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Autore: anna900    18/02/2020    5 recensioni
Dal testo: “Prima hai detto che eri triste, posso chiederti il motivo?”.
Lei si ferma a fissarmi, come se volesse scavarmi l’anima.
“Scusa, so che non sono affari miei”, le dico stavolta davvero imbarazzato.
“No, non preoccuparti, mi fa piacere parlarne…”, mi rassicura: “Pensavo a una storia”.
“Una storia?”
“Sì”.
Non so perché, ma sono curioso: “ Dai...raccontami!”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era passato circa un mese: Patricia continuava ad andare tutti i giorni a trovare Oliver.

Aveva raccontato fino alla scelta del giovane uomo di trasferirsi in Brasile e della sua partenza, che aveva spezzato il cuore a Patty, eppure lui non riusciva ancora a ricordarsi il suo passato e ogni giorno continuava a chiederle di tornare.

Erano arrivati a una sorta di stallo: Holly non sapeva come passare ad uno step successivo del loro rapporto… sapeva che non voleva perderla, ma non capiva come fare per tenerla con sé, proprio come il protagonista della storia era bloccato dalla sua timidezza e dalla paura di ricevere un rifiuto.

Patty, d’altra parte, temeva di fare qualcosa che potesse provocare una crisi epilettica al marito e per paura di perdere quel poco di serenità che aveva conquistato, non osava dirgli la verità.

Eve e Amy spesso li osservavano passeggiare e in una di quelle occasioni:

“Non è possibile, Patty dovrebbe dirgli la verità!”, disse Eve davvero irritata

“Lo so, ma non rischierebbe mai di perdere quel poco che ora ha…”, ribattè Amy

“Ma non possono neanche continuare così per sempre, dovrebbe dirgli che lui è suo marito! Andiamo, si vede lontano un miglio che lui è innamorato di lei! Ne sarebbe felice”.

Amy annuì, ma Julian arrivò alle spalle: “No Eve, non è così semplice! Non possiamo prevedere la reazione che potrebbe avere Holly…”.

Amy fissò il marito: “Però dobbiamo aiutarli, inizialmente entrambi amavano quelle chiacchierate, ma adesso vogliono di più…”.

“Beh, Holly non è mai stato molto sveglio in queste cose quando era in sé, figurati ora che ha battuto la testa…”.

Ai tre scappò da ridere, una risata smorzata quasi subito, poi Amy, scorse una vecchietta che parlava con un’infermiera: “Quando ero giovane io, noi sì che ci divertivamo, andavamo spesso alle feste e ballavamo fino all’alba…”.

Amy sgranò gli occhi per l’idea che le balenò nell’immediato: “Ma certo! Perché non c’ho pensato prima!”.

“A cosa?”, chiesero Evelyn e Julian insieme

“Dobbiamo organizzare una festa!”

“Una festa?”

“Sì, chiediamo ai pazienti di invitare i familiari o gli amici per farli divertire e di vestirsi eleganti!”

“Una festa!”, ripetè interessato Julian: “Ma sai che non è una cattiva idea, non farebbe bene solo ai nostri piccioncini, ma anche agli altri ospiti della struttura. Potremmo organizzarla nel salone!”.

“Tra due giorni, non di più!”, disse in modo perentorio Amy

“Mi piace!”, confermò Eve

“Ma è troppo presto!”, obiettò Julian

“No se ci aiutiamo. Agli inviti ci penso io! Chiamo i familiari dei nostri ospiti telefonicamente e avviso di non avvicinarsi a Oliver Hutton”.

“Io potrei aiutarvi con il buffet e sono certa di poter parlare anche a nome di Susy, ci aiuterà anche lei!”, propose Eve.

“Io mi metto alla ricerca di una band per i balli e allerto lo staff medico e infermieristico”, concluse Julian.

Amy andò via di corsa per iniziare il giro di telefonate, mentre Julian ed Eve si allontanarono per accordarsi bene sul da farsi…

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PATTY

“Ma come ha fatto ad andarsene in Brasile lasciando Patty da sola per tre anni?”, mi continuava a ripetere Oliver e questo mi faceva davvero sorridere, perché così facendo dimostrava di non capire se stesso!

Sospirai…“Holly l’ amava davvero, ma desiderava diventare uno dei giocatori più bravi del mondo e se fosse rimasto in Giappone non ci sarebbe riuscito!”, gli risposi per l’ennesima volta.

