Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Star_Rover    18/02/2020    8 recensioni
Fronte Occidentale, 1917.
La guerra di logoramento ha consumato l’animo e lo spirito di molti ufficiali valorosi e coraggiosi.
Dopo anni di sacrifici e sofferenze anche il tenente Richard Green è ormai stanco e disilluso, ma nonostante tutto è ancora determinato a fare il suo dovere.
Inaspettatamente l’ufficiale ritrova speranza salvando la vita di un giovane soldato, con il quale instaura un profondo legame.
Al fronte però il conflitto prosegue inesorabilmente, trascinando chiunque nel suo vortice di morte e distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
III. Il grande attacco
 
Il prigioniero era un ragazzino timoroso e spaventato. Indossava una divisa di una misura troppo grande, sembrava la buffa imitazione di un soldato. Il suo volto conservava ancora un aspetto infantile mentre il suo fisico era stremato dalla fame e dalla fatica. Sul viso pallido risaltavano gli occhi arrossati dal pianto.
Richard riempì una tazza di tè caldo e gliela porse, il tedesco accettò con titubanza prendendo l’oggetto tra le mani tremanti.
L’ufficiale rimase ad osservarlo con aria severa, ma in fondo provò una profonda tristezza. Pensò al nemico che aveva ucciso pochi giorni prima, dal mirino del suo fucile aveva visto solamente il riflesso di un elmetto, ma la vita che aveva spezzato avrebbe potuto essere quella di quel ragazzino.
Green avvertì un’intensa rabbia, anche se non fu in grado di comprendere il reale motivo di quella sua reazione.
Il prigioniero aveva parlato senza esitazione, ma purtroppo non sapeva molto. Il suo plotone era arrivato al fronte solo da poche settimane, dunque i nemici si erano procurati nuovi rinforzi per quell’attacco.
Il tenente abbandonò la cella con aria afflitta, appena uscì all'esterno una sentinella lo interpellò.
«Signore, che ne sarà di quel crucco?»
«Probabilmente verrà trasferito in qualche campo di prigionia. Fino a quel momento resterà qui e dovrà essere trattato con rispetto»
«Quel figlio di puttana ci è costato la vita di cinque uomini, tra cui anche un ufficiale!» protestò il soldato infervorato dalla collera.
Green riconobbe un intenso odore di whiskey, quell’uomo era sicuramente ubriaco. L’ufficiale decise comunque di tralasciare la questione e rispondere con educazione.
«Siamo tutti addolorati per la perdita dei nostri compagni, ma quel tedesco è un prigioniero dell’esercito britannico, è nostro compito assicurargli la giusta dignità»
«Dovremmo giustiziarli tutti quei bastardi!» ringhiò la sentinella.
Richard replicò con tono severo: «la guerra ha le sue regole ed è nostro dovere rispettarle»
Il soldato era pronto a ribattere, ma il suo compagno lo trattenne.
«Adesso basta! La prego di scusarlo signor tenente, il mio amico è ancora sconvolto per ciò che è accaduto»
Green si rivolse al soldato irriverente: «ti consiglio di stare più attento, la prossima volta potresti trovare un ufficiale meno paziente!»
Detto ciò si voltò e tornò stanco e indignato nel suo settore.
 
Quando giunse nel suo rifugio il tenente poté constatare che il suo attendente doveva aver lavorato duramente per tutta la giornata. Le assi di legno che si erano spezzate dopo l’ultimo bombardamento non sporgevano più dal soffitto, le casse erano state impilate con ordine, le provviste erano state meticolosamente razionate mentre armi e munizioni si trovavano perfettamente al loro posto.
Richard prese in mano il Lee-Enfield che teneva sempre accanto all’entrata, si sorprese nel trovarlo carico e oliato a dovere. Egli stesso non avrebbe potuto fare di meglio.
L’ufficiale si avvicinò al tavolo, la lampada era accesa, fogli e documenti erano ordinati e riposti con cura, al centro era rimasta una bottiglia di brandy.
Il tenente bevve un lungo sorso. Dopo aver poggiato il bicchiere ormai vuoto alzò lo sguardo chiamando il nome del suo assistente, ma nessuno rispose.
Richard mosse qualche passo nella penombra, provò una certa delusione nel trovare il suo giaciglio vuoto. In quel momento però non diede troppa importanza a quell’assenza, era troppo stanco e demoralizzato per farsi carico di altre preoccupazioni. Così si trascinò lentamente verso la sua branda cadendo ben presto in un sonno profondo.
 
