A Martina,
che si è sorbita i miei scleri deliranti
per una settimana intera.
Fine Inattesa
Avviene in un attimo –
un colpo alla testa, l’impatto rimbomba sordo; cadi.
Ti si annebbia la
vista, ma vedi comunque – le tue glorie e cadute sfilano un’ultima volta.
Volti adoranti, poi
frustrati – basileus sussurrati, folle che acclamano il loro liberatore.
Soldati a terra – sterminati –, cadaveri fieri che ti deridono –
come se il morto fossi tu. In effetti, hai pensato mirandoli, un’altra
vittoria così e sarai perduto. Li rispetti: se avessero servito te avresti
gettato in ginocchio il mondo.
Battaglie inconcludenti
– vittorie di Pirro, sussurrano irridenti alle tue spalle – che non ti
hanno fermato.
Sei qui, ti batti
ancora; la tegola arriva, inaspettata – non ti rialzi.
Non è la fine per te: conquisterai
il regno dei ciechi?
NdA
Ultimamente non
amo inserire note nelle storie, dicendomi che un testo dovrebbe essere
autosufficiente e lasciarsi comprendere da solo (più probabilmente è solo
pigrizia), ma per una storia “storica” mi sembra quasi doveroso dare dei riferimenti,
tanto più con una drabble che, ne sono conscia, può non risultare affatto
immediata.
Preparando –
delirando – l’esame di Storia Romana, uno degli eventi che più ha colpito me e una
mia amica è stato quello al centro della drabble: Pirro, re dell’Epiro che per
anni dà filo da torcere a Romani e Cartaginesi, finisce per morire perché
una donna gli lancia una tegola dal tetto su cui si trova. Questo nel bel
mezzo di una battaglia per le vie di Argo.
Sì,
probabilmente il mio senso dell’umorismo non è un granché, ne sono conscia.
Comunque, l’esame
è andato oggi – lasciamo perdere il come – e dopo una settimana di chiusone non
vedevo l’ora di poter tornare a scrivere e recensire (così tante storie arretrate,
sigh) qui, e mi ero ripromessa di partire proprio da questa drabble.
I “volti
adoranti, poi frustrati” sono i Siciliani, che prima lo chiamano e accolgono
come liberatore dai Cartaginesi, poi si rendono conto del suo lato tirannico e
se ne pentono, ritirando il loro appoggio. I fieri soldati morti sono romani:
Pirro li vince nel 280 a Eraclea e nel 279 ad Ausculum, riportando in proporzione
però danni assai ingenti a sua volta. Da qui il detto “vittoria di Pirro”.
La frase finale
sul conquistare il regno dei ciechi, persino da morto, mi è venuta spontanea,
inaspettata, e si basa sulla sete inesauribile che Pirro mostra nella
sua smania di procurarsi un regno, sia questo in Sicilia, Italia, Macedonia o
altrove.
Spero che,
nonostante il carattere abbastanza delirante, questo scritto vi possa essere
piaciuto.
Alla prossima!
Mari