caso genero di Lord Mortimer, lesse dapprima con sufficienza la frase, per poi sbiancare peggio di un panno sbattuto. “Ehm …”, farfugliò, la gola d’un tratto secca. “Penso sia … Non uccidete Edoardo, bisogna avere paura?”

Silenzio.

“Potrei sapere quale idiota t’ha insegnato il latino? Per non parlare della traduzione, manco senso compiuto!”, schioccò Lord Maltravers la lingua in disapprovazione. “Dai!”

Lord Berkeley si gonfiò peggio d’un rospo, piccato. “Avanti, traduci tu se sei così bravo!”

“Facile: Non temete di uccidere Edoardo, è cosa buona!”

“Puoah, tutto sbagliato!”, s’intestardì il dileggiato.

“E invece no!”

“E invece sì!”

“Sancte Georgi adiuva me!”, allargò in alto le braccia Lord Maltravers. “Allora, analizziamo: Eduardum /occidere /nolite / timere/ bonum est ovvero: Edoardo / uccidere/ non / aver paura / buono  è. Rigiri un po’ la frase per renderla più fluida ed ecco la traduzione: Non temete di uccidere Edoardo, è cosa buona!”

Lord Berkeley, ostinato, scosse il capo e pigliando di malagrazia il messaggio, puntò i verbi sotto al naso dell’erudito cialtrone: “E se fosse, scusa, Edoardo non uccidere, aver paura buono è?”

“Ma come diavolo parli?”

“Citandoti: poi la rigiri!”, gli fece il verso il barone.

“A me stanno rigirando gli zebedei, sai?”, sbottò Lord Maltrevers  e preso un profondo respiro, imponendosi di non prenderlo a schiaffi gli delucidò: “In latino, un divieto è formato dall’infinito! Ci siamo? Occidere  e timere sono ambedue infiniti. Se interpretiamo nolite associato o a occidere o a timere, rispettivamente tradotti “non uccidere”  o “non aver paura”. Nel primo caso, timere allora andrà con bonum est, “è buono aver paura, non uccidere”; nel secondo  caso bonum est starebbe da solo e verrebbe tradotto con “E’ buono non aver paura, uccidere!” Non mi par così difficile …”

Il barone di Berkeley, incrociate le braccia al petto, fissò a lungo il suo pari. “Lo sai”, dichiarò infine, “che ti sei appena contraddetto?”

“Mi pigli per i fondelli? Ti prendo a pedate!”, sputacchiò indignato Lord Maltrevers, guardando prima l’uomo poi la frase e ancora il ghignante barone suo amico. Deglutì malamente. “Ma … no! Non mi sono contraddetto! Ho solo affermato che potrebbe esserci un’altra interpretazione …”

“Ed io che ho detto finora?!”, ruggì spaventosamente Lord Berkeley, strappandosi quasi i capelli. “M’ascoltassi mai quando parlo!”

“Eh, oh, non mettiamola sul personale, ora!”, alzò in alto le mani Lord Maltrevers, tirandosi fuori dai patemi del collega, il quale, partito ormai per la tangente e perduta la flemma inglese, sbraitò esagitato:

“Sempre di testa tua, fai! E mentre gli altri baroni o sgavazzano a Londra o a casa con la mogliera, noi che facciamo? A far da balie al previo re! A far traduzioni di latino!”

“E vabbè, dai! Cinque sterline al giorno, ti lamenti?”, tentò di negoziare Lord Maltrevers.

Accodiamoci all’insurrezione della Regina e del Principe di Galles! Vox populi vox Dei! Abbasso Edoardo, viva Edoardo! Dai che sarà divertente! Perché ti ho ascoltato, dannazione?”, continuò Lord Berkeley nel suo j’accuse contro l’amico, degenerando la situazione nel grottesco. “Perché non mi son fatto i cazzi miei?”

“Scusa, parlando di cazzi, te la prendi con me se tuo suocero si scopa la Regina e quella per meglio sollazzare ha voluto deporre il marito, mettendo uno sbarbatello sul trono?”, puntualizzò Lord Maltrevers.

Lord Thomas Berkeley, sconfitto su quell’inoppugnabile verità, si accasciò sconsolato sulla sedia, il volto tra le mani. “Odio il latino”, piagnucolò affranto.

“Suvvia”, gli cinse conciliante Lord John Maltrevers le spalle. “Non è niente, dai, capita anche ai migliori! Basta perdersi una virg - … Oh, cazzo”, si portò una mano alla bocca, dopo essergli caduto l’occhio casualmente sul messaggio.

Lord Berkeley alzò il viso, tirando su col naso. “Che c’è?”, inquisì preoccupato.

“Non c’è la virgola.”

“Ah, no?”

“No”, gli indicò trasognato Lord Maltrevers la frase e l’altro barone rimase a fissarla inebetito per qualche pingue istante, realizzando in un misto tra sdegno e sollievo:

“Per questo non riusciamo a convenire su di un’unica traduzione … E’ la frase che è ambigua, non noi che siamo ignoranti!” Deo gratias, il suo onore era salvo!

“Ecco …”, tentennò ostinato Lord Maltrers, “a onor del vero, la mia ha più senso.”

“Anche la mia, se è per quello.”

“La mia di più.”

“Tu vuoi uccidere un re unto dal Signore!”

“Un re deposto.”

“Sempre unto è.”

“Sì, di sudore. Son mesi che non si lava …”

I due sospirarono profondamente, schioccando la lingua e grattandosi indecisi la barba. Che fare? Nulla, secondo le migliori tradizioni inglesi? Chiamare un chierico? Bruciare il messaggio? Fingere di non averlo mai ricevuto? Un bell’inghippo!

Quand’ecco che la divina ispirazione illuminò la mente confusa e stanca di Lord Berkeley, il quale decise di risolvere la questione con l’unico metodo efficace a questo mondo, quando la logica e la conoscenza falliscono l’uomo:

“Testa - la mia traduzione; croce - la tua?”

“Andata!”

E fu così, per una traduzione letteralmente affidata al caso, che in data 21 settembre 1327 la regina Isabella divenne ufficialmente vedova.

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

Curiosità: cinque sterline erano assai,  basti pensare che a fine del XIX secolo corrispondevano a 300 sterline attuali!

Questa famosa frase in latino è in realtà un falso storico e proviene  dall’opera teatrale “Edward II” di Christopher Marlowe, a sua volta ispirato ad un bizzarro caso giudiziario in Ungheria, e l’avrebbe detta tal Adam d’Orleton, carceriere e sicario d’Isabella, che uccise malamente Edoardo ficcandogli un attizzatoio rovente nel didietro, contrappasso dantesco per il suo esser stato florenzer.

La cosa curiosa è che anche questo sarebbe un falso storico, come Edoardo II sia morto non si sa proprio, tutto deriva da leggende e congetture post-mortem e damnatio memoriae su Isabella e Mortimer; addirittura di recente gli storici sosterebbero che il re non sia proprio morto nel 1327, bensì liberato da un’Isabella coi sensi di colpa ed immigrato nel SRI finendo i suoi giorni da monaco eremita. Di più, per loro son tutte illazioni come Edoardo fosse stato florenzer, visto che quattro figlioli con Isabella li ha fatti e ha avuto pure un bastardo.

Verità? Leggenda? Potrebbe essere ma anche no.




  
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