Riaprì gli occhi accorgendosi di aver dormito per più di un’ora, sorprendentemente nessuno aveva interrotto quel momento di riposo.
Richard avvertì i rumori di alcuni passi, fu felice di riconoscere la figura ormai familiare del suo fedele assistente.
«Signor tenente, si è svegliato giusto in tempo per la cena!» disse il giovane entrando nel rifugio con due gavette fumanti.
Egli si rialzò accomodandosi al tavolo, il suo attendente si posizionò al lato opposto. Inizialmente i due rimasero in silenzio ingurgitando con avidità le loro porzioni di carne in scatola e patate bollite. Soltanto quando l’intenso stimolo della fame si placò il tenente iniziò la conversazione.
«Ho notato che oggi ti sei dato da fare…devo dedurre che ti senta meglio»
«Sì signore, ormai la ferita è completamente guarita» rispose il ragazzo.
«Bene, hai fatto davvero un buon lavoro»
Finn parve soddisfatto per quel complimento: «grazie, signor tenente»
«Suppongo anche che tu non abbia fatto tutto questo solo per senso del dovere…»
Il ragazzo abbassò lo sguardo: «ad essere sincero volevo dimostrarle di essere pronto ad uscire da questo rifugio. Il caporale Speller mi ha insegnato un sacco di cose, ma non ho ancora avuto modo di mettere in pratica i suoi consigli»
Richard sospirò: «avrai l’occasione di combattere prima di quanto pensi»
Lo sguardo di Finn si illuminò: «dice davvero?»
«Tra pochi giorni dovremo respingere un’offensiva nemica, sarà uno scontro molto più impegnativo e pericoloso dei precedenti»
Il giovane non intuì immediatamente la gravità della situazione, aveva atteso a lungo quel momento ed era impaziente di tornare sul campo di battaglia.
Il tenente non aggiunse altro, non aveva ancora ricevuto ordini precisi, dunque ritenne inutile continuare quel discorso.
Per il resto della serata Finn non riuscì a pensare ad altro che all’imminente battaglia. Pian piano i suoi vagheggiamenti eroici lasciarono spazio alla dura realtà. Al calare della notte si ritrovò afflitto da pensieri sempre più tetri e angoscianti.
Finn si rigirò nel suo giaciglio, nella penombra riconobbe la figura del tenente, il quale era ancora sveglio a scrivere accanto alla lampada a carburo.
Il ragazzo si rassicurò, la presenza del suo superiore servì a calmarlo. Finn aveva completa fiducia in lui, era certo che insieme al suo comandante avrebbe potuto affrontare qualunque avversità.
 