“Ma almeno lo ha realizzato questo sogno?”, credo abbia la speranza che almeno questo sacrificio sia servito a qualcosa.

“Certo che lo ha realizzato!”, gli rispondo con sicurezza, ma con un sorriso un po’ amareggiato per ciò che adesso non è più.

“E la storia d’amore con Patty? È finita?”, mi chiede ancor più incuriosito, ma non faccio in tempo a rispondergli, perché veniamo interrotti da Amy:

“Oliver posso parlarti un attimo?”.

Holly mi guarda stranito, ma non oppone obiezioni e si dilegua con lei.

Io riprendo a passeggiare da sola.

Mi sento bene finalmente dopo tanti mesi passati nell’angoscia… ora però forse è giunto il momento di provare a far parlare i ragazzi con lui. In questo periodo l’hanno osservato da lontano, ma ora è giusto fargli sentire la loro voce, chissà, potrebbero aiutarlo a ricordare.

Approfitto dell’assenza di Holly e chiamo Hayate: “Ciao tesoro!”

“Ciao mamma! Sei ancora da papà?”

“Sì! Cosa ne pensi se tu e Daibu veniste in clinica per provare a parlare con lui?”

“Credi sia arrivato finalmente il momento?”

”Sì!”, gli rispondo con fermezza

“Per me va bene, ma sai quanto è cocciuto Daibu!”

“Sì, lo so, ma sono sicura che farebbe bene anche a lui stare un po’ con papà”

“Dai fammi parlare con lui, ti richiamo e ci organizziamo. Ora vado che ho lezione. In ogni caso, possiamo fare sabato o domenica che siamo liberi dagli impegni di scuola”.

“Sarebbe fantastico! L’ unica cosa è che dovrete ricordarvi di chiamarlo Oliver. Non gli ho ancora detto la verità”.

“Non preoccuparti mamma, lo chiamerò sicuramente Oliver, mentre con Daibu …dovremmo lavorarci un po’…”.

“Ok, ti voglio bene tesoro, a stasera”

“A stasera mamma”.

Chiudo la conversazione e vedo Oliver venire incontro a me con un’ espressione atipica in volto.

OLIVER

Oh mamma, una festa… la ragazza con il camice bianco mi ha spiegato che si potrà ballare, cantare e mangiare… noi ospiti della clinica possiamo invitare chi vogliamo… sembra divertente!

“Perché non inviti Patricia?”, mi aveva poi suggerito.

Sono sicuro di essere arrossito, in realtà ci avevo già pensato da me… sembra qualcosa di impegnativo, ma vale la pena impegnarsi con lei!

Sì, non voglio essere come il ragazzo della storia… come si chiama? Ah sì Holly, goffo su questioni di cuore, voglio che lei venga alla festa e che per noi ci sia anche un dopo.

Con questi pensieri arrivo di fronte a lei e mi sento pronto ad invitarla: “Patricia, venerdì sera ci sarà una festa qui in clinica. Si ballerà e canterà… ti andrebbe di andarci insieme a me?”.

Le vedo sgranare gli occhi dalla sorpresa, un sorriso bellissimo le si dipinge sul volto, si avvicina a me, mi da un bacio sulla guancia e mi risponde: “Ne sarò davvero felice!”.

Dopo poco va via e la ragazza col camice mi chiede di seguirla per provare l’abito che indosserò per la festa.

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PATRICIA

E’ il giorno atteso…Amy e Eve sono da me, nella mia stanza come quando eravamo ragazzine.

Sono sdraiate l’una di fianco all’altra sul mio letto mentre faccio una cernita degli abiti eleganti che ho nell’armadio.

“Dovrebbe indossare quell’ abito scollato!”, propone Amy

“Darebbe l’impressione di essere disperata!”, risponde per le rime Eve

“Ma lei è disperata!”, conclude Amy

“Allora donne! La piantate di parlare di me come se io non fossi presente?”, mi intrometto a quanto pare in una discussione che a parer loro non mi appartiene e scoppiamo a ridere.

TOC TOC

“Avanti!”, dico ancora ridendo

“Uuuuuhh il grande giorno è stasera!”, la voce di Daibu è particolarmente fastidiosa

“Non sei divertente Daibu!”