***

Gli ordini del Generale Emmet furono chiari e precisi. La prima linea avrebbe dovuto resistere fino all’arrivo dei rinforzi. Il tenente Green aveva già abbastanza esperienza per poter prevedere le conseguenze di una simile battaglia. Sarebbe stata una spietata carneficina, indipendentemente dall’esito dello scontro.
Il giorno prima dell’attacco il tenente trascorse la maggior parte del tempo nel suo rifugio, quando giunse la sera ordinò al suo attendente di disturbarlo solamente per questioni urgenti e si distese nel suo giaciglio cercando di dormire. Era necessario recuperare energie, riposare le stanche membra e alleggerire le mente dai soliti pensieri opprimenti.
Green chiuse gli occhi, i botti delle esplosioni divennero rumori distanti e ovattati. Non c’era più niente, solo vuoto e silenzio…
«Signor tenente...»
L’ufficiale riaprì le palpebre con un sussulto, la figura di Finn comparve nella penombra del rifugio.
«Che succede? Ti avevo chiesto di non disturbarmi»
«Lo so signore, è solo che…ad essere sincero sono un po’ nervoso per domani»
Richard si sollevò sedendosi sulla branda di legno: «le ore che precedono la battaglia sono sempre difficili da affrontare»
«Un soldato non dovrebbe avere certe preoccupazioni, eppure non riesco a levarmi tutti questi pensieri dalla mente…»
«E’ normale avere dubbi e incertezze, ma quando giunge il momento di combattere tutto questo scompare. L’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento, ti rendi conto di non avere altra scelta e allora non hai più alcuna esitazione, sai esattamente che devi uccidere il nemico e lottare fino alla fine. E’ per questo che siamo qui, questa è semplicemente la guerra»
Finn ascoltò con attenzione quelle parole: «non mi sembra che ci sia nulla di semplice in tutto ciò»
Il tenente non era nello spirito adatto per incoraggiare il suo compagno, avrebbe potuto proferirgli uno dei tanti discorsi riguardanti il coraggio e l’eroismo, ma sarebbero state tutte menzogne.
«Ricordo bene il mio primo assalto, fu quasi tre anni fa nelle Fiandre. Mi ero arruolato come volontario, credevo di essere pronto ad affrontare la guerra. Diamine, avevo davvero la testa piena di stronzate! All’inizio tutti noi eravamo partiti illudendoci di vivere una grande avventura, non avevamo idea di ciò che avremmo trovato dall’altra parte della Manica. Comunque, quel giorno eravamo eccitati per la nostra prima battaglia. Uscimmo dalle trincee infervorati dai nostri ingannevoli ideali, corremmo incontro al nemico come se ci sentissimo invulnerabili e invincibili. Eravamo giovani e inesperti, inevitabilmente il nostro urlo di guerra si tramutò presto in un lamento disperato. Per la prima volta assistetti agli effetti del gas, un mio compagno aveva una maschera difettosa, cadde esamine ai miei piedi, lo vidi contorcersi lottando contro un nemico invisibile che lo stava distruggendo dall’interno. Ovviamente non potei fare nulla per aiutarlo, quello fu il momento in cui compresi realmente che cosa fosse quella guerra. Non era il nemico a spaventarmi, ma la casualità della morte, chissà per quale motivo quella maschera era finita nelle mani di quel ragazzo e non nelle mie. Non so nemmeno come riuscii a sopravvivere a quel primo assalto, durante il quale non vidi nemmeno per una volta il nemico, ma incontrai la morte nelle sue forme più orrende e spietate. Non ti sto raccontando tutto questo per spaventarti, ma voglio che tu sia consapevole di ciò che accadrà là fuori. Sai, in guerra le lezioni sono importanti, ma a volte costano care»
Finn notò una profonda tristezza nello sguardo del suo comandante.
«Credo di aver compreso il motivo per cui ha voluto narrarmi la sua esperienza»
Green si riprese dai suoi ricordi: «bene, adesso è inutile tormentarsi, dovresti davvero provare a riposare»
Finn era sul punto di dire qualcosa, ma all’improvviso il rifugio tremò a causa di un’esplosione. Il giovane trasalì per lo spavento, il colpo fu abbastanza forte da far cadere alcuni oggetti dal tavolo. L’attendente si affrettò a sistemare quel piccolo danno. Così facendo si ritrovò a riordinare alcuni libri.
Spinto dalla curiosità decise di sfogliarne le pagine. 
«Ti piace la poesia?» chiese Green notando il suo interesse.
Il ragazzo distolse lo sguardo: «a dire il vero non me ne intendo molto»
«Nemmeno io credo di saper comprendere a fondo i grandi poeti, ma mi piace perdermi nelle loro parole. La poesia riesce farmi dimenticare, anche se per poco, tutto questo orrore»
Finn si incuriosì: «forse la poesia potrebbe aiutare anche me…»
«Perché no? A volte mi è capitato di leggere alcuni brani ai miei commilitoni, ti andrebbe di ascoltare qualcosa?»
Il giovane accettò con piacere, probabilmente avrebbe acconsentito a qualunque proposta pur di trascorrere quel tempo in compagnia del suo superiore.
Green scelse senza esitazione uno dei suoi autori preferiti, sistemò la lampada, poi tornò a sedersi sul suo giaciglio. Finn si posizionò al suo fianco.
Il tenente aprì il libro, le pagine erano rovinate, ma egli avrebbe potuto recitare quei versi a memoria.
 
Quando solo siedo al mio vecchio focolare,
E odiosi pensieri mi vestono di tristezza,
Quand'anche i sogni vengon a meno all'occhio della mente,
E non ci sono fiori per la nuda brughiera della vita,
Tu, dolce Speranza, profumami di magia:
Sì, portami via sulle tue ali d'argento.
 
Se, colto dalla notte dove i rami intrecciati
Escludono il raggio lucente della luna,
Il tetro Sconforto impaurisse i miei pensieri,
E, accigliato fuggisse la dolce Allegria,
Ti prego, un raggio affaccia di luce per lo sconnesso
Tetto di paglia, scaccia lo Sconforto Maledetto. 
 [...]
 
Quando il destino racconta, di quelli che più amo,
Storie di dolore al mio cuore spaventato,
Tu, Speranza, occhi di luce, la mia fantasia
Morbosa rallegra, dammi dolce conforto:
Illuminami di cielo, danza
Sul mio capo con le tue ali d'argento.
 
E se di genitori crudeli o d'amante spietata
Dovesse mai squarciarmi il petto un amore infelice,
Non lasciare che io possa credere sprecata
La mia poesia, singhiozzata nell'aria notturna.
Tu, dolce Speranza, profumami di magia:
Sì, portami via sulle tue ali d'argento.
 
E quando guardo la teoria dei raggi futuri,
Fa ch'io non veda l'onore del mio paese svanire:
Conservi l'anima la nostra terra, e la libertà,
L'orgoglio: non voglio, Speranza, fantasmi.
Dai tuoi occhi di luce riversa insolita radianza
E poi coprimi, con le tue ali d'argento. [*]

 
Il tenente interruppe la lettura accorgendosi che il suo ascoltatore si era profondamente addormentato poggiandosi dolcemente alla sua spalla. Green si mosse con cautela e facendo attenzione a non svegliare il ragazzo lo distese sul suo giaciglio.
L’ufficiale rimase ad osservare il suo giovane assistente, il quale finalmente riposava con serenità. Per un breve attimo ebbe l’istinto di sfiorare il suo volto con una lieve carezza, ma alla fine si ritrasse e si allontanò.
Green recuperò il fucile ed uscì nelle trincee per controllare le sentinelle.
 
***

Richard si strinse nel suo pastrano, il vento notturno era freddo e pungente. L’ufficiale si infilò nei camminamenti avviandosi verso la prima linea. Tutto sembrava tranquillo, l’artiglieria nemica si era placata, nulla sembrava suggerire che entro poche ore sarebbe iniziato un cruento attacco.
Camminando a testa bassa Green ripensò ai versi di quella poesia, credeva di aver ormai rinunciato alla Speranza, invece la comparsa di Finn aveva cambiato tutto. Alla fine non era riuscito a rinunciare ai suoi sentimenti, spesso si era ritrovato a ricordare quel bacio, ed ogni volta avvertiva le stesse sensazioni. Non sapeva ancora definire che cosa provasse esattamente per quel giovane, ma di certo le sue manifestazioni d’affetto non l’avevano lasciato indifferente.
Green alzò lo sguardo al cielo, ammirando il manto stellato promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per salvare quel ragazzo da un crudele destino.
 