“Dai mamma non fare così!”, si avvicina a me, mi da un bacio sulla guancia, poi tira fuori una mela dalla tasca, la morde e si sdraia nel mezzo tra Amy e Eve osservando anche lui tutti gli abiti che ho tolto dall’armadio.

“Qualcuno è molto nervoso!”, continua col suo modo odioso di prendermi in giro, ma io cerco di resistere… non posso litigare continuamente con lui.

“Daibu, domani o domenica verresti a parlare con papà? Credo sia arrivato il momento!”, gli chiedo con molta calma

“Che meraviglia! Finalmente posso conoscere mio padre!”, il tono è sarcastico, si alza di scatto e fa per andarsene, lo afferro per un polso: “Ascoltami bene ragazzino, vedi di portare rispetto a me che sono tua madre e a tuo padre che ha un grosso problema di salute!”

“Certo che vi porto rispetto! Non sono qui con te a vederti comportare come un’adolescente in calore? Non mi hai portato via dai miei amici per aiutare lui?..più rispetto di così! Ma se non ti basta dimmelo, ci sono sempre altre soluzioni…”, il tono che usa è sempre strafottente e meschino.

“Ad esempio?”, gli chiedo infuriata

“Ad esempio…”, ma viene interrotto da Amy : “Ad esempio non è il caso di parlarne proprio ora… Daibu, la mamma ha ragione, a tuo padre farà bene parlare con voi e sono certa che faccia bene anche a voi trascorrere del tempo con lui!”.

Mio figlio non le risponde, ma si stacca in malo modo da me e si dirige in camera sua.

“Patty è una fase. Stai tranquilla!”, si rivolge a me Eve e mi sento abbracciare da entrambe.

Arriva anche Hayate che ha assistito a tutto, ma ha preferito non intervenire per non peggiorare la situazione: “Tranquilla mamma, ci parlo io con lui. Tu pensa solo a divertirti stasera con papà!”, mi fa arrossire questa frase, non so bene a cosa si riferisca…oppure sì…

Lascio perdere la discussione e comincio a prepararmi. Voglio essere splendida come non mai, stasera sarà come rivivere il nostro primo appuntamento.

OLIVER

Finalmente è la sera del ballo. Iniziano ad arrivare un sacco di persone, mi sento davvero impacciato: un ragazzo su per giù della mia età mi ha messo al collo una corda… come si chiama? Craveina, cravuina, cravatta…sì, ha detto che va messa nelle serate eleganti e in effetti è davvero una serata elegante.

Sta arrivando la gente e sono tutti vestiti benissimo, ho però l’impressione di essere osservato… chissà perché, ma mi pare come se guardino me.

“Ciao Oliver, come va?”, si avvicina a me il ragazzo che mi ha messo questa corda al collo

“Bene grazie”

“Ricordi come mi chiamo?”

“No…mi spiace!”, credo in verità di non averlo mai saputo

“Sono Jun, sei nervoso? Patricia non è ancora arrivata. Hai voglia di conoscere dei miei amici mentre l’aspetti?”.

In realtà non mi interessa conoscere i suoi amici, ma sarebbe scortese rifiutare e così lo seguo. Mi porta davanti ad alcuni ragazzi che si inchinano davanti a me per presentarsi.

“Ciao Oliver, piacere io sono Ryo”, è molto sorridente e sembra un ragazzo davvero simpatico

“Piacere, io sono Genzo”, è un ragazzo molto alto e dallo sguardo enigmatico.

“Piacere io sono Taro ”, quest’ultimo invece ha uno sguardo e un sorriso davvero rassicuranti.

Percepisco con tutti una strana ma magnifica sintonia e ringrazio di cuore Jun per avermi presentato i suoi amici.

Nonostante la compagnia sia gradevole, continuo a cercare il suo volto nella sala gremita di gente e mi rassereno solo quando finalmente la vedo accedere dall’ingresso principale…

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DETTAGLI

Nella parte finale del capitolo a Oliver vengono presentati i suoi vecchi compagni di squadra, nonchè amici. Sono lì per lui, ma non possono presentarsi con il nome europeo per non rischiare di accavallarsi con il racconto e provocare delle crisi a Holly: decidono pertanto, in accordo, di utilizzare il nome giapponese, in modo da lasciare a Patty l' onere di decidere(se e quando) raccontare tutta la verità al marito.

Come sempre, ringrazio di cuore tutti coloro che mi recensiscono e che leggono la mia storia.

   
 
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