Le sentinelle salutarono l’ufficiale portandosi la mano all’elmetto.
«Signor tenente, nulla di nuovo, qui è tutto in regola»
Green cercò di incoraggiare quegli uomini stremati e infreddoliti.
«Bene ragazzi. Resistete ancora un po’, presto avrete il cambio»
I soldati annuirono con un cenno e tornarono alla loro postazione.
Richard riprese a vagare tra le trincee, all’improvviso delle grida irruppero nella quiete della notte.
L’ufficiale sapeva che prima di una grande battaglia gli uomini si ritrovavano soli con i propri demoni. Quei pensieri erano pericolosi, a volte si arrivava sull’orlo della follia, e quando non si aveva più la forza di tornare indietro ci si abbandonava ad una inarrestabile caduta nel più profondo degli abissi.
Green raggiunse l’entrata del rifugio dal quale provenivano quelle urla lancinanti.
Immediatamente interrogò uno dei soldati che si era affacciato dalla tana.
«Che sta succedendo?»
«Si tratta del soldato Clifford! Ha perso il senno, è completamente impazzito!»
Il tenente si affrettò ad entrare nel rifugio per controllare di persona la situazione. Trovò il giovane soldato delirante, in preda ad incubi e visioni mentre si agitava dimenandosi come un pazzo. Un suo compagno si era gettato su di lui stringendogli i polsi per immobilizzarlo. Quando l’ufficiale si avvicinò Clifford lo fissò con gli occhi sbarrati, aveva uno sguardo inquietante, quasi demoniaco. Green sentì un brivido scorrergli lungo la schiena, il soldato tremava e aveva iniziato a farfugliare parole sconnesse.
Il tenente riuscì a comprendere solamente pochi frammenti, da quel che riuscì a intuire il poveretto era rimasto traumatizzato dopo la sua ultima missione. Nominava spesso il soldato Lane, forse si sentiva in colpa per la sua morte.
Green tentò di fare il possibile per mantenere la situazione sotto controllo, quando finalmente giunse il dottor Jones pensò lui a gestire quella crisi. Purtroppo il medico non poté far altro che sedare il paziente con un’elevata dose di calmante.
Fuori dal rifugio Richard si accese una sigaretta per scaldarsi e scambiò qualche parola con il dottore.
«Probabilmente conosco quel soldato fin dal suo primo giorno in trincea, è stato davvero terribile vederlo ridotto in quel modo»
«Ne ho visti tanti come lui, di solito non durano molto in quelle condizioni…»
«Crede che non ci sia più nulla da fare?»
Jones scosse le spalle e rispose con freddezza: «forse potrebbe riprendersi, ma nella maggior parte dei casi soggetti del genere finiscono per spararsi un colpo in testa»
Il tenente espirò una nuvola di fumo, mancavano solo poche ore all’alba e quel triste avvenimento non era stato affatto di buon auspicio per l’imminente battaglia.
 
***

Come il prigioniero tedesco aveva rivelato, la grande offensiva iniziò alle prime luci dell’alba, quando un enorme boato fece tremare bruscamente il suolo. Grossi calibri si abbatterono contro le trincee, il fragore dei cannoni nemici era così intenso da far rabbrividire dal terrore anche i veterani più esperti.
Quando il tenente Green osservò la terra di nessuno riuscì a distinguere solamente un’ininterrotta linea di fuoco.
L’orizzonte venne oscurato da nubi scure, il fumo nero s’innalzò verso l’alto, dove incontrò i bagliori delle fiamme ardenti. Così chi alzava lo sguardo si ritrovava a contemplare un riflesso rossastro, anche il cielo prese il colore del sangue.
Green raggiunse le postazioni di difesa insieme ai suoi uomini. Finn camminava al suo fianco, come tutti gli altri soldati marciava a testa bassa con un’espressione crucciata sul volto cupo. Nella sua mente continuava a ripetere ciò che il tenente gli aveva detto prima di uscire dal rifugio: quando saremo nel mezzo della battaglia tu dovrai fidarti di me, qualunque cosa accada devi promettermi che eseguirai ogni mio ordine, d’accordo?
Il ragazzo aveva annuito come sempre, ma non era riuscito a nascondere la propria preoccupazione.
Finn si riprese da quei pensieri udendo un grido di allarme.
«Gas! Gas!»
Una minacciosa nube si stava avvicinando alle linee inglesi, prontamente il tenente ordinò di indossare la maschera. Il ragazzo obbedì coprendosi il volto e azionando la valvola.
Nonostante le precauzioni alcuni uomini iniziarono a tossire compulsivamente manifestando i primi sintomi di soffocamento. Un soldato ormai insofferente si strappò la maschera dal viso.
Il tenente Green fu costretto ad imporgliela nuovamente con la forza perché egli, in quel momento di disperazione, non si lasciasse morire asfissiato.
Quando iniziò ad avvertire l’odore dolciastro della follia Finn cercò di ricordare gli insegnamenti del caporale Speller. Tentò di non farsi sopraffare dal panico, represse i primi colpi di tosse e risparmiò il fiato. Era certo di non poter resistere a lungo in quelle condizioni, gli occhi lacrimavano in continuazione mentre i polmoni bruciavano dolorosamente ad ogni respiro.
Fortunatamente il vento si rivelò un buon alleato, infatti i vapori dei gas si dispersero nella vallata e dopo un tempo relativamente breve fu possibile liberarsi dall’ingombro delle maschere.
 
L’attacco con il fosgene fu soltanto il preludio di quella terribile battaglia. Il primo atto iniziò con un violento bombardamento, l’artiglieria tedesca cominciò a lanciare proiettili di grosso calibro ad intervalli sempre più ravvicinati, i quali raggiunsero le linee britanniche con spaventose esplosioni.
Finn si strinse contro il terreno, gli inglesi non poterono far altro che trovare un riparo e attendere la fine di quella violenta tempesta.
Il tenente Green strisciò sui gomiti per raggiungere il suo attendente. Ad un tratto una bomba scoppiò vicino al loro riparo, Richard si rannicchiò insieme al suo compagno cercando di proteggerlo dalle schegge. Il terreno franò, l’ufficiale afferrò il ragazzo trascinandolo nella caduta. I due rotolarono nel fango e nella polvere fino a raggiungere il fondo del cratere.
Finn riaprì gli occhi ritrovandosi con il suo superiore steso sopra di sé, le braccia del tenente erano ancora avvinghiate al suo corpo.
«Stai bene?» domandò Green con tono preoccupato.
«Io…credo di essere ancora tutto intero…» ansimò il giovane sconvolto e tremante.
Il tenente rimase immobile, Finn poté avvertire il suo respiro sulla pelle e il suo cuore battere contro il proprio petto. In quel momento il ragazzo si sentì distante dai botti e dagli spari, lentamente si lasciò calmare dall’abbraccio del tenente, il quale lo strinse ancora più a sé.
Pian piano l’eco delle esplosioni si affievolì fino a scomparire, quando la situazione sembrò quietarsi Richard si rimise in piedi ed aiutò il suo assistente a rialzarsi. Faticosamente i due tornarono in superficie, un irreale silenzio era calato sul campo di battaglia.
 
 
La luce del giorno filtrava tra le nuvole di fumo, finalmente per gli inglesi giunse il momento del contrattacco.
Il tenente Green ebbe l’incarico di avanzare nella terra di nessuno con un piccolo drappello di uomini. L’ufficiale abbandonò la trincea insieme a un gruppo di veterani e due squadre armate di mitragliatrici pesanti. Strisciando nel pantano si domandò se avesse fatto bene a separarsi dal suo assistente, quello però non era il momento per dubbi e incertezze. Alla fine si convinse di aver agito correttamente lasciandolo al riparo della seconda linea.
Per raggiungere la nuova postazione Green fu costretto a farsi strada tra i detriti scavalcando i cadaveri dei suoi compagni. Sopra di lui volavano i proiettili d’artiglieria che rispondevano con altrettanta ferocia al primo attacco tedesco.
I soldati si gettarono in un ampio cratere ad imbuto. Le due mitragliatrici furono posizionate pronte a mirare dritte alla prima linea nemica. Nel momento in cui i primi assalitori sarebbero usciti allo scoperto avrebbero trovato una scarica di pallottole britanniche ad attenderli prima del reticolato.
Tutto sembrava perfettamente calcolato, ma in guerra nulla poteva essere previsto con certezza, e ciò che accadde in quel caso ne fu la prova. Infatti quelle preziose mitragliatrici non riuscirono a sparare nemmeno un colpo.
Un sibilo si innalzò vibrando nell’aria, il tenente rimase impietrito, quella volta non avrebbe potuto far nulla per evitare l’imminente catastrofe. Istintivamente ordinò ai suoi uomini di correre al riparo, pur sapendo che ormai era troppo tardi.
L’esplosione giunse all’improvviso, Green avvertì un boato assordante, poi tutto fu avvolto dal buio e dal silenzio. La forza d’urto lo spinse violentemente contro il terreno, per qualche istante perse i sensi, si risvegliò tra le urla di disperazione e dolore dei feriti.
Decine di incendi divamparono davanti ai suoi occhi, un intenso fumo nero si sollevò dal cratere. Alla base giacevano corpi bruciati, dilaniati e insanguinati. Alcuni si contorcevano in preda agli ultimi spasmi di sofferenza tra lancinanti grida e pianti di disperazione.
Richard aveva ancora la vista annebbiata, solo in quel momento si accorse della ferita alla tempia. Il sangue colava da sotto l’elmetto, il tenente percepì il liquido caldo e viscoso sulla pelle.
In quelle condizioni, sconvolto e inorridito, cercò di uscire da quella fossa infernale strisciando sul ventre.
Qualche sopravvissuto iniziava a riemergere dal fango e dalla cenere. Un soldato dalla divisa strappata e annerita dal fumo si avvicinò zoppicando, riconoscendo il tenente l’aiutò a rialzarsi sorreggendolo con ben poca sicurezza.
Green lentamente riprese il controllo di sé recuperando anche la consapevolezza della propria autorità.
Poco dopo un piccolo gruppo di superstiti si raggruppò intorno a lui, Richard non ebbe altra possibilità che riportare tutti quanti al riparo.
 
Finn scorse il tenente tornare con la metà degli uomini, tutti feriti e malconci. Il giovane poté facilmente intuire ciò che era successo, così corse immediatamente a soccorrere i suoi compagni.
Dopo aver aiutato a sistemare i feriti più gravi sulle barelle Finn si occupò di medicare la ferita alla tempia del suo superiore. Versò dell’acqua dalla borraccia per lavare via il sangue e la terra per poi disinfettare il profondo taglio e stringere le bende.
Green tentò di sopportare il dolore affidandosi alle cure del suo attendente.
Il ragazzo sistemò la fasciatura, stava per allontanarsi, ma Richard afferrò il suo braccio trattenendolo ancora vicino a sé. Finn rimase immobile, avrebbe voluto parlare, ma forse non sarebbe nemmeno riuscito a trovare le parole giuste, così restò in silenzio. Con un tenero gesto scostò una ciocca di capelli castani dalla fronte dell’ufficiale. I due si guardarono intensamente negli occhi, non ebbero bisogno di dire nulla per comprendersi. Il tenente prese la mano del suo attendente stringendola delicatamente, ma con decisione.
Le loro dita si intrecciarono solo per pochi istanti, eppure Green provò una profonda tristezza quando fu costretto a sciogliere quel legame.
Poco dopo Richard venne riportato bruscamente alla realtà dall’arrivo di un portaordini.
«Signor tenente, la prima linea è pronta per il contrattacco!»
L’ufficiale si rialzò da terra e tornò alla sua postazione, il suo assistente lo seguì fedelmente. Il ragazzo fu assalito da sensazioni contrastanti, aveva appena assistito ad uno spettacolo di puro terrore, eppure anch’egli si sentiva attratto da quell’irrefrenabile vortice di morte e distruzione. Lentamente la paura si stava trasformando in fervente eccitazione.
Finn lanciò uno sguardo alle fiamme ardenti e ai crateri fumanti, un brivido scosse il suo corpo, era certo che il peggio dovesse ancora arrivare.
 
 
 
 
 
 
[*] John Keats, Alla Speranza (To Hope)
 
Nota dell’autrice
Ringrazio tutti coloro che stanno continuando a leggere e seguire questo racconto.
Un ringraziamento speciale ad alessandroago_94Old Fashioned e Saelde_und_Ehre per le recensioni e il sostegno^^
 
 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Star_Rover